Oncologia e terapie non convenzionali

  • In Articoli
  • 01-01-2000
  • di Umberto Tirelli

In Italia, come d'altra parte già da tempo nel resto del mondo occidentale, si sta assistendo a una sempre maggiore popolarità dei trattamenti medici alternativi proposti sia da perso non qualificate dal punto di vista medico ma anche sempre più spesso da medici iscritti agli ordini professionali.

Recentemente c'è chi anche nella cCommissione Nazionale AIDS propugna l'impiego di farmaci non convenzionali nella terapia dell'AIDS. La storia dei trattamenti alternativi o non ortodossi è d'altra parte vecchia quanto le malattie.

Per esempio nel '600 non vi era possibilità di guarigione per chi era affetto da scrofola, cioè da tubercolosi linfoghiandolare, a meno che non vivesse in Inghilterra, secondo quanto viene riferito su Medicina Oncologica, edizione Masson, dai professori Bonadonna e Robustelli della Cuna. Infatti, il re d'Inhgilterra era ritenuto da tutti in grado di guarire la scrofola soltanto con il tocco delle sue dita. Tra tutti i re inglese, Carlo II batté ogni recordo toccando nella sua vita oltre 10.000 malati di scrofola. Il mondo non è cambiato da allora, se si tiene conto della marea di maghi, astrologi, guaritori ed erogatori di fluidi magici che compaiono dappertutto, soprattutto alla televisione.

La medicina ufficiale quando non può guarire una malattia può quasi sempre offrire delle terapie che possono controllare efficacemente, anche se alle volte non del tutto, i sintomi di queste malattie, conscia dei limiti delle nostre umane possibilità. La medicina non convenzionale "gioca" spesso sulle necessità, anche giustificabili dal punto di vista umano, dei pazienti affetti da malattie inguaribili dalla medicina ufficiale, anche quando sono malattie non gravi o non mortali, di fare ogni tentativo possibile per migliorare la loro salute. Alcuni trattamenti non convenzionali potrebbero avere anche una valenza scientifica se coloro che li propongono si sapessero sottoporre alle verifiche scientifiche convenzionali. In altre parole se si adattassero, come tutti i ricercatori fanno, affinché il trattamento non cconvenzionale che propongono venisse sottoposto a uno studio clinico controllato con criteri di valutazione accettati da tutto il mondo scientifico. In questa maniera il trattamento non convenzionale se portasse dei risultati positivi verificabili da altri ricercatori anche attraverso le riviste mediche specializzate diventerebbe automaticamente un trattamento convenzionale di quella malattia.

Negli ultimi decenni centinaia di terapie alternative per il cancro e molte già per l'AIDS sono state proposte, inizialmente considerate da tutti panacea e poi spesso abbandonate in poco tempo perché non attive, ma alle volte molto tossiche. Alle volte queste sostanze possono richiedere decenni per essere abbandonate, come il caso del famigerato siero di Bonifacio per la cura del cancro. Qualche anno fa negli Stati Uniti l'Istituto Nazionale dei Tumori è stato costretto a condurre ricerche con metodi scientifici su alcuni trattamenti non convenzionali che erano diventati così di moda negli Stati Uniti da richiedere un intervento statale per la valutazione della loro efficacia. Nessuno di quei trattamenti valutati in maniera scientifica dimostrò una pur che minima attività antitumorale. Ma è soprattutto dalla medicina cosiddetta ufficiale che arrivano i messaggi più negativi. Basta pensare alla storia dell'UK101, proteina che proviene dal fegato animale e cha ha dimostrato una debole attività antitumorale in un unico esperimento e in un unico tipo di tumore animale. Lo studio su pazienti trattati con UK101 è stato condotto in maniera che dal punto di vista metodologico e scientifico era inaccettabile e infatti i dati relativi non sono stati pubblicati su alcuna rivista di livello scientificamente accettabile, ma ha portato a illudere migliaia di persone, pazienti e loro familiari, che hanno subissato di telefonate i vari istituti dei tumori e i centri oncologici italiani alla ricerca di queta fantomatica cura del cancro. Spesso farmaci non convenzionali vengono riportati essere efficaci perché avrebbero fatto scomparire o regredire per esempio un tumore. Vi sono però diverse possibili interpretazioni di questo eventuale successo terapeutico, come per esempio che: 1) effettivamente il paziente non è affetto da tumore, come dimostrato da una successiva valutazione del preparato istologico; 2) vi sono dei casi dove il tumore regredisce spontaneamente e questo può venire attribuito al trattamento non convenzionale; 3) spesso, contemporaneamente al trattamento non convenzionale, viene somministrato un trattamento convenzionale, per esempio radioterapia, che richiede alle volte molto tempo prima di daer i suoi risultati e questi una volta che si manifestano vengono attribuiti al trattamento non convenzionale; 4) vi sono dei tumori che avanzano lentamente senza dare sintomi soggettivi e questo viene attribuito a un risultato del trattamento non convenzionale che viene nel frattempo somministrato.

Le autorità sanitarie preposte a livello nazionale dovrebbero impedire che trattamenti non convenzionali sostituiscano o si affianchino ai trattamenti convenzionali prima che i primi non dimostrino una loro attività terapeutica accertata da più ricercatori e che abbiano passato il vaglio dei revisori scientifici di importanti riviste mediche.

Umberto Tirelli
Primario Divisione di Oncologia Medica e AIDS
Centro di riferimento Oncologico Aviano
Ist. Nazionale Tumori Centroeuropeo, Aviano

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