I Tarocchi

Cecilia Gatto Trocchi
Tascabili Economici Newton, 1995 pp.100, L. 1000

  • In Articoli
  • 05-08-2002
  • di Franco Ramaccini

La lettura dei Tarocchi a scopo divinatorio, fino a qualche anno fa relegata a poche patetiche cartomanti, è tornato di gran moda e ci viene continuamente riproposto da televisioni private, riviste femminili, telefoni 144 e così via.

Questo libriccino di Cecilia Gatto Trocchi, docente di antropologia culturale all'Università di Perugia, potrebbe costituire un utile punto di partenza per chi desideri conoscere le origini e la storia del più affascinante mazzo di carte della tradizione occidentale.

Le carte da gioco "normali" - senza i 22 Trionfi o Arcani - comparvero in Europa verso il 1370, importate dal mondo islamico.

A queste, già composte da 4 semi suddivisi in dieci numerali e 3 o 4 figure, si aggiungono nella prima metà del quattrocento 22 raffigurazioni simboliche (il Papa, l'Imperatore, la Morte, la Torre, il Diavolo, la Papessa, ecc.).

È accertato che questi Trionfi nacquero alla corte dei Visconti e degli Sforza uniti nel ducato milanese, diffondendosi poi in Italia ed in Europa.

I Trionfi inizialmente costituivano un edificante compendio illustrato dell'immaginario collettivo tardo-medievale e rinascimentale. Solo dalla fine del settecento i Tarocchi iniziarono ad essere utilizzati per la cartomanzia.

Gli occultisti dell' ottocento, in modo del tutto arbitrario, tentarono di collegare direttamente i Tarocchi a tradizioni magico-religiose egiziane ed ebraiche. È da questo periodo che i Trionfi iniziarono a chiamarsi "Arcani", ed è sulla base di questi deliri antistorici che comparvero anche mazzi con raffigurazioni alterate rispetto a quelli della tradizione; per esempio con l'introduzione di figure di sfingi, lettere ebraiche, ecc.

Il libro della Gatto Trocchi esamina, oltre alle origini del mazzo, anche i 22 arcani, con i loro significati simbolici e divinatori.

E illuminante seguire l'origine, il significato e l'evoluzione di certi miti e raffigurazioni, originati in epoche pre-storiche, e passati quasi immutati alle civiltà mesopotamiche, egizie e greca, e poi a quella romana e cristiana.

Benché dunque il tentativo dell'occultismo ottocentesco di riallacciare direttamente i Tarocchi a riti esoterici anteriori di duecento anni sia un falso storico, è pur vero che la forza di certi simboli, presenti in culture tanto diverse quali la mitologia assiro-babilonese e quella germanica, sembra derivare dai loro significati profondi, universali e costanti per l'uomo.

Mitologia, astrologia, occultismo traggono tutti il loro fascino da questi miti archetipici, oggi sviliti ed involgariti, e dei quali possiamo solo immaginare la ricchezza di rimandi che potevano avere per le persone del Rinascimento.

Una cosa il libretto non ricorda (ne forse lo si poteva chiedere): cioè che tutti i test eseguiti per verificare se le carte riescano veramente a descrivere il carattere di una persone e/o a prevedere il futuro, sono sempre falliti.

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