L'Autostoppista fantasma

Una classica leggenda della letteratura spiritica

Questo episodio vede protagonista un mio zio che vive tuttora a Macerata, è un maresciallo in pensione che all'epoca del fatto (era l'inverno del 1970) prestava servizio nell'aeronautica militare e svolgeva le mansioni di meccanico motorista, ma molto spesso veniva incaricato di trasportare attrezzature e pezzi di ricambio dall'officina della sua caserma ad un'altra installazione militare (mi sembra che disse ad Ancona, ma non ricordo bene). Quella sera stava guidando il suo camion color grigio-verde nel bel mezzo di un temporale, quando scorse lungo la carreggiata una ragazza che faceva l'autostop: non ci pensò due volte a farla salire a bordo, sebbene questo fosse severamente vietato dal regolamento militare. Chiacchierarono un po'. Lui premuroso le fece notare quanto si fosse bagnata e infreddolita, e gli offrì il suo giubbetto di ordinanza per riscaldarsi. Lei accettò con gratitudine, e dopo qualche chilometro chiese di scendere: "Sono arrivata, abito proprio lì, dietro quella casa. Grazie del passaggio" e lui "Tieniti il mio giubbotto, o prenderai una polmonite. Domattina passerò a riprendermelo". La scusa per rivedere la ragazza sembrava perfetta; lui era scapolo e lei era giovane e carina; l'avrebbe rivista di nuovo e poi magari l'avrebbe invitata a cena: ma non fu così. La mattina del giorno dopo, di buon'ora mio zio bussò alla porta che l'autostoppista gli aveva indicato. Ad aprire la porta si presentò un signore sulla quarantina: "Desidera?", "Mi chiamo Cesare, sono quello che ha dato un passaggio a Chiara ieri sera; sono venuto a riprendermi la giacca che gli ho prestato..." "A chi? A Chiara?" "Si, a Chiara... così almeno mi sembra abbia detto... Lei chi è il padre?" "Mia figlia Chiara è morta in un incidente d'auto due anni fa". Rabbia. Incredulità. Insulti. Il padre descrive la figlia. La descrizione corrisponde. Gli mostrano una foto. È lei. Gli indicano perfino dove l'hanno sepolta (un piccolo cimitero a due passi da lì). Mio zio ci va. Non sa perché ci va. Non sa cosa aspettarsi o cosa trovare. Forse si aspettava di scoprire che gli hanno mentito, che è solo uno stupido scherzo, e che non troverà nessuna tomba con una foto sulla lapide che ritragga il volto della ragazza che aveva incontrato la sera prima. Quello che assolutamente non si aspettava era di trovare la lapide con la foto di Chiara e con la sua giacca con le mostrine da aviere appesa alla croce. Questo racconto, che sembra uscito dalla penna di E. A. Poe, mi fu raccontato da molti dei miei parenti, inclusa mia madre, sorella dello zio maresciallo. Mio zio invece non me ne ha mai fatto parola; una volta tentai di chiedergli qualcosa, ma fece una faccia strana e cambiò subito discorso. Sembrava molto scosso. Ho avuto l'impressione che cercasse con tutte le sue forze di rimuovere quel ricordo dalla sua mente. Mi è stato riferito che a seguito dell'inquietante episodio mio zio soffrì di un forte esaurimento nervoso, gli si imbiancarono di colpo e poi caddero molti cappelli, e che gli fu concessa una lunga convalescenza. Mi piacciono gli horror, ma quando si cerca di spacciarli per una storia vera applico subito il rasoio di Occam: prima di gettarmi sull'inverosimile cerco di considerare il probabile.

1° spiegazione: mio zio si è inventato tutto o soffriva di allucinazioni. La ritengo forse la meno probabile tra le ipotesi che seguono: conosco mio zio; anche se soffrisse veramente di allucinazioni, cosa che non è, non avrebbe abbastanza fantasia per inventarne una così elaborata. Non ha mai letto Poe, posto che legga qualcosa oltre che il calendario.

2° spiegazione: un gruppo di buontemponi passeggia al cimitero (magari il 2 di novembre) e uno di loro esclama: "Guarda la foto su quella lapide come somiglia a ... mi viene un'idea: facciamo uno scherzo a qualcuno che passa!". Forse tra i buontemponi c'era qualche recluta che prestava servizio militare nella stessa caserma di mio zio (un sottufficiale a suo stesso dire molto rigido e severo, che non doveva essere particolarmente amato dalle reclute).

3° spiegazione: la ragazza era un po' sadica e ha organizzato il macabro scherzo tutta da sola.

E voi? Cosa ne pensate?

Nota: secondo me è così che nascono le leggende metropolitane. Sicuramente i miei parenti ne avranno parlato con altri oltre che con me.

Marcello Antonicelli

 

Caro Marcello,

La ringrazio per la sua interessante testimonianza. La sua storia è davvero carina. Ho anche apprezzato molto i suoi tentativi di giustificare razionalmente l'accaduto. Lei giustamente fa riferimento al rasoio di Occam e mostra un atteggiamento molto critico e razionale. Complimenti! Cosa ne pensiamo noi. È difficile formulare ipotesi su fatti di cui non si conosce nulla. Bisognerebbe vedere innanzi tutto come sono andate realmente le cose. Nei racconti riportati, soprattutto a distanza di tempo, è molto difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è stato aggiunto successivamente nelle diverse versioni che passano di bocca in bocca. Lei cita a proposito le leggende metropolitane. Il meccanismo è proprio quello. Magari, per abbellire la storia, ciascuno aggiunge qualche particolare e alla fine la storia è completamente diversa da quella originale. Tutte e tre le ipotesi da Lei formulate mi sembrano plausibili. Sicuramente molto più plausibili dell'ipotesi paranormale.

Come al solito, prima di tirare in ballo il paranormale occorre escludere tutte le possibili spiegazioni normali. Lei mi sembra un ottimo scettico.

 

Silvano Fuso, chimico-fisico, Segretario CICAP-Liguria e Coordinatore Gruppo Scuola CICAP. È attualmente al lavoro su un nuovo libro per l'editore Avverbi.

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