La legge vale anche per i maghi

  • In Articoli
  • 28-03-2001
  • di Salvator Rosa

Ognuno è libero di pensare come crede, è ovvio; ma io francamente non vedo la differenza fra l'imporre il casco, il vietare l'uso dell'eroina, il vietare l'usura e il vietare la magia.

Fra il mago e l'usuraio non saprei dire chi sia il peggiore: l'usuraio almeno affitta del danaro, cioè qualcosa di concreto, il mago affitta o vende chiacchiere e panzane.

Forse, la gente che difende i maghi non sa bene che cosa questi offrano in vendita e a che prezzo. Ci sono quelli che vendono i numeri del lotto o il modo sicuro di vincere al totocalcio: chiunque abbia un minimo di logica si rende conto che, se il mago sapesse come vincere, semplicemente giocherebbe, e non se ne starebbe tutto il giorno in una stanza in attesa di qualche gonzo cui vendere il suo segreto. Altri, la maggioranza, fanno le "fatture", cioè, a prezzo incredibilmente caro (decine, centinaia di milioni), promettono di far innamorare persone che il cliente ama o di far morire persone che il cliente odia. Se il prescelto poi non muore è probabile che il prossimo passo sarà rivolgersi ai killer della mafia.

Secondo me il diffondersi di questi fenomeni è segno di decadenza culturale e spirituale di un popolo. Se si crede a queste cose, si può ben credere che Dio imponga di uccidere nel modo più atroce chiunque si vesta in un certo modo, come accade oggi, ogni giorno, in Algeria. Si dirà che in Italia il fenomeno della magia c'è sempre stato con grandi masse di creduli seguaci: ma almeno tutti sapevano, a un certo livello, che era un fenomeno di incultura contro cui occorreva combattere, e mai, in altri tempi, un giornale serio avrebbe preso le difese dei ciarlatani e delle fattucchiere.

Adesso, leggo che i maghi sono in sciopero, per protestate contro i questori, i magistrati e i giornalisti che li perseguitano e non li lasciano lavorare; speriamo che, fallito lo sciopero, non ricorrano ai loro poteri occulti.

Salvator Rosa

Presidente del Tar dell'Umbria

da Il Sole-240re, 6 aprile 1996

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