Dogmi e paradigmi nella scienza

  • In Articoli
  • 28-03-2001
  • di Massimo Albertin

Vista la difficoltà di discussione su argomenti medici, che talvolta emerge quando si parla di medicine alternative, desidero proporre quelle che sono le modalità di sviluppo del progresso della conoscenza medica cosi come sono accettate attuaImente dalla comunità scientifica. Esse sono, in realtà, modalità dogmatiche, è vero, ma credo sia utile intenderci sulla terminologia, onde evitare equivoci e incomprensioni.

Gran parte delle moderne acquisizioni scientifiche in medicina e biologia si sono sviluppate secondo un modello deduttivo: da una osservazione sperimentale (in modelli animali) o da un'idea (in modelli matematici) nasce un'ipotesi che, una volta verificata in studi cIinici controllati, porta alla formulazione di una nuova acquisizione scientifica.

Questa, se accettata e condivisa dai membri della comunità scientifica, è definita "paradigma" secondo il modello di Kuhn (1) sullo sviluppo della scienza. I paradigmi sono comunque soggetti a ulteriori verifiche in corso di applicazione che li possono modificare o superare fino alla formulazione di nuovi paradigmi.

Il passaggio da un paradigma a un altro sarebbe alla base del processo evolutivo delle scienze o delle vere e proprie rivoluzioni scientifiche. Non necessariamente un paradigma deve essere superato o smentito e può pertanto rimanere come acquisizione scientifica incontestabile, definibile (pur in senso non confessionale) come "dogma".

Credo sia utile, per una migliore comprensione del concetto, svolgere un breve esempio. Per conoscenza personale, userò come esempio la terapia dei tumori, che tanto successo sta avendo nel suo sviluppo (2).

Per motivi che sarebbe troppo tecnicistico esporrre qui, è ormai assodato che il fenomeno della chemioresistenza (cioè la capacità di un tumore a superare l'impatto della terapia e a diventarle "immune") sia la principale causa del fallimento della chemioterapia. E' questa una realtà incontestabile e come tale può essere considerato un dogma in oncologia. Anche la relazione dose-risposta o concentrazione-effetto sembra essere una delle acquisizioni più consolidate (dogma) in farmacologia clinica e nella pratica della chemioterapia dei tumori.

La conseguenza di questi "dogmi" è che un trattamento ad elevata intensità di dose dovrebbe rappresentare la scelta ottimale nelle neoplasie potenzialmente guaribili (che sono sempre di più), mentre uno schema a più bassa intensità di dose per un periodo più lungo potrebbe essere riservato ai trattamenti palliativi.

Senza entrare, perciò in particolari tecnici, il concetto che voglio far passare è che questo metodo scientifico di lavoro, che si può a ragione definire dogmatico, ha permesso un progresso strepitoso nella guarigione dei tumori: esso non può essere contestato senza una proposta alternativa (che sia sperimentalmente e largamente accettata dal la comunità scientifica), cioè un nuovo paradigma.

L'omeopatia, per esempio, che molti sostenitori vogliono applicare anche alla cura dei tumori, è completamente incompatibile e in antitesi con questi principi di base (dogmi).

L'attribuzione di dogmatismo (vera) in un caso come questo non può e non deve assumere una valenza negativa.

1 ) Kuhn T.S.: The structure of scientific revolutions. Ed. 2 — University of Chicago Press. Chicago: 1970.

2) Cetto G. L., Molino A.: Evoluzione del concetto di dose in chemioterapia: basi teoriche e modelli matematici. Advances in Clinical Oncologv: 4-1995.

Massimo Albertin

Abano Terme (PD)

accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',