Quel "Coso" misterioso

Indagine sul piu' famoso "Manufatto fuori luogo"

  • In Articoli
  • 14-09-2001
  • di Pierre Stromberg e Paul Heinrich
I sostenitori del creazionismo (la credenza secondo cui, riprendendo il racconto biblico, la Terra sarebbe stata realmente "creata" poco più di 6.000 anni fa, NdR) sono spesso criticati per non aver prodotto prove tali da sovvertire il punto di vista contemporaneo circa l'origine degli esseri umani. Si tratta, comunque, di un'accusa non del tutto leale. Quella parte del cosiddetto "creazionismo scientifico" dedita alla ricerca di OOPARTS (acronimo di "Out Of Place ARTifactS", vale a dire: "manufatti fuori luogo") è una vivace area di studio e ha prodotto numerosi casi interessanti. Il presente articolo prende in esame il più popolare e meno compreso di questi esemplari, il "Manufatto di Coso", dal nome di un massiccio roccioso californiano.
image
La pietra spezzata in due contenente il misterioso oggetto


La scoperta

La storia della scoperta del Manufatto di Coso è stata ritoccata e abbellita negli anni, ma i resoconti della scoperta sono rimasti sostanzialmente invariati.

Il 13 Febbraio 1961 Wallace Lane, Virginia Maxey e Mike Mikesell erano alla ricerca di minerali, in particolare di geodi (cioè di pietre sferiche), per il loro negozio di souvenir a Olancha (California). In quel particolare giorno, il gruppo si trovava nei dintorni di un rilievo montuoso sovrastante il letto asciutto del Lago Owens. All'ora di pranzo, i tre amici riposero tutti gli esemplari raccolti in un unico sacco. Il giorno dopo, nello spaccare le rocce raccolte per mettere in luce i geoidi, Mikesell distrusse una lama diamantata nuova cercando di aprire un nodulo particolarmente resistente.

All'interno, non rinvenne la cavità tipica di quasi tutti i geodi, ma una sezione perfettamente circolare di un materiale bianco e durissimo, che sembrava porcellana. Al centro del cilindro, si trovava una barretta di me tal lo lucido del diametro di 2 mm; il metallo rispondeva al l'azione di un magnete. L'esemplare presentava altre strane caratteristiche. Lo strato esterno era incrostato di conchiglie fossili. Assieme alle conchiglie, gli scopritori notarono nella crosta due oggetti di metallo non magnetico che rassomigliavano a un chiodo e a una rondella. Cosa ancor più strana, lo strato interno era esagonale, e sembrava formare un rivestimento attorno al cilindro di porcellana. Entro lo strato interno, un ulteriore strato di rame in de composizione circondava il cilindro di porcellana.

L'ispezione iniziale

Non si sa molto circa l'ispezione iniziale dell'esemplare. Secondo uno degli scopritori, un geologo esaminò lo strato di conchiglie fossili e dichiarò che il nodulo aveva impiegato almeno 500 mila anni per raggiungere la forma attuale. L'identità dell'esperto è ancora oggi un mistero e sul le sue conclusioni non è mai stato pubblicato nulla in forma ufficiale.

Un'altra indagine fu condotta dal creazionista Ron Calais che, a parte il geologo, è stato l'unico individuo che abbia fisicamente esaminato il Manufatto. Gli fu consentito di fotografarlo e di sottoporlo ai raggi X. Le radiografie produssero altri interessanti risultati. Sul la sommità dell'oggetto, rivelarono la presenza di una specie di sottile molla, o elica. L'altra metà del Manufatto presentava una guaina di metallo, probabilmente rame, a copertura del cilindro di porcellana.

Ma dov'è adesso?

Secondo un articolo di INFO Journal del 1969, ultimo possessore ufficiale del Manufatto fu uno dei suoi scopritori, W. Lane. Sembra che lo tenesse esposto in casa, ma proibiva categoricamente a chiunque di esaminarlo. Pare inoltre che avesse ricevuto un'offerta di 25.000 dollari per venderlo. Ulteriori ricerche effettuate nel 1999 sul territorio statunitense sono state infruttuose. Forse Lane è morto. Virginia Maxey è ancora viva, ma rifiuta qualunque commento pubblico. Di Mikesell si sono perse le tracce.

Speculazioni fantastiche

Fin dall'epoca del suo ritrovamento, sul Manufatto di Coso sono state elaborate numerose ipotesi, sia riguardo alla sua origine sia sull'ipotetico impiego.
Maxey teorizzava: "C'è una possibilità che l'oggetto abbia me no di un secolo, che sia rimasto sepolto nel fango, sia stato cotto dal sole e si sia indurito nel giro di pochi anni". Comunque, fu sempre lei a dichiarare che il Manufatto doveva avere almeno 500 mila anni. "Forse è antico come i leggendari mondi di Mu o di Atlantide. Forse è uno strumento di comunicazione o una specie di bus sola, oppure è un attrezzo costruito per utilizzare un potere di cui non ci sono mai giunte notizie".

Paul J. Willis, redattore di INFO Journal, ipotizzò che l'oggetto potesse essere una specie di candela di motore a scoppio. Suo fratello fu profondamente colpito da questa intuizione, e scrisse: "Improvvisamente, tutte le diverse parti sembravano andare al loro posto. La parte esagonale, un isolante di ceramica o porcellana, la barretta metallica centrale: praticamente i componenti di qualunque candela". I due fratelli, però, non riuscirono ad attribuire il particolare descritto come elica o filo metallico attorcigliato ad alcun dettaglio di candele prodotte al l'epoca. E così il mistero continuò.

I creazionisti e il Manufatto

Sulla base di simili speculazioni, e conoscendo la controversia tra creazionisti ed evoluzionisti, si sarebbe portati a pensare che i fondamentalisti cristiani dovrebbero tenersi alla larga da simili storie. Ma non è stato così. Numerosi creazionisti sono sta ti coinvolti nella storia del Manufatto fin dall'epoca del suo ritrovamento.

Un'organizzazione creazionista (Creation Outreach di Spokane, nello stato di Washington) promuove il Manufatto sul proprio sito web e lo presenta come "...una qualche forma di stru mento elettrico... simile alle moderne candele... ma la cui parte terminale a forma di elica non si rinviene su alcuna candela conosciuta a tutt'oggi".

Anche l'Institution for Creation Research (ICR: Istituto per la Ricerca della Creazione, NdR) ha abbondantemente promosso il Manufatto di Coso tramite un proprio professore associato, il dottor Donald Chittick, che sostiene di essere laureato in chimica fisica e di aver insegnato nell'Università di Puget Sound e al George Fox College. Il dottor Chittick è un prolifico conferenziere; negli ultimi vent'anni ha viaggiato negli Stati Uniti e in Canada parlando di creazionismo a studenti di scuole pubbliche e private. Nel 1981 ha partecipato al movimento che richiedeva l'insegnamento del creazionismo nei licei pubblici degli Stati Uniti. Nonostante sostenga di non esser molto coinvolto nell'ICR, Chittick incoraggia gli ascoltatori a iscrivervisi, ne vende le pubblicazioni, cura parte delle mailing list. Inoltre, l'ICR ha recentemente sponsorizzato un ciclo di conferenze per presentare il volume di Chittick Puzzle of the Ancient Man (Il mistero dell'Uomo Antico). Secondo l'Istituto, i professori associati devono avere "elevata statura morale, integrità personale, ed essere decisamente dediti alla filosofia educativa e ai principi dell'ICR". La conferenza si apre con la presentazione del Manufatto di Coso come prova che le civiltà antiche erano estremamente avanzate. Presumendo che si tratti di un'antica candela, Chittick sostiene che essa dimostra un sofisticato sviluppo, e che la formazione di simili geodi richiede enormi quantità di tempo. "Ritrovare una candela in una roccia antica - afferma - significa realmente attribuire a essa l'etichetta di OOPART".

Problemi relativi alla storia del Manufatto

La storia costruita intorno al Manufatto di Coso è senz'altro appassionante, ma una serie di problemi la pongono sotto una luce sospetta.

Innanzitutto, il Manufatto è veramente inserito in un geode? Pur essendo vero che gli scopritori quel giorno andavano effettivamente alla ricerca di geodi, e che la formazione di un geode richiede moltissimo tempo, è anche da notare che il Manufatto non ne possiede alcuna delle caratteristiche tipiche. I geodi sono composti da un guscio esterno, composto di silice calcedonica, e sono riempiti di uno strato di cristalli di quarzo. Il Manufatto di Coso non presenta nessuna di queste proprietà. Maxey - una degli scopritori - si riferiva al materiale che ricopriva il Manufatto come ad "argilla indurita", e notava che essa aveva raccolto una quantità di materiale vario, tra cui "un chiodo e una rondella". La durezza della superficie non era molto elevata e di sicuro era molto inferiore a quella del calcedonio. Altre argomentazioni sulla provenienza antica del Manufatto si basano sulla presenza di conchiglie fossili sul guscio esterno. Il ritrovamento contestuale di un chiodo e una rondella ne diminuisce però di molto il valore.

Il Manufatto: cos'è realmente?

Come si è già detto, non esiste alcun motivo per cui la candela non possa essere un oggetto contemporaneo incastonato per puro caso in un guscio roccioso. La più decisa opposizione a questa ipotesi fa riferimento all'elica metallica che viene evidenziata dai raggi X e che non corrisponde a nessuna parte di una candela odierna.

Gli stessi fratelli Willis, che furono i primi a suggerire che si trattasse di una candela, non sapevano spiegare il filamento metallico; le candele dell'epoca (anni Sessanta) terminavano senza fili visibili ed erano smussate in punta. Nessuno, però, sembrava prendere in considerazione l'ipotesi evolutiva - nella fattispecie l'evoluzione nella fabbricazione delle candele.

Nel corso delle indagini, si scoprì che nell'area del ritrovamento erano state effettuate operazioni minerarie agli inizi del XX secolo. Questa notizia portò subito a ipotizzare che primitivi motori a scoppio fossero stati impiegati durante i lavori. Anche se questa pista era effettivamente molto interessante, sembrava estremamente difficile poter individuare la candela in questione. Pierre Stromberg e Paul Heinrich, dei Pacific Northwest Skeptics (gli Scettici del Pacifico Nord-occidentale), autori della ricerca cui questo articolo si ispira, si rivolsero a un gruppo di esperti non molto conosciuto: The Spark Plug Collectors of America, un'associazione che riunisce i collezionisti americani di candele per motori a combustione.

A quattro di essi furono inviate descrizioni del Manufatto di Coso, e copie delle radiografie eseguite all'epoca del ritrovamento. Ai collezionisti venne richiesto se sapevano identificare quel che vedevano. Gli autori si aspettavano, al più, qualche vago indizio. Le risposte furono assolutamente stupefacenti. Nel settembre del 1999 Chad Windham, Presidente della Spark Plug Collectors Association, si mise in contatto con Pierre Stromberg, sospettando inizialmente uno scherzo, anche perché, per puro caso, era appena stata prodotta una linea di candele denominata "Stromberg". Dopo aver appurato che la richiesta era seria, e che aveva finalità scientifiche, Windham dichiarò di essere assolutamente certo che l'oggetto radiografato e descritto fosse una candela per motore a combustione. In più, sostenne di essere sicuro che si trattasse di un modello Champion degli anni 1920, e si offrì di inviarne due esemplari identici.
image
Inoltre la terminazione svasata si trova anche sulle Candele Champion
Alcuni giorni dopo questo primo contatto, Stromberg ricevette una telefonata da Bill Bond, fondatore della Spark Plug Collectors Associatione curatore di un museo privato in cui sono esposti oltre 2000 esemplari di candele di varie epoche. Anche Bond si disse assolutamente certo di trovarsi di fronte a una Champion degli anni Venti. Gli altri collezionisti interpellati si unirono via via a questa identificazione e, a tutt'oggi, nessuno dei membri della Spark Plug Collectors Association ha avanzato dubbi sulla reale identità del Manufatto di Coso.

La possibilità che tutta la questione fosse uno scherzo architettato ai danni della Spark Plug Collectors Association è stata seriamente presa in considerazione, ma scartata soprattutto perché l'Associazione è stata fondata nel 1975 (ben dopo la scoperta del Manufatto).

Confronto e analisi

Nel settembre 1999, pochi giorni dopo il primo contatto, Stromberg ricevette da Windham i due esemplari promessi e una loro accurata disamina. Scrive Windham: "Ho scheggiato la copertura di ottone per mostrarne la configurazione e la porcellana che c'è sotto... il diametro dell'esemplare n. 1 è all'incirca quello del vostro... potete vedere che la base e il bullone che tengono insieme la porcellana sono sigillati con una guarnizione di rame e amianto, e ciò corrisponde alla vostra descrizione... gli elettrodi centrali delle candele erano fatti di leghe speciali, cosa che spiegherebbe perché l'esemplare tagliato in due nel 1961 dopo cinque anni non presentava corrosione". E continua: "Il cappuccio superiore dell'esemplare di riferimento combacia perfettamente con quelli dei due campioni acclusi... Il rivestimento esterno, probabilmente, è stato corroso da acqua salata, e la crosta esterna è solo un deposito raccoltosi alla base della candela... Non esiste alcun dubbio che sia solo una vecchia candela. Molto probabilmente, una Champion".

La descrizione di Windham risolveva la questione, soprattutto riguardo al cappuccio superiore di ottone che fino ad allora era rimasto inspiegato. Cosa più importante, la scheggiatura prodotta da Windham rivelava che la sbarretta di metallo aveva una terminazione svasata, probabilmente per una migliore presa nel cilindro di porcellana. Questa rivelazione portò a ipotizzare che una simile svasatura fosse presente anche sul Manufatto di Coso; effettivamente, essa appare nella radiografia originale, che mostra anche i segni di una corrosione simile a quella che ci si aspetta normalmente da una candela Champion degli anni Venti. Una radiografia dell'esemplare fornito da Windham risulta molto simile a quella di riferimento. E, come nel Manufatto originale, anche questa sbarretta metallica viene attratta dal magnete.

La descrizione di Windham spiega pure i misteriosi anelli di rame, presenti anche nei suoi campioni: il rame veniva impiegato a scopo di compensazione a causa del diverso coefficiente di dilatazione termica di porcellana e acciaio.

Uno dei due esemplari di Windham, inoltre, spiegava un altro particolare mai identificato prima: il cappuccio superiore aveva un bulloncino innestato sulla sommità.

Quasi tutte le pubblicità Champion della prima metà del XX secolo mostrano la candela già avvitata nel suo alloggiamento. In alcuni casi, il bulloncino superiore veniva prodotto in due forme, una delle quali molto simile ai terminali delle candele dei nostri giorni, che non possiedono invece nessun filamento metallico.

Bisogna altresì notare che nel caso del Manufatto di Coso la corrosione aveva quasi completamente distrutto i componenti costituiti da lega metallica, con l'eccezione della parte infilata nel cilindro di porcellana.

Uno specialista nella corrosione dei metalli in archeologia, J. M. Cronyn, include in un suo articolo foto e radiografie di oggetti contemporanei che si sono completamente dissolti in noduli di ossido. Come nel Manufatto di Coso, questi esemplari presentano cavità vuote là dove una volta esisteva il materiale originale. La formazione dei noduli di ossido di ferro fu molto probabilmente accelerata dal fatto che polvere minerale corrosiva viene dispersa in tutta la pianura dal vento che soffia sul letto asciutto del Lago Owen, proprio dove fu rinvenuto il Manufatto. Il sale creato dall'evaporazione viene regolarmente spazzato via dalle tempeste locali, e sul fenomeno sono in corso studi del Geological Survey statunitense.

Un piccolo particolare di tipo economico: l'ultimo possessore accertato del Manufatto, W. Lane, aveva ricevuto un'offerta di 25.000 dollari per rivenderlo. Il valore commerciale di una candela Champion degli anni 1920 è, secondo Bond, di un paio di dollari al massimo.

Reazioni ai risultati dell'indagine

Durante le loro ricerche, Stromberg e Heinrich chiesero al dottor Chittick perché ritenesse che il Manufatto di Coso fosse degno di essere presentato al pubblico. Gli fu anche chiesto come potesse riconciliare la sua precedente valutazione di una datazione intorno ai 500mila anni con le teorie creazioniste che ritengono la terra molto più giovane.

Nel settembre 1999 Chittick rispose così: "La speculazione sul fatto che ci fossero voluti almeno 500mila anni per ottenere la forma dell'oggetto è proprio questo: una speculazione. La reale pietrificazione di tali oggetti procede di norma abbastanza rapidamente. Si veda, per esempio, il cappello da minatore pietrificato di cui si parla in Creation ex Nihilo del giugno 1995, oppure l'articolo su un'altra candela da motore "fossile" nel numero di settembre/novembre 1999. Mi si chiede cosa penso circa l'epoca, e la mia migliore stima è che sia immediatamente successiva al Diluvio Universale... in ogni caso ci sono sufficienti prove per ritenere che all'epoca esistessero già motori a combustione e perfino a reazione".

L'allusione al fatto che Chittick fosse già a conoscenza di una candela "fossile" fu abbastanza stupefacente. Gli fu quindi chiesto, successivamente, come potesse datare il reperto all'epoca del Diluvio dal momento che sapeva di altri oggetti simili che sembravano fossilizzati. Nella sua risposta dell'ottobre 1999, egli scrisse: "Non ho avuto il privilegio di osservare personalmente il Manufatto di Coso, o il luogo in cui fu rinvenuto. Esistono due motivi per cui lo ritengo significativo: 1) È ovviamente un prodotto dell'uomo; 2) coloro che hanno esaminato il terreno hanno dichiarato che presentava strati antichi e non moderni. Questi sono i due fondamenti che reggono la mia conclusione che valesse la pena studiarlo".
image
Particolare di una candela Champion del 1920

Come già detto, il luogo esatto del ritrovamento non è noto, perché le tre persone che raccolsero i campioni di minerali tra cui il Manufatto depositarono tutto il materiale proveniente da zone differenti in un unico sacco. Inoltre, il geode non era altro che un nodulo di ossido posato sul terreno: quindi l'età degli strati geologici non è rilevante.

Una volta terminato lo studio sull'argomento, che stabiliva senza ombra di dubbio la vera natura del Manufatto, Chittick fu avvisato da Stromberg e Heinrich e invitato a produrre una tempestiva ritrattazione delle proprie affermazioni, nonché ad aggiungere una postilla al proprio libro sull'argomento. Chittick non ha mai risposto, e a tutt'oggi continua a spacciare una candela Champion del 1920 come una prova evidente dell'avanzata tecnologia di passate civiltà.

Anche K. Clarke, l'autore di Spokane Creation Outreach, che all'inizio delle ricerche espresse un certo interesse, non si è più messo in contatto con Stromberg e Heinrich ma il sito web dell'organizzazione continua tuttora a presentare la candela come appartenente a un antico popolo tecnologicamente avanzato.

Conclusioni

Il Manufatto di Coso è un notevole esempio di come il "creazionismo scientifico" sia palesemente in errore quando gli assunti delle sue teorie sono applicati a situazioni archeologiche reali.

I creazionisti comunemente ritengono che tutti gli strati sedimentari risalgano al Diluvio Universale. Di conseguenza, qualunque ritrovamento associato a tali strati deve per forza essere contemporaneo di Noé.

La rivelazione più sorprendente è la ricerca estremamente povera condotta dal dottor Chittick, il quale più volte cita articoli scritti da creazionisti che avrebbero dovuto invece indurlo a dubitare. Al contrario, anche dopo un diretto confronto con P. Stromberg egli ha continuato, e probabilmente ancora continua, a tenere conferenze e a scrivere libri in cui il Manufatto di Coso è presentato come autentico.

Di certo, il reperto è notevole: una candela Champion del 1920 che probabilmente apparteneva a una leggendaria Ford modello T, modificata per operazioni minerarie. Spacciarla però come appartenente a un'antica civiltà significa sbagliare di diverse migliaia di anni.

Bibliografia

Willis, Ronald J. 1969. "The Coso Artifact", The INFO Journal 1(4): 4-13.

Cook, Joe. 1998. "Where Did You Get That?", The Igniter 23(3): 20.

Steiger, Brad. 1974. Mysteries of Time and Space. Prentice-Hall, New Jersey.

Anonymous. 1998. "Bell-ieve It: Rapid rock formation rings true", Creation 20(2): 6.

Anonimo. 1991. "Fossil pliers show rock doesn't need millions of years to form!", Creation 14(1): 20

Anonimo. 1998. "Fascinating Fossil Fence-Wire", Creation 20(3)

Noorbergen, Rene. 1977. Secrets of the Lost Races. Bobs-Merrill Company.

Steiger, Brad. 1979. "Were Ancient Scientists Really Tuned to Today?", Parade. 9-10

Cronyn, J. M. 1990. The Elements of Archaeological Conservation. Routledge, London.

Anonimo. 1999. "Sparking interest in rapid rocks. A 'spark-plug fossil' has lessons for long-agers", Creation 21(4). 6.

Chittick, Donald E. 1997. The Puzzle of Ancient Man. Precision Graphics, Oregon.

Per saperne di più


Liberamente tratto da un articolo di Pierre Stromberg e Paul Heinrich pubblicato sul web: "The Coso Artifact"

Traduzione, riduzione e aggiornamento a cura di Fara Di Maio.
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',