Una finestra sul passato?

La curiosa storia del "Cronovisore" di Padre Pellegrino Maria Ernetti

  • In Articoli
  • 17-09-2004
  • di Enrico Speranza
Il grande scienziato e scrittore di fantascienza Isaac Asimov parlò in un suo racconto del 1956, dal titolo Cronoscopio, di un macchinario in grado di captare gli eventi del passato ed ancora oggi grazie al successo della pubblicazione del libro del teologo Francois Brune, Le Nouveau Mystere du Vatican, le vicende del cronovisore sono ritornate clamorosamente in auge. Sul motore di ricerca Google possiamo scoprire numerosi siti internet che descrivono la storia di questo inafferrabile marchingegnio; non ultimo il giornalista Renzo Allegri nel suo Rol: il grande veggente, Ed. Mondadori, 2003 suggerisce l'ipotesi che i (presunti) poteri paranormali di Gustavo Rol fossero simili a quelli del cronovisore.

Scrive infatti Renzo Allegri, nel suo libro (p.130): "Rol, con i suoi "viaggi nel passato", "vedeva" di persona ciò che era accaduto nel passato; Ernetti faceva la stessa esperienza attraverso una macchina, il Cronovisore.".

Ma quali sono i principi di funzionamento di questa meraviglia e soprattutto esistono prove concrete sulla sua esistenza e sul suo funzionamento? Per rispondere a questi interrogativi bisogna indagare sulle principali fonti che hanno reso famosa al grande pubblico questa presunta invenzione, ripercorrendo tutto l'iter che ha consolidato la fama del cronovisore nel vasto panorama dello straordinario e del paranormale.

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Padre Pellegrino Maria Ernetti.
La Domenica del Corriere numero 18 del 2 Maggio 1972 pubblicò un articolo dal titolo "Inventata la macchina che fotografa il passato"; in quattro pagine (dalla 26 alla 29) veniva riportata l'intervista a Padre Pellegrino Maria Ernetti nella quale si dava l'annuncio della creazione di una macchina capace di vedere eventi del passato. In realtà, l'articolo prendeva le mosse da una foto consegnata al curatore del servizio da un anonimo signore, denominato Signor X. La foto, che ritraeva il volto del Cristo morente così come, presumibilmente, era apparso nella macchina inventata, era stata poi costruita grazie all'aiuto fondamentale del citato monaco benedettino. Ecco di seguito quanto viene affermato nella parte iniziale del servizio:

"Un mese fa, una persona della quale non posso fare il nome, e che chiamerò signor X, mi dice che padre Pellegrino Ernetti, un monaco dell'ordine benedettino, assieme ad un gruppo di dodici fisici è riuscito a costruire un complesso apparecchio di altissima precisione che consente di ricostruire immagini, suoni, avvenimenti accaduti centinaia e centinaia di anni or sono".

Dopo una breve introduzione, che descrive l'origine della presunta foto del Cristo morente sulla croce, l'articolo si concentrava soprattutto sull'operato di padre Ernetti, docente di prepolifonica presso il conservatorio Benedetto Marcello di Venezia. La parte che tuttavia appare essere più interessante riguarda un accenno ai meccanismi che rendono possibile il funzionamento della macchina e che lo stesso monaco nell'intervista così descrive nel paragrafo "Occorrono apparecchi per vedere e sentire":

"Che cosa precisamente ha fatto lei? Ho il merito di aver dato il principio di tutta l'elaborazione, che si basa sul principio di fisica, accettato da tutti, secondo il quale le onde sonore e visive, una volta emesse, non si distruggono, ma si trasformano e restano eterne ed onnipresenti, quindi possono essere ricostruite come ogni energia, in quanto esse sono energia".

E più avanti continua la descrizione:

"Captare, ma come? Con l'uso di apparecchiature adatte. La nostra équipe è stata la prima nel mondo a costruirle. L'attrezzatura è formata da una serie di antenne per permettere la sintonizzazione delle singole voci ed immagini. Si sa che ciascun essere umano da quando nasce a quando muore lascia dietro di sé come una doppia scia una sonora e una visiva, una specie di carta di identità diversa per ogni persona. È in base a questa carta d'identità che si può ricostruire la singola persona in tutti i suoi fatti e i suoi detti, per questo motivo si è in grado oggi di risentire e di rivedere i personaggi più grandi della storia".

Abbiamo voluto riportare quanto più attentamente sia possibile l'intero testo dell'articolo (omettendo ovviamente le parti di scarso interesse ai fini di una comprensione sul funzionamento del cronovisore) perché ogni pubblicazione seguente si è basata su queste pochissime informazioni senza tuttavia analizzare i principi esposti e la loro interpretazione secondo una attenta discussione logica e scientifica.

Principalmente vorremmo far comprendere che tali argomentazioni non hanno nulla di denigratorio nei confronti della figura di Padre Ernetti, i cui meriti sono stati ampiamente riconosciuti nell'ambito musicale con numerose e stimate pubblicazioni.
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Uno schema ipotetico sul possibile funzionamento del cronovisore.
Quello che tuttavia ci sentiamo di affermare con sicurezza e che si sposa pienamente con gli scopi del CICAP, è la verificabilità e il controllo di tali affermazione a prescindere dai meriti e demeriti delle persona che le enuncia. La ricerca scientifica, se pur con limitati margini di errore che il tempo è riuscito a correggere, è in grado di analizzare gli studi sulla base della validità e verificabilità delle ipotesi esposte e non certo sulla fama o il prestigio di chi le enuncia. Applicando le stessa metodologia alle ipotesi presenti nell'articolo, appare quanto mai strano ammettere che la vita di ciascun individuo sia segnata da una sorta di scia o traccia sonora e luminosa. Dal punto di vista luminoso è abbastanza palese che la nostra persona è visibile grazie all'emissione di una sorgente di luce (il sole, una lampada, una candela, etc). Infatti, i raggi luminosi emessi vengono in parte assorbiti dai nostri indumenti, dalla nostra pelle e in parte rifratti nella banda dello spettro visibile. E tramite questo fenomeno che un maglione, ad esempio, ci appare di colore verde: le fibre che formano l'indumento assorbono la radiazione visibile riemettendo solo quella frequenza che i nostri occhi ed il nostro cervello conosco come il colore verde (la lunghezza donda della luce percepita dall'occhio umano può variare tra 4.000 Angstrom, violetto, fino a circa 7.000 Angstrom, rosso). Risulta quanto mai banale affermare che qualora la fonte luminosa venga meno anche il nostro aspetto visibile non sia più rilevabile, tanto più che al buio non è possibile vedere nulla tranne che l'assenza di luce! È vero che un corpo emette calore e quindi per esempio una telecamera all'infrarosso (operante appunto nella banda delle frequenze dell'infrarosso) può rivelare un corpo umano nella notte, tuttavia si tratta di congegni capaci di operare una traslazione di frequenza dalla banda dell'infrarosso a quella del visibile. Conseguenza di tali enunciazioni è la lapalissiana constatazione che un fenomeno luminoso per essere percepito deve essere ricevuto da un congegno (occhio, telecamera, macchina fotografica, etc) operante nella banda del visibile nell'instante in cui esso è in fieri. Potremmo certo registrare fissandolo tramite un procedimento elettromagnetico su di un nastro o imprimerlo su di una pellicola sensibile, ma non certo rilevarlo quando la sorgente luminosa viene meno o l'oggetto rifratto scompare dal campo visivo.

Allo stesso modo se parliamo di segnali sonori possiamo affermare con una certa sicurezza che l'orecchio umano è sensibile alle onde sonore di frequenza tra 20 Hz e 20 kHz circa. Tali onde hanno una velocità determinata dal mezzo fisico in cui si propagano: nella nostra esperienza quotidiana è l'aria il tramite che rende possibile alle onde sonore di giungere alle nostre orecchie. Come ben sanno scienziati e tecnici, nello spazio, ad esempio, in cui la densità dell'aria è praticamente nulla, i suoni non possono propagarsi, al contrario un tecnico sonar di un sottomarino sa perfettamente che qualsiasi rumore può essere captato anche a distanze molto grandi poichè l'acqua di mare è un ottimo mezzo per la trasmissione delle onde sonore. Tuttavia, l'intensità di un'onda sonora può variare per l'assorbimento naturale del mezzo fisico in cui si propaga. Da un punto di vista prettamente matematico possiamo pensare di semplificare il nostro modello fisico pensando all'aria come ad un mezzo trasmissivo perfetto, non considerando nessun tipo di assorbimento. La realtà fenomenica però è ben diversa perché l'aria non può essere considerata un fluido ideale, ma un mezzo che oppone una resistenza, se pur minima, alla propagazione sonora. Leggendo infatti da un manuale di fisica scopriamo che le onde elastiche " ...non possono propagarsi per lunghe distanze in fluidi reali a causa degli effetti dissipativi di tipo viscoso connessi al moto relativo di scorrimento degli strati adiacenti caratterizzanti tale tipo di perturbazione. In questo caso l'energia dell'onda, connessa al moto ordinato delle particelle del mezzo, viene gradualmente degradata (generalmente sotto forma di calore) durante la propagazione e dispersa nel mezzo. Il fenomeno fisico per cui un'onda diminuisce la propria intensità col procedere in un mezzo è detto assorbimento". Volendo semplificare, l'onda sonora, propagandosi nello spazio, ad esempio nell'aria, diminuisce la propria intensità in maniera esponenziale e quindi dopo aver percorso un tratto x (ovvero dopo un tempo t), la sua intensità scende ad un livello praticamente nullo, secondo la legge di Bouguer-Lambert o di Beer. Possiamo dunque affermare che ogni emissione sonora degenera normalmente fino a scomparire cedendo la propria limitata energia meccanica al suo mezzo trasmissivo in maniera irreversibile ed aumentandone il disordine, ovvero l'entropia, come descritta dal secondo principio della termodinamica.

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La fotografia della crocifissione che Padre Ermetti sosteneva di avere scattato con il Cronovisore.
Riguardo invece la foto pubblicata sulla Domenica del Corriere è di notevole interesse la lettera che viene riportata sul Il Giornale dei Misteri n° 17. A proposito della fotografia del passato (G.d.M. n° 16, pag. 68), preciso che non solamente nella Domenica del Corriere (n° 18 del 2 Maggio), ma anche su altre riviste è riprodotto il volto di Gesù, che sarebbe stato "captato" dallo spazio dalla macchina inventata da Padre Ernetti.

"Trattasi di una mistificazione alle spese dei lettori che non hanno avuto l'occasione di visitare il Santuario dell'Amore Misericordioso di Collevalenza (Todi). Il volto, bellissimo, è infatti, quello del Crocifisso ligneo, opera dell'artista Cullot Valera, venerato in quel Santuario. Invio l'immagine ricordo acquistata presso il Santuario, affinché possiate rendervi conto della mistificazione e pubblicarla sulla vostra Rivista".

La rivista riporta per un confronto la foto della cartolina ricordo e quella dell'articolo della Domenica del Corriere sulla cui somiglianza non possono sussistere dubbi.
Rimane certo una prova che molti hanno giudicato importante, ossia la trascrizione dell'opera il Tyeste di Quinto Ennio rappresentata a Roma nel 169 a.C. in occasione dei giochi pubblici in onore di Apollo. Gli studi filologici e storici dei testi ci hanno tramandato pochissimi versi di tale opera e lo scrivente, non essendo un esperto di discipline umaniste, non ha potuto verificare la veridicità del testo. La presunta trascrizione fatta da Padre Ernetti è comunque contenuta in appendice al libro di Peter Krassa Il Cronovisore di Padre Ernetti della New Paradigm Books e sembra anche contenere una critica negativa sulla sua autenticità (come viene brevemente ricordato nell'articolo di Giuseppe Vatinno: la professoressa Katherine Owen Eldred contesta ad esempio l'uso del verbo preludere il cui utilizzo sarebbe stato ben 250 anni dopo Ennio. Si potrebbe ovviamente ipotizzare uno studio più attento da parte di un filologo od un esperto latinista, lasciando ben in evidenza che quella dei falsi storici è un campo immenso costellato di esempi eclatanti di documenti che sono caduti sotto i colpi di un attento studio storico, letterario e filologico.
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Una cartolina in vendita presso il Santuario dell'Amore Misericordioso Collevalenza (Perugia): che l'immagine di Ermetti fosse un ingrandimento della cartolina (e dunque non un'immagine dell'autentica crocifissione) non ci sono ormai più dubbi.
Riassumendo, la teoria alla base del cronovisore è in totale contrasto con le attuali conoscenze fisiche; per accertare l'esistenza di un fenomeno così straordinario occorrerebbero quindi prove altrettanto significative, ma le uniche due presunte prove (la fotografia del volto di Cristo e la trascrizione dell'opera di Ennio) si sono rivelate false o estremamente dubbie. Né tantomeno è mai stata dimostrata l'efficacia del cronovisore mediante esperimenti controllati (e nemmeno la sua sola esistenza, per essere esatti).

Alla luce di questi chiarimenti appare quanto mai difficoltoso cercare una spiegazione plausibile alle affermazione fatte nell'articolo del Domenica del Corriere che presenta i principi di funzionamento e l'intera storia del cronovisore. Volendo analizzare la concretezza dei risultati ottenuti possiamo vedere come, non avendo l'opportunità di poter studiare tale macchina, e apparendo i principi di funzionamento della macchina facilmente attaccabili dalle evidenze sperimentali della moderna fisica, tutto ricada nella sfera del mito o della diceria. Parafrasando il famoso libro di Carl Sagan Il mondo infestato dai demoni, ci troviamo di fronte ad un drago volante invisibile, incorporeo, che sputa un fuoco privo di calore equivalente dal punto di vista logico ad un drago inesistente. In quest'ottica la vicenda del cronovisore appare come una delle tante affermazioni che non possono essere sottoposte al test dell'esperienza e che dunque essendo asserzioni non falsificabili, non hanno alcun valore di verità, per quanto possano ispirarci o stimolare il nostro senso del meraviglioso. Ed è proprio grazie a questo meccanismo che il cronovisore ha assunto negli anni l'alone di una stupenda leggenda, di qualcosa capace di abbattere quell'inesorabile divenire che è il passare del tempo, donandoci, per alcuni istanti, l'illusione di poter scoprire i tesori meravigliosi che la storia ha cancellato per sempre.

Vorrei ringraziare tutte le persone cha mi hanno aiutato nella raccolta delle informazioni e nella stesura del presente articolo a cominciare da Andrea Ferrero per l'impostazione metodologica.

Enrico Speranza Tesoriere CICAP-Gruppo Lazio

Bibliografia

  • Krassa, P., Father Ernetti's chronovisor, New Paradigm Books, 2000.
  • Francois Brune, Le Nouveau Mystere du Vatican, Albin Michel, 2002.
  • Francois Brune, Cronovisore: il nuovo mistero del Vaticano, Ed. Mediterranee, 2002.
  • Paola Giovetti, Luce e Ombra, La cronovisione: l'antico sogno di rivivere il tempo passato N.4, Ottobre - Dicembre 2002.
  • Giuseppe Vatinno, Il Cronovisore, 2003.
  • Domenica del Corriere numero 18 del 2 Maggio 1972, "Inventata la macchina che fotografa il passato", pagg. 26-29, reperibile presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, Sala Emeroteca, collocazione (microfilm) MFP56.
  • Massimo Polidoro, "I Remember Doing the Time Warp: Father Ernetti and the Chronovisor", The Skeptical Inquirer, Vol. 27, n. 3, May/June 2003.
  • Massimo Polidoro, "Il cronovisore", Focus n. 128, giugno 2003.
Su Internet

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