"Sindone e Scienza" a Genova

  • In Articoli
  • 10-01-2006
  • di Fabrizio Marchesano

Dal 10 al 28 agosto è stato possibile ammirare presso il Centro Commerciale Fiumara di Genova una mostra documentaristica sul telo sindonico dal titolo "Sindone e Scienza - storia mistero ricerca", a cura del Gruppo Biblico Astori.

La presenza della parola "Scienza" nel titolo lasciava sperare in un approccio, se non critico, almeno neutrale, ma l'impostazione della mostra si è invece rivelata tutt'altro che imparziale.

Al centro dello spazio espositivo era posizionata una riproduzione fotografica a grandezza naturale del telo sindonico, ai lati della quale, pure a grandezza naturale, le immagini in negativo dei lati frontale e dorsale.

La mostra era idealmente suddivisa in tre sezioni tematiche, per un totale di 74 riquadri con immagini, informazioni tecniche e storiche.

La prima parte, "La Sindone raccontata", seguiva il filo delle vicende storiche del telo, fino alla sua collocazione attuale a Torino.

Le finalità della mostra risultavano evidenti fin dai primi pannelli: ad esempio l'esistenza della Sindone prima dell'anno 1000 veniva presentata come storicamente documentata oltre ogni possibile dubbio, così come descrivendo le ricerche sui pollini dello svizzero Max Frei ci si guardava bene dal menzionare il fatto che non esistono più i reperti originali sui quali lavorò e che nessuno è più riuscito a replicarne i risultati.

La seconda parte, "La Sindone racconta", descriveva le analogie della figura impressa sul telo con i racconti evangelici, dove però tutto veniva interpretato come insieme di prove conclusive dell'identità dell'uomo avvolto nel telo: "Su 200 miliardi di ipotetici uomini crocifissi UNO SOLO può aver posseduto le stesse identiche caratteristiche".

Nessun accenno al fatto che ovviamente un artefattore medioevale avrebbe tenuto conto dei racconti evangelici per realizzare l'immagine.

L'ultima sezione era dedicata al confronto diretto tra fede e scienza: "La Sindone studiata".

Le argomentazioni scientifiche contrarie all'autenticità del reperto venivano qui sbrigativamente screditate senza troppi giri di parole: ad esempio la datazione al carbonio (i cui risultati, ricordiamo, circoscrivono l'età del telo intorno al 1300) veniva esplicitamente dichiarata come "priva di affidabilità scientifica per le anomalie procedurali che ne invalidano i risultati".

Altre affermazioni sono state poi riferite in maniera così categorica da non ammettere discussioni in merito: così ad esempio la trafittura dei chiodi ai polsi anziché al palmo della mano era riportata come "incompatibile con la cultura medioevale" (in realtà esistono rappresentazioni medioevali di crocifissi con i chiodi ai polsi).

Al termine del percorso era distribuito gratuitamente il catalogo della mostra, pubblicazione molto ben realizzata dal punto di vista tipografico.

In conclusione, un'ottima occasione sprecata: data la cura e l'impegno nella realizzazione della mostra sarebbe stata senz'altro preferibile un'impostazione meno parziale.

Fabrizio Marchesano

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