Polizia e veggenti: risultati di un'indagine

È vero che anche in Olanda, come in molti altri paesi, la polizia si rivolge in certi casi a dei veggenti, su pressione delle famiglie. Ma circa i risultati di questa collaborazione il dottor Filippus Brink (alto funzionario della polizia olandese, che per oltre un anno ha studiato la casistica e ha pubblicato un voluminoso rapporto sull'argomento) afferma che questi "chiaroveggenti" non sono mai stati di aiuto alla polizia.

In un articolo pubblicato nella International Criminal Police Review il dottor Brink descrive l'indagine da lui fatta su quattro veggenti, uno dei quali era "molto conosciuto". Le prove consistevano nel consegnare loro vari oggetti sui quali concentrarsi, tratti da materiale in possesso della polizia: armi, lettere anonime, abiti, chiavi, coltelli, fotografie di criminali e anche fotografie di persone che non avevano niente a che vedere con la polizia.

Scrive Brink: "Le prove furono caratterizzate da una diversità di procedura e di situazioni. Quelle fatte per un periodo di oltre un anno non mostrarono alcunché che potesse essere considerato di utilità pratica alle indagini di polizia. Sia che le cose dette dai veggenti fossero ispirate dagli oggetti, oppure trasmesse da materiale induttivo come le foto (ne furono loro consegnate ben ventiquattro, in varie occasioni) i risultati furono invariabilmente nulli..."

Un'altra osservazione molto interessante viene fatta dal dottor F. Brink sul modo in cui questi veggenti si esprimevano: essi infatti usavano la forma interrogativa, nella maggior parte delle loro osservazioni o conclusioni.

"A questo proposito - continua Brink - va notato che nel caso in cui una delle persone presenti rispondesse affermativamente a una di queste frasi poste in forma interrogativa (del tipo "Potrebbe essere possibile che...?"), i veggenti facevano in modo di dare l'impressione che essi avessero effettivamente indovinato, dicendo "Lo avevo detto vero?", cercando così di creare la sensazione che il loro particolare modo di parlare dovesse esser visto non come un modo di sondare, ma come una forma già di conoscenza. Nei casi in cui lo sperimentatore non rispondeva apertamente a questi stimoli interrogativi, difficilmente poteva però controllare le proprie reazioni involontarie che mostravano certi effetti emotivi, come espressioni mimiche, contrazioni muscolari eccetera. È praticamente impossibile trattenere queste reazioni inconsce, specialmente quando si è sottoposti a un continuo flusso di domande."

In altre parole: ponendo le frasi in forma interrogativa ("Sarebbe possibile che...? Forse che...?" eccetera) i veggenti (tra cui uno "molto conosciuto") non si sbilanciavano ma passavano semplicemente in rassegna delle ipotesi. Nel frattempo compivano una accurata "lettura del viso", scrutando le reazioni (anche involontarie) delle persone che conoscevano la storia dell'oggetto per cogliere la risposta alle loro domande e regolarsi di conseguenza.

Altre prove infatti hanno mostrato che quando le persone presenti ignoravano completamente la storia dell'oggetto, i veggenti erano incapaci di indovinare alcunché.

Come nascono le intuizioni
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In fondo, un meccanismo del genere lo utilizziamo anche noi, nella vita quotidiana, quando cerchiamo di indovinare qualcosa: azzardiamo delle ipotesi e scrutiamo il viso dell'interlocutore per "leggere" la risposta. La "lettura del viso" viene usata in continuazione: viene usata anche nelle partite di poker per cercare di capire se un avversario ha un buon gioco in mano oppure no, ed è ben noto che solo certi giocatori ben allenati riescono a nascondere le contrazioni muscolari che potrebbero tradirli.

È interessante osservare, in proposito, che è proprio su questo meccanismo che si basa l' "intuizione": a volte alcuni credono di aver letto nel pensiero ciò che il loro interlocutore sta pensando, mentre in realtà lo hanno letto semplicemente sul viso.

Basterebbe porre l'interlocutore dietro un muro, e nessuno sarebbe più in grado di avere questo tipo di "intuizioni". Del resto non c'è solo la lettura del viso, o del corpo, ma anche quella della voce: anche a distanza, col telefono, è possibile "intuire" se una persona mente, o se ha preoccupazioni, "leggendo" le emozioni che emergono nel suo modo di parlare.

Ci sono anche altri tipi di "lettura" dei corpo: gli animali, che hanno un buon olfatto, riconoscono certi odori che corrispondono a determinati stati d'animo.

Anche noi, con delle macchine, riusciamo ad amplificare questo tipo di "lettura": la cosiddetta "macchina della verità" si basa infatti proprio sulla lettura di certi parametri che si modificano nel nostro organismo con le emozioni: sudore, pressione, battito cardiaco eccetera.

È molto importante rendersi ben conto di tutto ciò, se si vuole capire come possono emergere certe "chiaroveggenze".

È essenziale che chi conduce questi test conosca bene tutte le vane trappole psicologiche in cui può cadere e predisponga le condizioni adatte per verificare se il veggente sta "veggendo" oppure semplicemente "leggendo".

Naturalmente queste "chiaroveggenze" possono essere fatte in perfetta buona fede, nel senso che c'è gente che si immagina di avere dei poteri paranormali e non si rende conto che sta soltanto utilizzando i segnali inconsci degli altri. Quando infatti si predispongono le cose in modo da eliminare questi segnali, il veggente non è più in grado di vedere o, peggio, vede in modo sbagliato.

II dottor F. Brink, infatti, in uno studio intitolato "De waarke van de paragnosie in het Shrafprocesrecht" afferma che l'utilizzo di questi veggenti da parte della polizia non soltanto non è utile, ma può portare a conseguenze nocive, provocando errori giudiziari.

Egli cita numerosi casi in cui certe dichiarazioni hanno indotto la polizia a commettere sbagli. In un caso un veggente indicò un colpevole sulla base di indizi che, con ogni evidenza, aveva raccolto in base semplicemente a sue deduzioni.

Un altro designò un colpevole contro il quale alcuna prova poté essere portata. Un altro indicò come colpevole una persona che risultò invece essere del tutto innocente. Ma perché, allora, persiste la fama di questi veggenti e si parla tanto dei loro successi?

Una selezione
dei successi

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Il celebre veggente Gerard Croiset.
Il fatto è che mai nessuno si prende la briga di esaminarli veramente in condizioni di controllo (così come ha fatto il dottor Brink); e i racconti che circolano sulle loro "chiaroveggenze" si riferiscono appunto solo ai casi in cui hanno avuto successo. Non bisogna inoltre dimenticare che molto spesso l'arco delle cose da indovinare è assai ristretto, quindi diventa abbastanza facile azzeccare la risposta giusta. Croiset, per esempio, è stato consultato (lo so per certo) dai parenti di talune vittime di rapimenti avvenuti in Italia. I casi evidentemente erano due: o il rapito era morto oppure era vivo. Dicendo che era vivo aveva il novanta per cento di probabilità di azzeccare la "chiaroveggenza", e anche di rafforzare la sua fama ("Croiset l'aveva detto!"). Mi risulta tuttavia che in un caso (il rapimento di un bambino) Croiset affermò che il piccolo era morto (e invece tornò a casa): i suoi sostenitori dissero allora che aveva "sentito" la morte di un altro bambino, soffocato per incidente in un frigorifero...

Qualcosa di non molto diverso avviene quando questi veggenti vengono interrogati sulla sorte dei bambini scomparsi vicino a un canale: è evidente che in tal caso vi è un'alta probabilità che ciò che essi dicono "è annegato" oppure "è stato seviziato") sia vicino alla verità (e naturalmente vengono riferiti solo i successi e non gli insuccessi).

Se però qualcuno si rivolge a questi veggenti dicendo che suo figlio è scomparso, mentre invece se ne sta tranquillamente a casa (è quello che fece Ph.B. Otterwanger in un esperimento condotto per conto di un giornale olandese, De Gooi en Eemlander), si può facilmente constatare che le risposte sono del tutto fantasiose, prive di ogni fondamento. Ogni veggente "vedeva" una cosa diversa.

In un'altra circostanza, riferita da Ph.B. Otterwanger, molti veggenti (tra cui Croiset) furono chiamati a cercare il corpo di un bambino scomparso presso il canale Singel, ad Amsterdam. Alcuni dicevano che era annegato, altri che era stato seviziato: ma nessuno si accorse della "presenza" del bambino, che era lì a pochi passi, chiuso in un cassone dove si era rintanato per gioco e dal quale non era più riuscito a venire fuori...

Piero Angela, Giornalista e scrittore. Il suo ultimo libro si intitola "Ti amerò per sempre. La scienza dell'amore" (edito da Mondadori).

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