I medium parlano con i morti: c'è la prova?

Sorpresa ha suscitato la notizia, rilanciata in Italia lo scorso martedì 6 marzo da La Stampa, secondo cui un gruppo di scienziati dell'Università dell'Arizona avrebbe verificato sotto controllo la capacità di cinque medium di contattare "spiriti" nell'aldilà. Lo studio, condotto dal prof. Gary Schwartz, sarà pubblicato sul prossimo numero del Journal of the Society for Psychical Research, la più antica associazione inglese dedita allo studio dei fenomeni paranormali.
Vediamo come si è svolto l'esperimento e cerchiamo di capire qual è la sua validità scientifica.

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"Ogni medium", si legge su La Stampa, "e il parente della persona scomparsa, per circa un'ora, sono stati messi a confronto. I due non potevano vedersi direttamente, ma erano divisi da un vetro-schermo, evitando così influenze di sguardi. Il colloquio (il parente del defunto poteva solo rispondere alle domande specifiche con sì o no) è stato filmato dalle telecamere del laboratorio dell'università e sono emersi i risultati davvero incredibili: il medium era in grado di riportare anche 80 particolari personali sulla persona morta (dal nome al tipo di allergie, fino alle precise circostanze della causa del decesso). I particolari erano al 93 per cento precisi, dettagliati e veri. Anche nel colloquio con un secondo parente c'è stata questa straordinaria successione di informazioni sull'estinto".

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Ora, notoriamente i medium sono famosi per la loro abilità di "spremere" informazioni ai loro clienti utilizzando tecniche psicologiche molto raffinate note con il nome di "cold reading" (in cui tra l'altro si fanno domande molto generiche che hanno molte probabilità di essere giuste); la medium americana Rosemary Altea è una delle più abili a servirsi di questa strategia - che nulla ha di paranormale, naturalmente.
Quali precauzioni dunque sono state prese nello studio americano? La Stampa non lo spiega, ma lo dice il Telegraph di Londra: "Gli studiosi hanno respinto questa obiezione ricorrendo a un gruppo di controllo formato da 60 persone a cui è stato chiesto di provare a fornire ai parenti dei defunti lo stesso tipo di informazioni fornite dai medium. Il punteggio medio ottenuto dal gruppo di controllo è stato del 36 per cento, con picchi solo del 54".
Per Gary Schwartz ci troviamo di fronte a "un gruppo di medium eccezionali, capaci di fare qualcosa di straordinario".
L'opinione degli scettici è del tutto diversa. Il prof. Chris French, psicologo al Goldsmiths College di Londra, dice: "Questo studio ha risultati così fuori dall'ordinario che bisognerà esaminare attentamente il modo in cui è stato condotto". Il dr. Richard Wiseman, psicologo all'Università dell'Hertfordshire, è ancora più chiaro: "Non sono colpito da quanto ho visto finora. Sappiamo che risposte sì-no possono offrire moltissimi indizi. È possibile indovinare l'età, l'accento, quanto è entusiasta il tono della voce ai suggerimenti offerti..."
Forse, l'obiezione più importante, però, è quella relativa al gruppo di controllo. Chiedere a 60 persone di provare a indovinare informazioni sui defunti non ha alcun senso. Sarebbe come chiedere a un gruppo di barman di preparare dei cocktails e poi chiedere a persone prese per la strada di rifare gli stessi cocktails. Chissà chi farà i cocktails più buoni?
Un vero gruppo di controllo avrebbe dovuto essere composto da persone esperte di cold-reading, capaci cioè di indovinare dettagli personali anche solo sulla base di risposte sì-no. Solo a quel punto i risultati ottenuti dai due gruppi, medium e cold-readers, avrebbero potuto essere confrontati e, solo nel caso in cui i medium avessero ottenuto le loro informazioni per via spiritica il loro punteggio avrebbe potuto essere migliore di quello del controllo.
Leggeremo lo studio quando sarà pubblicato sul JSPR, ma da quanto si è visto finora non sembra esserci nessun motivo per ritenere che i medium studiati abbiano realmente dimostrato un contatto con l'aldilà.

Massimo Polidoro

Per saperne di più:
l'articolo de La Stampa
l'articolo del Telegraph

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