Detto da noi: dove va il CICAP

Intervista a Sergio Della Sala

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Sergio, a sinistra, al convegno del CICAP di Saint-Vincent, 1992, con Basava Premanand e Franco Ramaccini, prematuramente scomparso.
Esce oggi il secondo numero della rubrica "Detto da noi", dedicata a far conoscere le attività della nostra associazione e le persone che le portano avanti (qui l'elenco completo delle interviste).

Oggi facciamo due chiacchiere con il presidente del CICAP, Sergio Della Sala.

Laureato in medicina (Berkeley-Milano), specializzato in neurologia e dottore di ricerca in psicobiologia, il professor Dalla Sala dirige l’unità di Human Cognitive Neuroscience della University of Edinburgh , ha lavorato ad Aberdeen in Scozia e a Perth, Australia. È editor-in-chief di Cortex e Fellow della Royal Society. Il suo campo di ricerca è il rapporto tra il cervello, le sue lesioni e il comportamento umano, in particolare memoria e amnesia. Ha scritto oltre 600 lavori sperimentali in riviste peer-reviewed e parecchi libri specialistici e divulgativi. Gli è stato assegnato il primo premio "Tam Dalyell for Excellence in Engaging the Public with Science ". Dal 2012 è presidente del CICAP (e ne è estremamente orgoglioso).


Come è cambiato il CICAP da quando hai contributo a fondarlo e da quando ne sei diventato il presidente?

L’avventura del CICAP è cominciata oltre 30 anni fa con tanto entusiasmo, ci si conosceva tutti di persona, le iniziative sembravano riunioni tra vecchi compagni e compagne, tutto si basava interamente sul volontariato e sulla condivisione. Questo periodo ha lasciato in me memorie indelebili, e forgiato amicizie durature e solide. Ma c’era anche una notevole dose di dilettantismo e improvvisazione. Con il passare del tempo il CICAP si è molto ingrandito, siamo diventati molto più professionali, abbiamo fondato gruppi locali, siamo cioè diventati una vera e propria associazione, con una struttura e di un’organizzazione complessa, che quindi non può più basarsi esclusivamente sul volontariato, anche se questa rimane la parte preminente del nostro lavoro. Senza l’abnegazione, la perizia, la passione, l’impegno e la gentilezza di centinaia di volontari saremmo in grado di ottenere ben poco.
Il primo punto distintivo dalle mia presidenza è stato il cambiamento del significato della P in CICAP. All’inizio identificavamo il nostro lavoro con il controllo delle affermazioni paranormali, oggi ci concentriamo sulle pseudoscienze, comprendendo il paranormale. Inoltre, abbiamo lanciato la nostra nuova, bella, rivista patinata, Query, con tutte le iniziative ad essa connesse. Ed abbiamo incanalato molte delle nostre attività in gruppi tematici, fra cui Chiedi le Prove , Scuola, Razionale Alcolica, CICAP-Med e molti altri.

Tra tutto ciò che ha fatto il CICAP negli anni, di che cosa sei personalmente più soddisfatto?

Sono particolarmente orgoglioso del tono che usiamo nelle nostre comunicazioni, nelle interazioni con gli altri, nei dibattiti, perfino nei confronti accesi. Si discute di argomenti, non di persone, gli argomenti ad hominen sono odiosi ed inefficaci, oltre che culturalmente grevi.
Sono contento che chiediamo scusa se sbagliamo, che cerchiamo di imparare anche da chi propone punti di vista diversi, e che li rispettiamo. Certo, esistono i ciarlatani che approfittano del candore di molte persone, i truffatori che prosperano sulle debolezze della gente, i disonesti che mentono o barano per profitto. Purtroppo i briganti e gli speculatori allignano anche fra professionisti e ordini professionali. Questi gaglioffi vanno combattuti senza esitazione, ma le loro vittime vanno protette, non attaccate.

Che cosa possiamo imparare dalle associazioni analoghe alla nostra nelle altre nazioni, in particolare dagli scettici del Regno Unito che tu conosci bene?

Credo che il movimento italiano sia fra i più avanzati e radicati nella società tra i vari movimenti europei che mirano a stimolare il pensiero critico. Di questo dobbiamo essere fieri. Nel Regno Unito, un movimento che fa un buon lavoro è Sense about Science . Da loro dovremmo imparare a coinvolgere maggiormente i giovani, soprattutto in ambito accademico. La nostra azione però è caratterizzata da maggior senso critico, il rischio di sostenere la scienza ciecamente è quello di scadere nello scientismo.

Qual è secondo te la missione specifica del CICAP nella società di oggi, considerando che molti di noi non sono né scienziati né giornalisti scientifici?

La scienza è una delle migliori espressioni di democrazia. La scienza è altamente democratica perché si basa su argomenti. Se l’argomento di Pierino è più cogente dell’argomento di Aristotele, la scienza abbraccerà l’argomento di Pierino. Se i dati di Pierino sono più solidi dei dati di Aristotele, la scienza si baserà sui dati di Pierino. Pierino può falsificare Aristotele, indipendentemente dal potere di Aristotele. È proprio l’espressione di questa democrazia la missione del CICAP. Capire che, siccome ragioniamo ed agiamo guidati da strumenti imperfetti come il nostro sistema cognitivo, le nostre basi emozionali, le nostre reazioni ambientali, le nostre cornici semantiche, i nostri conflitti e le nostre pulsioni, abbiamo bisogno di regole esterne ai nostri sensi e alle nostre esperienze per prendere decisioni sociali. Uno dei nostri valori portanti è quindi che chiunque immetta nel dibattito pubblico affermazioni e ipotesi di spiegazione debba sostenerle da prove. È una forza il fatto che il CICAP sia formato da persone di varia estrazione culturale e sociale, e non solo da scienziati ed accademici, che anzi sono in minoranza. Chiunque deve sentirsi benvenuto.

Quale impronta vorresti lasciare al CICAP durante il tuo mandato come presidente?

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Sergio Della Sala modera la sessione del CICAP Fest 17 su fake news a debunking con Beatrice Mautino, Susan Gerbic e Paolo Attivissimo. Fotografia di Roberta Baria.
Essendo uno scienziato di professione e un accademico, il mio ego è piuttosto enfiato. Ma non al punto di tale presunzione da non sapere che non esiste un’impronta personale in un’attività collettiva. Ti ricordi della lumachella vanitosa di Trilussa? La lumachella de la vanagloria/ch’era strisciata sopra un obelisco,/guardò la bava e disse: già capisco/che lascerò un’impronta ne la Storia!

Quali sono i tuoi obiettivi e le tue speranze per il futuro nel CICAP?

Dal punto di vista dell’associazione, l’obiettivo è di vederla sempre più riconosciuta come aperta e non elitaria, senza che questo comporti lo sminuire della competenza. Tutti partecipiamo offrendo ciò che abbiamo, ma non tutti possono disquisire di tutto. Come diceva il saggio nonno di Kirikú che viveva sulla Montagna Proibita «Io so solo poche cose!». Il riconoscimento dell’altrui competenza è un altro pilastro del processo democratico. Dal punto di vista personale invece spero di continuare a divertirmi, ad imparare, a conoscere, partecipando alle attività del CICAP, che per me è stato ed è palestra di vita.
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