Miracoli recenti e misteri antichi

Dalle statue di Medjugorie alle piramidi egiziane, per finire tra le spighe di un campo di grano...

Giorni fa mi trovavo a Medjugorie, per accompagnare la mia ragazza in un pellegrinaggio.
Non essendo interessato alle funzioni religiose, ho passato molte ore a girovagare per il paesello erzegoviano. Sono un biologo, e mi approccio alla vita con pragmatismo e razionalità, perciò speravo di approfondire le mie conoscenze sulla fenomenologia miracolistica di Medjugorie.
Dietro il Duomo del paese, mi dissero alcuni pellegrini, si trova una grossa statua in bronzo: il Cristo crocefisso e risorto, dello scultore Andrej Ajdiã. Dal ginocchio destro del redentore, mi spiegarono, fuoriesce un abbondante stillicidio di liquido, apparentemente inspiegabile.
C'era chi affermava che si trattava di un liquido misterioso, risultato indecifrabile alle sofisticate apparecchiature scientifiche che lo avevano (avrebbero?) analizzato; c'era chi invece sosteneva che si trattasse di olio santo, chi di lacrime. Mezz'ora dopo ero sul posto. La statua, davvero imponente, era completamente circondata da fedeli. Quando raggiunsi la statua potei notare che da una piccola tacca, una imperfezione del bronzo, stillavano minute goccioline di liquido trasparente. Chiesi a qualche fedele di mostrarmi il fazzoletto col quale l'avevano raccolto. Speravo di poterne stabilire il colore, ma le aliquote erano troppo piccole per fare qualsiasi valutazione. Decisi allora di mettermi in fila, ma iniziò a piovere e dovetti rinunciare. Tornato in albergo, provai a ragionare su quanto avevo visto. Non sono un fisico, ma ritengo che esistano diverse spiegazioni scientificamente plausibili dell'evento e che siano di facile verifica. Basterebbe, ad esempio, ispezionare il ginocchio della statua alla ricerca di un difetto di fusione: un canalicolo attraverso lo spessore del metallo, che metta in comunicazione l'interno cavo della stessa con la fessura dalla quale stilla il liquido. Una o più infiltrazioni d'acqua, site a monte rispetto al ginocchio, alimenterebbero il miracoloso drenaggio. Come spiegare il canalicolo? Una cricca, cioè un assottigliamento dello spessore del bronzo occorso in fase di fusione, col tempo avrebbe causato un piccolo cedimento strutturale, che a sua volta avrebbe aperto una microfrattura dalla quale l'acqua sporca stillerebbe verso l'esterno.
Ciò è coerente col fatto che il "miracolo" si sia verificato a distanza di qualche anno dall'installazione della statua, risalente al 1998: è occorso tempo perché il cedimento strutturale avesse atto. Un'altra spiegazione, che ha il vantaggio di non implicare la presenza del canalicolo, si fonda su plausibilità di natura fisica. Quando la temperatura si abbassa, il vapore acqueo si condensa sulle superfici. È il fenomeno per il quale una bottiglia tolta dal frigo in breve tempo si appanna o per il quale si forma la rugiada. Analogamente, per molte ore della giornata, la superficie della statua è ricoperta da un sottile film di acqua, strappata all'atmosfera. Medjugorie ha clima molto umido: io stesso vi trovai solo pioggia e cattivo tempo. Come già ho detto, lo stillicidio ha origine in corrispondenza di una fessura, visibile ad occhio nudo. È probabile che essa funzioni come un'aletta di condensatore, generando una gocciolina sufficientemente grossa da scivolare verso il basso. La frequenza del gocciolamento sarebbe quindi proporzionale alla PH2O: l'umidità relativa dell'atmosfera. Il dato è coerente con quanto affermato da molti pellegrini devoti: il flusso è incostante, mostrandosi talvolta abbondante, talvolta scarso. Quale che sia il razionale del "miracolo", senza dubbio il fenomeno è meritevole di approfondimenti: sarebbe opportuno, ad esempio, far analizzare il liquido. In questo modo si potrebbero fare considerazioni sulla sua entalpia di condensazione e vaporizzazione (la variazione di energia necessaria a passare da uno stato fisico ad un altro). Operato quanto sopra, si potrebbe passare a una rendizione termica della statua, con enfasi sul ginocchio, e a un'analisi qualitativa e quantitativa della lega di cui è composta, onde escludere bizzarri - ma tutt'altro che impossibili - fenomeni elettrochimici. Ovviamente, prima di ogni cosa, è necessario escludere il dolo.
Pasquale Saggese

Risponde Francesco D'Alpa:

La caduta di gocce di liquido, solitamente piuttosto lenta, da un manufatto in bronzo non è un avvenimento inconsueto. Se ne è avuto un caso nel 2002 a Castel di Iudica (CT), si trattava di una statua di Padre Pio. L'evento durò parecchie settimane. Ho avuto modo di indagare approfonditamente questo presunto fenomeno e di fotografare la cosiddetta "lacrimazione", giungendo alla conclusione che le gocce fuoriuscivano da piccole fratture, presenti in vari punti della statua. Le analisi del liquido, effettuate in diversi laboratori non evidenziarono nulla di significativo che convalidasse una genesi prodigiosa. In questo caso ho potuto dare una spiegazione dell'evento e del suo andamento nel tempo, molto simile a quella da lei così chiaramente proposta, e che mi trova abbastanza d'accordo. La mia indagine non è stata comunque ancora pubblicata, e apparirà quanto prima su S&P.

Sono uno studente universitario solitamente molto scettico e coi piedi per terra, ma mi è stata raccontata una cosa che mi ha spiazzato. Un'amica sostiene che le piramidi egizie, ma anche quelle in tutto il mondo, identificano, prolungando la loro verticale, una data astrale ben precisa e in comune con tutte le altri costruzioni piramidali. Sostiene che sono stati fatti degli studi sulle costellazioni dell'epoca e proprio in questo modo si sarebbe verificato che tutte "puntano" verso la costellazione di Orione. Se fosse vero sarebbe quanto mai particolare... Io non ho le conoscenze necessarie per smentirla e, cercando in Internet, ho trovato solamente siti new age che non mi sono stati di aiuto.
Guglielmo Destro

Risponde Marcello Garbagnati, curatore del sito www.egittologia.net :

Osservando le stelle dalla Piana di Giza, oltre alla costellazione di Orione, se ne possono identificare molte altre, con tre stelle disposte in modo simile alle tre grandi piramidi. Ad esempio:
Andromeda: pi, delta, epsilon; Aquila: gamma, alfa, beta; Carina: kappa, upsilon, esse; Centaurus: fi, theta, 2 / gamma, sigma, delta; Cepheus: zeta, nu, alfa; Corona Borealis: alfa, gamma, delta; Draco: zeta, eta, theta; Gemini: mu, nu, gamma; Hercules: xi, mu, lambda / mu, lambda, delta; Ophiucus: 44, theta, 36; Orione: Mintaka; delta Orionis / Alnilam; epsilon Orionis / Alnitak; zeta Orionis; Scorpius: lambda, kappa, iota / iota, alfa, sigma / beta, pi, delta; Taurus: alfa, theta, gamma / gamma, delta, epsilon; Ursa Major: zeta, epsilon, delta / fi, theta, iota; Ursa Minor: alfa, delta, epsilon / S, beta, gamma.
Come i nostri astronomi, anche gli egizi passavano moltissimo tempo a scrutare il cielo, un cielo al quale noi, a causa dell'inquinamento, non siamo abituati. Un cielo guardando il quale si poteva davvero dire: sembra di poter toccare le stelle con un dito. Non dobbiamo quindi sorprenderci se l'antico popolo si ispirò alla volta celeste per creare i propri miti, la propria arte e i propri simboli, esattamente come fanno i nostri architetti e artisti quando si ispirano alla natura; si pensi alle guglie della Sagrada Familia di Barcellona, ispirate a una foresta.
Studiando la storia della religione egizia e il suo simbolismo, appare evidente come la natura occupi una posizione centrale nella cultura di quell'antico popolo, come emerge anche dall'analisi della rappresentazione che ne viene offerta nei miti e nelle leggende, ma anche nei documenti che descrivono la vita quotidiana. Questa non è una caratteristica specifica della sola civiltà egizia, ma accomuna praticamente tutte le antiche civiltà. È in epoca moderna, infatti, che ci si è distaccati da questo intimo rapporto con la natura, che comunque permane nell'arte, nell'architettura, in alcune religioni e ahimè nelle pseudo-scienze (astrologia).
Tornando alle nostre piramidi e alla loro similitudine con Orione, non possiamo non citare l'enigma dei famosi condotti, che alcuni sostengono puntino verso le stelle della "cintura". Tali condotti non sono rettilinei e il loro percorso non è completamente noto, al pari della loro reale funzione. Una delle ipotesi che incontra il maggior numero di consensi fra gli egittologi è quella che vede tali condotti dedicati all'aerazione degli ambienti interni.
Ci sarebbero tantissimi punti su cui discutere, ma, come spesso accade quando non si hanno documenti scritti (i papiri di progetto), è necessario utilizzare il buon senso e partire dalle prove archeologiche oggettive. In questo caso le prove archeologiche principali sono la presenza stessa delle piramidi e di tutte le incredibili strutture che compongono la piana di Giza (le cave dei grandi blocchi, i villaggi degli operai, le barche solari, i templi, le rampe.) e la conoscenza approfondita e documentata da fonti scritte di una civiltà durata millenni.
Alla luce di queste conoscenze, ci troviamo nella situazione di poter ipotizzare che le piramidi siano state costruite in quella posizione in base a un progetto unitario, che si è in qualche modo ispirato alla natura. Non vi sono sufficienti elementi per asserirlo, ma diversi indizi permettono di ipotizzare che chi ha progettato la piana abbia cercato ispirazione nel cielo per ricreare la perfezione della natura.
Costruire una teoria che sia in grado però di spiegare il come, il quando e il perché, non è ancora possibile, ma le questioni aperte forniscono lo spunto per interessanti discussioni e confronti tra esperti del settore. E voglio sottolineare il fatto che è importante siano gli esperti del settore ad avere l'ultima parola in quanto solo loro sono in grado di capire se un'idea o un'ipotesi è sensata nel contesto che si sta analizzando. Contesto che non può essere interpretato formulando ipotesi deboli, dal momento che la sua comprensione è il risultato di anni di studio condotto su innumerevoli prove oggettive e documenti scritti, la cui traduzione e interpretazione deve essere affidata a chi ha le competenze metodologiche e tecnico-scientifiche per poterla realizzare.
In definitiva i tanti "misteri" che racchiudono le piramidi di Giza sono sicuramente ancora da svelare e rappresentato un'ottima ginnastica per la mente di egittologi e ricercatori, ma tali misteri riguardano questioni specifiche e non domande di carattere generale che riguardano la natura di queste grandi strutture (umana? Di una civiltà pre-egizia? Concentratori di energie?...), alle quali gli studi condotti hanno già dato risposta. Le piramidi sono tombe, cenotafi o comunque luoghi di culto costruiti circa tremila anni fa. Da questa consapevolezza deve muovere la ricerca circa la tecnica con cui sono state costruite, il loro rapporto con la simbologia astrale, eccetera.
Il tutto senza dimenticare che, in assenza di prove e di sufficienti elementi, non è per forza necessario arrivare a una soluzione definitiva: si tratta invece di continuare a studiare il problema.

È possibile che ci sia un legame fra il fenomeno dei crop circles e non meglio identificate "giocose" esercitazioni con satelliti dotati di tecnologia laser?
Francesco Risola

Risponde Francesco Grassi:

È alquanto improbabile che ci sia un legame fra i crop circles ed esercitazioni con satelliti dotati di tecnologia laser per diversi motivi. Non è plausibile che vengano utilizzati dei campi privati piuttosto che dei campi riservati allo scopo, né è plausibile che un'esercitazione venga svolta in quel modo bizzarro poiché non sarebbe di alcuna utilità. Ma il motivo più importante è che non è possibile piegare il grano con il laser senza incenerire tutto. Il laser è un fascio di luce (cioè onde elettromagnetiche), e un fascio di luce della potenza di 1 kW, che è già una potenza molto elevata, esercita una forza pari a circa 3,3 micronewton che equivalgono a un peso di 0,34 milligrammi. Una goccia d'acqua eserciterebbe una forza maggiore. Una potenza sufficiente a schiacciare le spighe le ridurrebbe in cenere molto prima. Quanto alla remota possibilità di effetti indiretti, è opportuno notare che perfino i principali sostenitori della presenza di microonde o altre onde elettromagnetiche durante la formazione dei cerchi le considerano un fenomeno collaterale, che non ha alcun ruolo attivo nel piegare gli steli.
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