Te lo dico con parole tue

La scienza di scrivere
per farsi capire
di Piero Bianucci
Zanichelli, 2008
pp. 204, € 9,80

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"Dillo con parole tue" è una frase che spesso sentiamo come invito a essere più chiari. E chiaro, ma sempre molto elegante, è l'ultimo libro di Piero Bianucci, Te lo dico con parole tue, edito da Zanichelli nella collana Chiavi di Lettura. Il noto giornalista e divulgatore scientifico fornisce ai lettori un prezioso vademecum per imparare a scrivere di scienza. Ma non solo.
Bianucci incuriosisce dalla prima pagina e subito mostra di rivolgersi a tutti, aspiranti giornalisti e studenti di scuole superiori, ricercatori e docenti, dirigenti, amministratori e politici. Essere un comunicatore efficace oggi è quanto mai difficile e sempre più necessario, per migliorare «la qualità della vita nostra e altrui». Ecco perché diventano indispensabili maestri e letture di riferimento. E quello che fa Bianucci in questo testo è proprio raccogliere in modo preciso e mai pedante regole, esempi ed esercizi di comunicazione della scienza. Non mancano le ricette per comunicare, corredate da quel pizzico di grammatica che non guasta, anzi esalta il sapore della comunicazione. Chi inizierà la lettura di queste pagine non si sentirà soltanto parte della redazione di un quotidiano, impegnato ad affrontare gli ostacoli di sempre tra comunicabilità della notizia scientifica (e non) e ricerca delle fonti più attendibili. Incontrerà i grandi di un tempo, da Manzoni a Fenoglio e li ascolterà cominciare e finire il loro racconti. Li affiancano capolavori e scivoloni di giornalisti autorevoli, cronache di scoperte scientifiche e racconti di grandi "bufale" della scienza, dalla "memoria" dell'acqua alla clonazione di cellule staminali umane. Senza trascurare discorsi di filosofia e sociologia della scienza che oggi più che mai sono fondamentali per un buon comunicatore. Il manuale si articola in sette capitoli e la loro struttura a paragrafi brevi, idea per idea, rende la lettura molto agile. Come ricorda l'autore, il risultato finale di un buon articolo di divulgazione scientifica, ben strutturato e documentato, darà «un'impressione di agilità, velocità e coerenza».
Della divulgazione scientifica ci sono almeno due modelli: comunicazione come traduzione e spettro continuo. Il primo definisce il buon divulgatore scientifico come chi "traduce dall'italiano all'italiano", per usare parole di Piero Angela, che ha dedicato la maggior parte della sua vita alla diffusione della cultura scientifica. Il secondo considera la divulgazione scientifica come una serie continua di cinque livelli, da quello intra-specialistico a quello popolare, come ha proposto il sociologo della scienza Massimiano Bucchi. E poi c'è il terzo modello che propone Bianucci e rappresenta l'essenza del suo manuale: «la divulgazione come atto creativo: un atto che - sia pure con modestia e cautela - aggiunge qualcosa alla scienza che spiega». Il buon divulgatore saprà individuare il suo destinatario e gli racconterà il metodo scientifico che sta alla base di una scoperta, con l'uso di metafore e analogie alla vita quotidiana, in modo piacevole e leggibile, insieme con la dose di nozioni del retroterra sufficiente a contestualizzare la notizia. Ecco come la buona divulgazione, sottolinea Bianucci, ha la dignità di un genere di scrittura a sé stante, molto diverso dalla semplice comunicazione tecnica. Le parole di Žukovskij citate dall'autore riassumono bene questo concetto: ciò che si scrive con fatica, si legge con facilità.

Un commento speciale merita infine l'ironica "avvertenza" che il lettore troverà al fondo dell'indice. La buona divulgazione può efficacemente diffondere notizie sbagliate. Ed è forse questo il valore aggiunto di Te lo dico con parole tue. La speranza che anche in ambiti diversi dalla scienza, specialmente nei comportamenti sociali e in politica, si applichi un metodo analogo al metodo scientifico, che «in un certo senso è la carta costituzionale della Ragione».
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