Chupacabra o coyote?

Il ritrovamento di uno strano animale a Cuero (Texas) apre scenari inquietanti. Oppure no?

  • In Articoli
  • 01-11-2008
  • di Giorgio Castiglioni
Nel luglio 2007 Phylis Canion, proprietaria di un ranch a Cuero, in Texas, ha trovato un canide morto dall’aspetto insolito. Secondo la donna, alcune caratteristiche dell’animale, tra le quali l’assenza di pelo e di incisivi, indicavano che non si trattava di una specie conosciuta. Canion si è detta convinta che si trattasse di un esemplare di chupacabra (o chupacabras), la leggendaria creatura che uccide il bestiame e ne succhia il sangue.
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Phylis Canion mostra una foto del misterioso animale.
Un campione di tessuto dell’animale è stato portato alla Texas State University di San Marcos dove una squadra di ricercatori guidata da Michael Forstner, zoologo specializzato in genetica, ha effettuato l’analisi del DNA mitocondriale (mtDNA). Dall’esame è risultato che l’animale era semplicemente un coyote[1][2].
Phylis Canion ha contestato il verdetto e non sembra intenzionata a cambiare, sulle magliette che vende, la scritta “L’estate del chupacabra” con quella che sarebbe più esatta, ma forse meno appetibile sul mercato, “L’estate del coyote morto”. A suo parere ci sarebbero dei particolari che impedirebbero di ritenere la bestia un coyote. La caratteristica più evidente dell’animale di Cuero era la mancanza di pelo. La spiegazione più ovvia era che l’animale potesse averlo perso a causa di una malattia cutanea. Canion ha invece sostenuto che l’animale era sano, ma nemmeno nella spiegazione data davanti alle telecamere del programma di Rai Due Voyager[3] si è capito su cosa si basasse tale sua convinzione. Per sostenere la sua tesi, ha poi aggiunto che la scabbia può far cadere il pelo in alcune zone, ma non su tutto il corpo. Si tratta però di un’affermazione priva di fondamento. Tra l’altro, già due anni prima, nel luglio del 2005, si era parlato di chupacabra per un animale privo di pelo ucciso a Elmendorf, in Texas, e Danny Pence, professore di parassitologia al Texas Tech University Health Sciences Center di Lubbock, aveva chiarito che si trattava di un coyote affetto da scabbia.
Canion ha fatto notare che l’animale non aveva denti nella parte della mascella superiore compresa tra i canini. Prima di pensare a un tratto distintivo di una nuova specie, sarebbe stato meglio, però, prendere in considerazione l’ipotesi che l’animale, un esemplare di età avanzata, potesse aver perso gli incisivi.
Secondo Canion la proporzione tra la lunghezza degli arti anteriori e posteriori non sarebbe compatibile con quella di un coyote. Nella foto dell’animale, però, come ha scritto il criptozoologo Lorenzo Rossi, non si vede “nulla di anomalo” neppure sotto questo aspetto.[4]
Canion ha anche indicato la presenza di un foro nella gengiva. Forse, come a Lorenzo Rossi, potrà venirvi l’idea che il buco corrispondesse a un dente caduto. Canion, invece, ha preferito inventare la stravagante, a dir poco, ipotesi che attraverso tale foro l’animale aspirasse il sangue delle sue prede.
Del caso di Cuero si è occupata, come sopra si è accennato, anche la trasmissione di Rai Due Voyager. Il conduttore del programma, Roberto Giacobbo, è andato in Texas, ha intervistato Phylis Canion, ha assistito all’apertura della busta con il responso delle analisi del DNA e ha poi fatto alcune domande a Michael Forstner.
Giacobbo ha creduto di aver trovato un punto debole nella spiegazione della squadra della Texas State University quando Forstner ha parlato di un DNA quasi identico a quello conosciuto per il coyote. A suo giudizio, la presenza della parola “quasi” suggeriva che l’animale appartenesse a una specie sì molto vicina al coyote, ma comunque distinta. Sembra che il conduttore di Voyager sia partito dall’idea che gli esemplari appartenenti a una stessa specie abbiano un DNA del tutto identico. Si tratta però di una convinzione errata.
La sequenza di mtDNA dell’animale di Cuero non è identica alle tre sequenze di mtDNA di coyote che la squadra di Forstner ha trovato nella banca dati genetica e usato per il confronto, ma neppure queste tre sequenze sono identiche tra loro. E così sarebbe per ogni altro coyote. Insomma, la presenza di qualche variazione è ciò che ci si deve attendere e la bestia di Cuero non presenta differenze maggiori di quelle che potremmo aspettarci da un qualunque coyote.
Nella tabella mostrata da Voyager mentre Giacobbo parlava con Forstner, le tre sequenze di mtDNA di coyote della banca dati erano quelle al centro dello schermo, contrassegnate dalle sigle DQ480509 (un coyote del Nebraska), AY172675 (uno di cui non è indicata la provenienza) e DQ480511 (uno del Colorado), che formavano un gruppo ben distinto dalle altre presenti sullo schermo (per chi fosse interessato a saperlo, quelle sopra erano di cani domestici e quelle sotto di lupi indiani). La scritta CHUPA, che rappresentava la sequenza del presunto chupacabra di Cuero, era collocata nel gruppo dei coyote. Quindi bastava dare un’occhiata alla tabella per capire che, dato che DQ480509, DQ480511 e AY172675 erano coyote, lo era, evidentemente, anche la bestia di Cuero. Se fosse stato un animale di un’altra specie, la scritta CHUPA sarebbe apparsa al di fuori del gruppo delle sequenze dei coyote e non al suo interno.
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La testa dell'animale.
Giacobbo ha invece chiesto allo studioso: «Lei ha detto che ha un DNA simile, non uguale a quello del coyote. Quindi può essere della stessa famiglia, con un DNA sconosciuto fino a questa sera?».
Forstner ha cercato di chiarire l’equivoco in cui il conduttore era caduto. «Questi» ha detto indicando il gruppo delle sequenze di mtDNA sopra citate «sono tutti coyote. Questo animale [la bestia di Cuero] appartiene allo stesso gruppo e non presenta più variazioni di quelle che osserviamo nei coyote da qui alla California».
Di fronte a un’affermazione tanto netta, lascia perplessi la conclusione di Giacobbo: «Avete sentito? È un DNA che non coincide perfettamente con quello di altri animali. Certo, è vicino a quello dei coyote, quindi probabilmente questo animale ne è parente, ma il DNA non coincide alla perfezione con quello di un animale conosciuto. Quindi si tratta di un animale ancora da scoprire. Come vedete la leggenda del chupacabra lentamente sta diventando realtà».
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La perplessità della proprietaria. E se è perplessa lei...
A dir la verità a me sembra che Forstner abbia detto proprio il contrario e quando ne parlo con lui me lo conferma: «Sì, hanno dato un’interpretazione erronea. La sequenza del DNA di Cuero ha delle differenze dal DNA conosciuto di coyote, ma nessuna differenza che indichi che sia nient’altro che un coyote. Per esempio la variazione tra i cani domestici è molto più grande di quella tra le sequenze dei coyote». Dunque, che ci siano leggere variazioni non è affatto una sorpresa. «La variazione è attesa» dice lo studioso, facendo notare che si è appositamente scelto di analizzare «un’area del mtDNA che è piuttosto variabile», il D-loop, che per questo motivo «è comunemente usato negli studi sulle popolazioni (comprese quelle umane)».
Forstner fa riferimento alla tabella con le sequenze di mtDNA: «Vedi il ramo su cui si trova il gruppo delle sequenze di coyote? Corrisponde a tutti i cambiamenti che sono specifici per il coyote. È molto lungo». Il fatto che la sequenza dell’animale di Cuero condivida con le tre sequenze di coyote trovate nella banca dati queste peculiarità rispetto alle altre specie ci dice quindi che si tratta di un coyote.
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Ecco come un bravo fotografo può rendere un normale cane un animale alquanto terrificante.
Possiamo insomma concludere con la netta affermazione di Forstner: «L’animale di Cuero ha un mtDNA di coyote, non si discute».

Giorgio Castiglioni Bibliotecario, ha studiato notizie, voci e leggende su animali misteriosi ai quali ha dedicato diversi articoli.

Un ringraziamento a Michael Forstner per le sue informazioni sulla vicenda di Cuero.

1) Marc Speir, Chupacabra? Texas State testing DNA of strange Cuero creature, 31 agosto 2007: www.txstate.edu/news/news_releases/news_archive/2007/08/Chupacabra083107.html
2) Jayme Blaschke, Texas State researchers solve mystery of Cuero Chupacabra, 1 novembre 2007: www.txstate.edu/news/news_releases/news_archive/2007/11/Chupacabra110107.html
3) Voyager, 19 novembre 2007
4) Lorenzo Rossi, intervento del 20 novembre 2007, ore 13:43, nel forum di Criptozoo.com: http://forum.criptozoo.com/forum_posts.asp?TID=1410&PN=1&TPN=3


Per saperne di più:
Jeorge Zarazua, Elmendorf creature wasn’t part of legend, 5 agosto 2005: www.mysanantonio.com/news/metro/stories/MYSA050805.1B.chupacabra_folo.2514835b8.html
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