Rabdomanzia e vene d'acqua

  • In Articoli
  • 14-11-2009
  • di Nello Lo Monaco
Sono un geologo e ho letto l'articolo "Ma l'acqua c'è o no? La rabdomanzia sconfitta dalla permeabilità", di Nello Lo Monaco, tratto da Scienza & Paranormale n. 49. Premetto che non sono un sostenitore della rabdomanzia, ma della scienza e del suo pensiero in generale! Vi segnalo che l'articolo dice inesattezze enormi in campo idrogeologico basando la "defence" di non esistenza della rabdomanzia su concetti scientificamente errati.

"...Si cercherà piuttosto di fornire alcune schematiche nozioni di idrogeologia, onde pervenire alla conclusione che la rabdomanzia non ha senso di esistere non in quanto fenomeno non spiegabile o dimostrabile, ma poiché teoricamente basato su un principio errato, talmente errato che porlo come base per l'elaborazione della teoria, pregiudica la teoria stessa..."
Quale principio errato ci starebbe alla base? Per l'effetto spugna allora il rabdomante trova sempre l'acqua se presente, come il geologo o mai se assente, come il geologo! Non trovate serio dopo una affermazione almeno spiegarla? Viene attaccato il concetto di "vena" dicendo corbellerie idrogeologiche che fanno accapponare la pelle a chiunque tratti l'argomento!
È arcinoto che in terreni eterogenei (più del 90 per cento dei terreni), le circolazioni idriche avvengono per vie preferenziali in ragione dell'eterogeneità stessa del sedimento. Forse l'autore queste cose le ha solo lette in qualche testo o le ha estrapolate per logica e non ha mai praticato, ma starei attento ad affermare che le vie preferenziali di circolazione delle acque sotterranee sono casi particolari. Ma ve lo immaginate il povero vecchietto che da 60 anni, scavando con pala e piccone, ha sempre visto quelle che chiama vene d'acqua, rivolgersi a un geologo che gli dice che ciò che ha visto non esiste? Speriamo che il vecchietto, ora che è in pensione e vuole irrigare il suo campo, chiami il geologo e non qualche mago! Vi invito alla cancellazione dell'articolo o perlomeno a una sua revisione, in quanto mina la credibilità e serietà della figura del geologo e scredita pesantemente anche la vostra immagine. Dott. Nicolò Doglioni

Risponde Nello Lo Monaco:

Evidentemente il dott. Doglioni è uno di quei pochi (per fortuna) geologi che non eliminano la rabdomanzia dai propri orizzonti in conseguenza degli studi scientifici effettuati, come accade per esempio anche al "dott. Ramezza" che imperversa sul forum dei geologi italiani; a questo link a titolo di esempio si possono leggere alcune chicche di Ramezza sulla rabdomanzia, che hanno molto in comune con le argomentazioni di Doglioni: http://www.geoforum.it/ubbthreads.php?ubb=showflat&Number=66206&page=5

Io stesso nelle pagine web corrispondenti al link suindicato ho cercato (unitamente ad altri colleghi) di controbattere le affermazioni di Ramezza (e implicitamente anche di Doglioni, posto che non si tratti della stessa persona...), ma a un certo punto mi sono stufato di scrivere su un muro... Non ritengo utile inseguire anche attraverso le pagine di S&P i deliri di geologi che sostengono la rabdomanzia come metodo di indagine. Del resto vi sono anche molti laureati in medicina che sostengono e praticano l'omeopatia o l'agopuntura! Il dott. Doglioni insiste nel dire che il concetto di "vena" non è una corbelleria, ma che anzi la mia critica alla rabdomanzia è inefficace proprio in quanto basata sulla critica di tale concetto. Ribadisco, e su qualunque testo di idrogeologia può essere verificato, che nei terreni porosi l'acqua si muove in maniera uniforme compatibilmente con le anisotropie naturali del mezzo; quindi è ovvio che si potranno avere porzioni a maggior deflusso in funzione di locali condizioni granulometriche e/o strutturali del terreno, ma queste "zone a maggiore permeabilità" non sono dei "canali sotterranei" in cui l'acqua scorre liberamente, né autorizzano a pensare a un modello a tubi ("vene") d'acqua, che è invece proprio quello su cui tutti i rabdomanti si basano. Un conto è l'anisotropia del mezzo, un altro l'esistenza di "tubazioni sotterranee" portatrici di acqua. In merito poi, al "...povero vecchietto che da 60 anni, scavando con pala e piccone, ha sempre visto quelle che chiama vene d'acqua" questa argomentazione va ad aggiungersi alle miriadi di testimonianze e prove per le quali ogni esperienza costituisce una teoria, dai guariti di tumore con la cura Di Bella agli avvistamenti UFO, e l'elenco potrebbe continuare. Infine, il dott. Doglioni afferma che "Per l'effetto spugna allora il rabdomante trova sempre l'acqua se presente, come il geologo o mai se assente, come il geologo!" e crede di aver scritto un argomento a supporto della sua critica; ed è qui che fa autogol, in quanto la frase scritta ironicamente corrisponde proprio alla realtà dei fatti: in condizioni di permeabilità diffusa, in terreni imbibiti, il rabdomante trova facilmente l'acqua perché essa è ovunque; più difficile, anche per il geologo, è trovare acqua in condizioni geologiche complesse. La differenza tra i due consiste nel fatto che il geologo, a prescindere dai risultati, utilizza metodi scientifici e scientificamente supportati e validati, mentre il rabdomante "ci prova" senza alcun supporto teorico degno delle conoscenze e della tecnologia del 2009. Spero di aver portato un piccolo contributo alla comprensione dei fatti, mi duole solo dover contrastare un collega (sic) piuttosto che un profano; mi rendo conto che, per chi legge uno scontro "ideologico" su un argomento così banale tra due geologi, è difficile stabilire chi dei due stia applicando alla discussione quanto appreso all'università, e chi invece stia sostenendo teorie "magiche", esattamente allo stesso modo dei medici sostenitori dell'omeopatia o della pranoterapia.

Dott. Nello Lo Monaco

Dipartimento Territorio
Ambiente, dirigente unità operativa S3.10 - Ragusa
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