E ad Assemini: il caso è chiuso

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  • 21-03-2011
  • di Alberto Mariani
Ricordate la Madonnina di Assemini? E’ stato uno dei primi casi di statuine sacre che hanno "lacrimato sangue" negli ultimi anni. La notizia ebbe una forte eco in tutto il Paese e suscitò l’interesse di giornali e televisione.
Era il 22 maggio del 1994 quando, nella cucina di casa Ilot ad Assemini - un paese a pochi chilometri da Cagliari - una statuina raffigurante la Madonna cominciò improvvisamente a lacrimare. Accorsero i vicini di casa ed il parroco e, dopo solo un paio di giorni, la notizia divenne di dominio pubblico. Inutili furono i tentativi della Curia di frenare l’entusiasmo. Assemini venne presa d’assalto da gruppi di fedeli provenienti da tutta la Sardegna, e da bancarelle di commercianti speranzosi di trovarsi davanti ad una nuova Lourdes. La famiglia Ilot fu "costretta" ad esporre per due ore al giorno la statuina in una teca in giardino affinché chiunque potesse godere dell’evento. La signora Ilot, intervistata da alcuni giornalisti, diceva: «E’ rimasta per quattro anni in un magazzino. Ce l’aveva regalata una famiglia di marocchini. (....) Da giorni sentivo strane voci, vedevo oggetti sparire e ricomparire. Così ho preso la statuetta per sistemarla in cucina. Domenica mattina sono andata alla radio per cambiare canale e l’ho vista. Piangeva, la Madonna, dagli occhi usciva sangue».
Dopo un paio di settimane, la Procura di Cagliari decise di indagare sull’avvenimento. Sequestrò la statuina e dispose che venissero condotti degli accertamenti. Qualcuno aveva infatti "insinuato" che potesse esistere qualche trucco, probabilmente qualche meccanismo nascosto.
Invece non si trovò nulla. Ma gli scettici non si diedero per vinti: «Forse le statuine sono due, solo una delle quali truccata».
A questo punto avvenne la svolta nelle indagini. La Procura ordinò ai coniugi Ilot di sottoporsi al test del DNA per stabilire se il loro codice genetico fosse identico a quello della "Madonna". La loro risposta fu abbastanza prevedibile ed è la stessa poi fornita anche dai proprietari della statuina "concorrente", quella di Civitavecchia: un secco rifiuto. Dopo una lunga trattativa, solo poco tempo fa si è riusciti ad ottenere che le analisi venissero eseguite.
I risultati sembrano essere inequivocabili: il DNA della signora Ilot è lo stesso di quello del sangue della statua. Inoltre, il sangue della "statuina" appartiene a quello di una persona affetta da anemia mediterranea (una malattia molto comune in Sardegna). Ovviamente anche la signora Ilot è affetta dalla stessa malattia.
Nonostante queste schiaccianti prove, la signora Ilot continua a negare che possa esserci stato qualche inganno. «Era un miracolo vero, lo giuro!», continua a sostenere. E l’avvocato della famiglia contrattacca: «E’ ovvio che il sangue non poteva essere della statuina. Ed è altrettanto scontato che se la Madonna vuole manifestarsi in qualche modo può usare le lacrime o il sangue della persona a lei più vicina». La signora Ilot ed il marito rischiano ora l’incriminazione per truffa.
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