Il CICAP: una palestra per il senso critico

Un’intervista a Adalberto Piazzoli

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Da sinistra: Angela, Ferluga, Piazzoli, Polidoro, Montali nei primi anni '90
Ci racconti del tuo coinvolgimento iniziale nel CICAP? Cosa ti aveva interessato?

Non è che ricordi proprio bene ma, dopo una vivace polemica sulla “Provincia Pavese” con un’astrologa che si faceva chiamare “Maga Osvalda” (credo nel 1989), qualcuno mi segnalò l’esistenza di un nascente CICAP e una telefonata a Piero Angela mi indirizzò a un certo Lorenzo Montali di Milano che subito mi introdusse nell’ambiente. Ricordo bene la partecipazione su invito a un convegno dell’ANPSI, l’ Associazione Nazionale Pranoterapeuti Sensitivi Italiani a S.Remo e a uno della rivista “Astra” a Riva del Garda, nonché un sopralluogo a richiesta per un caso di poltergeist a Milano.

Più che la difesa dalle frodi mi interessava (e mi interessa) la difesa della scienza e del pensiero scientifico.

Perché secondo te oggi un giovane dovrebbe scegliere di impegnarsi in un'associazione come il CICAP?

Tutti i miei studenti hanno sempre simpatizzato per il CICAP, ma, chissà perché, credo che pochi si siano iscritti. Per un giovane l’adesione al nostro comitato costituisce un’ottima occasione per sviluppare un senso critico e un doveroso scetticismo, sempre più indispensabili per navigare nell’oceano informatico di oggi. Per uno studente di materie scientifiche, poi, è anche una palestra per riflessioni epistemologiche.

Dentro la tua comunità scientifica e professionale hai mai sentito come un problema il fatto che tu fossi il vicepresidente di un'associazione che si occupava di paranormale?
Perché, secondo te, molti tuoi colleghi che lavorano nella ricerca scientifica e che pure sono d'accordo con ciò che diciamo e facciamo si tengono di fatto ai margini di questa battaglia culturale in difesa della scienza?

Questa domanda tocca un punto cruciale relativo alla nostra attività nel CICAP. Salvo rare eccezioni di credenti in qualche particolare fenomeno, per esempio nell’efficacia dell’omeopatia, tutti i miei colleghi sono solidali con noi, ridono di trasmissioni televisive come “Voyager” e “Mistero” e di molti episodi che sentono raccontare. Ma... giudicano una perdita di tempo occuparsi di queste cose: più sono stravaganti e meno meritano attenzione.

Io ho sempre avuto qualche timore a mostrare, per esempio, interventi televisivi nel mio dipartimento, quasi a prevenire nei colleghi il pensiero che sottraessi tempo ai miei doveri istituzionali. Sui miei interventi televisivi ho poi sempre avuto un dilemma: i colleghi mi hanno sempre giudicato o troppo arrogante o troppo arrendevole.

In tutti questi anni, quale è il tema o l'indagine, di cui il CICAP si è occupato, che hai trovato più interessante?

Non saprei proprio cosa scegliere, perché il CICAP ha portato l’approccio scientifico e razionale in tutti i problemi di cui si è occupato, anche in quelli più banali.

Potrei forse citare “gli incendi di Caronia”, “i crop circles”, “S.Gennaro”, “la Sindone”, questi ultimi anche per il bel garbo con cui sono stati resi pubblici nell’insidioso campo del paranormale religioso.

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Adalberto Piazzoli
C'è una storia in cui ti sei imbattuto che hai trovato per qualche ragione particolarmente curiosa?

Ne avrei tante, ma ne voglio citare una sola: quella di “Debora”.

Debora è un ragazza pugliese che una decina di anni fa induceva la Madonna a piangere... olio che raccoglieva in fialette anche ermeticamente chiuse e Garlaschelli gliene inviò appunto otto, di vetro e racchiuse in un vaso scocciato e firmato. Venne a riportarci il vaso con le fialette mezze piene di olio il rettore di un seminario, amico e protettore e di Debora. Gigi sfoderò le foto ravvicinate delle chiusure con la fiamma di tutte le fialette debitamente numerate e dimostrò che erano state palesemente manipolate e una era addirittura mancante. Sconfitta del rettore? Niente affatto!

Il miracolo della Madonna era stato ancora più clamoroso, perché i nastri adesivi sul vaso garantivano che questo non era stato aperto e in quanto alla fialetta mancante... i dolori della Madonna sono sette!

Come è cambiato secondo te in questi anni il mondo del paranormale? Di fatto negli ultimi anni ci occupiamo più di pseudoscienze che di paranormale classico: secondo te, perché?

Mah! Non sembra molto cambiato, se imperano ancora guaritori, astrologi, donne magnetiche, colliri omeopatici. Forse è cambiata la percezione nell’opinione pubblica, perché si sa che il CICAP... esiste. Anche gli operatori del paranormale lo sanno bene e per questo sono diventati più cauti e un poco più preparati (si fa per dire), salvo una minoranza che ci considera apertamente presuntuosi, prevenuti e incompetenti. Trovo molto positiva la nostra evoluzione verso le pseudoscienze: è più doveroso occuparci delle medicine alternative piuttosto che di fantasmi

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Adalberto Piazzoli
E la percezione che le persone hanno del CICAP secondo te è cambiata?

Sì, è cambiata. Il numero di nostri estimatori è aumentato e da questi siamo anche considerati sempre più autorevoli. Ma gli irriducibili avversari, come dicevo prima, sono diventati più duri e combattivi. Ci accusano addirittura di non conoscere il metodo scientifico: anche Galileo e Einstein non erano creduti...

Ti sembra che il modo in cui i mass-media si occupano dei nostri temi sia mutato?

Ma sì! Il parere del CICAP è diventato rilevante, quasi necessario, anche se una volta Umberto Eco ci disse: “Bravi ragazzi, la guerra è perduta, ma andate avanti così”.

Come vedi il CICAP tra 20 anni? Avrà ancora senso? Si occuperà delle stesse cose?

O avanza la cultura scientifica di massa, e noi possiamo contribuire a questo avanzamento, o tra vent’anni saremo allo stesso punto di oggi. Io auspico che il CICAP intervenga maggiormente nella difficile arte della divulgazione scientifica che è il più efficace antidoto alla credulità nelle fandonie paranormali.
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