Leggende di montagna

Demoni, fantasmi e giganti in Valle d'Aosta

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Point Saint Martin, AO - ©twice25
Pur essendo la più piccola regione italiana, la Valle d’Aosta sembrerebbe popolata, secondo le leggende e i racconti locali, da una gran quantità di demoni, fantasmi, fate, draghi e ospiterebbe addirittura le spoglie di un gigante. Certo, date le grandi tradizioni storico-artistiche (basti pensare alla Fiera millenaria di Sant’Orso), come poteva mancare anche un corposo bagaglio paranormale?

La stragrande maggioranza dei racconti della tradizione regionale è incentrata sul credo religioso e comprende una vasta gamma di personaggi quali diavoli, streghe, anime dannate, santi e beati. Il demonio (o Cornetta, come viene spesso chiamato), con trucchi sempre differenti, tenta di ingannare il prossimo nella speranza di venire in possesso di anime da portarsi negli inferi; analizzando queste leggende ci si rende conto ben presto di un fatto curioso: sia quando il malcapitato è un importante religioso, sia quando è un semplice servo analfabeta, le vicende finiscono sempre per ritorcersi contro il Maligno; il sovrano delle tenebre viene infatti prontamente smascherato (abbastanza ricorrente il particolare dello zoccolo che, sporgendo da sotto il vestito, ne tradisce le reali fattezze) e ingannato a sua volta.

A Pont-Saint-Martin, come in molte città d’Italia, troviamo la leggenda riguardante la costruzione di un nuovo ponte ad opera del demonio in cambio dell’anima del primo che lo avrebbe attraversato; il malefico architetto viene ancora una volta ingannato facendo passare sul ponte appena terminato non un umano bensì un cane. Questa leggenda fa ancora oggi parte del folclore locale e viene ricordata durante il Carnevale. Io sono originario di Pavia e anche lì troviamo praticamente la stessa leggenda per quanto riguarda il Ponte Vecchio sul fiume Ticino.

Il fatto che di città in città cambino i religiosi che ingannano il demonio (San Martino per la Valle d’Aosta, San Michele per Pavia) o gli animali che vengono spediti sul ponte (rispettivamente cane e caprone) può essere considerato indice di "variazioni sul tema". E del resto o il diavolo è stato così sciocco da costruire ponti in mezza Italia (facendo una piccola ricerca in rete ne ho trovati almeno 11 sparsi su tutto il territorio nazionale) senza mai guadagnarci nulla in cambio, o, più probabilmente, vi è un'origine comune della storia che, col passare del tempo, si è diffusa venendo però riadattata in funzione delle situazioni locali.

Esistono poi numerose altre leggende che riguardano streghe, fantasmi e anime dannate che si divertono a spaventare i poveri abitanti che si avventurano di notte nelle strette vallate secondarie della regione (si parla infatti di grida strazianti o boati nella notte, il che potrebbe avere anche una spiegazione naturale come versi di animali notturni, il rumore dell’acqua di una cascata o di un torrente impetuoso, una frana, una valanga, ecc.). In questi racconti poi, si può notare quanto, molto spesso, si ricorra a frasi tipo “si dice che...”, “a quanto sembra...”. Non vi è praticamente mai un rimando a una testimonianza scritta (per esempio di un notaio, di un medico, di un esponente delle forze dell’ordine, ecc.) e nemmeno si specifica con precisione il periodo storico dei fatti descritti; ci si deve accontentare di frasi come “tanto tempo fa, nella vallata di...” o “accadeva in quel di...”.

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Forte di Bard - ©messaggivibrazionienergie.it
Ci vengono indicati con buona precisione i posti ma mai una data precisa. Una leggenda, in particolare, viene esposta in modo tale da tradirne le origini fiabesche e dall’epilogo grottesco. I protagonisti sono una bambina, i suoi genitori e... uno scheletro parlante. Un giorno la piccola Marie scopre che nella cantina della sua abitazione si nasconde uno scheletro (i resti di una persona defunta cento anni prima ma sepolta così bene da non essere mai stata ritrovata); dal teschio proviene una voce che le intima di non dire nulla ai genitori, altrimenti verrà rapita e portata via per sempre. La bimba, in preda al panico, scappa e racconta tutto a mamma e papà i quali, invece di andare a controllare, la spediscono a letto. Arriva la mezzanotte (che combinazione!), la bimba è sola nella sua stanza e sente dei passi sulle scale: è lo scheletro che sta venendo a prenderla; lei urla ma i genitori dormono di un sonno profondo e non sentono nulla. Così Marie viene portata via “...e neppur lei fu mai più ritrovata”.

C’è infine un buon numero di racconti che comprendono fenomeni di tipo geologico che vengono volontariamente interpretati in modo alternativo e fantastico: è il caso, ad esempio, delle “marmitte dei giganti” presso il Forte di Bard, enormi fosse scavate nella roccia causate dall’azione erosiva delle acque; qui, oltre a fornire un breve - ma corretta - spiegazione scientifica, si preferisce ripiegare per due altre soluzioni, una che spiega il fenomeno geologico come opera di veri giganti, l’altra come cooperazione tra il diavolo e i Saraceni. L’idea del gigante ritorna ancora, tanto che sarebbe merito di Gargantua (celebre personaggio di un racconto di François Rabelais) la formazione del Monte Cervino. Il corpo del gigante, ormai morto e sepolto (in Valle d’Aosta), è ancora parzialmente rintracciabile: inequivocabile la presenza di un pilastro roccioso sul massiccio del Monte Bianco, chiamato appunto “Dente del Gigante”; nei pressi di Gressan, invece, il maggiore relitto di un complesso di conoidi fluvioglaciali smembrati della zona non sarebbe altro che la collina sotto la quale è sepolto un dito del suo piede.

Bibliografia e sitografia

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