La sindrome dei falsi ricordi

«Dovevamo trovare il modo per impiantare uno pseudoricordo che non provocasse un inopportuno stress emotivo nei soggetti, sia nella fase della sua creazione sia nel momento in cui rivelavamo di averli intenzionalmente ingannati. D'altra parte, eravamo interessati a cercare di instillare un ricordo che avesse una valenza almeno parzialmente traumatica»

«Viviamo tempi che rimandano all'isteria e al fervore superstizioso della caccia alle streghe seicentesca. Donne e uomini finiscono per essere accusati, processati e condannati senza prove di colpevolezza oltre alla parola dell'accusatore. E tali accuse si basano su ricordi recuperati dal passato o dai sogni dell'accusatore attraverso forme discutibili di psicoterapia. È ora di dire basta».
image
Elizabeth Loftus
Con queste parole, la psicologa Elizabeth Loftus, docente all'Università della California di Irvine e tra i più importanti esperti nel campo della memoria, lancia il suo appello perché la "Sindrome della Falsa Memoria" venga riconosciuta come un autentico disturbo psichiatrico.
Nel 1986 Nadean Cool, infermiera del Wisconsin, si rivolse a uno psichiatra perché la aiutasse a superare un trauma occorso alla figlia. Nel corso della terapia, lo psichiatra utilizzò l'ipnosi e altre tecniche di suggestione per riportare alla luce ricordi sepolti di presunti abusi subiti dalla stessa Cool.
L'infermiera finì per convincersi di avere represso i ricordi più incredibili, tra cui avere partecipato a un culto satanico, avere mangiato neonati, essere stata violentata ed essere stata costretta ad assistere all'omicidio di un amico.
Arrivò a credere di avere oltre 120 personalità di bambini, adulti, angeli e perfino di un'anatra. «E tutto questo perché, le venne detto, aveva subìto durante l'infanzia gravi abusi sessuali e fisici» mi ha spiegato Loftus, che ho incontrato a Nashville, in occasione di un recente convegno del Center for Inquiry. «Quando infine si rese conto che le erano stati inculcati ricordi falsi, Nadean Cool citò in giudizio lo psichiatra per pratiche illecite. Nel 1997 ottenne dalla Corte un risarcimento pari a circa 2 milioni di euro».
È solo un caso tra i tanti verificatisi negli ultimi anni in cui donne adulte e di buona famiglia, attorno ai 30 anni, si sottopongono a terapia psicologica e improvvisamente ricordano violenze sessuali che non hanno in realtà mai subito. Ma come è possibile che le persone elaborino e prestino fede a ricordi inesistenti? Sempre più ricerche dimostrano che, in particolari condizioni, è fin troppo facile istillare falsi ricordi in certe persone.

Memoria fallace


«Normalmente si pensa che qualsiasi cosa noi ricordiamo debba essere vera» dice Marsel Mesulam, direttore del Centro di malattie cognitive della Northwestern University a Chicago. «Ma la memoria non lavora come una videocamera ed è spesso soltanto una fragile ricostruzione fatta al momento. Per ricordare non abbiamo a disposizione neuroni freschi, né possiamo dare loro una ripulita con dei fazzolettini. I neuroni codificano perciò i nuovi ricordi sopra a quelli vecchi, che conservano memorie in parte dimenticate, e nel cervello c'è un costante rimescolamento, per cui le memorie più lontane sono ridistribuite dalle nuove. E a poco a poco i vari aspetti della memoria si degradano per il normale logorio delle funzioni cerebrali».
Data la sua fragilità, la memoria è estremamente vulnerabile alla suggestione: molti studi, come quelli della Loftus, dimostrano che si possono provocare false memorie attraverso manipolazioni.
«Le mie ricerche sulle distorsioni della memoria risalgono ai primi anni settanta, quando iniziai a studiare l'"effetto disinformazione"» continua Loftus. «Questi studi dimostrano che, quando le persone che sono testimoni di un evento sono poi esposte a informazioni nuove e ingannevoli, i loro ricordi risultano spesso distorti. In un caso, i partecipanti osservavano la simulazione di un incidente automobilistico a un incrocio con segnale di stop. Dopo l'osservazione, a metà dei partecipanti veniva suggerito che il segnale di stop fosse un segnale di precedenza. Alla successiva richiesta di indicare di quale segnale stradale si trattasse, quelli a cui era stato dato il suggerimento tendevano ad affermare di avere visto un segnale di precedenza».

Creare falsi ricordi


Un conto, però, è cambiare un dettaglio in un ricordo altrimenti integro, altra cosa è indurre il falso ricordo di un evento mai accaduto. Spiega Loftus: «Dovevamo trovare il modo per impiantare uno pseudoricordo che non provocasse un inopportuno stress emotivo nei soggetti, sia nella fase della sua creazione sia nel momento in cui rivelavamo di averli intenzionalmente ingannati. D'altra parte, eravamo interessati a cercare di instillare un ricordo che avesse una valenza almeno parzialmente traumatica nel caso l'evento fosse realmente accaduto».
Si provò così a impiantare, in 24 soggetti tra i 18 e i 53 anni, il ricordo di uno smarrimento in un centro commerciale all'età di 5 anni. Ai soggetti, cioè, fu detto che erano stati raccolti da parenti e amici vari ricordi della loro infanzia, molti erano veri ma quello dello smarrimento no. Sette dei 24 partecipanti dichiararono di ricordare in parte o in toto il falso ricordo. «Statisticamente si potevano rilevare differenze tra i ricordi veri e quelli falsi» precisa Loftus «i partecipanti utilizzavano un numero maggiore di parole per descrivere i ricordi veri, che venivano anche indicati come più chiari. Ma se un osservatore esterno avesse sentito molti dei nostri partecipanti descrivere un evento, gli sarebbe risultato difficile stabilire se il racconto fosse relativo a un ricordo vero o falso».

Bambini a rischio


Particolarmente suscettibili a questo tipo di manipolazioni sono i bambini. In uno studio condotto su 96 bambini, lo psicologo Stephen Ceci, della Cornell University, ha mostrato che era sufficiente coinvolgerli con domande ripetute su fatti inventati per farglieli credere veri. Queste false memorie erano così elaborate e dettagliate che gli psicologi, pur se specializzati nell'intervistare bambini che hanno subito abusi domestici, non riuscivano a stabilire dove i piccoli fossero stati imbrogliati e condizionati.
Ogni volta che si incoraggia una persona a creare una immagine mentale, questa diventa più familiare. Si può allora essere portati a vivere un ricordo fittizio con la stessa autenticità di un'esperienza vera. « È per questo» conclude Loftus «che attraverso la False Memory Sindrome Foundation, psichiatri e psicologi che si occupano di curare le vittime dei traumi vogliono lanciare un allarme contro l'uso troppo disinvolto anche tra persone adulte, di pratiche come la psicoanalisi e l'ipnosi. Gli psicoterapeuti devono essere consapevoli di quanto possano influenzare il ricordo di eventi e della necessità di andare cauti in situazioni in cui l'immaginazione venga usata per far riaffiorare possibili ricordi perduti».

Categorie

accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',