Alla palestra del CICAP

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Mi soddisfa molto vedere la rinnovata attenzione che sta ricevendo il CICAP, dal pubblico e anche dalle istituzioni. Per questo spero che sempre più persone aderiscano e sostengano il CICAP.

Diventare soci del CICAP è qualcosa di molto gratificante. Per noi, certo, perché significa che il nostro lavoro viene apprezzato, ma soprattutto per chi diventa socio.

Perché è una cosa pulita e bella, dove non si entra per fare carriera o per diventare ricchi, ma si ha la certezza di fare qualcosa di utile tanto per gli altri quanto per sé stessi.

Trovo che il CICAP sia una vera e propria scuola intellettuale, una palestra insostituibile per il cervello. Non ho difficoltà ad ammettere che spesso ho imparato molto di più sulla scienza occupandomi di pseudoscienza, piuttosto che di ricerca scientifica vera e propria. Perché qui si vede l’altra faccia della scienza e improvvisamente si illumina il paesaggio. Si capisce l’importanza dei controlli, la necessità delle verifiche, di avere un metodo e di avere quel sano scetticismo che è quello che ci tutela e che ci impedisce di cadere nelle trappole.

Il mio appello a tutti, dunque, è di unirvi a noi. C’è bisogno anche di voi che leggete ora queste parole. Quando ci troveremo a Cesena, al CICAP-FEST, mi auguro davvero che sarete tantissimi e che il numero dei soci sia sensibilmente cresciuto. Perché la funzione che esercita il CICAP, una funzione di verifica delle notizie, di corretta informazione, di denuncia di truffe e imbrogli e di tutela dei più deboli, è troppo importante per essere trascurata.

In quell’occasione mi troverò con il caro amico James Randi, che ho conosciuto proprio 40 anni fa in occasione della mia trasmissione “Indagine critica sulla parapsicologia”. Oggi tante cose sono cambiate, ma c’è una domanda che ancora mi sento rivolgere da sconosciuti e da giornalisti che conoscono il mio scetticismo: “Possibile che in tutti questi anni, dopo aver studiato e viaggiato in lungo e in largo, davvero non le è mai capitato di imbattersi in qualche fenomeno paranormale?”

Effettivamente, i giornali, la televisione e l’informazione in generale sono così pieni di personaggi e fenomeni strabilianti (persone che leggono nel futuro, che guariscono con le mani, che parlano con i defunti, che trovano l’acqua con una bacchetta, che indovinano cosa avverrà attraverso l’oroscopo, il pendolino, i tarocchi, o “leggendo” le linee della mano e persino quelle dell’ombelico...) che sembra davvero incredibile che almeno qualche fenomeno non si salvi da questo scetticismo. Magari anche un fenomeno piccolo, piccolo.

Le obiezioni che mi vengono fatte sono di vario tipo. Riassumo quelle più ricorrenti.

1) Esistono onde radio, televisive, raggi X, ecc. Tutte cose che prima non si conoscevano. Perché non ammettere che anche il nostro cervello possa trasmettere con modalità ancora non conosciute? E che il nostro corpo possa emettere energie capaci di agire sugli altri?
2) Come si spiegano certe “percezioni” telepatiche o premonitrici che quasi tutti hanno sperimentato? (Ognuno ha il suo caso particolare da presentare: “percezioni” di incidenti, morti, terremoti, eventi di vario genere).
3) Non si possono rifiutare certi fenomeni per il solo fatto che non si possono spiegare.
4) Ci sono certamente molti ciarlatani, truffatori, c’è gente che specula per quattrini: ma ci sono anche persone che non lo fanno per denaro, e ottengono risultati. Come lo spiegate?
5) Voi avete paura dei fenomeni paranormali, e per questo li rifiutate. La scienza ha timore di perdere le sue “verità”, e quindi il suo potere. Per questo è così ostile.
6) Come potete provare che queste cose non esistano?

Le persone che pongono queste domande sono convinte, in buona fede, di mettere in difficoltà gli interlocutori scettici. Come se fossero degli sprovveduti, e queste domande non se le fossero già poste loro stessi. Anzi, in modo più approfondito. Anche perché un indagatore scettico deve per prima cosa mettere in questione il suo scetticismo.

Il fatto è che in queste domande c’è un errore di fondo: cioè l’idea che esistano davvero i fenomeni paranormali.

Nel corso di quella mia indagine ebbi occasione di incontrare uno psicologo inglese, che mi disse: “Se il controllo è zero i fenomeni sono 100; però man mano che il controllo si avvicina a 100 i fenomeni si avvicinano allo zero”.

È proprio questo il modo corretto di porsi davanti ai cosiddetti ”fenomeni paranormali”: chiedersi se sono stati adeguatamente controllati.

Il fatto è che ogni volta che si va a fare un vero controllo (fatto cioè da persone esperte, che conoscono la statistica, la fisica, la psicologia, la biologia, l’astronomia, e... l’illusionismo) ci si rende conto che il “fenomeno” era frutto di errori, coincidenze, associazioni mentali sbagliate, illusioni, selezioni positive, racconti imprecisi o anche trucchi.

Cioè il problema, con la parapsicologia, è sempre stata la mancanza di fenomeni dimostrati. Diversi anni fa, negli Stati Uniti, su richiesta di un senatore fu istituita una commissione indipendente, formata da una quindicina di esperti, che lavorò per un anno e mezzo passando in rassegna gli ultimi cento anni di ricerca parapsicologica; la conclusione fu che non vi era prova dell’esistenza di un qualsiasi fenomeno paranormale.

Per anni è del resto esistito un premio di un milione di dollari messo in palio proprio da James Randi (in Italia lo rappresentava il CICAP) per chiunque dimostrasse, sotto controllo, l’esistenza di un qualunque fenomeno paranormale. Nessuno è mai riuscito a dimostrare il ben più piccolo fenomeno.

Invitati a sottoporsi all’esame, i “paragnosti” scappavano, con varie motivazioni o pretesti: alcuni dichiarando di accettare la sfida ma non presentandosi mai; altri dicendo che il controllo provocava una “vibrazione negativa” (...); altri ancora dicendo che non lo facevano per quattrini (quattrini che però avrebbero potuto devolvere utilmente in beneficenza, lasciando inoltre con un palmo di naso gli scettici...).

Gli scienziati (quegli stessi che hanno scoperto le onde radio e televisive, i raggi X e mille altre cose) sarebbero felicissimi se esistesse una benché minima prova: si getterebbero su questo campo, con grande entusiasmo. Il fatto è che se manca il fenomeno non lo si può ovviamente studiare. In passato non si sapeva cos’era il fulmine; ma il fenomeno esisteva, anche se non lo si capiva. Qui invece, per così dire, manca il ”fulmine”. Anzi, ogni volta che si va a verificare un presunto “fenomeno paranormale” ci si accorge non solo che mancano le prove, ma che c’è una spiegazione diversa, molto più semplice.

Allora, come si spiega il fatto che veggenti, astrologi, guaritori, occultisti e medium, per quanto oggi meno invadenti in TV, anche grazie al lavoro del CICAP, continuino ad avere tanti clienti disposti a credere in loro? Perché essi vanno a toccare certe corde molto sensibili delle emozioni: come il desiderio di conoscere il futuro, di comunicare con i propri cari defunti, di modificare il corso degli eventi, di guarire con un colpo di bacchetta magica, di ottenere l’amore di qualcuno, di credere che esista qualcosa al di là dei propri sensi. O più semplicemente di sapere se la giornata si presenta sotto una buona stella oppure no.

E invece l’intelligenza è la qualità più preziosa che abbiamo, quella che ci distingue dai sedani, dalle farfalle e dalle mucche. Dobbiamo sempre sforzarci di usarla. Certo, bisogna essere sempre aperti di mente: ma come ha detto qualcuno, evitando che il cervello caschi per terra...
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