Tra letteratura e scienza: Giacomo Leopardi

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Firma Leopardi
Nel 1960 Giovanni Arpino pubblica Le mille e una Italia, animando una combriccola di prigionieri isolati in una torre perché «ammalati di verità».

Accanto a Cristoforo Colombo, Gaetano Salvemini, Piero Gobetti e Giuseppe Mazzi¬ni, la sagace invettiva mette in gioco uno spiritoso Giacomo Leopardi, custode incaricato della biblioteca dei reclusi[1]. Il tono è ironico e l’effetto grottesco, sotteso alla leggerezza dischiusa da un impercettibile monito a distinguere tra senso comune e conoscenza «vera».

Se il lessico dello scrittore si arricchisce di abbondanti termini medici («contagio», «malattia», «bacillo»), la ricerca della verità fluttua allora in un rapporto scambievole tra scienza e filosofia, fissato in un esilarante romanzo per ragazzi, esempio di quell’«osmosi»[2] fra scienza e letteratura che la presenza della filosofia, appunto, stravolge nel cosiddetto «ménage à trois»[3].

Leopardi ne è rappresentante illustre e portavoce cosciente, fino a vestire i panni dell’«ultimo critico» italiano[4], che separa, analizza e riflette sul testo, specchio di un’incessante meditazione sul senso della vita. Il suo giudizio, implacabile, filtra e accoglie gli strali scoccati dalla scienza moderna all’inossidabile antropocentrismo di una tradizione religiosa che, solo nel 1832, affida alla rielaborazione della Ratio Studiorum una discreta apertura alle scienze ancora ufficialmente escluse dalla pedagogia gesuitica, la chimica e la storia naturale.
Paradigma indiscusso del nuovo Kósmos è Niccolò Copernico, simbolo di modernità come Leopardi, che ne recupera lo spessore filosofico restituendo l’uomo nella propria intima precarietà. Una categoria potenzialmente carica per ri- definire una nuova e urgente umanità, radicata nel reciproco confronto tra le cosiddette «due culture», superandone i limiti intrinseci in un progetto di riconversione umana lontano dall’illusoria, mortificante aspirazione divina, fondato su scienza e cultura umanistica, indivisibili e strette dal nodo inestricabile del pensiero umano.

Questa copertina dedicata a Leopardi e la scienza offre uno scorcio sul ruolo di Copernico nella filosofia leopardiana, che, insieme a quello di Galileo Galilei- di cui ci parla Gaspare Polizzi nell’intervista- suggeriscono riflessioni sul valore di una conoscenza unitaria, oltre ogni fallace divisione tra ambiti divergenti, accomunati invece dalla ricerca sull’uomo.

Arricchisce il percorso l’articolo sulla campagna vaccinica antivaiolosa promossa a Recanati dal padre del poeta, Monaldo Leopardi. Spirito colto e reazionario, ma lungimirante nel salutare con entusiasmo una delle scoperte destinate a cambiare la storia della scienza.

Note

1) G. Arpino, Le mille e una Italia, Torino, Einaudi, 1960; cito dall’edizione milanese (Longanesi, 1970), p. 232.
2) P. Greco, Introduzione, in Armonicamente. Arte e scienza a confronto, a cura di Pietro Greco, Milano- Udine, Mimesis Edizioni, 2013, p. 37
3) Ibidem, p. 10.
4) C. Campo, Gli imperdonabili, Milano, Adelphi Edizioni, 20087, p. 80.
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