Esplorando superstizione e pseudoscienza in India

nel trentennale del Comitato per lo Sradicamento della Fede Cieca

  • In Articoli
  • 23-04-2020
  • di Stefano Bigliardi
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Dal primo momento in cui ho cominciato a interessarmi di superstizione e pseudoscienza in India ho provato un senso di timore reverenziale. Non per superstizione e pseudoscienza, ovviamente, ma per la vastità e la complessità del subcontinente indiano. Se è inevitabile cadere in semplificazioni ogni volta che si cerca di trattare in termini divulgativi di un argomento relativo all’India, mi dicevo, questo vale a maggior ragione per campi molto articolati e complessi come quelli di cui volevo occuparmi. In tutta onestà, non sapevo proprio da dove cominciare. A cavarmi d’impaccio è arrivato, nel giugno dell’anno scorso, un graditissimo invito, quello dell’ANiS, Andhashraddha Nirmoolan Samiti, il Comitato per lo Sradicamento della Fede Cieca, fondato dal Dr. Narendra Dabholkar (1945-2013) [vedere box a fondo pagina] e attivo nello Stato del Maharashtra, nell’India centro-occidentale. L’ANiS avrebbe celebrato nell’agosto 2019 il suo trentennale con un convegno internazionale a Mumbai, la capitale, un tempo nota come Bombay. Saputo del mio interesse, il Dr. Sudesh Ghoderao [vedere box a fondo pagina], organizzatore dell’evento, che avevo contattato in quanto razionalista indiano di spicco, mi ha proposto di partecipare. Un paio di mesi dopo, in veste di ospite e oratore, ho potuto interagire con i dirigenti e gli attivisti del Comitato, e ho cominciato ad approfondire la conoscenza del tema superstizione e pseudoscienza in India, per condividerla con i lettori di Query.

L’India conta numerose associazioni razionaliste, riunite in una Federazione, la FIRA, presieduta dal Dr. Narendra Nayak [vedere box fondo pagina]. L’ANiS, anche nota con la sigla MANS (in cui l’iniziale sta per il nome dello Stato) è una delle più attive, vantando 325 gruppi locali, ciascuno con un minimo di dieci persone, e, nel complesso, tra gli 8.000 e i 10.000 affiliati (per intenderci sul contesto: il Maharashtra contava nel 2019 126.631.434 abitanti, con più di 20 milioni nella sola capitale). Il Comitato pubblica due mensili, uno in inglese e uno in lingua locale, il marathi.

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Il Dr. Ghoderao e Bob Churchill.
È importante precisare che l’ANiS non è l’analogo indiano del CICAP. Piuttosto, se cerchiamo un paragone con il panorama italiano, possiamo descrivere il Comitato razionalista come un’associazione che riunisce le caratteristiche del CICAP e dell’Unione Atei Agnostici e Razionalisti. L’ANiS, infatti, si richiama alla razionalità in un’accezione ampia, e vi fa riferimento per opporsi a molte pratiche e tradizioni che caratterizzano la società indiana, a cominciare dalla divisione in caste e dalle discriminazioni che ne derivano. Per questo, l’affiliazione a quel Comitato comporta l’adesione a uno stile di vita razionale e secolare, anche se, come ha dimostrato la ricerca etnografica di Johannes Quack [vedere box al fondo], nel Comitato convivono in realtà posizioni differenti. Sebbene poi dichiari di rimanere neutrale rispetto al tema della religione, l’ANiS di fatto si occupa di una serie di questioni che vanno al di là della semplice critica al paranormale religioso empiricamente verificabile. Per esempio, l’ANiS cerca di mettere in evidenza il carattere irrazionale o dannoso di certe pratiche religiose, come l’immersione rituale nei fiumi delle effigi del dio Ganesha, le cui vernici inquinano le acque, o il lancio del riso durante le cerimonie nuziali, che è criticato come spreco (e sostituito con il lancio di fiori), o, ancora, lo scoppio dei petardi e l’ubriachezza che caratterizzano altre celebrazioni tradizionali. Coerentemente con gli interessi del CICAP, lascio questi temi in secondo piano. Tra le campagne dell’ANiS si segnala in particolare quella relativa al veicolo chiamato Science Van, un furgoncino che alcuni attivisti usano per tenere conferenze e dimostrazioni di villaggio in villaggio. Il veicolo contiene una piccola biblioteca, un telescopio, e tutto l’equipaggiamento tecnico per le conferenze, che, essendo prevalentemente dirette ai bambini, sono molto interattive e ludiche, e sono finalizzate a mostrare come molti fenomeni “magici” siano in realtà del tutto spiegabili scientificamente. Un altro veicolo trasporta invece un planetario gonfiabile con cui si illustrano agli studenti delle scuole elementari le meraviglie dell’universo. Questo programma, secondo i dati del Comitato, riesce a coinvolgere 25.000 bambini all’anno. Le celebrazioni del trentennale mi hanno dato modo di osservare la varietà degli attivisti (molti dei quali hanno affrontato lunghi viaggi per arrivare nella capitale) e anche lo stile dei convegni del Comitato, che comprendono una serie di “orazioni” anche piuttosto infiammate e commoventi, canti e spettacoli teatrali.

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Il risultato di cui il Comitato va più orgoglioso, pur essendo stato conseguito al prezzo di un evento traumatico, ossia l’assassinio del fondatore, è l’approvazione, nel 2013, dell’Anti-Superstition and Black Magic Act, sulla spinta dell’indignazione per la morte violenta del Dr. Dabholkar. La bozza originale risaliva a dieci anni prima ed era stata stesa dal fondatore dell’ANiS in persona. L’intenzione era di rendere perseguibili una serie di pratiche relative alla “magia nera”, al sacrificio di umani e animali, e a cure “magiche”. La storia della sua discussione e approvazione è molto tormentata. Ambienti conservatori, religiosi e nazionalisti lo hanno criticato in quanto lesivo della libertà religiosa e influenzato da idee straniere. Inevitabilmente, la proposta di legge si è trasformata in un argomento controverso di cui i politici del Maharashtra preferivano non occuparsi, per paura di scontentare ampie fette di elettorato. L’ANiS non ha lesinato iniziative clamorose: nel 2008 gli attivisti hanno organizzato una manifestazione in cui si prendevano a schiaffi, per ricordare a sé stessi di avere eletto dei cattivi rappresentanti politici. L’anno seguente hanno indirizzato al presidente dello Stato una lettera scritta con il proprio sangue per incalzarlo sull’approvazione della legge.

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L’Ing. Patil, attuale presidente ANiS.
Anche se la versione approvata della legge è, a detta degli stessi attivisti, più debole rispetto al testo iniziale, uno sguardo alle pratiche che proibisce può consentire di farsi una prima idea delle superstizioni praticate in India. Le percosse o le sevizie inflitte a una persona per “espellerne” uno spirito maligno; l’uso di finti miracoli, come la materializzazione di oggetti, per spaventare le persone ed estorcere denaro; la bruciatura della pelle con un bastoncino ardente per ricevere “benedizioni” soprannaturali; i sacrifici umani; l’affermazione di possedere poteri soprannaturali fatta allo scopo di minacciare e manipolare; l’ostracismo sociale nei confronti di una persona accusata di portare sfortuna, praticare la stregoneria, e simili; sulla base di accuse analoghe, l’aggressione e la pubblica umiliazione di una persona tramite denudazione; l’attribuzione di malattie all’azione di spiriti o di poteri soprannaturali al fine di indurre qualcuno a rinunciare a cure mediche per affidarsi a pratiche “magiche”; il trattamento, attraverso pratiche “magiche” invece che avvalendosi di cure mediche, dei danni provocati dal morso di cani, serpenti e scorpioni; la messinscena di operazioni chirurgiche effettuate a mani nude o del cambiamento del sesso di un feto nel ventre materno; fingere di essere la reincarnazione di un defunto al fine di avere rapporti sessuali con la vedova, o di poter rendere fertile una donna attraverso poteri soprannaturali attivati in un rapporto sessuale; l’affermazione secondo cui una persona con disabilità possiede poteri soprannaturali e lo sfruttamento della stessa persona a fine di lucro.

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Infine, una serie di articoli apparsi negli ultimi anni sui giornali indiani, generosamente raccolti e inoltrati dal Dr. Ghoderao, mi ha consentito di farmi un’idea su pratiche e discorsi pseudoscientifici del subcontinente. Quello che colpisce è che tali pratiche e discorsi sono strettamente legati a idee politico-religiose e che spesso trovano sostegno ed espressione ad alti livelli politici o accademici. Questo fenomeno ha mostrato un’impennata dopo le elezioni parlamentari del 2014, che hanno visto la vittoria del BJP (Bharatiya Janata Party, Partito del Popolo Indiano) e l’ascesa al potere del leader Narendra Modi, che è diventato Primo Ministro, per poi essere riconfermato nel 2019. Il Partito del Popolo è portatore di un’ideologia nazionalista in chiave induista, e alimenta e incoraggia tanto l’idea che gli antichi popoli indiani avrebbero raggiunto livelli di tecnologia paragonabili o superiori a quelli contemporanei, quanto quella che determinate pratiche tradizionali indù, come preghiere e rituali, avrebbero poteri terapeutici ed effetti provati dalla scienza (e in competizione con la scienza stessa). Per inciso, secondo dati ufficiali del 2011, gli indù erano circa l’80% della popolazione indiana, seguiti dai musulmani con più del 14%[1], il che è stato percepito o presentato dai nazionalisti indù come una minaccia. Ovviamente, la forte connotazione religiosa e tradizionale di quelle narrazioni fa sì che il dibattito possa essere spostato dai loro propagatori e sostenitori sul terreno della politica e dell’ideologia, invece di rimanere su quello della discussione razionale e della sperimentazione: in altre parole, contro i critici della pseudoscienza si muovono accuse di anti-patriottismo o si invoca strumentalmente la libertà religiosa.

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Ecco quindi una piccola selezione di casi recenti, cominciando da quello che è forse il più noto. Nell’ottobre del 2014, parlando proprio a Mumbai, presso un ospedale, il primo ministro Modi, nell’elogiare i presunti fasti scientifici dell’antica India che, a suo avviso, dovevano essere rinverditi, ha menzionato la nascita di un eroe mitologico del Mahabharata, del quale si racconta la nascita fuori dal ventre della madre; segno, secondo Modi, che all’epoca esisteva la fecondazione artificiale (il poema epico fu composto tra il IV sec a.C e il IV sec. d.C., e fa riferimento a fatti del XXXII sec. a.C.); Modi ha aggiunto che il dio Ganesha, che presenta una testa di elefante su un corpo umano, è un esempio di antica eccellenza indiana nei trapianti[2]. Nel dicembre 2014 Ramesh Pokhriyal Nishank, allora parlamentare del BJP, già primo ministro dello Stato dell’Uttarakhand (e attualmente Ministro per lo Sviluppo delle Risorse Umane, cioè dell’Istruzione) asserì che «la scienza è un nano rispetto all’astrologia», e ancora, che «l’astrologia è la scienza più grande, anzi, è al di sopra della scienza»[3]. Nel gennaio 2018, Satya Pal Singh, allora Ministro dell’Istruzione Superiore, ha dichiarato che l’evoluzione biologica non era un concetto provato scientificamente e che lo studio della teoria di Darwin avrebbe dovuto essere eliminato dai curricula scolastici; il ministro, che vanta tra le altre cose studi universitari di chimica, ha ventilato anche l’idea di un convegno, sponsorizzato dal Ministero, per fare il punto su Darwin (nessuno dei propositi si è poi realizzato[4]). Nell’aprile 2018, Biplab Deb, primo ministro dello Stato del Tripura, ha asserito che la narrazione presente nel Mahabharata, secondo cui un eroe mitologico era in grado di fare rapporto in tempo reale al suo re su una battaglia che si stava svolgendo a grande distanza, provava l’esistenza, nell’antichità, di Internet e della tecnologia satellitare[5]. Nel gennaio 2019, intervenendo a un prestigioso convegno scientifico, il 106° Indian Science Congress, organizzato presso la Lovely University a Jalandhar, nel Punjab, G. Nageshwar Rao, vice rettore dell’Andhra University e professore di chimica, ha affermato che migliaia di anni fa i popoli indiani sperimentavano con successo sulle cellule staminali e disponevano della fecondazione in provetta, come dimostrato, a suo dire, dal fatto che a una mitologica figura femminile erano attribuiti cento figli; il vice rettore ha aggiunto che all’epoca esistevano anche macchine volanti e che il dio Vishnu disponeva di missili[6]. Allo stesso convegno, un altro scienziato ha asserito che Einstein e Newton si erano sbagliati, e che le onde gravitazionali dovrebbero essere ribattezzate “onde Narendra Modi” (indovinate un po’ chi aveva inaugurato il congresso?[7]). E ancora, il geologo Ashu Khosla, professore associato presso la Panjab University ha sostenuto che il dio Brahma aveva scoperto l’esistenza di dinosauri in India, come sarebbe menzionato nei Veda (testi sacri di 25.000-30.000 anni fa)[8]. Un mese prima delle elezioni parlamentari del 2019, la candidata del BJP Pragya Singh Thakur ha affermato di essersi curata il cancro al seno grazie a una mistura di urina, letame e latte di vacca, e altri ingredienti; la donna, una “guaritrice ayurvedica”, ha anche spiegato che un certo modo di accarezzare le mucche consente di tenere la pressione sanguigna a livelli salutari[9]. In seguito, è stata eletta al parlamento nazionale. Questi non sono che alcuni esempi di una fitta serie che ha visto coinvolti personaggi “eccellenti”[10].

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L’esplosione della pseudoscienza in chiave religioso-nazionalistica in India non si è limitata alle dichiarazioni da comizio, ma si è tradotta in iniziative concrete. Nel giugno 2018 un gruppo di scienziati della Junagadh Agricultural University ha annunciato di avere trovato tracce di oro nell’urina delle vacche (dai tre ai dieci milligrammi per litro), in linea con gli insegnamenti della medicina ayurvedica[11]. Nel settembre 2018 il Ministero per lo Sviluppo delle Risorse Umane ha approvato l’inclusione, nei curricula di ingegneria di più di 2400 istituzioni universitarie affiliate all’AICTE (All India Council for Technical Education), di un corso opzionale intitolato Indian Knowledge Systems. Nelle letture previste dal corso si segnala un libro secondo il quale, come testimoniato dalle antiche scritture, numerose scoperte e invenzioni attribuite all’Occidente sono attestate in India in tempi ancestrali: l’elettricità, la gravità, le batterie, l’ingegneria aeronautica[12]. Nel settembre 2019 si è concluso, presso un ospedale di Delhi, un esperimento di tre anni volto a verificare l’effetto, su pazienti in coma, di preghiere di intercessione in sanscrito; l’ipotesi era che tali preghiere generassero delle “vibrazioni spirituali benefiche” e il progetto aveva ottenuto il sostegno economico del Concilio Indiano per la Ricerca Medica. Prima ancora di pubblicare formalmente i risultati, l’ideatore dell’esperimento, un neurofarmacologo, ha parlato di grandi miglioramenti indotti dalla preghiera su soggetti con danni cerebrali da trauma, pur ammettendo che il gruppo di pazienti coinvolti nell’esperimento non era grande abbastanza perché i risultati fossero significativi[13]. Agli ultimi giorni del dicembre 2019 risale la notizia secondo cui la Banaras Hindu University avrebbe offerto un corso di sei mesi, presso un dipartimento apposito, per l’insegnamento di tecniche di medicina ayurvedica finalizzate a curare malattie attribuite all’intervento di spiriti e psicosomatiche[14].

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Note

2) https://tinyurl.com/vxftura In realtà Modi si è espresso con ancor più approssimazione, parlando, per il primo esempio, di “genetic science”, e, per il secondo, di “plastic surgery”.
14) https://tinyurl.com/thlw46y (Non è chiaro quanto, secondo i promotori di questa iniziativa, l’“attribuzione agli spiriti” fosse da loro considerata plausibile, o se usassero l’espressione come metafora, ma anche nella migliore delle ipotesi non avrebbero dato prova di grande rigore nella comunicazione della scienza).

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Volontari che servono il pranzo.


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Il Dr. Dabholkar (da Wikipedia)

Il Dr. Dabholkar tra pensiero e azione


Narendra Dabholkar (1945-2013), di professione medico, era di origine indù e bramino, ossia appartenente alla casta più alta, fatto che non mancò di essergli rinfacciato dagli avversari. Autore di numerose pubblicazioni in lingua marathi, tre raccolte di suoi scritti sono state recentemente tradotte in inglese: The Case for Reason. Volume One: Understanding the Anti-superstition Movement (2018), The Case for Reason. Volume Two: A Scientific Enquiry into Belief (2019) e Please Think (2019). Questi libri offrono un chiaro spaccato delle posizioni personali del Dr. Dabholkar e delle idee sostenute dall’ANiS.

Il primo volume contiene anche racconti di campagne e singole iniziative, e delle tante difficoltà affrontate. Nei suoi testi, nonostante si sforzi di ribadire che l’ANiS è indifferente rispetto alle questioni teologiche, Dabholkar lascia chiaramente emergere una posizione personale completamente atea. I suoi punti di riferimento culturali sono numerosi e variegati, comprendendo tanto pensatori dell’India antichi e moderni quanto filosofi occidentali. Dabholkar insiste su di un concetto di razionalità che include o implica l’etica: essere razionali non significa solo utilizzare la logica e l’evidenza sperimentale per valutare le informazioni che riceviamo, ma anche comprendere la differenza tra il bene e il male, e agire di conseguenza.

Dabholkar mette in luce il carattere irrazionale di credenze e tradizioni che generano e giustificano ineguaglianza sociale, in primo luogo la credenza nelle caste. Al tempo stesso, sostiene che le caratteristiche della società spiegano la tendenza degli indiani ad affidarsi a superstizioni e pseudoscienze: in una società ferocemente competitiva si comprende perché gli individui svantaggiati possano cercare rifugio in pratiche di “automiglioramento” come l’ipnosi e altri metodi, mentre la mancanza di accesso a cure mediche vere e proprie, unitamente alla scarsa istruzione, spiega la popolarità delle pseudo-cure (che siano moderne e pseudoscientifiche, o legate a pratiche tradizionali in contesti rurali).

Il fondatore dell’ANiS non si stanca di richiamarsi alla Costituzione dell’India (la quale, sulla carta, abolisce le caste e promuove lo spirito scientifico) e la sua riflessione è anche e soprattutto un invito all’azione. Lui stesso ne diede prova con l’intenso impegno in prima persona. Dabholkar, che aveva rifiutato di essere messo sotto scorta e di circolare armato, fu assassinato a colpi di pistola la mattina del 20 agosto 2013, durante una passeggiata a Pune. L’ondata di indignazione provocata dall’evento portò lo Stato del Maharashtra ad approvare la legge da lui proposta (v. Box 2 e articolo principale). Nonostante l’arresto degli esecutori, le indagini su complici e mandanti proseguono a fatica e non si è ancora arrivati a un processo. Presidente dell’ANiS è al momento Avinash Patil, ingegnere civile.


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Il Dr. Ghoderao durante una dimostrazione in una scuola

Il Dr. Ghoderao parla dei risultati e degli obiettivi dell’ANiS


Sudesh Ghoderao fa parte dell’ANiS fin dalla fondazione e riveste il ruolo di Segretario per le Relazioni Internazionali. Ha scritto la tesi di dottorato sull’importanza degli esperimenti dimostrativi nell’insegnamento della chimica, e sulla loro utilità per sbugiardare i santoni che usano fenomeni analoghi per creare l’illusione di poteri soprannaturali. Essendo non solo professore universitario di chimica, ma anche un instancabile conferenziere presso scuole e altre istituzioni, il Dr. Ghoderao ha l’opportunità di mettere in pratica i suoi principi didattici con grande frequenza. Gli ho rivolto alcune domande

Si ritiene soddisfatto dell’Anti-Superstition Bill (v. articolo principale) per come è stato approvato, e degli effetti ottenuti fino ad ora?

Siamo soddisfatti, in un certo senso, perché ci sono voluti vent’anni per fare passare questa legge... Soddisfatti, ma senza dimenticare che è stata votata dopo il doloroso assassinio del Dr. Dabholkar. In seguito all’approvazione della legge, si sono registrati più di cinquecento casi di denuncia presso le stazioni di polizia dello Stato del Maharashtra. Casi che senza la legge in questione non sarebbero stati perseguibili e che quindi nessuno avrebbe denunciato. Su circa venticinque casi i tribunali si sono già espressi con verdetti di colpevolezza: sono state comminate pene pecuniarie e detentive. Certo, il Bill fa riferimento a una tipologia limitata a dodici fattispecie di reato, e ce ne dovrebbero essere di più.

Ci sono delle pratiche che sono state escluse dal testo della legge?

Molte. Ci sono tante superstizioni in circolazione che non sono coperte dal testo approvato. In particolare, il Bill non copre il sacrificio degli animali in nome di una divinità, l’astrologia, e l’“architettura olistica” chiamata Vastushastra, che è un po’ la versione indiana del Feng Shui, basata sull’idea per cui la pianificazione urbana e la progettazione dei singoli spazi abitativi deve armonizzarsi con delle presunte “energie universali”. Ma l’idea appunto era di ottenere un’approvazione, anche se in forma “annacquata”, per poi introdurre nuovi elementi negli anni successivi. Vorrei aggiungere che, su influenza del Comitato, nel 2016 è stata anche approvata una legge contro il “boicottaggio sociale”, una forma di punizione decisa da dei “consigli di anziani” ai danni di individui o gruppi che si siano macchiati di una qualche “trasgressione” rispetto al sistema delle caste, e che si vedono negare l’accesso a determinati luoghi, al lavoro, etc.

Qual è la superstizione più diffusa nella società indiana? E la più dannosa?

Direi che la superstizione prevalente e più dannosa è la credenza negli spiriti come causa di affezioni fisiche o di problemi nella vita, spiriti che si vendicherebbero a causa di mancati o imperfetti rituali puja [offerta, di candele, fiori, cibo...]. Così le persone si rivolgono ai baba, specializzati in cerimonie.

L’India è multireligiosa. Ci sono delle comunità religiose di cui si possa dire che sono più di altre interessate dalla superstizione e dalla pseudoscienza?

Non c’è un modo per misurare il problema, e tutte le comunità e tutte le religioni hanno le loro superstizioni. C’è una preponderanza di casi riportati in relazione all’induismo, ma questo si deve al fatto che gli indù sono maggioranza.

Per unirsi all’ANiS è richiesto un ripudio formale della religione?

No, essere atei non è un requisito. Si può credere in Dio. Ma è vero che molte persone, dopo avere seguito i nostri programmi, cominciano a considerare criticamente la propria religiosità e la abbandonano dopo avere trovato risposte razionali. Questo può richiedere mesi o anni, e non è nemmeno detto che succeda. Tra i leader comunque nessuno si descrive come religioso.

Trent’anni sono un bel traguardo per un’organizzazione. Quali sono gli obiettivi per il futuro? Cosa vi piacerebbe migliorare?

Vogliamo lavorare sodo affinché leggi come l’Anti-Superstition Bill siano approvate anche in altri Stati, oppure, idealmente, a livello nazionale e quindi con una ricaduta su tutti gli Stati federali. Il che richiede uno sforzo considerevole. E un’altra grande sfida è costituita dalla partecipazione: vogliamo coinvolgere ancora più giovani e più donne.


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Il Dr. Nayak.

Il Dr. Nayak parla dell’istruzione scientifica in India


Il Dr. Narendra Nayak è una celebrità tra i razionalisti indiani. Dopo avere insegnato presso il Dipartimento di Biochimica Medica del Kasturba Medical College, dal 2006 si è dedicato a tempo pieno all’attivismo come conferenziere, viaggiando per l’India in lungo e in largo e tenendo lezioni e dimostrazioni in diverse lingue. Dal 2004 è presidente della FIRA, Federation of Indian Rationalist Associations, che riunisce e coordina più di ottanta associazioni razionaliste, atee, scettiche e laiche. Al Dr. Nayak ho chiesto lumi sul concetto di scientific temper, lo “spirito scientifico”, ideale che è spesso richiamato nei discorsi dei razionalisti indiani, e che è incluso nella Costituzione.

A chi si deve l’introduzione del richiamo alla scientific temper nella Costituzione dell’India? Inoltre, non trova che l’inclusione nella legge fondamentale di un concetto così importante sia un bel punto di partenza e un vantaggio importante rispetto ad altri Paesi?

Sì, è un vantaggio, anche se mi asterrei da paragoni con altri Paesi, perché non tutti hanno una Costituzione scritta. La Costituzione fu stesa dal Comitato presieduto da Bhimrao Ramji Ambedkar [1891-1956], intellettuale di formazione economica e giuridica che per primo rivestì il ruolo di Ministro della Giustizia dopo l’Indipendenza [1947] e che voleva che l’India fosse un Paese laico. L’espressione specifica, però, risale al Primo Ministro Jawaharlal Nehru [1889-1964], che era un socialista moderato, un avvocato che aveva studiato a Londra e aveva un certo retroterra scientifico; il richiamo alla scientific temper si trova nel suo libro The Discovery of India, del 1946. Solo nel 1976 però fu menzionata in un’aggiunta alla Costituzione facente riferimento ai doveri dei cittadini.

In che misura la prescrizione è messa in pratica?

Non si tratta di un diritto fondamentale. È più una specie di raccomandazione che poi spetta agli individui mettere in pratica. Non può essere usata per denunciare qualcuno che non la metta in pratica, ma se qualcuno ti denuncia per una tua iniziativa, ti ci puoi appellare sostenendo che le tue azioni erano conformi alla prescrizione. Insomma, si può usare per difendersi.

Che ne pensa dell’affermazione secondo cui l’India attualmente produce più scienziati di ogni altro Paese, che abbiamo sentito in questi giorni al convegno?

È un’affermazione che si sente fare, è vero... Ma occorre poi vedere se non si tratti di un’illusione ottica, cioè occorre esaminare che tipo di scienziati vengono di fatto prodotti. L’unico premio Nobel scientifico conferito a un indiano che lavorasse in India risale al 1930; fu quello assegnato a Chandrasekhara Venkata Raman [1888-1970] per i suoi studi sulla luce. Dopo quello, nessuno. Questo la dice lunga. Inoltre bisogna vedere che cosa si intende per “scienziato”: chiunque abbia conseguito una laurea triennale in una materia scientifica?

Come è percepita la scienza a livello sociale? Ci sono dei modelli per i giovani?

Una volta c’erano, ora non più, penso. Abbiamo avuto persone come Yash Pal [1926-2017], scienziato e divulgatore, che ha anche presieduto la University Grants Commission. Tra il 2002 e il 2007 abbiamo avuto un ingegnere come presidente, Abdul Kalam [1931-2015], anche se chiamarlo “scienziato”, come faceva la gente, è improprio; era piuttosto un esperto di tecnologia, specializzato in missilistica.

Che cosa pensa dell’insegnamento della scienza nelle scuole indiane?

È un insegnamento prevalentemente mnemonico, ispirato dal britannico Thomas Babington Macaulay [1800–1859], promotore dell’introduzione dell’istruzione britannica in India. Un’istruzione che era soprattutto finalizzata a creare funzionari per la East India Company. Il modello è poi sopravvissuto alla decolonizzazione ed è stato usato a formare dei funzionari statali. E in seguito alla rivoluzione digitale si sono voluti creare soprattutto degli sviluppatori di software...

Nonostante tutto, Lei pensa che la pseudoscienza e l’irrazionalità possano essere eradicate?

Lo spero. È lo scopo del mio lavoro. Forse non accadrà nel corso della mia vita, ma nel futuro.


Il lavoro etnografico di Johannes Quack


Per chi sa l’inglese ed è interessato al razionalismo indiano, Disenchanting India di Johannes Quack (Oxford University Press, 2012) è una lettura essenziale, anche se a tratti un po’ tecnica. Quack ha studiato i razionalisti indiani secondo un’impostazione etnografica, concentrandosi sull’ANiS, che ha seguito partecipando a incontri e conferenze e unendosi per un certo periodo agli attivisti che girano per i villaggi con il veicolo chiamato Science Van (v. articolo principale). Questo libro ha l’unico difetto di essere stato scritto prima di due avvenimenti cruciali per la storia dell’organizzazione, cioè l’assassinio del Dr. Dabholkar e l’approvazione dell’Anti-Superstition Bill (v. Box e articolo principale), ma è ricchissimo di informazioni e di analisi puntuali. Quack esamina in dettaglio il processo storico attraverso cui è emerso il razionalismo indiano, e le tante “anime”, non tutte in armonia tra loro, dell’organizzazione razionalista del Maharashtra. Lo studioso evidenzia come i razionalisti rivendichino un’origine antichissima, rifacendosi, come loro modelli, a filosofi indiani scettici e materialisti del VII-VI sec. a.C.; questa “genealogia” è piuttosto incerta, ma è funzionale ad evitare l’accusa, comunemente rivolta ai razionalisti da parte di conservatori e nazionalisti, di essere vittima ed espressione di una “colonizzazione mentale”, cioè di essere anti-nazionalisti. Allo stesso scopo, i razionalisti si rifanno a dei maestri spirituali appartenenti a un movimento chiamato bhakti (ancora una volta risalente al VII sec. a.C., nelle sue prime manifestazioni nell’India meridionale, ma fiorito tra il XV-XVII sec. d.C.), che praticavano una forma di devozione non ritualistica; si tratta di figure prese come riferimento anche da gruppi religiosi che si oppongono all’ANiS. Venendo a tempi meno remoti, Quack fa notare che il sorgere di movimenti come l’ANiS si può ricollegare a diverse figure di attivisti e riformatori sociali indiani del XIX secolo, ma che si riscontra anche l’influenza del movimento razionalista britannico. Lo studioso mette in luce il fatto che gli ingredienti principali del razionalismo dell’ANiS sono il richiamo al metodo scientifico e a ideali etici di giustizia e uguaglianza. Le iniziative didattiche dell’organizzazione non consistono quindi nel solo “debunking”, ma comprendono l’educazione sessuale, la critica del consumismo sfrenato, la prevenzione degli sprechi e delle tossicodipendenze e così via. I razionalisti sono anche a favore dei matrimoni tra persone di caste diverse, e alla donazione degli organi come pure alla donazione dei cadaveri a istituzioni mediche. Tutto questo va a definire un vero e proprio stile di vita, di cui alcuni attivisti, paradossalmente, parlano con toni religiosi. Un altro fenomeno sottolineato da Quack è il fatto che le idee e le pratiche dei singoli attivisti in materia di religione sono lungi dall’essere omogenee, divisi come sono tra chi attacca senza compromessi la religione vista come fonte di irrazionalità e di disuguaglianza, e chi sarebbe invece aperto alla collaborazione con gruppi religiosi che si oppongono alle ingiustizie sociali, e con tutto uno spettro di posizioni intermedie, anche a causa degli inevitabili compromessi dovuti al fatto che non tutti i razionalisti vivono in famiglie che si riconoscono nei principi dell’ANiS. Infine, un fenomeno ben descritto nello studio di Quack è la preponderanza degli uomini all’interno dell’organizzazione.
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