Mesmerismo o ipnotismo?

L'enorme successo del "magnetismo animale" nell'Inghilterra vittoriana fece da apripista per l'ipnotismo medico

La scena più sorprendente descritta nel libro di Alison Winter Mesmerized. Powers of Mind in Victorian Britain (Chicago, University of Chicago Press, 1999), si svolge nel Native Hospital di Calcutta nel 1846. A tutti i dipendenti, perfino a quelli che lavorano in cucina, viene insegnato a "mesmerizzare" i pazienti, fino a portarli a una condizione di anestesia totale. (Mesmerizzare può equivalere a ipnotizzare, ma su questo tornerò in seguito). Un uomo giace supino. Quello che lo mesmerizza gli sta seduto dietro e si piega su di lui fino quasi a lambirgli il volto; mentre con la mano destra si allunga a toccargli la bocca dello stomaco, con la mano sinistra sfiora il suo viso, moltissime volte, per ore, talvolta per sei ore al giorno.
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La copertina del libro di Alison Winter Mesmerized
Il paziente cade in un sonno sempre più profondo. Ha un terribile tumore allo scroto, cosa abbastanza comune allora in India, e la membrana che avvolge i testicoli è piena di liquido. Quando il paziente appare completamente privo di conoscenza, dopo una preparazione che può durare anche giorni, si prova a toccarlo con un pezzo di carbone ardente. Se rimane incosciente, viene chiamato il chirurgo scozzese, un certo James Esdaile, che ha appreso l'anestesia mesmerica leggendo un opuscolo inglese e poi ha scoperto che non è necessario che la pratichi lui stesso, ma che quel lavoro noioso può essere svolto altrettanto bene anche dagli inservienti. Esdaile entra con stivali di gomma e cerata per ripararsi dal sangue. Estirpa il tumore allo scroto. Insieme con gli assistenti indiani sutura le vene. In uno dei casi il paziente dopo l'operazione pesa 114 libbre e accanto a lui c'è un tumore che ne pesa 103.

In otto mesi, nel corso del 1846, Esdaile eseguì settantatré "interventi chirurgici indolori" di vario tipo su indiani mesmerizzati, comprese occasionali amputazioni o operazioni di cateratta, ma soprattutto rimozioni di tumori allo scroto. Tutti gli interventi furono eseguiti alla presenza di testimoni. A dieci di questi "trattamenti" assistette una commissione governativa ufficiale formata da tre medici e tre profani, che li giudicarono per la maggior parte indolori e ben riusciti.

Di questi fatti si può parlare in due modi: possiamo dire cosa pensiamo si sia in realtà verificato, oppure possiamo descrivere quanto gli stessi protagonisti dicono su ciò che succedeva. Alison Winter parla la loro lingua ed è quello che cercherò di fare anch'io. Tanto per cominciare, Esdaile riteneva di usare il mesmerismo, o magnetismo animale, non l'ipnotismo. Alison Winter ha ben poco da dire sull'ipnotismo. La pratica e la parola stessa "ipnotismo" (dal greco hypnos, sonno), all'inizio "neuroipnotismo", furono inventate da un altro chirurgo scozzese, James Braid, che lavorava a Manchester.

Braid osservò una dimostrazione di mesmerismo nel 1841, lo sperimentò di persona e, a metà degli anni quaranta dell'Ottocento, sviluppò una sua teoria. Pensò che si potevano eliminare tutte le sciocchezze che circondavano il mesmerismo e produrre sistematicamente i suoi effetti ipnotici.

Alan Gauld, autore di una vera e propria enciclopedia dell'ipnotismo, distingue con precisione fra mesmerismo e ipnotismo come lo praticavano Braid e i suoi seguaci. Non ritiene ancora chiusa la questione se gli effetti osservati nei due modi "di mettere a dormire qualcuno"[1] fossero gli stessi o meno.

Molti storici concordano sul fatto che fu James Braid il primo a intraprendere lo studio scientifico dei fenomeni di trance. Ma cosa si intende per "scientifico"? Questo è uno dei grandi sottotemi del libro della Winter, tema attinente alle recenti dispute sulla verità e l'oggettività nella scienza, quanto a una ricerca sull'Inghilterra vittoriana. La Winter pone il mesmerismo al centro del dibattito vittoriano per definire la scienza.

Ma prima ancora, qual è la differenza fra mesmerismo e ipnotismo? "L' "ipnotismo" di Braid", scrive la Winter, che tradisce già la sua antipatia mettendo il termine fra virgolette, "...tolse al mesmerismo i suoi flussi magnetici, le associazionì sessuali connesse allo sfioramento di parti del corpo e il rapporto personale fra mesmerista e paziente, che esigeva un manifesto influsso del corpo, della mente o della volontà di una persona su un'altra". Braid poteva ipnotizzare una persona facendola concentrare su qualunque cosa monotona, la fiamma di una candela, il rumore di uno sgocciolio d'acqua, un pendolo, lo sguardo fisso dell'ipnotista, o le carezze del mesmerista. L'ipnotismo abbonda di teorie non particolarmente brillanti, ma era, ed è tuttora, un'attività straordinariamente non teorica. Braid scoprì semplicemente che si potevano fare quelle cose.

Mesmerismo


Il mesmerismo, invece, iniziò con una teoria complicata. Prende il nome dal medico viennese Franz Anton Mesmer (1733-1815), che si considerava un fedele discepolo di Isaac Newton. Era l'epoca in cui europei e americani cominciavano a osservare i fatti fondamentali connessi all'elettricità e al magnetismo. Benjamin Franklin iniziò le sue ricerche sull'elettricità nel 1746, ma il fisico italiano Alessandro Volta non riuscì a ottenere un flusso costante di corrente (inventando la pila) prima del 1800, data che potremmo considerare il punto di partenza di tutto ciò che oggi diamo per scontato sul rapporto fra elettricità e magnetismo.
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Trance collettiva durante una dimostrazione di mesmerismo


Fu un inizio entusiasmante, ma non facile, perché anche se da tempo si era individuata una vaga connessione fra elettricità e magnetismo, ci vollero vent'anni prima che lo scienziato danese Hans Christian Oersted pensasse di mettere un ago magnetico da bussola sotto un conduttore attraversato da corrente elettrica, col risultato che l'ago si piegò improvvisamente ad angolo retto verso il conduttore. Subito dopo, in una straordinaria serie di lezioni, il fisico francese André Ampère inventò lì per lì la teoria elettromagnetica. L'elettromagnetismo nella forma dell'equazione di Maxwell è, secondo Steven Weinberg,[2] l'unica cosa dell'universo che abbiamo forse inquadrato con precisione. Prima del 1800 era ancora tutto da scoprire: Mesmer si buttò sul magnetismo e sull'azione newtoniana a distanza.

Il magnetismo animale, come lo chiamò riferendosi più che agli animali all'anima invisibile, era il potere che una persona poteva esercitare su un'altra tramite determinate procedure, sfiorandone il corpo. Chi utilizzava il magnetismo poteva indurre il sonno nelle persone, creando una sorta di "sonnambulismo artificiale". Poteva guarire molti tipi di malattie e anche piegare molti soggetti alla sua volontà. L'idea newtoniana era che tutto lo spazio vuoto fosse pieno di etere, un fluido invisibile. Si credeva che il magnetismo di una calamita, che attirava il ferro a distanza, avesse bisogno di tale fluido per trasmettere la sua forza. Mesmer aggiunse l'idea di un nuovo fluido magnetico attraverso il quale si poteva trasmettere il magnetismo animale, invece di quello metallico.

Lo stesso Mesmer non era molto interessato a far dormire la gente; quello era ciò che faceva Armand Marie Jacques de Chastenet, marchese di Puységur, grande proprietario terriero e colonnello di artiglieria. Puységur mise a punto cure prodigiose. Fu lui in effettì che fece entrare il magnetismo nella mappa intellettuale dell'Europa e molti storici considerano Mesmer solo come una figura di secondo piano. Il "mesmerismo", sostiene la Winter, fu considerato a lungo un termine denigratorio, che indicava una pratica da ciarlatani; quelli che ci credevano parlavano di magnetismo animale ed erano fermamente convinti che chi applicava il magnetismo esercitasse sulle persone una forza simile sia alla gravità sia al magnetismo metallico.

Negli anni'80 del'700, l'élite scientifica in Francia, stupita dal successo popolare di Mesmer e dei suoi accoliti (lui stesso si era trasferito a Parigi), istituì due commissioni per studiare il mesmerismo. L'Accademia. delle Scienze e l'Accademia della Medicina insieme confutarono l'affermazione che ci fosse un'azione di tipo magnetico a distanza, non spiegando affatto le cure e tutti gli altri bizzarri fenomeni associati a Mesmer, che peraltro non vennero contestati. I più grandi chimici dell'epoca, e forse di tutti i tempi, fecero parte di quelle commissioni, oltre a Benjamin Franklin, in qualità di esperto di elettricità (ammesso che ce ne fosse uno a quei tempi). Il mesmerismo venne dichiarato dottrina non grata ed entrò nella clandestinità, diventando oggetto di opuscoli per la classe operaia. Poiché l'establishment l'aveva condannato, il mesmerismo, con la sua capacità di produrre profonde reazioni emotive nelle masse, diventò esso stesso una forza contro l'establishment. A volte fu strumentalizzato, ma probabilmente proprio perché la gente perdeva le inibizioni in un gruppo mesmerico, diventò uno strumento, per chi non aveva potere, per dare sfogo a manifestazioni spontanee di ribellione. Il mesmerismo era l'esatto opposto della ragione e diventò così una forza politica intensamente sovversiva alla fine della "età della ragione" - come ha raccontato tempo fa Robert Darnton in un libro che è diventato ormai un classico.[3]

Il magnetismo nella Londra vittoriana


Alison Winter ha scritto un'opera simile a quella di Darnton, ma che ha come teatro l'Inghilterra fra il 1837 e il 1862 e i fenomeni che descrive si concentrano fra il 1845 e il 1846. Furono quelli gli anni in cui operò Esdaile, ma si ha l'impressione che metà dei fatti narrati siano avvenuti proprio in quel breve periodo. Questa è una storia sociale dell'Inghilterra all'inizio dell'età vittoriana. La regina mori nel 1901 e la storia del magnetismo animale raccontata dalla Winter si esaurisce ben prima di quella data. Eppure, una delle sue tesi è che nell'ultima parte del regno di Vittoria le correnti sociali del mesmerismo sfociarono in una nuova passione per gli esperimenti paranormali, per la telepatia e per la medianità. Anzi, lo stesso termine che in inglese indicava una seduta spiritica, séance, cominciò a essere usato per indicare una seduta mesmerica.

Non avevo idea di quanto fosse diffuso il magnetismo animale nel paese che, per un breve periodo, davvero dominò i mari e che produceva quasi tutto l'acciaio del mondo, estraeva la maggior parte del carbone, fabbricava buona parte dei prodotti tessili e costruiva, sia nella realtà che nel mito, l'immagine dominante dell'epoca, cioè la locomotiva a vapore. Per non parlare della presenza britannica nel resto del mondo. Alison Winter parla dei legami fra il magnetismo animale e il sonno, l'oppio, Karl Marx e l'"oppio dei popoli". Potremmo aggiungere il capitolo più odioso della storia dell'impero britannico, le Guerre dell'Oppio nel 1841-1842. Proprio all'epoca in cui gli inglesi stavano seriamente tentando di gestire l'intero universo, con tutta l'insicurezza e gli sconvolgimenti interni che ciò comportava, si fissarono sul modo strano e misterioso in cui una persona poteva controllarne un'altra. Pensarono, o temettero, di assistere all'azione diretta di una mente sul corpo di un altro. Il magnetismo animale diventò una metafisica populista, solitamente associata al radicalismo populista in politica. (Si potrebbe fare un parallelo con gli entusiasmi New Age negli Stati Uniti, che sono la patria dell'immagine dominante della nostra epoca, cioè il computer).

Il magnetismo animale compare in tutte le classi sociali. Il libro della Winter si apre con la descrizione di un tè nel 1844, in cui Jane Carlyle, moglie del famoso erudito, sperimenta il potere di un mesmerista di classe sociale inferiore alla sua e resiste alla mente di lui finché non riesce a neutralizzarla. Nelle pagine della Winter sfilano molte persone famose che si interessavano di magnetismo animale, o che lo praticavano, fra i quali Dickens, Darwin, Huxley, Herbert Spencer, George Eliot, John Stuart Mill e Wilkie Collins. Sono lieto di poter dire che lo scettico Michael Faraday cercò di schivarlo, come fece in seguito con i medium dello spiritismo. Non ebbe però molto successo. Ciò che conta tuttavia sono soprattutto le schiere di persone di cui non abbiamo mai sentito parlare.

Il mesmerismo arrivò a Londra nel 1837 per la seconda volta, perché ovviamente lo si conosceva già dai tempi dello stesso Mesmer. In Francia, malgrado il rifiuto dell'élite, il magnetismo animale era sopravvissuto non solo come movimento sovversivo, come sostiene Darnton, ma era anche riemerso dopo il 1815 con grande vitalità. Scienziati noti - la Winter cita Laplace e Cuvier - affermarono che dopo tutto i fenomeni legati al magnetismo animale erano possibili. Nel 1826, alcuni ricercatori, fra cui il barone Charles Dupotet de Sennevoy, spinsero l'Accademia della Medicina a istituire una nuova commissione. Questa volta il rapporto fu favorevole. La commissione fu particolarmente colpita dal resoconto di un "intervento indolore", la rimozione di un tumore al seno a una certa Madame Plantin nel 1828. L'esperienza del magnetismo animale in Francia è stata appena descritta in due grossi volumi - complessivamente 1218 pagine - da Bertrand Méheust e, come vedremo, il suo racconto si conclude laddove finisce il libro della Winter, cioè con la trasformazione di coloro che praticavano il magnetismo in spiritisti.[4]

Fu Dupotet che importò il magnetismo a Londra nel 1837. Invitava chi poteva permettersi di pagare un biglietto alle sue dimostrazioni di sonno magnetico. Dopo un avvio lento, la cosa prese piede e diventò, come ne Il falegname e il tricheco di Lewis Carroll, "infine grossa e inarrestabile, e crebbe, crebbe, crebbe", finché non si contarono più le dimostrazioni popolari e le sedute private fatte da una schiera sempre più numerosa di magnetizzatori, di presentatori itineranti e di medici londinesi alla moda.

Le immagini del mesmerismo diventarono quasi subito metafore. La Winter riproduce una delle prime vignette, apparsa su Punch nel 1841. Il titolo suona: "Il magnetismo animale, o Sir Rhubarb Pill che mesmerizza il Leone britannico" (vedi a fianco) - "Pill" sta per Sir Robert Peel, che diventò primo ministro per la seconda volta nel 1841. Sull'argomento c'è ben altro. Nel 1843 vediamo la giovane regina che mesmerizza Luigi Filippo, re di Francia, e gli fa firmare un trattato che favorisce fortemente il suo regno a spese di quello di lui. Cosa significasse mesmerizzare in termini metaforici lo capivano tutti.

Rapporti di "potere"


Quello tuttavia era il periodo in cui medici, chirurghi e farmacisti, incapaci di produrre molte terapie, cominciavano a organizzarsi in gruppi di specialisti. Inoltre, intere categorie di nuovi esperti si stavano unendo in società di eruditi: geografi, statistici, meteorologi, zoologi, botanici. La Società Britannica per lo Sviluppo delle Scienze, con le sue sezioni distinte per le varie branche della conoscenza, fu fondata intorno al 1830 e avviò subito una stretta collaborazione con i nuovi ìndustriali. Cominciarono a essere organizzate nuove università più professionali, a cominciare dallo University College di Londra, che sarebbe stato teatro di molti esperimenti sul magnetismo. La parola stessa "scienziato" fu messa in circolazione dal mandarino dall'erudizione enciclopedica, William Whewell, nel 1834. Tutte queste persone detestavano ciò che consideravano la cialtroneria e la superstizione dei magnetizzatori itineranti. Temevano inoltre, come sostiene la Winter, l'apparente potere che aveva una persona di influenzarne un'altra. Non volevano che la mente e il corpo interagissero in modi così misteriosi. E soprattutto non volevano pensare che le emanazioni vitali di persone di ceto inferiore potessero influenzare le menti e i corpi di chi era socialmente superiore.

Non si trattava di una situazione in cui si contrapponevano scienza, da una parte, e pseudoscienza, dall'altra. La scienza, come dimostra la Winter, stava definendo se stessa, in parte anche cercando di escludere il mesmerismo. E interessante che questo sia anche il tema centrale del nuovo libro di Bertrand Méheust che ho citato prima. Non c'è motivo di pensare che i due autori abbiano sentito parlare l'uno dell'opera dell'altro, ma entrambi sembrano condividere l'attuale esigenza di scoprire come la scienza sia diventata establishment, un gruppo di istituzioni e un corpus di prassi capaci di definire la natura stessa della conoscenza. Comunque, nel caso di Méheust, c'è un altro sottotema di cui in Francia si discute da tempo: l'ambivalente rapporto fra scienza (con ciò si comprende in Francia anche la psicoanalisi) da una parte, e ipnotismo dall'altra - ambivalenza che risale alle due commissioni reali del 1784.[5]

La Winter parla molto del potere in questo libro. Il magnetismo veniva praticato prevalentemente da uomini; le persone sulle quali era praticato erano soprattutto donne. Le interazioni erano complesse, perché gran parte dei magnetizzatori erano dì condizione sociale relativamente modesta, sebbene facessero esperimenti, talvolta con successo, anche medici, chirurghi, avvocati e ministri del culto. Più spesso però impiegavano un esperto di magnetismo. Il genere di donna che solitamente partecipava a una dimostrazione era una cameriera, ma c'erano anche casi di giovani donne di condizione sociale più elevata che venivano ipnotizzate da uomini di ceto inferiore. Ecco perché la Winter mette tanto in rilievo la tensione fra Jane Carlyle e il magnetizzatore che fu costretto a rinunciare. La signora Carlyle sentì che il suo potere produceva in lei una sorta di brivido che la attraversava, ma non si lasciò soggiogare dalla sua volontà. Molte delle bellissime illustrazioni nel libro della Winter mostrano il rapporto fisico fra magnetizzatore e magnetizzato; vediamo come venivano effettuati gli "sfioramenti", come stava seduto ciascuno dei due e da tutto ciò traspare un chiaro rapporto di forza.
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La Winter considera gli interventi chirurgici di Esdaile al Native Hospital di Calcutta un esempio perfetto del modo in cui interagiscono potere e magnetismo animale. Gli uomini che vengono anestetizzati da una équipe di magnetizzatori sono tutti "indigeni". Il processo è orchestrato da uno scozzese, che all'uopo impiega dipendenti indiani e poi effettua l'intervento. Pare che il metodo fosse usato raramente su un europeo in India. Ma perché questo dovrebbe essere la dimostrazione ultima di come la pratica della mesmerizzazione fosse un atto di potere di una persona su un'altra, cosa particolarmente facile in un contesto imperiale? Credo che la Winter avrebbe anche dovuto tener conto del fatto che in molte culture indiane il rapporto fra mente e corpo era concepito in modo molto diverso da come lo era nel mondo cartesiano o nell'Inghilterra vittoriana. Se mente e corpo sono fondamentalmente distinti, si tende a resistere all'azione dell'uno sull'altro, a meno che non si cada in ciò che alcuni definirebbero una reazione eccessiva e isterica. Si può pensare, invece, che per molti dei pazienti indiani il mesmerismo apparisse perfettamente naturale. Qualunque cosa accada durante lo stato di trance certo aiuta se uno crede, o si abbandona, al processo. Conosco un illustre medico che lavora sia a Montreal che nell'estremo Nord del Canada. Fa esperimenti sul controllo del dolore con l'ipnosi in entrambi i luoghi. I risultati sono molto migliori con gli inuit, gli indigeni del Nord. È una questione di potere? Certo, ma è anche vero che gli inuit non hanno, nemmeno oggi, tutte le nostre ansie sulle possibili interferenze fra corpo e mente.

Dolore e anestesia


Il dolore è uno dei temi minori, ma non per questo meno interessanti, del libro. La Winter sostiene che l'anestesia ha cambiato la nostra sensibilità al dolore e il significato stesso del dolore. Inoltre, e questa è una sua affermazione originale, il mesmerismo ha svolto un ruolo essenziale in tale trasformazione. La storia classica è che nel 1846 un dentista di Boston, William Morton, sperimentò l'uso dell'etere nei piccoli interventi chirurgici alla mascella e poi nelle estrazioni dentali. In realtà, da qualche tempo il suo socio, Horace Wells, stava provando l'anestesia mesmerica, ma non riusciva a mesmerizzare nessuno, né tanto meno a praticare estrazioni indolori. Così nel 1845 provò con il protossido d'azoto (il gas esilarante), usandolo su di sé con grande successo, e subito dopo annunciò pubblicamente che si era aperta una "nuova era nelle estrazioni".
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Una cartolina di Via Lagrange a torino: sulla destra si nota l'insegna di un "gabinetto magnetico"


L'esperimento sullo sventurato paziente di Wells fu un disastro. "La sensibilità del paziente al dolore", scrive la Winter, "rimase inalterata". Wells si ritirò mortificato e, dopo il successo di Morton, l'anno seguente si suicidò. La Winter osserva che da tempo si utilizzavano sia l'etere che il gas esilarante per scopi ricreativi e ipotizza che l'idea di impiegarli in chirurgia fosse una reazione alle pratiche mesmeriche. La classe medica in generale voleva qualcosa di puramente chimico, non mentale; non voleva né un'azione senza contatto con il corpo, né un fluido magnetico, né dei ciarlatani. L'etere era una manna.

Chiaramente ci sono tuttora strani atteggiamenti verso il dolore, come ben dimostrano gli ostacoli che si frappongono all'uso della marijuana in California. In quello stato si è votato a favore della legalizzazione dell'uso della marijuana dietro prescrizione medica, sia per alleviare il dolore in malattie dell'invecchiamento come l'artrite che per combattere gli effetti dei potenti farmaci contro l'AIDS. Ma il ministro della Giustizia dello stato si è appellato a norme federali per impedire la distribuzione della marijuana ai malati. (Si potrebbe richiamare un precedente storico testimoniato da Erodoto, il quale narra che gli sciti usavano la canapa contro il dolore).

Ci sono anche molte storie horror su medici che, in nome di presunti principi etici, prescrivono pochi farmaci antidolorifici ai malati terminali. Non è il caso, quindi, di guardare con aria di sufficienza i vittoriani, perché riteniamo di aver chiarito la questione della moralità del dolore. Ma almeno noi diamo per scontato che, in condizioni favorevoli, il dolore si possa controllare. Malgrado le bevande fortemente alcoliche e l'oppio, quella possibilità non esisteva fino, diciamo, al 1845. I medici tradizionali, lascia intendere la Winter, non si preoccupavano molto di placare il dolore. Non fecero esperimenti con l'etere o con il perossido di azoto finché non si sentirono minacciati dall'anestesia mesmerica.

Come spesso accade, fu un caso clamoroso, avvenuto nel novembre del 1842, a portare alla ribalta l'anestesia mesmerica in Gran Bretagna, così come era accaduto in Francia anni prima con il caso di Madame Plantin. Uno stimato medico di Nottingham amputò la gamba di un operaio dopo che un avvocato lo aveva magnetizzato per giorni. Il paziente si lamentò debolmente mentre gli tranciavano la coscia e non ricordò poi di aver avuto alcun fastidio. A differenza di Madame Plantin, visse per altri trent'anni. I medici si trovarono in una situazione imbarazzante. La Winter dimostra che medici di vario genere furono oggetto di molte critiche; come diciamo ora, non sapevano curare niente. Rifiutando il mesmerismo, rifiutavano una prassi medica che secondo la gente era efficace nel controllare il dolore. Ma se accettavano i mesmeristi, accettavano anche parecchia gentaglia e questo avrebbe fatto naufragare le loro ambizioni di elevare lo status della professione.

A sostegno della sua tesi che la classe medica era indifferente al problema del dolore, la Winter avrebbe anche potuto aggiungere che nel 1800 il più autorevole scienziato britannico, Sir Humphry Davy, fece esperimenti col gas esilarante per cercare di alleviare il dolore localizzato. Scrisse: "Dato che il protossido d'azoto, nella sua ampia azione, pare in grado di eliminare il dolore fisico, lo si potrebbe forse utilizzare proficuamente negli interventi chirurgici in cui non ci sia grande versamento di sangue". La Winter non riporta nemmeno che nel 1818 Faraday, che sarebbe diventato famoso al pari di Davy, dimostrò che l'etere aveva effetti simili. I chirurghi non prestarono alcuna attenzione a questi gas, che continuarono a essere usati solo per scopi ricreativi. (Nel libro ci sono illustrazioni di feste studentesche come quella qui sopra riprodotta). Soltanto quando l'impiego dell'anestesia mesmerica diventò sempre più comune, i medici cominciarono a occuparsi di anestesia chimica, di protossido di azoto e di etere, mentre il cloroformio fu usato per la prima volta nel 1847. Così, sostiene la Winter, la prassi dell'anestesia nacque soprattutto perché i medici volevano tenere lontani coloro che praticavano il magnetismo e non perché fossero direttamente interessati al controllo del dolore.

L'altra tesi avanzata è che né l'etere né il cloroformio godessero di fama migliore del magnetismo. Questo non fu respinto dalla chirurgia in quanto meno efficace. Solo con l'avvento dell'inalatore, nel 1876, l'etere diventò relativamente sicuro e rimpiazzò di conseguenza il cloroformio in molti tipi di intervento. Il cloroformio aveva ucciso parecchie persone. Ovviamente, per esprimere giudizi in merito, ci servono informazioni su due elementi, cioè sull'efficacia del particolare metodo di anestesia utilizzato e sul tasso di sopravvivenza dei pazienti dopo l'intervento. La Winter non è in grado di fornire dati conclusivi su nessuno dei due elementi, ma getta un sospetto sulla:

Storia dell'anestesia


L'ipotesi di gran lunga più interessante fatta dalla Winter è che il nostro atteggiamento rispetto al dolore sia completamente cambiato con l'avvento degli anestetici. "Gli anestesisti che utilizzavano l'etere", scrive, "riuscivano a ottenere il tacito accordo del loro pubblico sul fatto che tenessero sotto controllo la situazione sperimentale. Il dolore non costituiva un problema, perché era diventato proprietà del chirurgo e poteva essere "conquistato" a piacere dal sistema di anestesia".

Sospetto che il cambiamento sia anche dovuto ad altro. Pascal ha scritto che smettere di meditare sulla propria morte significa smettere di essere pienamente umani. Incontro simili punti di vista oggi, a esempio, fra i seguaci di Heidegger. Ma per moltissimi di noi il principale problema non è la morte, è il dolore. E forse la paura cosciente del dolore deriva dalla possibilità di alleviarlo (insieme al fatto che oggi possiamo essere tenuti in vita in condizioni di grande sofferenza molto più a lungo di una volta).

La fine del mesmerismo


Cosa è accaduto al mesmerismo? È stato semplicemente sconfitto dal nuovo scientismo? È stato annientato dal fatto che la sua applicazione pratica più evidente, l'anestesia, fu soppiantata dall'etere e dal cloroformio? Certo non basta una sola di queste spiegazioni. Jonathan Miller ha affermato che la transizione all'ipnotismo di Braid fu critica e che c'è un insospettato legame fra la pratica di Braid e la moderna scienza cognitiva, in particolare nell'identificazione del sistema nervoso simpatico.[6]

Sia la Winter che Méheust tracciano un percorso diverso. Il mesmerismo passò in un altro mondo, popolato da spiriti che vennero a bussare a metà del secolo e continuarono a rovesciare tavoli e a manifestare la loro presenza in fisarmoniche volanti, medium, chiaroveggenti, telepatia, storie di sopravvivenza dopo la morte. Ci sono molte prove circostanziate che dimostrano questo passaggio. Alcuni dei presunti fenomeni di magnetismo animale ricorrevano nello spiritismo. La chiaroveggenza era un elemento standard di una dimostrazione mesmerica e si continuò a usare lo stesso termine per indicare la capacità degli occultisti di vedere cosa stava succedendo, o sarebbe successo, senza usare gli occhi. E rimasero anche le abitudini sociali: la stessa parola séance, seduta, finì per essere usata per indicare un pomeriggio con medium che conversava con i defunti.

Gli studi sui fenomeni paranormali attrassero alcune delle migliori menti scientifiche dell'epoca. In Francia, Charles Richet - vincitore nel 1913 del premio Nobel per la medicina - nel 1882 aveva iniziato una lunga serie di esperimenti sulla telepatia facendo tentativi sulla base delle probabilità. La randomizzazione, che ora è diventata un metodo scientifico di routine, fu inventata da Richet per questi esperimenti. "Un metodo", scrisse nel 1884, "che è estremamente raro nelle scienze, il metodo delle probabilità". Coronò la sua carriera con un voluminoso trattato sulla metempsicosi (la trasmigrazione delle anime), pubblicato nel 1922: quaranta anni di duro lavoro sulla parapsicologia. In Inghilterra, il fisico e chimico Sir William Crookes, che dette forse un contributo ancora più importante alla scienza, fu un ricercatore ugualmente curioso nel campo del paranormale. E l'elenco di luminari della scienza potrebbe continuare. I loro studi possono essere citati a sostegno della tesi che ci sia un continuum fra mesmerismo e ricerca sul paranormale. A differenza del mesmerismo, l'ipnotismo non aveva bisogno di quel misterioso fluido newtoniano, l'etere, ma l'etere era parte integrante dell'elettromagnetismo dell'epoca e gli scienziati volevano spiegare la possibilità della telepatia e della chiaroveggenza con le vibrazioni dell'etere.

Oggigiorno, la maggior parte delle persone crede in qualche fenomeno paranormale, mentre i razionalisti solitamente liquidano tutto questo come pseudoscientifico. Certo è un settore che attira imbroglioni e creduloni, ma il problema non è se si tratti di pseudoscienza o meno, quanto il fatto che sperimentazioni incredibilmente precise e dettagliate stabiliscono (con mia soddisfazione) che, sebbene ci siano innumerevoli eventi strani in questo mondo, non ci sono fenomeni stabili del genere previsto in parapsicologia.

Il mesmerismo, l'ipnotismo, la trance, la suggestione, o qualunque sia la cosa con cui abbiamo a che fare in questo caso, non sono così. I fenomeni classici di questi stati possono essere riprodotti con una certa sicurezza. Alcuni non sono, in pratica, ripetibili; nessuno cercherà mai più di amputare una gamba con il paziente sedato soltanto da "sfioramenti" magnetici. Ma rimangono molti fenomeni inconfutabili e stabili dei quali non abbiamo alcuna comprensione precisa, fra cui l'ipnosi, gli stati di trance, l'abiezione di accettare di buon grado varie forme di autorità. Molto probabilmente l'ipnotismo richiede una forma di collaborazione fra ipnotizzatore e ipnotizzato. Entrambi devono sapere come svolgere il loro ruolo. Forse, nel caso dell'ipnotismo, abbiamo a che fare semplicemente con una forma estrema di quel role playing che caratterizza i rapporti umani. Ma si tratta comunque di un gruppo di fenomeni reali che certamente non capiamo. Se la Winter ha ragione nel sostenere che lo spiritismo ha assorbito la tradizione magnetica, allora, a mio parere, abbiamo perduto qualcosa.

Note


1) A. Gauld, A History of Hypnotism, New York, Cambridge University Press, 1992.
2) S. Weinberg, "La scienza beffarda", la Rivista dei Libri, n. 11, novembre 1996, pp. 24-27. Si veda pure la risposta di Weinberg agli interventi suscitati dal suo articolo pubblicata nel numero successivo (n. 12, dicembre 1996, pp. 43-44).
3) R. Darnton, Mesmerism and the End of the Enlightenment in France, Cambridge, Harvard University Press, 1968.
4) B. Méheust, Somnambulisme et médiumité, vol. 1: Le Défì du magnetisme; vol. 2: Le Choc des sciences psychiques, Parigi, Le Plessis-Robinson: Instìtut Sybthélabo, 1999.
5) Cfr, a esempio, L. Chertok e I. Stengers, Il cuore e la ragione. L'ipnosi come problema, da Lavoisiera Lacan, Feltrinelli, 1991 (ed. orig. 1989). Gli autori sostengono che una discussione fra Lavoisier e Jussieu all'interno di una delle commissioni fu in realtà un dibattito sulla vera natura della scienza, dibattito che è continuato in forma aspra, fino a oggi all'interno della psicoanalisi. Freud, ovviamente, affermò che la psicoanalisi iniziò nel momento in cui egli smise di usare l'ipnosi come terapia, perché solo allora si rivelò una resistenza psichica, che a sua volta condusse alla scoperta della repressione. Quei membri dei movimento psicoanalitico che, come Sándor Ferenczi, volevano tornare a utilizzare in parte l'ipnosi, dovettero essere schiacciati ed espulsi come non scientifici.
6) J. Miller, "Going Unconscious", in Hidden Histories of Science, a cura di R.B. Silvers, New York, New York Review of Books, 1995, pp. 1-35.


Per gentile concessione:

La Rivista dei Libri, 22.6.99
www.larivistadeilibri.com

Traduzione di Lisa Zaffi


Ian Hacking

Insegna Storia della scienza all'Università di Toronto. Tra i suoi libri citiamo: L'emergenza della probabilità (Il Saggiatore, 1987), Linguaggio e filosofia (Cortina, 1994) e la riscoperta dell'anima (Feltrinelli, 1996).

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