Buon compleanno... UFO!

L'anniversario di Roswell? Roswell è stata la più grossa turlupinatura che la televisione italiana ci ha dato, avendola, tra l'altro, pagata parecchi milioni, se non miliardi. Detto questo, non voglio comunque escludere l'eventualità che ci possano essere altre forme di vita nell'universo: solo che la possibilità che esseri intelligenti arrivino sulla Terra è praticamente nulla, date enormi distanze fra il Sole e le altre stelle.

È stata comunque importante la data del 4 luglio, quando su Marte è atterrato il Pathfinder, un robot che dovrebbe studiare quel terreno e preparare l'atterraggio di future missioni più complesse volte a vedere se ci sono effettivamente residui fossili di esseri elementari o, addirittura, forme elementari ancora in vita. Path-Finder è atterrato su un pianoro roccioso, nell'emisfero settentrionale, in una località che è stata chiamata Valle di Marte: fa parte di un insieme di valli che si suppone siano state originate da fiumi o laghi.

È ormai risaputo che qualche miliardo di anni fa, su Marte, c'era tantissima acqua e l'acqua, si sa, è essenziale per lo sviluppo di forme vitali. Nel nostro sistema solare Marte è senz'altro il luogo più adatto su cui possano trovarsi esistenze elementari, tutti gli altri pianeti sono esclusi. Sui grandi satelliti di Giove e di Saturno c'è abbondanza di molecole organiche, ma tra queste e il più semplice batterio c'è un salto enorme. La speranza di riuscire a vedere altre forme di vita più "strutturate" non muore mai: nell'universo esisteranno sempre altre civiltà, anche molto elevate, come la nostra o più della nostra. Solo nel nostro continente stellare, la Galassia, che contiene il Sole e il sistema solare, ci sono qualcosa come 400 miliardi di stelle e circa la metà di queste sono molto simili al Sole e hanno, quindi, una vita lunga quanto il Sole, cioè più di 10 miliardi di anni.

Gli astri si formano tutti più o meno nello stesso modo e quando "nascono" si costituisce, con molta probabilità, anche un sistema solare con tanto di pianeti. Fino a qualche anno fa questa era solo un'ipotesi, ma nel settembre del 1995 è stato scoperto un pianeta grosso come Giove intorno a una stella vicina al Sole, a 50 anni luce.

Oggi questa scoperta è messa in dubbio, ma ha comunque scatenato la caccia ai pianeti; se ne sono trovati una decina: alcune stelle con un paio di pianeti nella loro orbita. Si è notato che il moto rettilineo della stella subiva piccole oscillazioni e si è dedotto che ciò avvenisse per l'attrazione di un corpo nelle vicinanze: dall'entità di queste oscillazioni si possono addirittura dedurre la massa del corpo e il periodo di rivoluzione intorno alla stella. Probabilmente con "Darwin", l'interferometro spaziale a infrarossi su cui l'Unione Europea sta facendo considerevoli investimenti, si dovrebbe poter vedere direttamente la presenza di pianeti, fino a ora solo dedotti attraverso dati indiretti dall'attrazione gravitazionale.

Bisogna però essere cauti e non lasciarsi andare a teorie troppo azzardate, anche se talvolta proposte, con numeri e formule, da qualche scienziato. Mi viene in mente l'astrofisico inglese Fred Hoyle, che sostiene che la polvere interstellare ospiti forme di vita senzienti. Questa, però, mi sembra davvero fantascienza: nelle polveri compaiono molecole organiche, ma non di più. Ci sono poi i radiotelescopi, con cui si spera di potere rilevare eventuali segnali radio artificiali, non naturali, mandati da civiltà extraterrestri, che avrebbero lo stesso nostro desiderio di sapere se c'è qualcun altro nell'immenso universo. Per far questo, i radiotelescopi sono puntati sistematicamente verso le stelle comprese entro un raggio di 100 anni luce, quelle più simili al Sole: quelle molto più brillanti del Sole bruciano troppo rapidamente il loro combustibile nucleare e hanno quindi una vita molto più breve, nell'ordine di qualche decina di milioni di anni; noi, però, sappiamo che sulla Terra ci sono voluti più di quattro miliardi di anni perché l'uomo facesse la sua apparizione. L'uomo si pensa che sia arrivato uno due milioni di anni fa: queste stelle, dunque, avrebbero un'esistenza troppo breve per permettere lo sviluppo di forme di vita intelligenti. Ci sono poi altri che concentrano invece la loro attenzione sulla esobiologia, tentando di immaginare quali siano le condizioni necessarie perché si possa sviluppare la vita su altri pianeti.

Ma ci si basa sempre troppo sull'analogia con la Terra che, d'altra parte, è l'unico esempio di vita che si conosca. Lo so che sono state raccolte moltissime testimonianze su avvistamenti di dischi volanti ed extraterrestri, ma sono risultate tutte o fenomeni atmosferici rari o abbagli di persone che non sono abituate a guardare il cielo: sono pochi i casi rimasti oscuri. Non c'è insomma, nessuna evidenza che esistano gli ufo (intesi come astronavi extraterrestri).

Uno, poi, può comunque fantasticare quanto vuole. Anche a me, per esempio, piacerebbe avere una macchina del tempo: chi lo sa, magari, nel 3500 la Terra sarà completamente distrutta, inabitabile, e noi probabilmente potremmo non esserci più. Magari, invece, avremo sviluppato doti eccezionali.

Però, per quanto io possa immaginare, non riesco a vederci in gita su un altro pianeta, a braccetto con un omino con le antenne: questo no, penso che sia impossibile. Ciò non toglie che talvolta io provi a disegnare, nella mia mente, i marziani. Se sono esseri intelligenti non dovrebbero essere troppo diversi da noi: ci sono per esempio certe facoltà che si sono potute sviluppare proprio perché si hanno gli occhi o le mani. Penso ai delfini, che nonostante abbiano un cervello molto sviluppato, non avendo le mani, non possono usare attrezzi, e questo li ha bloccati nello sviluppo. Quindi, indubbiamente, anche dalla struttura del corpo dipende lo sviluppo del cervello e questi marziani potrebbero essere simili a noi, dal punto di vista intellettivo, solo se fossero simili a noi anche dal punto di vista fisico. Un altro problema, se mai avverrà un contatto, sarebbe anche la comunicazione: è già tanto difficile incontrarsi fra noi, tra un cinese e un europeo, figuriamoci fra abitanti di pianeti diversi.

Per adesso, però, mi sembra davvero solo fantascienza. Una volta la fantascienza mi piaceva: i libri di Asimov mi appassionavano. Ora non ne posso più e comunque non ho più troppo tempo per perdermi in queste fantasie. È certo, però, che la curiosità è insita nel mio lavoro, e credo che le stelle non possano non incuriosire. Fin dall'antichità, quando ancora non si ipotizzavano nemmeno minimamente i viaggi spaziali, Lucrezio, nel De Rerum Natura, pensava già alla possibilità di altri mondi abitati. Che si debba essere noi unici e soli sembra incredibile.

 

Margherita Hack

Astrofìsica, Università di Trieste,

Garante Cicap

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