Internet e Nostradamus

  • In Articoli
  • 11-03-2002
  • di Andrea Albini

Nei momenti immediatamente successivi agli attacchi terroristici di New York e Washington, Internet è stata uno dei canali privilegiati per cercare notizie e informazioni. Nella giornata dell'11 settembre, l'80 percento delle interrogazioni effettuate su Google, uno dei più conosciuti e potenti motori di ricerca, ha riguardato questi episodi e nel complesso le richieste di news sono aumentate di 60 volte rispetto ai giorni precedenti1.

Il termine più richiesto è stato "CNN", con un picco di 6000 richieste al minuto, seguito da "World Trade Center" (2000 richieste al minuto), "BBC", "Pentagono", "NBC" e "Osama Bin Laden".

Il settimo termine più ricercato nelle ore immediatamente successive all'attentato è stato "Nostradamus", con un picco di 200 interrogazioni al minuto. Se si dispongono queste informazioni su un grafico si nota che, a differenza delle interrogazioni che riguardavano i luoghi della tragedia o la richiesta di canali d'informazione ufficiali (come la CNN), che hanno avuto un picco quasi immediato subito dopo il fatto, le ricerche su Nostradamus sono cresciute costantemente fino a mezzogiorno, per poi decrescere nel pomeriggio e riprendere dopo le sei di sera, raggiungendo un nuovo picco alcune ore dopo2. Si tratta indubbiamente di una raro (e tragico) caso in cui è stato possibile analizzare l'andamento quantitativo delle "voci che corrono".

Ancora più interessante è osservare la classifica dei dieci termini di ricerca più in crescita (gaining queries) al termine della settimana in cui sono avvenuti gli attentati; scopriamo che, superata la prima fase emotiva, le ricerche su Nostradamus hanno raggiunto il primo posto.

Il fatto che, in un momento così drammatico, una consistente fetta degli utilizzatori di Internet (che le statistiche dicono possedere un livello di cultura e di reddito medio o elevato) abbia ritenuto opportuno perdere il proprio tempo ricercando le profezie di un indovino medioevale, lascia sconcertati. Una possibile spiegazione può venire da quanto hanno fatto notare numerosi studiosi di scienze sociali subito dopo l'11 settembre. Le immagini "mediate" degli attentati erano reali ma sembravano provenire da un videogioco, o meglio ancora da un film catastrofico con effetti speciali. In un contesto in cui i fruitori dell'informazione "hanno già visto tutto", diventa difficile distinguere tra realtà e finzione. In questa situazione, come ha fatto notare l'etnologo Marc Augé, rischiamo di finire per credere in qualsiasi cosa, oppure a dubitare di tutto. Potrebbe essere questa la ragione per cui così tante persone hanno deciso di rifugiarsi nel pensiero magico (e altrettante nelle più improbabili teorie cospiratorie che sono immediatamente fiorite su Internet subito dopo gli attentati), piuttosto che limitarsi ad accettare una realtà che ha portato alla morte violenta ed immediata di migliaia di esseri umani. n

 

Andrea Albini

Università di Pavia

 

Note

1. Si noti che, a differenza di altri strumenti di ricerca, Google non si presenta come un "portale", cioè non è fornito di una prima pagina in cui alcuni link ad avvenimenti principali sono già raccolti e presentati. Chi usa Google è quindi costretto a effettuare una ricerca utilizzando parole chiave.

2. I dati sono consultabili a questo indirizzo: http://www.google. com/press/zeitgeist/9-11-search.html .

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