Un calendario per l'umanità grave;

Il calendario, che dovrebbe essere costruito secondo criteri scientifici e astronomici, rispecchia invece le più viscerali pulsioni umane.
Per questo se ne propone una lieve riforma, secondo criteri umanistici e razionali

Il nuovo millennio inizia nel 2000 o nel 2001? Questo è il problema che attanaglia l'umanità in questi anni, così come riempì le prime pagine dei giornali nel 1900-1901 e fece discutere astronomi, filosofi e pensatori a ogni 'cambio di secolo'. Ma fosse solo questo il problema del nostro attuale calendario! Esso mostra nel modo più evidente come ciò che i più considerano fondato su fatti naturali, fisici, astronomici, meccanicistici, abbia in realtà un fondamento profondamente ideologico e umano.
Il nostro calendario (così come, in modo diverso, quello delle altre culture) è frutto di una storia precisa, di un sistema di credenze che ha via via rispecchiato gli interessi di potenti apparati politici, di propositori di ideologie e di sistemi religiosi, di singoli personaggi tanto ambiziosi da voler contrassegnare un pezzo della vita di ciascuno di noi con la propria impronta, con il ricordo del proprio nome.
Molti regimi forti hanno computato il tempo a partire dal proprio avvento. Il caso più recente è quello del fascismo. L' era fascista aveva origine nell'anno della marcia su Roma, avvenuta il 28 ottobre 1922. Scandire il tempo è sempre stato un modo per propagandare la propria ideologia.
Proviamo, per il puro piacere di esercitare la nostra ragione, ad affrontare il problema del calendario in base a un'analisi scientifica, a una seria considerazione delle esigenze di carattere pratico di un mondo abituato al calendario attualmente in uso, ma anche - per l'inevitabile parte ideologica - in base a una concezione razionale e che possa essere condivisa dalla parte più larga possibile dell'umanità. Proviamo, in altri termini, a costruire un 'calendario umanista' o un 'Calendario per l'umanità'.

Difetti del calendario comunemente usato


Il calendario usato presso le società occidentali e nelle transazioni commerciali internazionali, ideato nel VI secolo da Dionigi il Piccolo per il papa Giovanni I, ha molti difetti, qui di seguito elencati.
1. È errato. Esso si riferisce alla nascita di Gesù Cristo, che gli storici, anche cristiani, situano tra il 7 e il 2 a.C. (con una certa predilezione per il 4 a.C.). Se il calendario fosse in accordo con la vera data di nascita di Gesù Cristo non saremmo nell'anno 2000, ma in un anno tra il 2002 e il 2007. Il dover affermare che Gesù Cristo sia nato nel 4 'avanti Cristo' è curioso, quasi paradossale.
2. Non ha fondamento aritmetico. Esso non considera l'esistenza dell'anno 0, un numero di enorme utilità, ma ignoto nell'antichità. L'anno della nascita di Gesù Cristo è definito come 'anno 1', mentre quello precedente è l' anno 1 a. C.. Ciò comporta gravi problemi nel computo delle date e del tempo intercorrente tra due eventi avvenuti a cavallo della nascita di Gesù Cristo.
L'assenza dell'anno 0 ha riproposto, al termine di ogni secolo, la controversia sul momento di inizio del nuovo secolo. L'aritmetica indica che i nuovi secoli hanno inizio alle ore 0 del primo gennaio degli anni che terminano con le due cifre 01 (per esempio 501, 1701, 2001). Le consuetudini popolari fanno iniziare i nuovi secoli all'inizio dell'anno che vede cambiare le ultime cifre, ovvero degli anni che terminano per 00 (per esempio 500, 1700, 2000, ecc.).
Sebbene stiamo vivendo un'era di enorme sviluppo della scienza, gli umori popolari prevalgono tuttora sulle considerazioni scientifiche, tanto che l'umanità si è prodigata nel festeggiare l'inizio del nuovo millennio alle ore 00:00 dell'1 gennaio 2000, esattamente con un anno di anticipo rispetto al vero inizio del nuovo millennio.
I miliardi di affermazioni come 'il primo nato del nuovo millennio' fatte dopo lo scoccare dell'anno 2000 sono prive di valore scientifico; il primo nato del nuovo millennio sarà quello nato dopo le ore 00:00 dell'1 gennaio 2001.
3. Non ha fondamento nel senso comune. Il concetto di date negative è del tutto avulso dal concetto di tempo così come esso è percepito - per quel che se ne sa - presso tutte le culture umane, ovvero come un flusso continuo unidirezionale, seppure esso possa essere inteso come finito o infinito, lineare o circolare.
4. È storicamente illogico. È assurdo che la maggior parte della storia umana sia computata a ritroso e che gli eventi accaduti in quei periodi storici siano riferiti a un evento non ancora avvenuto. Ogni persona si sentirebbe sminuita e offesa se sapesse che l'anno corrente verrà in futuro rinominato in base a un avvenimento non ancora accaduto e che quindi sarà connotato da un numero negativo, indicante il tempo che lo distanzia da quell'evento.
5. Ha una connotazione ideologica in disaccordo con la sensibilità contemporanea. Lungi dall'essere un punto zero fisico, come il punto di fusione dell'acqua per la scala termometrica, valido in ogni tempo e luogo e per qualunque osservatore, il punto zero del calendario usato in Occidente e diffuso nel mondo ha un valore solo all'interno di una precisa cultura umana, quella che professa il cristianesimo. Imporre l'uso di un calendario siffatto ad altre culture significa imporre a queste i valori e le ideologie di quella cultura. Ciò è in disaccordo con la sensibilità dell'uomo contemporaneo, che ritiene che i rapporti tra culture debbano basarsi sul rispetto reciproco.
Vale la pena di notare che questo problema si è già posto nell'ambito della civiltà che ha proposto il calendario attuale. Molti non-cristiani, atei, agnostici o persone dotate di sensibilità multiculturale hanno adottato una dicitura neutra dell'era cristiana, indicandola come 'era comune' (common era in inglese, abbreviato c.e.,). L'anno attuale è dunque l'anno 2000 c.e., mentre, per fare un esempio, Eratostene fondò la biblioteca di Alessandria nel 235 b.c.e. (before common era, prima dell'era comune). Altri, come Joseph Needham, autore della monumentale opera Scienza e civiltà in Cina, hanno usato il segno '+' per indicare date dell'era comune e il segno '-' per indicare date prima dell'era comune.
6. Presenta una sequenza di giorni della settimana nell'anno complessa e poco pratica. Frutto, storicamente, del tentativo di combinare il ciclo solare (giornaliero e annuale) con quello lunare (mensile), il calendario attualmente in uso presenta una sequenza di giorni della settimana variabile di anno in anno. La conseguenza è che il computo di quale giorno della settimana corrisponda a un determinato giorno dell'anno richiede lunghi calcoli o il possesso di un calendario dell'anno considerato o di un calendario perpetuo. Da un punto di vista pratico, la grande variabilità, anno dopo anno, nella disposizione dei vari giorni di festa nella settimana, crea moltissime diverse possibilità di 'ponte', con conseguenze di carattere economico, logistico e organizzativo non indifferenti.
7. Ha mesi di lunghezza variabile in modo incoerente. Il calendario in uso ha una sequenza di mesi di lunghezza variabile dai 28 ai 31 giorni. Ciò è dovuto a tutto meno che a ragioni di carattere scientifico. Per fare un esempio, la lunghezza di due mesi è dovuta anche alla considerazione che Ottaviano Augusto aveva di sé. Il mese che il condottiero e uomo politico romano decise di intitolare a sé stesso, che a quei tempi si chiamava sextilis, era più breve del mese precedente, intitolato a Giulio Cesare, cosa che gli risultava indigesta. La lunghezza del neonominato mese augustus fu dunque resa uguale a quella del mese julius, ovvero portata a 31 giorni, a scapito di un altro mese considerato poco importante e quindi sacrificabile, a testimonianza di quanto fatti apparentemente scientifici rispecchino in realtà visioni e bisogni o - in questo caso - pruriti strettamente umani.
8. Presenta un imperfetto sincronismo con le stagioni. L'attuale calendario gregoriano (che rappresenta un perfezionamento, promosso da papa Gregorio XIII nel 1582, del vecchio calendario giuliano) può essere considerato altamente perfezionato, ma non perfetto. Esso presenta uno sfasamento con le stagioni, seppure di piccolissima entità.
Proposte di riforma del calendario fatte in passato
In passato sono state fatte molte proposte di riforma per rendere il calendario più razionale ed efficiente e in particolare per correggere il problema descritto al punto 6.
Innanzitutto si deve dire un calendario scientifico, del tutto diverso da quello comune, esiste già ed è correntemente in uso, ma solo presso gli astronomi. Esso fu proposto nel XVI secolo dal francese Joseph Scaliger (1540-1609) e fu presto adottato. Nel calendario giuliano (così nominato da Scaliger in onore di suo padre Giulio, da non confondere con il calendario riformato da Giulio Cesare) il tempo è computato in giorni a partire dal mezzodì dell'11 settembre 4713 a.C. Ciò evita tutti i problemi derivanti dall'impiego del normale calendario e permette di definire in modo semplice e preciso il tempo intercorrente tra due istanti diversi. Tale calendario, tuttavia, è costituito solo da giorni, che si susseguono uno dopo l'altro, cosa che lo rende poco pratico per gli usi civili, che richiedono unità di misura del tempo più lunghe, come le settimane, i mesi e gli anni. Per esempio, l'istante in cui incomincia il nuovo millennio, l'1 gennaio 2001, ore 00:00, corrisponde al giorno giuliano 2451910,5 (i giorni giuliani hanno inizio a mezzodì e non a mezzanotte, a spiegazione di quel ',5').
Nel 1834 l'abbate italiano Mastrofini e in seguito i francesi Auguste Comte, Camille Flammarion e altri e, nel 1910, lo scozzese John C. Robertson proposero calendari che prevedevano anni nei quali la sequenza dei giorni della settimana si ripeteva sempre identica. Nel maggio 1914 si tenne a Liegi una conferenza internazionale per la riforma del calendario.
La proposta più completa in questo senso fu quella del Calendario mondiale (il nome completo è The World Calendar of Twelve Months and Equal Quarters), fatta negli anni Cinquanta e descritta nei dettagli nel libro di Elizabeth Achelis Of Time and the Calendar (Hermitage, New York, 1955). L'anno del Calendario mondiale, molto simile a quello dei Maya, è diviso in dodici mesi, raggruppati in quattro trimestri, ciascuno composto di 31, 30 e 30 giorni. Ogni trimestre incomincia di domenica e termina il sabato e la sequenza si ripete identica ogni trimestre e ogni anno, togliendo ogni variabilità al calendario e permettendo una perfetta organizzazione delle attività umane.
L'adozione di questo calendario scientifico e 'privo di influenze razziali, zonali o settarie', come sottolinearono i suoi propositori, fu fortemente sostenuta dall'ONU e ricevette anche l'approvazione del Vaticano.
Nessuna delle proposte descritte, tuttavia, arrivò ad essere adottata. Ciò per un motivo tecnico, consistente nel fatto che tutti i calendari scientifici prevedono l'inserimento di uno o più giorni extracalendariali per fare tornare i conti e assicurare una buona sincronizzazione con le stagioni. La conseguenza è che la sequenza di giorni della settimana viene interrotta con giorni speciali (il giorno speciale del Calendario Mondiale avrebbe dovuto essere, per esempio, il World Day, inserito ogni anno tra sabato 30 dicembre e domenica 1 gennaio).
Ma probabilmente la ragione più profonda del rifiuto dei calendari scientifici risiede nel fatto che alla gente non dispiacciono i capricci del vecchio e imprevedibile calendario, quello che un certo anno, all'improvviso, fa fare quattro o cinque finesettimana molto lunghi (ma che in altri anni fa trovare il 25-26 dicembre di sabato-domenica).

Un calendario per l'umanità


Tutto ciò considerato, si ritiene giunto il momento di operare una lieve riforma del calendario, che lo renda più razionale e universale.
Facendo tesoro delle esperienze del passato, non pare realizzabile una modifica sostanziale nella struttura dell'attuale calendario, per quanto poco scientifica essa sia, e quindi non si propone alcun correttivo al problema descritto al punto 6. L'umanità potrà così continuare a cambiare di anno in anno i propri programmi in funzione della capricciosa disposizione delle festività nell'anno, ovvero ad avere ponti pazzerelli e gradevolmente imprevedibili.
Non si ritiene di proporre alcuna modifica nemmeno per ciò che è stato descritto al punto 7 e per la leggerissima deriva dall'attuale calendario rispetto alle stagioni, descritta al punto 8. Quest'ultima è infatti talmente piccola che forse l'umanità farà a tempo a cambiare più volte il calendario prima che essa abbia conseguenze pratiche.
La proposta è invece quella di adottare un punto zero del computo delle date diverso da quello attuale, in modo da correggere i difetti dell'attuale calendario elencati ai punti dall'1 al 5.
Il principio fondamentale, usato nel citato calendario astronomico, è quello di adottare un punto zero tale che tutte le date della storia umana risultino su una scala positiva crescente. In altri termini, il punto zero deve precedere la prima data storica significativa.
L'obiettivo è quello di eliminare le gravi difficoltà tecniche nel computo del tempo intercorrente tra due eventi, ma soprattutto di fare sì che nel nuovo calendario ogni membro della nostra specie, ogni abitante del pianeta Terra possa riconoscere la propria storia o comunque una storia non imposta dall'esterno.
Si tratta ora di definire quale debba essere il nuovo punto zero. Per non privilegiare una cultura a scapito di altre si deve scegliere un avvenimento o una fase della storia umana che abbia un significato per il numero maggiore possibile di persone, se non per tutte.
C'è in effetti una fase della storia dell'umanità attraverso la quale pare che siano passate quasi tutte le culture. Si tratta della fase matura della rivoluzione neolitica, quella in cui la maggior parte delle culture umane si è stabilmente dedicata all'agricoltura e all'allevamento, si è dotata di mezzi per tramandare la conoscenza, come la scrittura, e si è organizzata in strutture sociali complesse. Proprio in quell'epoca, inoltre, si affinarono le conoscenze e i mezzi per computare il tempo. Questa fase pare sufficientemente universale da poter essere un ottimo candidato come punto zero del nuovo calendario.
Tale fase, secondo gli studi più accreditati, si può situare intorno a 6000 anni fa. A date situate in questo periodo o di poco successive molte culture fanno in effetti riferimento come data della creazione o dell'origine del mondo o comunque come punto zero del computo del tempo. La creazione del mondo, secondo le vecchie concezioni cristiane, sarebbe avvenuta nel
-4004. Il calendario ebraico ha il suo punto zero nel -3760, quello maya nel -3113, quello indiano nel
-3100. La prima data nota di un evento nella storia egiziana si riferisce all'anno -4241. Come si è già detto, il calendario astronomico ha il suo punto zero nel -4713. C'è dunque - e ciò è assai interessante - un periodo relativamente ristretto di tempo entro il quale culture umane diversissime una dall'altra hanno ritenuto di identificare l'origine del mondo o delle date.
Si deve ora considerare che l'adozione di un calendario del tutto diverso dall'attuale sconvolgerebbe notevolmente le attività umane e quindi sarebbe irrealizzabile, come hanno dimostrato gli insuccessi delle proposte sopra descritte.
L'idea che si propone è quindi quella di conservare il sistema di computo delle date attualmente in uso e le tre cifre finali dell'anno, ma di retrodatare di quattro millenni il punto zero del calendario. L'anno in corso, secondo il nuovo computo, sarebbe dunque il 6000.
La nuova datazione potrebbe essere adottata in modo piuttosto indolore, soprattutto ora che i programmatori hanno affrontato e risolto brillantemente i problemi connessi con i cambi di millennio.
In realtà il nuovo calendario non interferirebbe nemmeno con le abitudini di chi volesse mantenere la vecchia notazione.
La costruzione della piramide di Cheope, secondo il nuovo computo, sarebbe stata ultimata nel XV secolo. Roma sarebbe stata fondata il 21 aprile 3248, mentre Giulio Cesare sarebbe stato assassinato alle idi di marzo del 3957 e Gesù Cristo sarebbe nato (in realtà circonciso; la nascita sarebbe avvenuta qualche giorno prima) nel 4001. Maometto sarebbe fuggito dalla Mecca a Medina nel 4622. L'America sarebbe stata scoperta da Colombo nel 5492 e l'uomo avrebbe lasciato la sua prima orma sulla Luna nel 5969. Il prossimo sarebbe il LXI secolo, il primo del VII millennio.
Si propone anche che l'era così computata prenda il nome di 'era umana'. Per indicare un anno dell'era umana la sigla 'a.h.' (anno hominis) dovrebbe precedere la data. Per esempio potremo dire che Alexander Fleming scoprì l'azione antibatterica del Penicillium notatum nel settembre dell'a.h. 5928 e che il frutto delle sue ricerche si tradusse in un farmaco largamente prodotto, la penicillina, nell'a.h. 5940. In realtà, nel nuovo sistema, solo in rarissimi casi sarebbe necessario indicare se la data è precedente l' era umana, dato che tutte le date storiche sarebbero date 'a.h.' (la retrodatazione di quattro millenni è proposta proprio in base a questo criterio).
È inutile sottolineare come il pensare all'anno attuale come il 6000 dia un grande senso di dignità alla cultura umana nel suo complesso. Inoltre ogni abitante del nostro pianeta potrebbe riferirsi a fatti storici importanti indicando una data sempre positiva e partente da una fase della storia umana, salvo pochissime eccezioni, comune a tutte le culture.
Pur con il compromesso delle tre cifre finali che si richiamano al vecchio calendario, il proposto Calendario per l'umanità non darebbe più la sensazione che una cultura o una civiltà intenda prevalere sulle altre.
Infine il richiamarsi, nel computo del tempo, alla fase matura del Neolitico renderebbe onore a un periodo dell'umanità fondamentale, nel quale i nostri antenati, aiutati da un clima particolarmente favorevole, compirono una grandiosa rivoluzione sia nella sfera tecnica che in quella del pensiero che in quella sociale, una rivoluzione che è alla base della civiltà umana come la conosciamo oggi.

Un comitato promotore del nuovo calendario


La proposta è di fondare un comitato che sostenga operativamente l'idea di una riforma del calendario nei termini sopra descritti e la proponga agli organismi internazionali, come l'ONU, agli stati e in generale al pubblico mondiale.
Ciò che non riuscì negli anni Cinquanta con il World Calendar potrebbe dunque realizzarsi, in forma diversa, in questi anni, grazie alla straordinaria attenzione per i problemi del calendario dovuta alla sindrome del cambio di millennio, grazie a una più diffusa sensibilità per un'equa considerazione di tutte le culture e infine grazie al fatto che il proposto Calendario per l'umanità avrebbe un impatto sulle attività umane enormemente inferiore a quello che avrebbe avuto il World Calendar.
Tale comitato, inoltre, dovrebbe definire, grazie alla consulenza di storici, astronomi, antropologi, etnologi e altri specialisti di ogni paese del mondo, di quanti millenni retrodatare il punto zero del calendario (la retrodatazione di 4 millenni qui considerata, seppure sia sostenuta da motivazioni piuttosto solide, è un'ipotesi di lavoro).
Il comitato dovrà poi studiare l'effetto dei cambiamenti proposti nei vari settori dell'attività umana e proporre soluzioni tali da rendere l'eventuale transizione senza conseguenze negative.
L'inizio del primo anno del nuovo millennio, ovvero del 2001, potrà essere l'occasione ideale per sottoporre al grande pubblico l'idea del 'Calendario per l'umanità', indicandolo come uno strumento per rinsaldare la fratellanza tra persone, popoli, culture e per incoraggiare la conoscenza della storia del genere umano.
Como, 16 agosto 2000

Cesare Baj è nato a Milano nel 1950. Divulgatore scientifico e progettista di strumenti di calcolo analogico, ha una lunga esperienza di progettazione di orologi solari. Sul tema ha scritto, per l'editore Hoepli, l'opera Meridiane (Milano, 2000). Negli anni '80 ha fondato e diretto la rivista di scienza e tecnica Newton. Attualmente è amministratore delegato del Corriere di Como, il giornale della città in cui vive.
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