L'astrologia messa alla prova

Le più importanti verifiche sperimentali

Il metodo più usato per verificare sperimentalmente le affermazioni astrologiche è il cosiddetto matching test (dall’inglese to match, “abbinare”) in cui, con varie modalità, si cerca di appaiare una serie di descrizioni più o meno dettagliate del soggetto con l’interpretazione del suo tema natale preparata da un astrologo. I vantaggi di questo approccio, rispetto ad esempio alla ricerca di correlazioni tra tratti del carattere e particolari configurazioni astrali, sono molteplici:
  • Non è lo sperimentatore a scegliere quali tratti del carattere siano da prendere in considerazione, o quali configurazioni zodiacali; il lavoro astrologico di interpretazione è fatto da astrologi professionisti, possibilmente scelti tra i più autorevoli, con i quali è anche concordato il protocollo sperimentale. In questo modo ci si mette al sicuro da possibili errori dovuti alla scarsa esperienza astrologica di chi esegue lo studio.
  • Una critica sovente mossa dagli astrologi alle ricerche di correlazioni è che il tema natale del soggetto andrebbe sempre preso in considerazione nel suo insieme, e non un aspetto alla volta. Alcuni astrologi riconoscono infatti l’importanza della ricerca statistica, ma fanno notare come in questi studi la natura del lavoro astrologico sia mal rappresentata. Nel matching test è l’astrologo stesso ad interpretare il tema natale, ed eventualmente a scegliere a quali aspetti dare maggiore o minore importanza.
  • Gli aspetti che si possono prendere in considerazione in una ricerca di correlazioni sono numerosissimi, e spesso diverse scuole astrologiche assegnano loro significati diversi. Questo rende virtualmente infinite le correlazioni da verificare: è stato stimato che si dovrebbero prendere in considerazione almeno 1035 possibili combinazioni di pianeti, segni, case, aspetti… per confronto, il numero di granelli di sabbia sulla Terra è stimato essere “solo” 1027 (Culver & Ianna 1977). Nel matching test, al contrario, il risultato è indipendente da eventuali assunzioni sulle teorie astrologiche alla base del lavoro dell’astrologo.


Non parleremo perciò, in questa breve rassegna, degli ricerche di correlazioni, che sono trattate altrove. Concentreremo piuttosto l’attenzione sugli studi direttamente volti a verificare l’efficacia delle tecniche astrologiche così come praticate dagli astrologi. Nel seguito esamineremo brevemente (una rassegna più dettagliata ed esaustiva è in preparazione) alcuni tra gli esperimenti più importanti pubblicati negli ultimi vent’anni.

L’esperimento di Carlson


Il primo di questi studi fu pubblicato nel 1985 su Nature, una delle più autorevoli riviste scientifiche internazionali (Carlson 1985; va però osservato come, per quanto Nature sia in generale una rivista peer-reviewed, l’articolo sia uscito nella sezione Commentary, che non lo è).

L’esperimento consisteva di due fasi:

  1. Nella prima un certo numero di soggetti volontari fornisce le informazioni (luogo, data ed ora di nascita, opportunamente documentate) in base alle quali gli astrologi erigono il tema natale e ne redigono una interpretazione. I soggetti cercano di scegliere il profilo che ritengono più corretto (da un gruppo che contiene il proprio ed altri due a caso), senza ovviamente sapere quale sia, ed assegnano un punteggio da 1 a 10 all’accuratezza del profilo scelto.
  2. Agli astrologi partecipanti viene fornito separatamente il tema natale di un soggetto scelto a caso, oltre al profilo psicologico costruito secondo i criteri standard del CPI (California Personality Inventory, un sistema standardizzato di descrizione del profilo psicologico) del soggetto in questione e di due altri soggetti scelti a caso. Anche agli astrologi viene chiesto di scegliere il profilo che meglio si adatta al tema natale, assegnando un punteggio alla “bontà” dell’associazione.


Sfortunatamente il risultato dell’esperimento non fu statisticamente così significativo come originariamente previsto dagli organizzatori, anche se il risultato è ragionevolmente non ambiguo. Molti degli astrologi che inizialmente avevano accettato di partecipare allo studio, infatti, non completarono il lavoro loro richiesto; il campione statistico fu perciò più piccolo di quanto progettato nel protocollo. Tuttavia, questo lavoro è esemplare da molti punti di vista, in particolar modo per tutti gli accorgimenti volti ad ottenere un protocollo cieco e, soprattutto, per la quasi maniacale cura degli autori nel descrivere nel dettaglio le procedure seguite (l’articolo conta ben sette delle fitte pagine di Nature).

All’esperimento parteciparono 28 astrologi, selezionati da un’autorevole organizzazione astrologica americana (il National Council for Geocosmic Research), che collaborò anche alla definizione del protocollo sperimentale. Il protocollo fu a lungo discusso e perfezionato fino ad essere accettato sia dagli autori sia dagli astrologi, con la consulenza di esperti in statistica e psicologia; esso includeva numerosi accorgimenti per evitare possibili fonti di errore sistematico od eventuali frodi da entrambe le parti. Ad esempio, nella selezione dei soggetti per l’esperimento, chi dichiarava (in un questionario preliminare) di essere “fortemente contrario” all’astrologia era scartato: avrebbe potuto infatti modificare i risultati non selezionando quello che gli pareva il profilo più corretto.

Inoltre, l’esperimento fu condotto completamente in doppio cieco: sia gli sperimentatori (gli scienziati) che gli astrologi potevano identificare i questionari CPI ed i temi natali solo attraverso numeri di codice, assegnati in modo casuale da una persona estranea alla sperimentazione. La tabella con le corrispondenze e tutti i dati dei soggetti non erano accessibili né agli sperimentatori né agli astrologi fino alla fine dell’esperimento.

In entrambe le fasi dell’esperimento, l’ipotesi completamente casuale implica una probabilità di successo (ossia di associazione del tema natale al CPI corretto, o dell’interpretazione alla persona corretta) pari ad 1/3; gli astrologi confidavano invece di aver successo con una frazione della metà o più dei soggetti.
Il risultato della prima fase è che i soggetti scelsero come più accurata la loro interpretazione del tema natale nel (33.7 ± 5.2)% dei casi, mentre nella seconda gli astrologi associarono il tema natale al profilo CPI corrispondente nel (34 ± 4)% dei casi. Entrambi i risultati sono perfettamente compatibili con il 33% predetto dall’associazione puramente casuale. In più, non sembrò esserci alcuna correlazione tra la fiducia che gli astrologi ripongono nell’associazione (espressa, come si ricorderà, con un punteggio) e la frazione di risposte corrette.

Migliorando il metodo


Come in tutti i lavori scientifici, dopo la pubblicazione dell’articolo su Nature la riflessione ed il dibattito portarono la comunità degli scienziati e quella degli astrologi a suggerire alcuni possibili miglioramenti.
Dal punto di vista puramente metodologico, si era constatato che non solo gli astrologi non riuscivano ad appaiare correttamente il CPI con il tema natale, ma (come correttamente Carlson fa notare nell’articolo) anche i soggetti stessi avevano difficoltà a distinguere il proprio profilo CPI dagli altri; non era così possibile concludere con certezza che il risultato della seconda fase fosse dovuto al fallimento della pratica astrologica piuttosto che a limitazioni nel CPI stesso.
Da un punto di vista astrologico, invece, venne fatto notare come le informazioni fornite dal profilo CPI non erano necessariamente quelle pertinenti al lavoro dell’astrologo, e che un profilo psicologico così schematizzato poteva non essere sufficiente (è da notare, comunque, che gli astrologi che avevano preso parte al test di Carlson avevano approvato il protocollo, compreso l’uso del solo CPI).
Così qualche anno dopo due psicologi della Indiana University, in stretta collaborazione con la Indiana Federation of Astrologers (IFA), prepararono uno studio analogo con numerosi miglioramenti (McGrew & McFall 1990). Il più importante era che all’astrologo non veniva fornito semplicemente un profilo psicologico, ma un intero case file contenente un questionario appositamente predisposto (denominato Personal Characteristics and Life History Summary, sommario delle caratteristiche e della storia personali, con 61 domande sul carattere, i gusti personali, la storia della vita, la salute del soggetto, date di nascita e morte di consanguinei, insomma tutte le informazioni che gli astrologi ritennero necessarie), insieme con due profili psicologici standard (ottenuti con due tecniche diverse, più sofisticate del CPI) e due foto del soggetto, di fronte e di profilo.
Il test venne eseguito da sei astrologi, selezionati dalla IFA in base alle loro competenze (tutti erano, o erano stati, astrologi professionisti). I soggetti erano 23 persone di 30 o 31 anni, selezionate senza dir loro che avrebbero preso parte ad un esperimento sull’astrologia. Anche in questo caso furono prese precauzioni per garantire la “cecità” del protocollo, e per mettersi al riparo da eventuali artefatti. Agli astrologi era richiesto di appaiare correttamente i dati di nascita con i case file dei soggetti.
Per fare meglio del caso un astrologo avrebbe dovuto ottenere almeno quattro appaiamenti corretti; il risultato fu che nessuno degli astrologi, che pure si erano dichiarati soddisfatti, riuscì ad appaiare correttamente i dati di più di tre soggetti, neanche tenendo conto delle “seconde scelte” che potevano essere indicate.
Gli stessi dati erano stati forniti, oltre che agli astrologi, ad un “soggetto di controllo:” un dottorando in psicologia che, senza ovviamente usare alcuna tecnica astrologica, avrebbe dovuto cercare anche lui di ottenere il massimo numero di appaiamenti corretti. Il “controllo” ottenne tre appaiamenti corretti, come il migliore degli astrologi. Curiosamente fu anche l’unico che, tenuto conto delle seconde scelte, ottenne quattro risultati corretti, facendo così meglio di tutti gli astrologi.
Un ulteriore possibile problema è dato dall’eventualità che l’astrologia abbia una qualche validità, anche se non tutto il successo che le attribuiscono i suoi sostenitori. Anche dando fiducia alle poche, controverse ricerche di correlazione che non hanno avuto risultati completamente negativi ( che in realtà generalmente non si riuscì a replicare in studi successivi), la dimensione degli effetti trovati è in effetti sempre molto piccola, dando credito all’ipotesi che almeno in parte l’apparente successo delle letture astrologiche possa essere dovuto ad una qualche forma di “effetto Barnum” (l’effetto psicologico per il quale è possibile preparare una descrizione del carattere così ambigua e generica che chiunque possa riconoscervisi, senza notarne l’ambiguità, vedi). In tal caso, l’eventuale piccolo effetto genuinamente astrologico potrebbe essere mascherato, nel senso che, avendo la maggior parte dell’interpretazione proposta dall’astrologo un senso per chiunque, le poche affermazioni che sarebbero veramente “giuste” si perderebbero in un lungo testo (le interpretazioni preparate dagli astrologi nell’esperimento di Carlson erano mediamente dell’ordine di 1000 parole!) e non bastano a far sì che il profilo giusto venga selezionato più frequentemente degli altri (Dean 1987).
Per mettersi al sicuro da questo ipotetico problema, lo psicologo australiano G. Dean provò ad usare interpretazioni estremamente concise; dei 22 soggetti usati per lo studio, la metà ricevette interpretazioni del tema natale preparate usando il significato convenzionalmente associato a ciascun aspetto planetario; le interpretazioni degli altri erano state preparate allo stesso modo ma usando temi natali “invertiti” (tutte le posizioni planetarie eccetto il segno solare di nascita erano state “rimescolate” artificialmente per fornire il significato opposto). Anche in questo caso, il gruppo che ricevette le interpretazioni “corrette” non ottenne risultati migliori di quello le cui interpretazioni erano “rovesciate”.
È chiaro come le semplici interpretazioni “meccaniche” usate da Dean siano ben diverse dalla lettura completa e personalizzata che molti astrologi fanno, ma d’altro canto i manuali di astrologia riportano proprio questo tipo di affermazioni; è perciò legittimo, anche se non risolutivo, mettere alla prova anche queste.
Quelli riportati sono solo due tra i più importanti studi, scelti per il rigore della metodologia sperimentale e perché esemplificano bene la tecnica adottata. I risultati di altri studi analoghi saranno presentati, senza esaminarli in dettaglio, nelle conclusioni.

E Vernon Clark?


Prima di concludere, una osservazione su un ulteriore lavoro sperimentale spesso citato dai sostenitori dell’astrologia. L’unico del tipo matching test a trovare risultati positivi, fu compiuto dallo psicologo americano Vernon Clark tra il 1959 ed il 1961 (Clark 1961; non ci è stato possibile reperire in alcun modo una copia dell’articolo originale di Clark, quindi queste note si basano solo su resoconti di seconda mano). Il lavoro di Clark, che comprendeva tre diversi esperimenti, non era nella struttura molto dissimile da quelli finora descritti. Dalle informazioni disponibili, tuttavia, non ci è possibile ricostruire esattamente le metodologie sperimentali (apparentemente non descritte a fondo neanche nell’articolo originale; alcune fonti esprimono dubbi sulla qualità della metodologia di Clark). In particolare, non è chiaro se Clark avesse usato un protocollo cieco anche nella scelta del campione di soggetti da esaminare; qualora non lo avesse fatto, sorgono seri dubbi sulla validità dell’esperimento. In ogni caso, la mancata replicazione dei risultati di Clark da parte di ricercatori indipendenti rende il quadro generale decisamente negativo; sospendiamo tuttavia il giudizio in attesa di poter esaminare il resoconto di prima mano degli esperimenti.

Conclusioni


Se si riuniscono i risultati dei matching test presentati, insieme con quelli di altri studi, il quadro complessivo è quasi unanime (vedi tab. 1; per semplicità di confronto, sono riportati solo i numeri relativi ad esperimenti in cui è il soggetto a dover scegliere tra più interpretazioni del proprio tema natale). Su dieci lavori presi in esame, per un totale di quasi 400 soggetti, solo due studi riportano risultati non completamente compatibili con l’ipotesi casuale. Entrambi gli studi, ad un esame più approfondito, mostrarono gravi difetti nel protocollo sperimentale (ad esempio, non si era tenuto conto che molti conoscono le caratteristiche tradizionalmente associate a ciascun segno zodiacale; un Ariete, dovendo scegliere un profilo astrologico, tenderà a preferire quello che dice “testardo”).

Rif.
Numero soggetti
Letture per soggetto
Numero di appaiamenti corretti
Osservati
Attesi
Cummings et al. 197812334
Neher 1980 18 6 3 3
Lackey 1981 38 2 19 19
Dwyer & Grange 1983 34 3 10 11
Tyson 1984 15 5 2 3
Carlson 1985 83 3 28 28
Krippner 1980 16 8 3 2
Marbell et al. 1986 24 3 14 8
Dwyer 1986 30 2 15 15
Klein 1988 122 5 41 24.4

Tab. 1: Matching test in cui il soggetto doveva scegliere l’interpretazione del suo tema natale tra altre prese a caso (il numero è indicato nella terza colonna), numero di scelte corrette osservato confrontato con il numero atteso da una scelta puramente casuale. (adattato da Dean 1987).



Per informazioni su ulteriori studi, inclusa una accurata disamina di studi meno convenzionali di quelli qui presentati, si rinvia al lavoro pubblicato da Geoffrey Dean ed Ivan W. Kelly su un numero speciale del Journal of Consciousness Studies dedicato alla parapsicologia (Dean & Kelly 2003; una traduzione in italiano dell'articolo è in preparazione), che contiene anche una eccellente bibliografia. In generale, sembra di poter concludere che anche riguardo all’astrologia vale la regola per la quale, in queste materie controverse, migliore è la qualità dello studio (e più stringenti i controlli), minori sono gli effetti trovati, che si riducono fino, ad un certo punto, a scomparire del tutto; sintomo di quello che il premio Nobel Irving Langmuir chiamava “scienza patologica” (Lamgmuir 1989).

Si può a questo punto probabilmente chiudere con un’osservazione di F. A. Fullam:

“…un sistema non deve necessariamente essere reale per essere accettato come vero: basta che sia soddisfacente. L’astrologia fiorisce rigogliosamente perché è un quadro all’interno del quale è possibile ricercare e discutere il significato della propria esistenza.” (Fullam 1984, citato in Dean 1987)


Bibliografia


Nota: in questa bibliografia sono riportati solo gli studi citati nel testo. Un articolo più approfondito, con una bibliografia più esaustiva, è in preparazione.
  • Carlson, S., “A Double-blind Test of Astrology” Nature, 318:419 (1985)
  • Clark, V., “Experimental Astrology” In Search Winter/spring 1961:102-112 (1961)
  • Culver, R. B., Ianna, P. A., The Gemini Sindrome. Tucson: Pachart (1977). Ripubblicato, con qualche aggiunta, come Astrology: True or False?, Buffalo: Prometheus (1988)
  • Culver, R., Ianna, P., Astrology: True or False, p.215. Buffalo: Prometheus (1988)
  • Cummings, M., Smith, M., Lovick, K, e Crosbie, P., “Astrological chart interpretation: Exploring an alternative strategy for counselling.” Kosmos B8B:5-26 (1978)
  • Dean, G., “Does Astrology Need to be True? Part 1: A Look at the Real Thing”, Skeptical Inquirer 11:166 (1986)
  • Dean, G., “Does Astrology Need to be True? Part 2: The Answer is No”, Skeptical Inquirer 12:257-273 (1987)
  • Dean, G., “Does Astrology Need to be True? Postscript”, in Frazier, K. (ed.), The Hundredth Monkey annd others Paradigms of the Paranormal. Buffalo: Prometheus (1991)
  • Dwyer, T., Grange, C., Astrological Journal 28:92-93 (1983)
  • Dwyer, T., Astrological Journal 25:206 (1986)
  • G. Dean, I. W. Kelly, “Is Astrology Relevant to Consciousness and Psi?”, Journal of Consciousness Studies 10,6-7:175-198 (2003). Il testo è inoltre disponibile sul web (link).
  • Klein, M., “The accuracy of relationship descriptions a test of astrology” Correlation 8:5-17 (1988)
  • Krippner, S. “Garden Murphy and the astrology probe”, in Roll, W. G. (a cura di), Research in parapsychology 1979, pp. 31-32 Meutchen: Scarecrow Press (1979)
  • Lackey, D. P., “A controlled test of perceived horoscope accuracy.” Skeptical Inquirer 6:26-31 (1981)
  • Langmuir, I., “Pathological Science (notes transcribed and edited by R. N. Hall)”, Physics Today 42:36 (1989)
  • Marbell, N. Z., Novak, A. R., Heal, L. W., Fleming, L. D., Burton, J. M., “Self-selection of astrologically derived personality descriptions: an empirical test of the relationship between astrology and psychology.” Journal of the National Council for Geocosmic Research pp. 29-43 (1987)
  • McGrew, John H., McFall, Richard M., “A Scientific Inquiry Into the Validity of Astrology” Journal of Scientific Exploration 4:75-83 (1990)
  • Nanninga, R., “The Astrotest: a tough match for astrologers”, Correlation, 15(2):14-20 (1996)
  • Neher A., The psychology of transcendence. Englewood Cliffs: Prentice-Happ, pp. 239-242 (1980)
  • Tyson, G. A., “An empirical test of the astrological theory of personality”, Personality and Individual Differences 5:247-250 (1984)
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',