Bioetica e precisione lessicale in tema di omeopatia (Parte seconda)

  • In Articoli
  • 23-03-2024
  • di Rossana Garavaglia
In questa seconda parte dell’articolo, riprendiamo alcune considerazioni che il Comitato Nazionale di Bioetica ha messo nero su bianco nel suo documento “Le medicine alternative e il problema del consenso informato”[1] del 2005.
In merito alle motivazioni dell’inserimento delle medicine alternative tra i servizi del SSN:
“Il tentativo, tipico degli ultimi anni, di far rientrare le medicine non convenzionali nell’alveo istituzionale della medicina scientifica possiede non irrilevanti motivazioni pragmatiche, ma è fragile dal punto di vista teorico, come lo sono in genere tutti i tentativi di mediazione fondati più sulla convergenza di interessi, che sul rispetto della coerenza intellettuale”.
image
Il documento spiega perché decide di usare determinati termini per identificare le diverse discipline:
“Anche l’aggettivazione cui si usa comunemente per qualificare (a volte antagonisticamente) la medicina da cui la medicina alternativa si vuole differenziare e distanziare può essere molto diversificata: si parla di medicina scientifica, ufficiale, convenzionale, accademica, ortodossa; ma per alcuni sarebbe opportuno abbandonare ogni aggettivazione e limitarsi a parlare tout court di medicina. In questo testo verrà utilizzata, come già ha fatto il Comitato in altre occasioni …, l’espressione medicina scientifica… Questa medicina, che giorno per giorno aumenta le proprie conoscenze grazie alle ricerche di innumerevoli studiosi, merita altresì di essere definita scientifica, perché è capace, grazie a un dibattito pubblico che esclude di principio ogni settarismo ed ogni esoterismo, di autocorreggersi e di modificare i propri concetti e le proprie prassi con grande flessibilità, in base all’esperienza degli errori compiuti e all’elaborazione di sempre nuovi paradigmi”.

“Con l’espressione medicine alternative il CNB si riferisce in questo documento esclusivamente a pratiche la cui efficacia non è accertabile con i criteri adottati dalla medicina scientifica, quali la pranoterapia, la medicina ayur-vedica, la medicina antroposofica, l’omotossicologia, l’omeopatia, la medicina tradizionale cinese e quella tibetana, la cromoterapia, i fiori di Bach, il Rei-ki, l’iridologia, ecc”.

Considerando che l’aggettivo “alternativo” intende qui identificare ciò che non è accertabile con il metodo scientifico, allora queste discipline non sono solo alternative alla medicina, ma anche a molte altre branche della scienza in quanto esse non soddisfano, ma anzi rifiutano, le attuali conoscenze della biologia, della fisica e della chimica. Rispetto alla questione della metodologia applicata alle medicine alternative, il CNB sottolinea che:
“È essenziale che si richieda ai rimedi utilizzati dalle medicine alternative la medesima rispondenza agli standard di efficacia richiesta ai farmaci della medicina scientifica, non essendo accettabile l’istituzionalizzazione di un doppio standard per il mercato farmaceutico”.
Anche in questo documento si ribadisce il perimetro della “libertà di scelta” che il paziente possiede:
“Il CNB rileva comunque che il primario diritto del paziente all’autonomia e alla libertà di cura, sia che si indirizzi verso la medicina scientifica, sia che si concretizzi nel ricorso a trattamenti alternativi, non può mai sostanziarsi in pretese incompatibili con la dignità e i diritti della persona assistita e con il rispetto dovuto alla posizione professionale del medico: costui, nelle società complesse, è eticamente, deontologicamente e giuridicamente garante della salute, oltre che della propria professionalità, e non può essere vincolato alla mera e passiva esecuzione della volontà del paziente”.
Parlando dell’importanza del consenso informato quale mezzo indispensabile a garanzia della dignità del paziente, il CNB sostiene che il medico debba informare il paziente dell’assenza di evidenze a sostegno dell’omeopatia:
“È opinione unanime del CNB che sia bio-eticamente doveroso che tutti questi aspetti delle medicine alternative –nelle loro dimensioni positive, come in quelle negative- siano resi noti a tutti cittadini e in particolare ai pazienti. E’ doveroso altresì che questi aspetti siano ben conosciuti anche dai medici: essi devono essere sempre in grado di fornire una leale ed onesta informazione sull’efficacia e sui limiti delle prestazioni fornite da qualsiasi prassi medica e quindi anche da quelle non scientificamente o non ancora scientificamente fondate”.
Spesso è necessario ribadire anche concetti scontati ed il CNB lo fa con parole oneste e chiare:
“È da ritenere scontato che il dovere di ogni clinico sia quello di comportarsi, di fronte al proprio paziente, secondo scienza e coscienza. Questo antico motto lega insieme due entità diverse – la scienza e la coscienza – in un unicum professionale e vincola il medico –in quanto titolare di un titolo di studio pubblico e di una abilitazione pubblica all’esercizio della medicina- a seguire nel trattamento del paziente non le proprie intuizioni soggettive e private, anche se suggestive, ma ciò che è dettato dalle conoscenze scientifiche pubblicamente convalidate in ogni singolo momento storico”.

Leggi la prima parte

Crediti immagine: By Max Halberstadt - This image is available from the United States Library of Congress's Prints and Photographs divisionunder the digital ID cph.3g04946.This tag does not indicate the copyright status of the attached work. A normal copyright tag is still required. See Commons:Licensing., Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5234443
Biografia dell’autrice: Laureata in Medicina e Chirurgia, specializzata in Psichiatria e Master in Patologia Genetico Molecolare. Ha esperienza pluriennale come medico di base, come Psichiatra e nella sperimentazione clinica di farmaci e vaccini. Si veda il profilo Linkedin per maggiori dettagli

Bibliografia

accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',