L'esperimento di psicometria a Voyager

Salve,


nella puntata di Voyager andata in onda il 5 giugno scorso, un Vostro "ispettore" ha tenuto un test sulla memoria degli oggetti al "sensitivo" Eder Lorenzi. Mi è sembrato che il sig. Lorenzi abbia data una descrizione dei vari profili piuttosto ambigua tipica di un comune soggetto, la settimana precedente al contrario pareva determinato e le sue descrizioni combaciavano perfettamente al profilo del proprietario. Credo che il test della puntata del 5 giugno, nonostante ciò, non sia stato valutato nel modo corretto in quanto il calcolo della probabilità  non era esatto. Ogni profilo aveva la probabilità  di essere assegnato a 6 soggetti diversi e non a 2, mentre per la verifica è stata effettuato un controllo "vero" "falso". Considerando la prova superata indovinandone 4 su 6 era molto improbabile che si verificasse perchè diversi soggetti potrebbero rispecchiarsi in più profili e sfortunatamente non è stato possibile una più attenta osservazione del presunto profilo e quello reale del proprietario. Se fosse possibile credo che sarebbe interessante poter veder un'ulteriore prova su questo fenomeno.


Con stima per le Vostre ricerche porgo i miei più cordiali saluti


Flavio Ros


 


Risponde Marco Morocutti,


Caro amico,


credo che lei abbia colto uno degli aspetti interessanti dei nostri esperimenti. Le risposte date nel secondo test apparivano più ambigue di quelle date nel primo test, perché in questo caso avevo richiesto al sensitivo di non includere informazioni che fossero facilmente riconducibili ad una data persona, ma di concentrarsi solo sulle sensazioni e le "informazioni" eventualmente trasmesse dagli oggetti. Ad esempio, immaginiamo che di fronte all'oggetto componibile in legno il sensitivo avesse detto: "questo oggetto mi parla di qualcuno che ama risolvere puzzle, o forse altri giochi di abilità . Sento una sensazione di qualcosa che si compenetra, qualcosa che non è facile ricomporre...". Una tale descrizione sarebbe stata probabilmente ben riconoscibile dal proprietario dell'oggetto componibile in legno, anche senza che nessuno avesse poteri occulti. Invece, qui abbiamo cercato di evitare le descrizioni ovvie e dirette, limitandosi alle "sensazioni" che il sig. Lorenzi affermava di ricevere. A questo punto, se le sensazioni fossero state così precise da essere chiaramente associate all'oggetto, il suo proprietario non avrebbe avuto difficoltà  nel riconoscerlo. Al contrario, una descrizione non pertinente non sarebbe (giustamente) stata riconosciuta come appartenente ad un dato oggetto. Quello che è avvenuto è che non c'è stato un chiaro riconoscimento degli oggetti da parte dei loro proprietari, mostrando così che le descrizioni non erano significative al punto di evitare le ambiguità . In altre parole, togliendo dalle "letture" di Lorenzi le informazioni troppo palesi, nessuno riesce più a trovare il proprio oggetto. Questo, a mio giudizio, sta ad indicare che l'apparente successo di un test di psicometria deriva dal fatto che il proprietario dell'oggetto sa già  in anticipo che l'oggetto è suo, quindi è portato a cogliere nelle parole del sensitivo le descrizioni "giuste" e a tralasciare le altre. E in questo modo sembra che il sensitivo riesca davvero a ricavare informazioni dagli oggetti per via paranormale. Se invece si evita questa condizione, cioè non si dice in anticipo al sensitivo chi è il proprietario dell'oggetto, si ottiene una procedura di controllo più sicura. Ciò impedirà  di far sembrare paranormali dei risultati che sono invece dovuti principalmente a due fattori: per prima cosa alla capacità  del sensitivo di dare risalto alle informazioni che conosce per via "normale", ma anche alla tendenza, che tutti noi manifestiamo, di dare risalto ai successi e tralasciare invece gli insuccessi.


Saluti.


Marco Morocutti

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