Il re dei ratti

  • In Articoli
  • 19-11-2013
  • di Lorenzo Rossi
Lo scorso giugno è circolata la notizia di sei scoiattoli grigi (Sciurus carolinensis) con le code incollate assieme dalla resina di un pino rinvenuti presso la città di Regina, nel Saskatchewan canadese. Gli animali, portati in una clinica veterinaria locale, sono stati liberati[1]. L’evento ricorda quello noto, con un termine tedesco, come Rattenkönig (re dei ratti), uno stranissimo fenomeno naturale, in bilico tra leggenda e realtà, nel quale diversi ratti venivano ritrovati letteralmente attaccati l’uno all’altro per la coda. Sebbene casi come questi siano stati segnalati dalla Prima Età Moderna, specialmente in Germania e Francia, le cause della formazione di un re dei ratti sono rimaste a lungo incerte, tanto che si è a lungo discusso circa un’origine del fenomeno dovuta all’intervento volontario dell’uomo.

Nel 1973, l’etologo olandese Martin Hart elencava oltre cinquanta casi conosciuti che avevano avuto per protagonisti prevalentemente dei ratti comuni (Rattus rattus), con l’eccezione di un caso avvenuto sull’isola indonesiana di Java nel quale erano stati coinvolti dei ratti delle risaie (R. argentiventer). Di questi bizzarri intrecci, dei quali erano rimasti vittima da un minimo di tre a un massimo di trentadue roditori, sei erano al tempo custoditi in un museo. Tra le varie ipotesi formulate da Hart, le principali due prevedevano che i re dei ratti non fossero altro che artefatti assemblati dall’uomo o che i nodi tra le code si venissero a creare quando queste ultime si incollavano (attraverso sangue, escrementi o resti di cibo presenti nelle tane) o congelavano tra loro[2].

Nel 2007, lo zoologo Andrei Miljutin, del Museo di Storia Naturale dell’Università di Tartu, studiando i casi di ritrovamenti avvenuti in Estonia, è giunto a interessanti considerazioni atte ad avvalorare l’ipotesi delle cause naturali. Il caso più recente che ha esaminato era avvenuto solo due anni prima: il 16 gennaio 2005 l’agricoltore Rein Koiv scoprì un gruppo di nove ratti comuni presso il terreno sabbioso della sua stalla nel villaggio di Saru. Gli animali emettevano squittii, ma non sembravano in grado di muoversi e Koiv li uccise a colpi di bastone. Poco dopo, scavando la sabbia, rinvenne altri sette roditori (già morti) scoprendo che le loro code erano saldamente unite in una sorta di grosso nodo contenente sabbia congelata. Gli animali avevano cercato di uscire all’aperto attraverso il tunnel della loro tana e i primi del gruppo avevano sepolto gli altri sotto la sabbia. Pur non avendo mai sentito parlare prima d’allora di re dei ratti, ma trovando la cosa curiosa, l’agricoltore decise di esporre il reperto sopra a una pila di assi affinché vicini e visitatori occasionali potessero vederlo. Due mesi dopo, l’insolita esibizione attirò l’attenzione di un giornalista locale e da lì a breve una valanga di segnalazioni cominciarono ad apparire sui media nazionali. Il 10 marzo il re dei ratti di Saru fu portato al Museo di Storia Naturale dell’Università di Tartu dove è attualmente conservato in alcol ed esposto ai visitatori.

Nell’articolo, Miljutin riprendeva una delle ipotesi già circolate circa le cause che portano alla formazione di questo bizzarro fenomeno zoologico. Secondo l’autore il tutto avviene quando i roditori si accalcano assieme all’interno della tana per dormire, cosa che accade specialmente quando è molto freddo, e se le code restano appiccicate o congelate gli animali cercano di liberarsi correndo in diverse direzioni. In questi casi può talvolta accadere che le code si leghino insieme in uno stretto nodo dal quale diventa per loro impossibile liberarsi.

Una simile ipotesi parrebbe essere confermata dalla distribuzione geografica dei casi conosciuti, dato che i re dei ratti (caso di Java escluso) non sono mai stati segnalati nelle regioni calde. Tutti gli episodi si sono infatti verificati in concomitanza di due fattori: inverni freddi e presenza di ratti comuni. In Europa del nord e Nord-America ad esempio, dove è presente invece un alto numero di ratti bruni (R. norvegicus), simili ritrovamenti non sono segnalati, probabilmente per via del fatto che la coda dei ratti bruni è più corta, spessa e meno flessibile di quella dei ratti comuni.

Note

1) Graney, E. Vets heroes in tale of the twisted tails; Six squirrels’ tails tangled together. “The StarPhoenix (Saskatoon)”, 11.6.2013
2) Hart, M. 1982. Rats. London: Allison & Busby


Biografia

  • Miljutin, A. 2007. Rat kings in Estonia. “Proceedings of the Estonian Academy of Sciences: Biology, Ecology” (56) 1: pp. 77-81, disponibile all’URL http://tinyurl.com/ratkings-estonia
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