Il minuscolo mondo di Nostradamus

Nostradamus contro Copernico

  • In Articoli
  • 19-11-2013
  • di Paolo Cortesi
image
©birinciblog.com
Sarà una grossa delusione per i sostenitori dell’infallibilità di Nostradamus scoprire che il loro beniamino credeva che la Terra fosse immobile nello spazio e vi ruotassero attorno stelle, Sole e pianeti.

Ciò, invece, non sorprenderà affatto coloro che considerano Nostradamus un normale erudito del suo tempo, in cui la dottrina cosmologica tolemaica era l’unica ritenuta esatta e la sola che si potesse insegnare.

L’astronomia dell’epoca di Nostradamus era fondata sulle affermazioni della Bibbia e degli autori che erano compatibili con essa. Il sistema solare riconosciuto dalla chiesa cattolica[1] nella metà del Cinquecento era in sostanza lo stesso descritto da Giovanni Scoto Eriugena nel IX secolo dopo Cristo: i pianeti, la Luna e il Sole ruotavano attorno alla Terra, cardine dell’universo.

A partire dal centro (dalla Terra) i pianeti erano così disposti: Luna[2], Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno. Al confine estremo girava l’ottava sfera, quella delle stelle, che racchiudeva tutto il sistema dei cieli ed era, per così dire, a contatto con Dio, dai cui angeli era mossa. Una incolmabile differenza ontologica separava la Terra dagli astri: tutto ciò che era in alto partecipava della natura divina ed era perfetto e immutabile; ciò che stava sotto la sfera della Luna, cioè la Terra con uomini, piante e animali, era mortale, imperfetto, corrotto.

La struttura del mondo era descritta da alcuni passi della Bibbia, e ogni speculazione astronomica doveva rigorosamente adattarsi a quelle poche parole. Per molti secoli, alcuni versetti delle Scritture[3] decisero della cosmologia. Uno dei primi scrittori cristiani, Lattanzio (250 ca.-325 ca.) ridicolizzava coloro che avevano l’impudenza, o piuttosto la stupidità, di affermare che la terra fosse sferica: «Vi può essere qualcuno tanto sciocco da credere che vi siano uomini le cui orme restino più in alto delle loro teste? e che quanto noi vediamo al basso, colà abbia invece una posizione opposta diametralmente? che le messi e gli alberi crescano volti al basso e le piogge e le nevi e la grandine cadano in terra da una direzione contraria?[4]».

Nel XVI secolo l’astronomia era basata sulle teorie aristoteliche-tolemaiche e solo alcuni decenni dopo la comparsa del libro di Copernico De revolutionibus orbium coelestium (1543) la teoria eliocentrica fu accolta dagli scienziati; non però dalla Chiesa cattolica, la quale nel 1616 e nel 1623 proibì di ritenere vera e di insegnare la teoria copernicana; nel 1633 costrinse Galileo alla celebre abiura e solo nel 1835 abolì il divieto di stampare libri che sostenessero la teoria di Copernico.

Quando Nostradamus pubblicò la sua prima raccolta di Centurie profetiche (1555), gli astronomi erano ancora quasi tutti tolemaici. Georg Purbach (1423-1461) e il suo allievo Regiomontanus (Johannes Müller, 1436-1476) furono accurati osservatori, ma concettualmente legati alle antiche dottrine.

Girolamo Fracastoro (1483-1533), consapevole che i dati dell’osservazione astronomica non corrispondevano ai calcoli fatti in base alla teoria geocentrica, cercò di migliorarla e ideò un complicatissimo sistema di ben 79 sfere, sottoponendosi a una faticaccia mentale snervante – e inutile… – per mettere d’accordo Tolomeo, la Bibbia e la realtà dei fatti naturali.

Francesco Maurolico (1494-1575), che pure era un matematico di prim’ordine e un astronomo di valore, combatté furiosamente la teoria di Copernico, che giudicava perversa, assurda e il cui autore – diceva – avrebbe meritato più la frusta che la confutazione!

In un clima intellettuale e politico così avverso alla teoria copernicana, non stupisce vedere Nostradamus che si allinea, senza un’increspatura di dubbio, alla dottrina vigente.

Non dimentichiamo, infatti, che il veggente provenzale fu per tutta la vita un buon suddito e un devoto cattolico[5], ed evitava con cura ogni attrito con i poteri costituiti: suoi committenti erano alte personalità del regno, e la sua dedizione ai grands seigneurs lo condurrà a incontrare due re, Enrico II e Carlo IX, e diventare una sorta di consigliere esoterico della corte di Caterina de’ Medici, regina di Francia. Questa oculata gestione della sua fama, fece di Nostradamus un uomo ricchissimo: nel suo testamento (redatto il 17 e il 30 giugno 1565), egli dispone di 3.444 scudi d’oro e 10 soldi, pari a 10.332 livres, una cifra imponente, e per comprendere quanto, basterà sapere che, a quell’epoca, il salario annuo di un carrettiere era di 15 scudi.

Pur se rari e brevi[6], troviamo accenni di Nostradamus all’astronomia, che ci rivelano quanto il profeta francese fosse perfettamente allineato con la maggioranza dei suoi contemporanei.

Nell’Epistola al figlio Cesare[7], parla della «terre stable & ferme, non inclinabitur in saeculum saeculi»: la Terra è solidamente immota nel cielo, e la citazione del Salmo 103 è una prova sicura dell’adesione di Nostradamus al geocentrismo: quello stesso salmo era uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori della teoria tolemaica, che voleva la Terra “stabile e ferma” al centro dell’universo.

Attorno al nostro pianeta, scrive ancora Nostradamus nell’Epistola, ruota «le firmament de la huictiesme sphere, qui est en dimension latitudinaire, ou le grand Dieu eternel viendra parachever la revolution» («il firmamento dell’ottava sfera, che è il più ampio, in cui il grande eterno Iddio verrà a completare la rivoluzione»); si noti che l’astrologo di Salon segue la tradizione astronomica tolemaica che assegna alle stelle l’ottava sfera (huictiesme sphere), la cui rivoluzione completa (la revolution) si compie in 25.700 anni, l’anno platonico.

A questo passo seguono alcune parole che sono una dura critica alla teoria copernicana. Scrive infatti Nostradamus, dopo aver detto dell’immobilità della Terra: «combien que par ambigues opinions excedants toutes raisons naturelles par songes Mahometiques», ovvero: «nonostante che (si creda diversamente) da ambigue opinioni che violano tutte le ragioni naturali con sogni maomettani (cioè eretici, contrari alla “vera” religione)».

Il geocentrismo di Nostradamus appare anche da un altro passo dell’Epistola a Cesare, in cui indica la Terra con l’espressione «souz toute la concavité de la lune»: Aristotele e Tolomeo ritenevano il nostro pianeta posto sotto la sfera lunare, e la concavità della Luna è una perifrasi quasi poetica per indicare l’eterica sfera orbitante della Luna, come avrebbe fatto ogni astronomo medievale.

Tutta la visione del mondo, in Nostradamus, è medievale e non rinascimentale. Egli pubblica le sue Profezie alcuni decenni dopo la scoperta dell’America; la cartografia ha vissuto una vera rivoluzione, eppure non ve n’è la minima traccia in Nostradamus, che continua a considerare la Terra come mille anni prima di lui, ovvero costituita da tre sole parti o continenti: Europa, Asia, Africa.

L’America, nelle Centurie, è citata una sola volta: Americh (in X.66). Eppure, nel 1558, anno a cui risale la pubblicazione di quella quartina, erano già trascorsi trentasei anni dalla conclusione della prima circumnavigazione del globo da parte di Magellano e Pigafetta; nel 1514-1515 Hernando de Soto aveva raggiunto Mississippi e Arkansas; nel 1518 Pedro de Alvarado aveva toccato le coste del Messico, mentre Estevao Gómez aveva esplorato la Florida nel 1525; nel 1541 Francisco de Orellana aveva raggiunto il Rio delle Amazzoni. Decenni prima di quel 1558, Cortés aveva conquistato il Messico di Montezuma e Pizarro aveva devastato l’impero Inca.

Il Nuovo Mondo era una realtà ben precisa e concreta per gli europei, e non solo tra gli intellettuali, ma non per Nostradamus, che resta fedele al suo minuscolo mondo, la cui prima concezione risaliva al XII secolo, e che era poco più esteso del bacino del Mediterraneo.

Davvero strana, caparbia ignoranza nell’uomo che avrebbe conosciuto tutto il futuro...

Note

1) Anche i protestanti saranno per lungo tempo rigorosi difensori del geocentrismo: Lutero definiva Copernico “un pazzo” e “delirio” la sua teoria.
2) Considerata un pianeta, non il satellite terrestre
3) Ad esempio: Ecclesiaste I,5; Genesi XIX,33; Giosuè X,12
4) Institutiones divinae III,24
5) Almeno pubblicamente e nelle epistole dedicatorie delle sue opere. Nella corrispondenza privata, Nostradamus dichiarava aperte simpatie per i protestanti, ovviamente quando il suo corrispondente era protestante.
6) Come interpretare questa costante mancanza di espliciti riferimenti culturali nell’opera di Nostradamus? L’astrologo voleva che il suo sapere apparisse del tutto estraneo a quello comune, cioè un sapere senza debiti o radici, senza precedenti: un sapere rivelato, insomma.
7) È un testo in prosa, introduzione alla prima edizione delle prime 353 quartine delle Centurie. La nostra citazione è tratta dalla riproduzione anastatica dell’edizione di Macé Bonhomme, Lione, 1555. Il libro fu pubblicato a Lione nel 1984, a cura della associazione – ora estinta – Les Amis de Nostradamus.
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',