Chi ha ucciso JFK?

Fatti e fantasie sull'assassinio di John Fitzgerald Kennedy

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  • 26-08-2005
  • di Nick Gerlich
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Quarantadue anni fa, John Fitzgerald Kennedy veniva assassinato a Dallas, nel Texas. Lee Harvey Oswald, un enigmatico perdigiorno che aveva chiesto asilo politico in Russia una volta e poi era ritornato negli Stati Uniti con lo stesso sistema, fu accusato dell'omicidio. Due giorni più tardi, fu ucciso a colpi di pistola da Jack Ruby. E da allora il mondo non è più stato lo stesso.

Quei tre giorni sono, con ogni probabilità, il periodo più analizzato dell'intera storia degli Stati Uniti d'America. Praticamente ogni azione e ogni reazione sono state esaminate al microscopio. Come ha potuto Oswald fare una cosa del genere? Ha agito da solo? O c'era più di un killer? È mai possibile che un pazzo solitario abbia eliminato l'uomo più potente della Terra? E come è stato possibile che qualcuno abbia messo fine al regno di Camelot?

Il quadro sociale era pronto ad accogliere ogni tipo di cospirazione. La Guerra Fredda era al suo culmine. La Russia di Khrushchev e la Cuba di Fidel Castro adoravano far tintinnare le spade. Robert Kennedy, fratello minore del Presidente, aveva dichiarato guerra alla Mafia. E diversi gruppi di destra, negli Stati Uniti, erano infastiditi dal supporto che Kennedy garantiva all'integrazione razziale; sentivano inoltre che l'invasione della Baia dei Porci era stata un gran pasticcio.

Queste paure, queste incertezze, assieme all'imperscrutabile Oswald, aprirono le porte ad una valanga di teorie sulle cospirazioni. Oswald aveva numerose bizzarre conoscenze, ed inoltre diversi sconcertanti episodi erano legati al suo nome. Ciascuno di essi sembrava indicare che fosse implicato in un complotto per uccidere il Presidente. Era fin troppo facile ipotizzare che vi fosse coinvolto anche qualcun altro. Innumerevoli individui e gruppi avevano sia il movente che i mezzi per uccidere il Presidente, con o senza Oswald.

Se mai è esistita una persona con un carattere e una provenienza discutibili, questi era Oswald. Ecco un uomo che aveva abbracciato ideologie politiche estremiste e aveva pubblicamente dimostrato in favore di Castro, che aveva utilizzato un nome falso per acquistare un fucile per corrispondenza, e che aveva posato per farsi fotografare - nel cortile dietro casa - mentre brandiva un fucile e mostrava opuscoli propagandistici.

Alcuni scettici appartenenti alla Commissione Warren hanno speculato in lungo e in largo (esagerando anche un po'), sostenendo che Oswald doveva avere avuto sostenitori nelle file della destra, o addirittura che era stato il capro espiatorio di un complotto sovversivo che mirava a eliminare il Presidente. Altri hanno ipotizzato che esistevano diversi Oswald, con falsi indizi piazzati in punti diversi per lasciare tracce confuse e fuorvianti. Ma i fatti, semplicemente, non hanno fatto emergere nulla di tutto ciò. Mentre molti si sono fatti travolgere dall'isterismo di una cospirazione contro JFK (oltre 2000 libri sono stati pubblicati sull'argomento da quando lui è morto), un'accurata analisi conferma, a mio parere, che Oswald agì da solo.

Dopo 42 anni, c'è ben poco da aggiungere. Di tanto in tanto, salta fuori un "testimone" (o con un nuovo libro o in un memoriale rilasciato a qualche tabloid scandalistico) ad annunciare di essere stato coinvolto nell'assassinio di Kennedy, o di avere conosciuto Oswald, Ruby, o uno degli altri ripugnanti personaggi della vicenda. Documenti di recente resi pubblici gettano un po' di luce su alcuni aspetti dell'omicidio; ma - come fa notare Gerald Posner, autore del libro definitivo sulla teoria dell'assassino solitario, nel corso di un'intervista rilasciata durante il Today Show del 1 ottobre 1998 - tali documenti non fanno altro che limitarsi a spiegare alcune anomalie riscontrate nel caso. Ad esempio, perché si è tanto costruito attorno all'autopsia che fu coperta da un velo di segretezza e intrighi. Viene fuori, dice Posner, che la famiglia Kennedy non voleva che si venisse a sapere che il Presidente era stato affetto dal morbo di Addison durante il periodo della sua presidenza, per non parlare della macabra natura delle fotografie scattate al cadavere - una spiegazione questa che è perfettamente comprensibile, anche dal punto di vista dei cospirazionisti. Questi nuovi documenti non fanno nulla per cambiare le conclusioni di Posner (e le mie). E cioè che Oswald fosse l'unico assassino presente quel giorno nella Dealey Plaza. Il caso è ancora chiuso.

Scopo di questo articolo è esaminare le molte verità e non-verità che circondano l'assassinio di JFK, e di dare un'occhiata ravvicinata ad alcune delle circostanze che condussero alcune persone a credere che si fosse verificato un complotto. Esplorerò alcuni degli aspetti più frequentemente citati del caso e considererò gli elementi controversi di ciascuno di essi. Dopo essermi occupato di questa storia per molti anni, sono giunto a una conclusione che credo non cambierò mai: il caso dell'assassinio di JFK non riposerà mai del tutto. Che il caso sia davvero chiuso, come io credo, o che sia ancora aperto in attesa della prova di una seconda pistola fumante, c'è ancora molta gente che pare non riesca proprio a staccarsene.

Il corpo del Presidente fu sepolto nel 1963, ma l'intrigo che circondava la sua morte, così come la controparte emotiva costituita dalle immagini del suo bell'aspetto e del suo fascino inimitabile, non è mai stato e probabilmente non sarà mai messo sotto terra. Il mistero è diventato più potente della sua soluzione.

Il filmato Zapruder
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Un fotogramma tratto dal filmato di Zapruder: subito dopo gli spari, Jacqueline Kennedy, sotto choc, sale sul retro dell'auto in corsa per recuperare un frammento della testa del marito. Una guardia sale a sua volta sull'auto, ormai inutilmente, per cercare di proteggere il presidente.
Tra le prove dell'assassinio di JFK, il "filmato Zapruder" è forse quella meglio nota e più analizzata. È il migliore dei filmati che ritraggono il corteo presidenziale mentre si snoda attraverso il centro di Dallas.

Abraham Zapruder, un sarto di abiti da donna di Dallas, è involontariamente entrato a far parte della storia americana con le sue riprese degli eventi che, per l'epoca, erano di altissima ualità. Allora le cineprese da 8 mm stavano conquistando popolarità e Zapruder fu uno dei primi americani a documentare un crimine con questo tipo di tecnologia.

Appollaiato sulla collinetta erbosa, a solo poche centinaia di metri dal Deposito della Texas School Book, Zapruder si era appostato per filmare il Presidente mentre compiva la curva giù per Elm Street, appena prima del triplo sottopassaggio che conduce alla Stemmons Freeway. La lieve curvatura della strada assicurava a Zapruder un ottimo angolo visuale per la ripresa; se non fosse stato per un cartello che indicava la superstrada, che coprì l'auto per qualche istante, il suo filmato sarebbe stato completamente non oscurato.

Il filmato di Zapruder - da poco disponibile anche in VHS e DVD - mostrava qualcosa che attirò l'attenzione dei patiti della cospirazione: il movimento in avanti compiuto dal corpo del Presidente immediatamente dopo essere stato colpito dal primo proiettile, e poi lo scatto all'indietro della testa di Kennedy, con lo sbuffo di materiale organico che schizza verso il retro della limousine. I cospirazionisti conclusero che il secondo colpo doveva pertanto essere arrivato da dietro rispetto alla posizione di Zapruder, probabilmente da dietro la staccionata che era sopra la collinetta (dunque davanti, rispetto a JFK).

Ma le speculazioni sul filmato di Zapruder non finirono qui. Il giorno dopo l'assassinio, Zapruder vendette tutti i diritti del filmato alla rivista Life, per la somma impressionante (per l'epoca) di 150.000 dollari. Alcuni componenti della Commissione Warren, estremamente scettici, hanno l'impressione che è a questo punto che le cose hanno cominciato a diventare caotiche. Harrison Livingstone (1992) ad esempio asserisce che il film è stato manipolato, con una tecnica fotogramma per fotogramma, per alterare la posizione della ferita alla testa. Livingstone afferma inoltre che Kennedy fu colpito al collo dal davanti, e poi alla testa simultaneamente da due diverse direzioni (il secondo assassino era celato in un tombino della strada a poca distanza dal Presidente).

La più estrema fantasticheria di Livingstone è che il filmato non sia autentico. Egli asserisce che la divisione fotografica della CIA sviluppò e stampò la pellicola la notte dell'assassinio, e che Zapruder era solo una nota a piè di pagina di poca importanza nel libro della storia, il possessore di una semplice copia dell'originale che adesso risulta alterato. La CIA, afferma Livingstone, aveva già nel 1960 i mezzi per aggiungere, cancellare e riorganizzare i fotogrammi, ed era in grado anche di introdurre effetti speciali. Il filmato mostrato alla Commissione Warren e al pubblico americano era quindi un falso, accuratamente ricostruito per dare forza alla tesi dell'assassino solitario. Allo stesso modo, Groden e Livingstone (1989), Lifton (1980) e numerosi altri argomentano che il film è stato suddiviso in pezzi, con numerosi fotogrammi che risultano di conseguenza messi fuori sequenza. Essi invocano il fatto che la cinepresa girava al ritmo di 18,3 fotogrammi al secondo per aiutarsi a ricostruire una linea temporale, da comparare poi al tempo necessario per mettere in opera l'arma di Oswald, un fucile Mannlicher-Carcano a scatto di epoca precedente alla Seconda Guerra Mondiale.

Posner (1993) fa notare comunque che non solo era possibile per Oswald sparare tre colpi in meno di sei secondi, ma si trattava addirittura di un'impresa realizzabile abbastanza facilmente. Egli cita la simulazione fatta nel 1977 dall' House Select Committe, il quale mostrò che erano necessari solo 3,3 secondi per esplodere tre colpi efficaci se il primo proiettile era già in canna. Il goffo meccanismo a scatto del fucile non era un problema così importante come i critici ritengono che sia.

Il fotogramma critico del filmato Zapruder era il n. 313, il momento in cui la testa di Kennedy esplode. Quasi tutti sono d'accordo sul fatto che esso registri il colpo definitivo. Procedendo a ritroso, gli analisti conclusero che non erano passati più di sei secondi tra l'immagine su Elm Street - in cui era appena passata la grande quercia che era piantata davanti al nascondiglio del cecchino, dentro il Deposito della Texas School Book - e il punto in cui il fotogramma 313 fu catturato.

Ma Posner, analizzando sia le deposizioni dei testimoni che avevano udito gli spari che le immagini ingrandite del filmato Zapruder, dimostra che Oswald fece fuoco una prima volta al fotogramma 160, prima che l'auto del Presidente fosse oscurata dal grosso albero. Inoltre, Posner dimostra anche che il primo colpo mancò completamente Kennedy, ma che il secondo e il terzo colsero in pieno il bersaglio.

Tra le tante interpretazioni e analisi del filmato Zapruder, quella di Posner sembra essere la più sensata. Egli dimostra che Zapruder spostò leggermente la cinepresa intorno al fotogramma 160, in coincidenza del probabile primo sparo. Zapruder fece complessivamente quattro lievi movimenti con la cinepresa, compreso uno al fotogramma 313.

In più, immaginare che la Dealey Plaza pullulasse letteralmente di cecchini è alquanto assurda. C'è chi suppone che i tiratori fossero appostati nei tombini, dietro le staccionate, o in cima a edifici circostanti. Mentre potrebbe essere possibile che una persona passasse inosservata, per due o tre questo risulterebbe molto più improbabile. Che un'intera banda di tiratori scelti potesse lasciare la piazza senza essere notata è nient'altro che un esercizio di fantasia.

Il compatto terreno della Dealey Plaza, conformata ad anfiteatro, fa sì che gli spettatori possano facilmente essersi sbagliati circa la provenienza dei diversi suoni. Gli alti edifici e altre caratteristiche creano echi che possono disorientare; si spiegherebbe così perché la gente della piazza cominciò a correre verso la collinetta erbosa subito dopo l'ultimo colpo.

Infine, asserire che il filmato Zapruder sia stato alterato da cospiratori della CIA è completamente infondato. Non c'è prova alcuna che la CIA o chiunque altro fosse in possesso del filmato, e finchè tale prova non sarà esibita, potremo concludere una sola cosa: la cinepresa di Zapruder non mente.

Mentre oggi i filmati amatoriali che riprendono eventi straordinari sono all'ordine del giorno e fanno parte del quotidiano della nostra era tecnologica, Zapruder verrà ricordato come uno dei primi che abbia mai registrato su pellicola un fatto significativo. La sua ripresa è una documentazione notevole e vivida dell'assassinio, e grazie ai moderni mezzi informatici, è una prova del fatto che i due colpi che centrarono Kennedy provenivano da dietro il Presidente e non da qualche altra parte della Dealey Plaza.

Ciò che più ha alimentato le teorie della cospirazione è la cosiddetta "teoria del proiettile magico". Secondo la Commissione Warren, furono sparati solo tre colpi, e il primo di quei tre colpi mancò il bersaglio. Entrambi i due proiettili successivi colpirono Kennedy, l'ultimo dei quali causò l'esplosione della sua testa. L'effetto di questa terza pallottola è fuori discussione.

Il secondo proiettile a essere sparato è quello problematico. Oltre a colpire il Presidente, centrò anche il Governatore Connally, che nell'auto sedeva davanti a lui. Il secondo colpo è quello che causa difficoltà alla teoria "Oswald fece tutto da solo", dal momento che il proiettile numero due colpì sia Kennedy che Connally. Secondo la Commissione, la pallottola entrò prima nella parte alta della schiena del Presidente uscendo dalla sua gola, e poi - continuando la propria traiettoria verso il basso - penetrò nel corpo di Connally da dietro l'ascella destra, gli frantumò la quinta costola, uscì dal torace al di sotto del capezzolo destro, gli spezzò il polso destro e finì la propria corsa nella coscia destra.

Il tenore di questo rapporto è piuttosto del tipo "finta a destra, scatto a sinistra", e comincia a suonare un po' come una delle strategie usate dagli studenti liceali che giocano al football, e i fautori della cospirazione si contorcono dalle risate alla prospettiva di un proiettile che dovrebbe compiere capriole nell'aria e rigirarsi in uno spazio piccolo quanto una monetina. Tanto per aggiungere ancora qualcosa di cui ridere, il proiettile riuscì a sgusciare fuori dalla coscia di Connally, tanto che fu trovato più tardi su di una barella nel corridoio dell'ospedale, in condizioni praticamente perfette (più appropriatamente, la Commissione ri riferisce alla cosiddetta "pallottola magica" o "intatta" come al Reperto 399). Si è argomentato che questa unica pallottola non poteva procurare tutti quei danni, e quindi deve esserci stato un cecchino supplementare che ha sparato in quello stesso momento e, quindi, deve esserci stata una cospirazione.

I fanatici pro-complotto utilizzano la teoria "della pallottola magica" come una delle principali prove che dimostrerebbero la falsità delle conclusioni a cui giunse la Commissione Warren. Per loro, è completamente assurdo supporre che un singolo proiettile sparato da un vecchio fucile anteguerra potesse produrre una tale distruzione mentre attraversava i corpi di Kennedy e Connally. Decisamente non scarseggiano i propositori di teorie, i quali, dopo aver esaminato il Proiettile Magico e la Dealey Plaza, tirano tutti irrimediabilmente fuori la tesi che siano stati esplosi più di tre colpi, in gran parte perchè non accettano le conclusioni tratte dalla Commissione Warren in merito al proiettile intatto. Un esempio tipico di questi teorici è Roberts (1994), a suo tempo cecchino dei Marines durante la guerra in Vietnam, il quale liquida gli accertamenti della Commissione sulla base del fatto che, poichè lui non sarebbe in grado di emulare una simile impresa, questa semplicemente non può aver avuto luogo.

Ma per quanto campata in aria possa sembrare la teoria del Proiettile Magico perfino a coloro che sostengono l'esistenza di un solo sparatore, è comunque sempre la migliore spiegazione che abbiamo. Tra tutti gli aspetti dell'assassinio che sono stati dissezionati e analizzati dalla Commissione Warren e dai suoi critici, il percorso seguito dai proiettili esplosi nella Dealey Plaza sono stati riportati su diagrammi con dettagli assolutamente precisi, tenendo conto di tutto - la pendenza della strada, la grande quercia che ostruiva parzialmente la visuale di Oswald mentre lui si trovava al sesto piano del Deposito (pianta che era ancora provvista di foglie verso la fine di quel mese di novembre), la velocità di marcia della limousine, la posizione di Kennedy e Connally nell'auto, e l'esatta ubicazione dei fori di entrata e di uscita nei corpi di entrambi.

Come dimostrato da Posner sulla base del filmato Zapruder, fu possibile per Oswald (o comunque lo sarebbe stato per una persona che avesse dimestichezza con le armi) concentrare in pochi secondi i tre colpi occorrenti sparando con il Mannlicher-Carcano. Posner dimosta anche, in maniera convincente, che il secondo colpo centrò entrambi gli uomini.

A complicare notevolmente la faccenda furono le contrastanti deposizioni rese dal Governatore, oltre che da sua moglie. Sulle prime, Connally pensò di essere stato colpito da un colpo diverso, così come la signora Connally. Ma un'accurata analisi fotogramma per fotogramma del filmato Zapruder rivelò alcuni importanti dettagli. Ad esempio, nel fotogramma 224, è contenuta la prova che entrambi gli uomini furono colpiti. Considerato che sedevano a una distanza di soli sessanta centimetri uno dall'altro, e che la pallottola viaggiava all'incirca a 60 km/sec, è ragionevole ritenere che tutti e due dovessero accusare il colpo precisamente nello stesso istante, o quasi.

La prova rivelatrice è il risvolto destro della giacca del governatore, che vola verso l'alto nel fotogramma 224, nel punto esatto in cui un proiettile è entrato per attraversarne il corpo. Inoltre, quando si arriva al fotogramma 226, il governatore è rigido, e nei fotogrammi da 227 a 229, c'è un tremito del cappello Stetson che teneva con la mano destra. (ugualmente colpita dal proiettile). Tradotto in tempo reale, significa che Connally fece tremare il cappello in meno di un decimo di secondo, e il suo volto reagì con un'espressione di dolore in due terzi di secondo. Posner cita questo fatto come una prova decisiva del fatto che i due uomini furono colpiti contemporaneamente.

Ma tutto ciò non dimostra ancora in modo definitivo che un proiettile, e uno solo, potesse causare tanto danno, dal momento che due proiettili esplosi nello stesso istante potevano concepibilmente avere fatto la stessa cosa. Ancora una volta, Posner porta le prove del fatto che un singolo colpo fece effettivamente quel disastro, così come dimostrato in una simulazione del dott. Robert Piziali, il quale supervisionò i test condotti dalla Failure Analysis Association, una ditta specializzata nel ricreare al computer situazioni di vario genere, a beneficio degli studi legali. L'indagine di Piziali rispose a due importanti domande: fu uno solo il proiettile che colpì entrambi gli uomini? E fu questo proiettile esploso dal Deposito della Texas School Book? Nonostante le critiche, Piziali dimostrò, nella sua ricostruzione, che la posizione degli uomini era tale che il percorso apparentemente strano del proiettile fu invece non solo possibile, ma addirittura certo.

Ritengo che possiamo tutti essere d'accordo con i fautori della cospirazione che è impossibile per un proiettile eseguire repentini cambi di direzione a metà del percorso. Ma di solito in corso d'opera alcuni semplici fatti vengono trascurati: il Governatore non sedeva su un "normale" sedile posto davanti al Presidente; era collocato su uno "strapuntino" montato nell'ampia area tra i sedili anteriori e posteriori. Inoltre, si trattava di un corteo, e sia Kennedy che Connally erano molto occupati a voltarsi di qua e di là, cercando di guardare la gente negli occhi e di salutarla con la mano.

Posner si chiede anche se il proiettile magico fosse davvero intatto. Un'analisi della pallottola ha dimostrato che essa era in condizioni meno che perfette, in un certo qual modo risultava storta e appiattita. Era ben lungi dall'essere intatta quanto sostengono i critici quando cercano di ridicolizzare le conclusioni della Commissione. Siamo d'accordo, la pallottola non era gravemente deformata, ma solo perchè si trattava di un proiettile militare rivestito di uno speciale involucro, che si comportò esattamente come era previsto che facesse: se non venivano lesi organi principali, avrebbe dovuto passare direttamente attraverso il corpo della vittima, senza arrecare altri danni fisici. A seguito della Convenzione di Ginevra del 1922, tali proiettili di metallo rivestiti erano indicati per la guerra quali metodi di combattimento "più umani".

Ma perchè la Commissione Warren era in possesso di un proiettile che, quando venne sparato nel polso di un cadavere, si deformò? Perchè la Commissione non ricreò proprio esattamente lo sparo originale. Il polso non fu la prima parte del corpo del Governatore a essere colpita, ma l'ultima. Nel tempo occorso per raggiungerlo, il proiettile aveva considerevolmente rallentato la sua corsa. Se la pallottola avesse colpito soltanto il polso del Governatore, avrebbe avuto probabilmente lo stesso aspetto della pallottola del test. Ma non era questo il caso, come dimostrato dalle prove.

La verità è che sarebbe difficile, se non impossibile, ricreare alla perfezione la situazione di sparo da utilizzare per i test. Ottenere che un proiettile di test passi attraverso un cadavere e poi attraverso un altro seguendo esattamente lo stesso percorso compiuto dalla pallottola vera sarebbe davvero un'ardua impresa.

Piuttosto, è decisamente più rapido accettare il percorso casuale di quest'unico proiettile. Anche se Oswald non aveva probabilmente mirato al Governatore, riuscì accidentalmente a colpire due teste di governanti con un solo tiro. Il punto in discussione non è il fatto che la pallottola fosse in condizioni relativamente buone dopo tutto quel che le era capitato.

Oswald a New Orleans
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Oswald nel giardino del suo appartamento a Dallas, con una pistola nella cinta, un paio di giornali di propaganda comunista in mano e il Mannlicher-Carcano, lo stesso fucile poi usato per sparare a Kennedy. Questa foto, come altre della stessa serie, furono scattate da Marina. I sostenitori dell'ipotesi del complotto sostenevano che la foto fosse un fotomontaggio, ignorando che le foto erano almeno tre e che avevano sul retro frasi scritte dallo stesso Oswald. Recenti analisi al microscopio hanno poi confermato che le foto sono autentiche e che non sono state in alcun modo ritoccate.
Un altro filone di argomenti portati contro la teoria di Oswald come unico assassino, sono le strane tracce che si era lasciato dietro prima che avvenisse l'assassinio, in particolare nella città di New Orleans. Il comportamento di Oswald a Big Easy (nomignolo di New Orleans, come The Big Apple, la Grande Mela per New York, ndT) fu così singolare che molti cospirazionisti lo utilizzano come il punto focale del proprio lavoro. Il Procuratore Distrettuale di New Orleans, Jim Garrison (1988) era così convinto delle connessioni di Oswald in quella città da inscenare, nel 1967, un processo post-mortem per provare che si era trattato di cospirazione. E il principale cospirazionista di Hollywood, Oliver Stone, ha a sua volta utilizzato il "caso Garrison" come chiave di volta per il suo film JFK, che sostiene la teoria del complotto.

Non c'è dubbio che Oswald abbia vissuto a New Orleans per un certo periodo. Quello che fece, o che avrebbe potuto fare, in quella città ha portato le menti cospirazioniste a frullare varie teorie. Oswald condusse sicuramente una strana vita a New Orleans. Alcuni dei racconti fatti da "testimoni oculari" circa le sue attività e i suoi contatti sono di dubbio valore (come il presunto viaggio a Clinton, Louisiana, per partecipare ad una campagna per la registrazione degli elettori di colore). Ma con personaggi "loschi" come Guy Bannister, David Ferrie e Clay Shaw che si incrociavano per le vie di New Orleans, e con gli scagnozzi di Carlos Marcello che ne governavano la malavita, è facile saltare a delle conclusioni. Non importa che Oswald abbia fatto apparizioni pubbliche nelle quali proclamava il suo sostegno alla Cuba di Castro. Da solo Oswald costituiva una sezione del Fair Play for Cuba Committee (Comitato per la Lealtà verso Cuba, ndT) (per quanto si trattasse di una sezione immaginaria, non riconosciuta dall'organizzazione nazionale), e a proprie spese produsse e distribuì opuscoli che celebravano Fidel Castro (il suo nuovo eroe, dopo la disillusione ricevuta dal socialismo sovietico).

Garrison scoprì che Oswald si serviva di un certo indirizzo, 544 Camp Street, situato "nel cuore stesso della locale comunità dei servizi segreti (Garrison 1988)"; questo fatto diede origine ad una indagine che non ebbe termine fino a che lo stesso Garrison non venne ridimensionato in un'aula di tribunale. Marrs (1989) sostiene che fu proprio a questo indirizzo che si incrociarono le strade di Oswald, del FBI, della CIA, dei Cubani anti-Castristi e della Mafia (una intersezione alquanto strana, diciamolo).

Bannister era un ex agente della CIA legato ai servizi segreti della Marina, divenuto poi investigatore privato. Uno dei suoi frequenti visitatori era Ferrie, un fervente anti-Comunista (e una persona decisamente indimenticabile, a causa del suo pittoresco parrucchino). Sia Bannister che Ferrie lavorarono per gruppi anti-Castristi e per l'avvocato di Marcello. I cospirazionisti citano frequentemente la testimonianza di Delphine Roberts, ex segretaria di Bannister. Roberts dichiarò che Oswald andava spesso a trovare Bannister nel suo ufficio. Come Posner (1993) dimostrò, comunque, la deposizione di Roberts aveva scarso valore. La figlia di Roberts, che aveva lo stesso nome e che lavorava nello stesso edificio di Camp Street, disse che Oswald conservava i suoi pamphlet pro-Cuba in un ufficio a quell'indirizzo, che ci andava spesso e che conosceva Bannister.

Posner liquida poi qualunque collegamento di Oswald con il 544 di Camp Street, descrivendolo come un semplice indirizzo fasullo usato da Oswald (probabilmente passava spesso accanto a quell'edificio, e avrebbe potuto scegliere quell'indirizzo fra tanti altri), oppure come un suo tentativo di infangare il nome di un fervente gruppo anti-Castrista che aveva sede in quell'edificio già da un anno prima. Inoltre, sottolinea Posner, è improbabile che Oswald potesse permettersi di pagare l'affitto di un ufficio a Camp Street.

Oswald conosceva Ferrie? Alcuni scrittori cospirazionisti dicono che Oswald aveva conosciuto Ferrie nel 1955, quando era nella Civil Air Patrol. Garrison e altri sostengono che fu Ferrie a introdurre Oswald nella CIA. Il punto debole di queste ipotesi è che Ferrie era stato sollevato dai suoi incarichi nella CAP a metà degli anni cinquanta, e non ricominciò a lavorarci che nel 1958 (Posner 1993).

Il presunto viaggio di Oswald a Clinton, L.A., è ancora più inverosimile. "Testimoni" lo vollero lì in compagnia di Ferrie e Clay Shaw, un uomo d'affari di New Orleans. Poichè questo era il terreno di Garrison, egli cercò in lungo e in largo di scovare persone che potessero piazzare Oswald in compagnia di questi discutibili personaggi. L'evento di Clinton era quello tipico di un cambiamento sociale: i neri venivano incoraggiati a registrarsi nelle liste degli elettori, e la campagna condotta a Clinton aveva prodotto la registrazione di molti neri, mentre molti bianchi cercavano di assicurarsi che i neri non venissero troppo incoraggiati. I sei testimoni di Garrison riferirono di aver assistito all'insolito spettacolo di un uomo bianco che faceva la fila insieme ai neri. Il fatto che questo bianco fosse arrivato a Clinton in un'automobile costosa in compagnia di altri due bianchi rendeva la faccenda ancora più intrigante.

I testimoni di Garrison, comunque, furono prontamente screditati da Posner: dimostrò che gli uomini di Garrison dovettero ampiamente costringere e addestrare i testimoni affinché la raccontassero giusta. Ma vi furono incongruenze nelle deposizioni dei testimoni oculari, ad esempio i tempi del fatto (non avrebbe potuto accadere in ottobre, quando Oswald non viveva più a New Orleans). Numerose contraddizioni interne fanno risultare la storia di Clinton come un probabile falso.

Il fatto che molte persone giurassero di aver visto Oswald in una quantità di posti diversi e in compagnia di molti personaggi loschi, dopo averlo visto nei telegiornali che seguirono l'assassinio, non è per nulla sorprendente. Si tratta di qualcosa di analogo alla differenza tra la capacità di riportare alla memoria e il riconoscere, studiati nelle ricerche pubblicitarie. Delle due situazioni, la capacità di riportare alla memoria è, per gli annunci pubblicitari, un forte indicatore del potere di mantenere una posizione di preminenza nella mente degli osservatori. I test sull'argomento sono costituiti da domande aperte, senza alcun indizio per chi deve rispondere. Quello sul riconoscimento richiede ai partecipanti solo di dichiarare se ricordano di aver visto o udito un certo tipo di annuncio pubblicitario. Per evitare di sembrare stupide o disattente, queste persone di solito tendono a esagerare quel che pensano di aver visto o sentito. Con la televisione che trasmetteva nei soggiorni di milioni di americani le sembianze di Oswald, non deve sorprendere che molti abbiano giurato di averlo visto in numerose situazioni potenzialmente compromettenti e accusatorie. Con il suo volto scolpito indelebilmente nella mente di un pubblico emotivamente sconvolto, era facilmente prevedibile che gli avvistamenti di Oswald si moltiplicassero.

Ma dati gli incontri casuali che ciascuno di noi ha con centinaia di persone ogni giorno, è improbabile che chiunque potesse ricordare uno sconosciuto visto oggi, figuriamoci mesi o anni prima. Anche se ci fossero persone dotate di memoria eccezionale, il dubbio è che i "testimoni" non possano ricordare altro che delle informazioni estremamente generiche.

In altre parole, a meno che non vi sia una speciale ragione per focalizzare le caratteristiche fisiche di una persona (ad esempio qualcuno che sta derubando una banca, o qualcuno che ci attacca), nessuno di noi è in grado di ricordare tanti dettagli della propria giornata. Ad esempio, ogni giorno siamo esposti a centinaia o addirittura a migliaia di stimoli pubblicitari, eppure è improbabile che siamo in grado di nominarne cinque tra quelli che abbiamo incontrato nelle ultime 24 ore. Gli avvistamenti di Oswald sarebbero stati più facili (e più attendibili) negli anni Novanta, quando le videocamere, le troupe televisive e le telecamere di sorveglianza pubblica sono divenute di uso comune. Ma questo non avveniva nel 1963, quando una piccola percentuale di persone (come Zapruder) avevano i mezzi per documentare un evento con la pellicola.

Di una cosa però siamo certi: Oswald effettivamente distribuì opuscoli pro-Castro a New Orleans, e Oswald fu arrestato per aver disturbato nel corso di un confronto con attivisti anti-Castro. Di ciò abbiamo le prove fotografiche, e i documenti della polizia. Ma per i presunti legami e attività di Oswald a New Orleans, possiamo solo concludere che probabilmente non sono mai esistiti. Senza una prova definitiva, la triade Oswald-Bannister-Ferrie è più un pio desiderio che una realtà.

Le molte facce di Lee Harvey Oswald

Un aspetto poco noto su Oswald è il suo uso di pseudonimi, e la congettura che lui (o un "secondo" Oswald) facesse delle apparizioni pubbliche accuratamente studiate in Lousiana, Texas e addirittura a Mexico City. Molti dubbi circondano ancora la sua doppia diserzione tra Stati Uniti e Russia negli anni '50.

Il fucile Mannlicher-Carcano che Oswald usò per uccidere Kennedy fu acquistato da una ditta che vendeva per corrispondenza. Probabilmente Oswald non avrebbe mai causato tanto rumore se si fosse limitato a comprare con il suo vero nome. Invece, utilizzò quello di "A. Hidell", inconsapevolmente aiutando le teorie cospirazioniste. In più, aveva ordinato delle pubblicazioni dal Comitato per la Lealtà verso Cuba di New Orleans usando il nome di Lee Osborne, ma timbrò questi documenti con il suo alias A.J. Hidell (Posner 1993).

Se c'è qualcuno coinvolto nell'assassinio che giustifica una investigazione ravvicinata, questi è proprio Oswald. Ecco un uomo che si lascia dietro tracce spiazzanti: un'infanzia disturbata, una carriera militare che lo condusse in posti decisamente delicati (come ad esempio Atsugi, Giappone, la base degli U2), il disgusto per il capitalismo, la diserzione in Unione Sovietica, il disgusto per il socialismo sovietico, la ri-diserzione verso gli Stati Uniti, e il pubblico sostegno alla Cuba di Castro. Se mai è esistita una persona il cui carattere fosse discutibile, questi è Oswald.

Oswald era un agente segreto per gli Stati Uniti o per l'Unione Sovietica (o per entrambi)? Ciò potrebbe essere possibile, ma è anche poco probabile. Negli anni precedenti, Oswald aveva dato prova di instabilità, che non è esattamente il tratto distintivo di una spia. Gli mancava quella intelligenza naturale e la discrezione necessarie per un simile ruolo, e apparentemente si lasciava dietro delle tracce che portavano dritto a lui.

Se era qualcosa, Oswald era un idealista scontento. Insoddisfatto del capitalismo e delle sue ingiustizie sociali ed economiche, partì verso l'Unione Sovietica. Lì conobbe sua moglie, Marina, ma non trovò l'utopia che cercava. Da politico alla deriva quale era, ritornò in patria, non tanto perchè ne abbracciasse le ideologie, ma più probabilmente perchè non aveva altro posto dove andare.

Tornato negli Stati Uniti, intraprese la causa di Castro. Ma era difficile prenderlo sul serio. Ecco qui un americano, un "anglo" (cioè un bianco, nel gergo degli ispano-americani, NdT), che sostiene pubblicamente le politiche di qualcuno che viene percepito come despota. Non c'è da meravigliarsi che attirasse attenzione quando distribuiva in strada i suoi opuscoli.

I cospirazionisti adorano riportare a galla le fotografie scattate dalla moglie di Oswald nel cortile dietro casa. Lì, nel quartiere di Oak Cliff a Dallas, Oswald posava in piena luce del giorno tenendo tra le mani il Mannlicher-Carcano e diverse pubblicazioni di estrema sinistra. I critici protestano che si tratta di abili falsi, mirati ad accusare Oswald. Sostengono che il volto di Oswald fu sovrastampato fotograficamente su di un'altra foto.

Se JFK fosse stato ucciso nel 2005, questa tesi sarebbe stata assolutamente plausibile. Con l'ampia disponibilità di software di fotoritocco come Photoshop, ci sarebbero voluti solo pochi click con il mouse per mettere il volto di Oswald sul corpo di un'altra persona. Ma JFK fu ucciso nel 1963. Mentre era possibile per una persona dotata di camera oscura e di esperienza nel ritocco fotografico ottenere un foto-collage, l'analisi delle fotografie non rivela tracce di tale intervento. Come sottolinea Posner, la grana della fotografia è regolare in tutta l'immagine, e ciò prova che non vi è stata giustapposizione di volti e corpi. In realtà, le foto mostrano una persona dalla mentalità contorta, tesa a dimostrare qualcosa.

Gli avvistamenti di Oswald a Dallas e in altre parti del Texas sono comuni quasi quanto i suoi avvistamenti in Louisiana. Una volta che la sua faccia era stata trasmessa in TV, pareva che tutti avessero visto Oswald... mentre collaudava un'auto, mentre si esercitava a un poligono di tiro, insieme a dei Cubani... addirittura sarebbe comparso nell'ambasciata statunitense di Mexico City. Mentre è possibile che Oswald andasse in giro nell'area metropolitana di Dallas (dopo tutto aveva un lavoro e tentava di condurre una parvenza di vita "normale"), questi avvistamenti riferiti sono probabilmente solo dei coloriti parti di fantasia.

Quel che è strano è che Oswald lasciò come prove quelle schiaccianti fotografie fatte nel cortile di casa, eppure in altre circostanze tentò di coprire le proprie tracce usando dei nomi falsi. Se non altro, questo fatto dimostra la sua instabilità mentale. Ad un certo punto, egli tenta di nascondere il suo viaggio a New Orleans acquistando pubblicazioni con un nome falso (e utilizzando diversi indirizzi per la sua sezione del Comitato pro-Cuba), ma poi è così ingenuo da farsi arrestare per disturbo della quiete mentre promuove quella stessa causa. Inoltre, mentre aveva usato un alias per comprare il Mannlicher-Carcano, aveva poi posato insieme ad esso, e infine lo aveva lasciato dietro di sè nel nido del cecchino, completo di impronte digitali. Queste incongruenze non fanno altro che attestare ulteriormente il discutibile stato mentale di Oswald.

Se qualcosa si può concludere circa Oswald, questo qualcosa è che egli era davvero un pazzo solitario, e con grande probabilità l'assassino che la Commissione Warren, Posner e altri autori (Belin 1988, Moore 1990) hanno concluso che fosse.

Conclusioni

Esistono molte altre aree dell'inchiesta che avrebbero potuto essere esaminate per questa analisi. Di sicuro l'autopsia del Presidente Kennedy lasciò molto a desiderare, e molte furono le domande che non ebbero risposta. Molti capitoli sono stati scritti sull'autopsia abborracciata o addirittura fasulla (cfr. Livingstone 1992 per un'ampia disquisizione sulla presunta manipolazione delle foto e dei raggi X dell'autopsia). Cyril Wecht (1993), nel suo libro sulla patologia e il crimine, ancora insiste sul fatto che quell'autopsia fu uno dei peggiori casi di abuso della scienza medica mai verificatisi.

Come ha recentemente detto Posner al Today Show, la famiglia Kennedy stessa era in parte da biasimare per questa situazione, dal momento che non volevano rendere nota la malattia del Presidente. Ma un'autopsia eseguita male non costituisce una cospirazione. Né lo fanno le altre innumerevoli incongruenze, inconsistenze o fantasticherie immaginate da quelli che hanno tendenze cospirazionistiche.

Se non altro, il mucchio dei cospirazionisti ha cercato di complicare una situazione che in realtà è abbastanza semplice - quasi troppo semplice per essere presa per quella che è. A giudicare dal numero di teorie cospirazioniste che circondano diverse recenti tragedie nazionali, il bisogno di credere che poteri occulti abbiano orchestrato quei disastri che vediamo alla televisione sembra diventato ormai parte integrante della nostra cultura. Oklahoma City, Waco, il volo TWA 800, Lockerbie, Martin Luther King jr... la lista potrebbe continuare. E ne potremmo aggiungere ancora uno: Kurt Cobain (il leader del gruppo rock dei Nirvana) non si è suicidato... ma fu ucciso!

Il caso JFK, comunque, rimane sempre la "Stele di Rosetta" delle teorie cospirazioniste. Un presidente che ispirava ammirazione dovunque fu rubato prematuramente a un pubblico americano che adorava le celebrità. Lo stile di vita della giovane e attraente coppia, simile a quello del regno di Camelot, aveva catturato i cuori di una popolazione che soffriva per le angosce della Guerra Fredda. Mentre è ammirevole che il mio Paese abbia pianto per il suo leader caduto, l'atto dell'addolorarsi non prova di per sè l'esistenza di una cospirazione.

Le teorie cospirazioniste soffrono di un notevole numero di gravi carenze. In prima linea bisogna dire che l'onere della prova ricade su coloro che sostengono la tesi della cospirazione; essi dovranno dire i nomi degli individui responsabili del complotto e dovranno presentare le prove a sostegno delle proprie accuse. L'onere della prova ricade su chi afferma qualcosa. Invece, i fanatici della cospirazione provano a distrarre l'attenzione dalla loro mancanza di prove su problemi che essi individuano tra le conclusioni della Commissione Warren. Ma cercare il pelo nell'uovo nei 23 volumi del rapporto finale della Commissione nel tentativo di trovare errori atti a discreditare la teoria dell'assassino solitario non è tanto diverso dal setacciare i 66 libri della Bibbia a caccia di incongruenze storiche e spirituali che possano diffamare i cristiani. Mentre ci sono errori nei rapporti della Commissione Warren (e anche nella Bibbia, se è per questo), questo fatto da solo non significa cospirazione o insabbiamento.

Un secondo problema con la posizione cospirazionista è che nessuno dei punti che essi hanno segnato, sia collettivamente che individualmente, provano che vi sia stata una cospirazione. Essi sollevano interessanti questioni, e poi lasciano il lettore trarre le proprie conclusioni.

In aggiunta a ciò, i cospirazionisti non hanno prodotto nessuno dei mitici complici. Lee Harvey Oswald era l'unico esecutore materiale catturato, e in 42 anni nessun altro è stato preso. È facile puntare il dito e insinuare che certi individui o gruppi "potrebbero o avrebbero potuto" essere parte di una simile cospirazione, ma in assenza di una tale persona (o persone) la loro posizione crolla.

Questi ipotetici cospiratori sono come il fantomatico "Raoul" nato dalla fantasia di James Earl Ray, in carcere fino all'esecuzione della condanna a morte per l'assassinio di Martin Luther King jr. Ray, un truffatore analfabeta con un enorme bagaglio di esperienza carceraria anche prima del delitto, aveva costruito questa figura immaginaria di un co-cospiratore. Anche la famiglia King credette alla storia di Ray, sostenendo che Ray era al più parzialmente colpevole per la morte del loro patriarca. Posner (1998) smonta abilmente anche questa "cospirazione" nel suo recente libro su quella che sta rapidamente divenendo la seconda più popolare teoria cospirazionista degli Stati Uniti.

Un altro grave colpo ai cospirazionsiti è la divisione che c'è sul campo. Praticamente l'unica cosa su cui riescono a essere d'accordo è il fatto di non essere d'accordo con la Commissione Warren. Dopo di che, ciascuno va per la sua strada con i più disparati bersagli e programmi. Scheim (1988) pensa che sia stata la Mafia. Blakey e Billings (1981) sostengono che dentro ci fosse la CIA. Zirbel (1991) promuove la sua ipotesi di una "Texan Connection", ritenendo che il Vice Presidente Lyndon Johnson fosse in qualche maniera coinvolto (e aveva avuto la faccia tosta di mettere a segno il colpo nel proprio Stato!). E Garrison (1988), con le sue teorie difese nel film di Oliver Stone, si sente certo che elementi criminali della sua New Orleans fossero i veri responsabili.

A peggiorare le cose c'è il fenomeno ormai periodico di un nuovo libro di confessioni, o il memoriale, pubblicato da torridi tabloid, di qualcuno che dichiara di essere stato nella Dealey Plaza quel giorno fatale e di essere in grado di additare la/le altra/e persona/e coinvolta/e, o afferma di essere stato socio in affari di Jack Ruby (Oliver 1994). Menninger (1992) si spinge al punto di affermare che un agente dei Servizi Segreti esplose accidentalmente il terzo colpo, quello che effettivamente uccise Kennedy. L'assassinio è stato poi elevato al rango di scienza in Assassination Science (Fetzer 1998), e Russell (1992), in un tomo insopportabilmente lungo, tesse il racconto di un complotto sovietico volto a utilizzare un agente americano chiamato Nagell, che uccidesse Oswald allo scopo di evitare l'assassinio di Kennedy. A parte il tentativo di fare soldi con quella che è, discutibilmente, una delle più redditizie industrie di lavoro a domicilio degli Stati Uniti, simili volumi e trattati non fanno nulla per far progredire le tesi cospirazioniste, ma vengono tipicamente pubblicate appena in tempo per segnare un altro anniversario della morte del Presidente, con la stessa prevedibilità dei narcisi a primavera e dei dolcetti ad Halloween.

Mentre il disaccordo tra seguaci in sé non distrugge le posizioni cospirazioniste (se così fosse anche molte religioni sarebbero estinte), è l'insieme di tutte queste debolezze intrinseche che rende insostenibili le loro accuse infondate. Il loro metodo è stato, semplicemente, quello di sgretolare un mattone dopo l'altro la Commissione Warren. Eppure la sostanziale conclusione contenuta nei rapporti della Commissione sta ancora in piedi: Oswald fece tutto da solo. n


Nick Gerlich
Professore associato alla West Texas A&M University di Canyon, nel Texas, si interessa di teorie del complotto.

Traduzione di Fara Di Maio

Bibliografia

1) Belin,David 1988. Final Disclosurn. NewYork: Charles Scribner's Sons.

2) Blakey, C. Robert and Richard N, Billings 1981. Fatal Hour. New York: Berkley Books.

3) Davis, John H. 1989. Mafia Kingfish. NewYork: McGraw-Hill Publishing Company.

4) Fetzer, James H, 1998. Assassination Science. Peru, IL: Catfeet Press.

5) Garrison, Jim 1988. On the Trail of the Assassins. NewYork: Warner Books

6) Groden, Robert J. and Harrison Livingstone 1989. High Treason. NewYork: The Conservatory Press.

7) Lane,Mark 1991. Rush to Judgment. New York: Thunder's Mouth Press.

8) Lifton, David 1980. Best Evidence. New York: Carroll and Graf Publishers.

9) Livingstone, Harold 1992. High Treason 2, New York: Carroll and Graf Publishers.

10) Marrs,Jim 1989. Crossfire. NewYork: Carroll and Graf Publishers.

11) - 1997. Alien Agenda. New York: Harper Collins Publisher

12) Menninger, Bonar 1992. Mortal Error. New York: St. Martin's Press.

13) Moore, Jim 1990. Conspiracy of One. Fort Worth: The Summit Group.

14) Morrow, Robert D. 1992. First Hand Knowledge: How I Participated in the CIA-Mafia Murder of President Kennedy. New York : S.P.I. Books.

15) North,Mark 1991. Act of Treason. NewYork: Carroll and Graf Publishers.

16) Oliver, Beverly 1994. Nightmare in Dallas. Lancaster, PA: Starburst Publishers.

17) Posner,Gerald 1993. Killing the Dream. Newyork: Random House.

18) - I998. Case Closed. New York: Random House.

19) Roberts, Craig 1994. Kill Zone. Tulsa, OK: Typhoon Press.

20) Russell, Dick 1992. The Man Who Knew Too Much. NewYork: Carroll and Graf Publishers.

21) Scheim, David E. 1988. Contract on America. New York: Zebra Books.

22) Summers, Anthony 1980. Conspiracy. New York: Paragon House.

23) Weberman, Alan J. and Michael Canfield 1975. Coup D'Etat in America. San Francisco: Quick American Archives.

24) Wecht, Cyril 1993. Cause of Death. NewYork: Penguin Books.

25) Zirbel, Craig I. 1991. The Texas Connection: The Assassination of President Kennedy. Scottsdale, AZ: Wright and Company Publishers.

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