UFO, che bello se esistessero!

Bene incoraggiare l'ufologia, ma con cautela

Se qualcuno mi chiedesse: "Ti piacerebbe che i dischi volanti provenienti da altri mondi esistessero davvero?", risponderei di sì. Ma se poi mi domandassero se ci credo, direi di no. Se infine volessero sapere se la ricerca "ufologica" meriti incoraggiamento, il mio verdetto sarebbe "ni". È un pilatismo che non mi garba, però esprime tutte le mie perplessità e mi porta ad alcune considerazioni sul mio stesso lavoro e la ricerca scientifica in generale.

In che consiste una ricerca scientifica? Prima di tutto in una raccolta di fatti e osser-vazioni, poi nella scelta di quelli più sicuri e significa-tivi, e in ultimo nel loro inquadramento in una ipotesi di lavoro precostituita, oppu-re deducibile dall'analisi dei fatti in questione. È basilare che i fatti siano accertabili e misurabili, altrimenti nessun risultato sarebbe possibile.

Si tratta di procedimenti elaborati da una cultura che risale ai Greci del V secolo a.C. e si rafforza con Copernico, Cartesio e Galileo. Fanno parte dell'idea che ci facciamo dell'uomo razionale, che deve tendere alla precisione e alla definizione e vuole emergere dal caos delle cose vaghe e dare un significato e un ordine alla sua vita e all'Universo. Può darsi che questo concetto dell'uomo e del mondo non basti più, e quindi anche il metodo scientifico da lui escogitato risulti insufficiente; però non si è ancora trovato nulla di meglio. Per una nuova scienza ancora più comprensiva dell'attuale e che abbracci tutte le realtà fisiche e spirituali, forse occorrerà partire da nuovi miti e nuove speranze, e probabilmente sta qui l'interesse suscitato anche da fenomeni di incerta qualità e consistenza come gli UFO e simili.

Restando nell'ambito del metodo scientifico, a mio giudizio, il difetto capitale delle ricerche "ufologiche" ormai intrapre-se da decenni, non risiede tanto nelle ipotesi e nem-meno nei metodi di ricerca e analisi, ma nei fatti medesi-mi, i quali, nonostante l'imponente casistica, si riducono a ben poco. Giudi-cate voi, per esempio, che valore sia possibile attribu-ire a quella messe di testi-monianze di cui riferì Joseph Allen Hynek al primo congresso internazio-nale degli ufologi, svoltosi nell'aprile 1977 ad Acapul-co. L'analisi, eseguita con ordinatori, di oltre 50.000 testimonianze selezionate da un numero almeno 10 volte maggiore, avrebbe portato a con-cludere che "gli UFO atterrano sul nostro pianeta di preferenza la sera, nella maggior parte dei casi tra le ventidue e mezzanotte. Essi scelgono specialmente zone isolate e sono stati visti da un campionario perfettamente rappresentativo di popolazione, comprendente uomini e donne di ogni età, analfabeti e scienziati".

È fin troppo facile commentare che si tratta di una conclusione piuttosto miserella. I classici fantasmi dei castelli inglesi o delle sedute spiritiche sono senza dubbio più documentati dei "dischi volanti", e garantiti da un campionario di testimoni non meno rappresentativo e qualificato. Perciò, o si finisce per dubitare della loro natura fisica, aprendo discussioni a non finire sulla loro realtà soggettiva e psicologica; oppure si crede che siano fenomeni naturali non agevolmente osservati né osservabili, e di conseguenza tutt'ora inspiegati. Ne deriva, che di fronte a fenomeni tanto in bilico fra realtà e illusione, una ricerca scientifica intesa come un insieme di ipotesi, misure ed esperienze come quelle dei fisici o degli astronomi, si presenta già in partenza come un'impresa quasi disperata, se non addirittura,priva di senso.

Poco sopra ho accennato alle prospettive di una scienza che in un domani più o meno lontano potrebbe colmare il fossato fra realtà qualitative e quantitative, ma cosa c'è da recuperare o colmare se si tratta di fenomeni dovuti, per esprimersi in parole povere, a difetti di ragione o intuizione, a "incompiutezze" nei fenomeni stessi o a incapacità percettive? Un filosofo come Adorno trova nell'inclinazione per tali manifestazioni crepusco-lari "...un sintomo della regressione della coscien-za... La tendenza velata della società alla sciagura si prende giuoco delle sue vittime nella falsa rivelazione, nel fenomeno allucinato". E pur parlando degli spiritisti, sembra che le parole di Adorno si adattino anche ai ricercatori di UFO, quando aggiunge: "Bisogna che gli oggetti del loro interesse superino le possibilità dell'esperien-za e, al tempo stesso, siano oggetto di esperienza. Le cose devono svolgersi in maniera rigorosa-mente scientifica; quanto più grande la ciarla-taneria, tanto più scrupoloso il dispositivo sperimentale". Mi fermo qui, e per chi voglia saperne di più, legga per conto suo le brevi pagine di Minima immoralia (Edizioni L'erba voglio, Milano 1976).

Che siano o non siano sintomi di regressione della coscienza e proiezioni nevrotiche di una società in crisi, in ogni caso non è vero che UFO, astrologia, spiritismo, magie non abbiano interessato gli scienziati. Anzi, questi sono stati quasi sempre gli unici a indagare e a ritornare a simili fenomeni con un minimo di quel rigore che prima di Galileo non potevano avere, mancando di adeguati strumenti; e li hanno studiati proprio nel loro interesse, per capire meglio come la scienza si sia districata da quella sorta di pantano di credenze, empirismo e ragioni in cui era immersa.

Eppure, per limitarsi al nostro argomento, gli ufologi viscerali non hanno mai mancato di accusare gli scienziati di scarso interesse o conservatorismo accademico. Non affermo che siano privi di questo difetto (sebbene meno grave ai fini della ricerca di quanto non sembri, perché è il metodo sperimentale stesso che costringe ai cambiamenti e alle novità, come un fiume che trasporti con sé anche le pietre più grosse), ma va precisato che troppo spesso si confonde il necessario scetticismo dei ricercatori con le loro chiusure accademiche. Sicché, quando certi ufologi scrivono che gli scienziati negano gli UFO come per secoli hanno negato l'origine cosmica dei meteoriti, sbagliano in più modi.

In realtà, non furono i creduloni a risolvere l'enigma dei meteoriti, ma alcuni scienziati, i quali dimostrarono ad altri colleghi di diverso parere la provenienza dei meteoriti, attraverso una serie di indagini che meritano tutt'ora d'essere conosciute anche per stabilire un parallelo con le ricerche UFO. Non è escluso aiutino molti a convincersi di quanto sia labile la consistenza del fenomeno dei "dischi volanti", e viceversa quanto allarmante il numero delle testimonianze per "contagio psichi-co". È tanto esiziale a una seria indagine questa esaltazione, che gli ufologi onesti dovrebbero organizzare una specie di propaganda antiufo-logica, oppure ancora meglio un'autocensura, una sorta di black-out di notizie, al fine di ottenere diecine di migliaia di rapporti in meno, nella speranza di un solo fatto reale in più.

Cosa intendiamo per un fatto reale? Non certo un'identificazione subito completa, ma almeno una traccia e un segno non equivoci, senza necessaria-mente pretendere sempre immagini di UFO che bruciano nell'atmosfera come le meteore e i satelliti al rientro dallo spazio; e neppure registrazioni di contatti televisivi con le nostre stazioni o direttamente sui nostri teleschermi. Ma possibile che in tanti anni di scorribande e atterraggi non ci abbiano lasciato nemmeno un "osso" da analizzare? Eppure, quando avviene veramente qualcosa, si può controllare. Se non come i primi meteoriti studiati il secolo scorso da Ernest Florenz Chladni e Jean-Baptiste Biot, come il bolide che il 10 agosto 1972 sfiorò da poco più di 60 km d'altezza varie regioni degli Stati Uniti e del Canada e venne ripreso fotograficamente e cinematograficamente da centinaia di persone, mentre altre migliaia ne diedero indipendenti, ma non contraddittorie testimonianze. Da queste e dalle foto si è potuto dedurre l'orbita dell'oggetto, individuarlo come uno di quei meteoriti che sfiorano la Terra, e, ammessa come assai probabile la sua natura pietrosa e non ferrosa, stimarne anche le dimensioni e il peso in base alla luminosità. Invece, per gli UFO, gli equivoci mi pare costituiscano la loro sostanza. Finora non si è riusciti a chiarire nessun caso, nonostante la fiducia espressa da Hynek anni fa che "entro un anno si sarebbe dovuto avere la prova o meno della loro esistenza". Certo, mancò di spiegare il significato della parola "esistenza", dato che esistono i sogni, e senza dubbio gli "angeli" e altri fantasmi perfino sugli schermi radar. Si deve riconoscere che è stato più prudente un altro scienziato, il quale ha detto: "Se con tutti i mezzi che oggi abbiamo a nostra disposizione, non troviamo nulla entro i prossimi dieci anni, allora significa che non c'è nulla da trovare".

Lo scetticismo espresso in queste righe, non è assoluto. Può darsi che gli UFO siano cose tangibili, e può darsi che siano di provenienza extraterrestre. Ma questo me lo detta soltanto il mio desiderio, la mia curiosità e magari le mie speranze. Non mi convincono nemmeno i tanti ragionamenti che si fanno sulle civiltà presenti nella nostra Galassia e il loro numero, che è l'argomento principale che spinge molti scienziati e astronomi a guardare con una certa benevolenza al problema degli UFO. Però ci sono anche astronomi famosi che qualche anno fa scrivevano ponderosi libri sulla Vita intelligente nell'Universo, come Josiph Shkloski, e oggi si ricredono completamente e considerano i "dischi volanti" una ipotesi senza alcun fondamento scientifico.

 

Margherita Hack

Astronoma, Università di Trieste

Garante Scientifico del CICAP

 

 

 

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