Gli alieni sono tra noi!

Un urto misterioso. Cadaveri di extraterrestri disseminati sul luogo del disastro: un complotto del Governo degli Stati Uniti? Oggi l'incidente accaduto nei pressi di Roswell, nel New Mexico, é diventato una storia elaborata, ingigantita sempre più con il passare del tempo. E così la fantasia alimenta il mito. Eppure, all'epoca, il caso Roswell non fece praticamente nessun clamore. Sparsi per oltre 100 metri si potevano trovare i rottami "dell'astronave aliena"; c'erano soprattutto strisce di gomma, lamiere, stecche di legno, nastro decorati con dei motivi floreali e un tipo di carta molto resistente - come ricorda il fattore W. W. Brazel (detto "Mac"). Il 14 giugno 1947 Brazel stava facendo un giro di ispezione all'allevamento di pecore della fattoria di J. B. Foster, a 137 chilometri a nord-ovest di Roswell, quando per caso notò questi strani frammenti. Aveva fretta - raccontò in seguito - e quindi non ebbe il tempo di fermarsi a guardare da vicino le cose che aveva visto sparpagliate per terra. Dieci giorni dopo la scoperta di Brazel, un pilota statunitense, Kenneth Arnold, mentre volava nei cieli dello stato di Washington a bordo del suo aereo privato, osservò nove oggetti discoidali che si muovevano in formazione a circa 2000 chilometri l'ora nei pressi del Monte Trainer. Seppure privo di un riscontro oggettivo, l'avvistamento di Arnold fece registrare immediatamente una serie di altri avvistamenti: entro il 4 luglio i giornali avevano già pubblicato centinaia di testimonianze di dischi volanti nei cieli degli Stati Uniti ("dischi volanti" è la traduzione italiana di flying saucers, letteralmente piattini volanti, termine coniato da un giornalista che intervistò Arnold - N.d.t). I frammenti diventano un "disco volante" Non avendo una radio nella sua fattoria, Brazel venne a conoscenza di questa serie di avvistamenti soltanto il 5 luglio, nella vicina città di Corona; qui sentì parlare degli UFO e probabilmente anche di una presunta ricompensa in palio per chiunque ne avesse trovato uno. Dopodiché, come raccontò in seguito al quotidiano locale Roswell Record, tornò sul luogo dell' "incidente" assieme a sua moglie e ai suoi due figli, raccolse i resti e li portò a casa. Il 7 luglio, mentre si trovava a Roswell per vendere della lana, Brazel andò all'ufficio dello sceriffo George Wilcox, e - ricorda - gli sussurrò con fare segreto che forse aveva trovato un Ufo. Lo sceriffo Wilcox telefonò immediatamente alla vicina base aeronautica militare di Roswell, sede del cinquecentonovesimo reparto bombardieri, e segnalò il fatto al maggiore Jesse Marcel, l'ufficiale addetto alla sicurezza del reparto.
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Agenti mostrano i reperti rinvenuti sul luogo della caduta del presunto UFO
Incapace di trattenere l'euforia, Marcel si precipitò in Città assieme all'ufficiale di controspionaggio Sheridan Cavitt, andò dallo sceriffo a prendere Brazel e si diresse verso la fattoria. Quindi raccolsero i resti del presunto Ufo - che secondo Brazel pesavano poco più di due chili in tutto e li sistemarono nel portabagagli della Buick di Marcel. Nel viaggio di ritorno verso Roswell, Marcel si fermò a casa per mostrare il bottino ai familiari. Il figlio di Marcel, Jesse junior, che oggi ha sessant'anni e fa il medico a Helena, nel Montana, ricorda che quella volta il padre lo svegliò per mostrargli delle lamiere, dei pezzi di plastica, "delle aste o montanti" che sembravano di metallo e che avevano impressi dei segni strani che gli parevano "geroglifici". Marcel figlio aveva appena dieci anni all'epoca, eppure molto recentemente ha raccontato al quotidiano Time: "mio padre era molto euforico, e mi pare che avesse parlato di dischi volanti." Così, dunque, deve essere stata la descrizione che il maggiore Marcel diede quando ritentò dalla ricognizione. Walter Aut, l'allora ufficiale addetto alla stampa del cinquecentonovesimo reparto, racconta di essere stato incaricato dal colonnello William Blanchard, il comandante del gruppo, di rilasciare una dichiarazione stampa. Haut, oggi settantacinquenne (a lui e a sua moglie sono state dedicate delle targhe con inciso Signor Ufo e Signora Ufo) ricorda che Blanchard disse: "Possediamo un disco volante. Questa cosa si è schiantata a nord di Roswell e abbiamo mandato il tutto al generale Ramey, dell'ottavo reparto dell'aeronautica a Fort Worth." La dichiarazione pubblica di Haut fece molto scalpore. Il Roswell Daily Record dell'8 luglio annunciava: LA RAAF CATTURA UN DISCO VOLANTE IN UNA FATTORIA DI ROSWELL. La notizia della "cattura" si diffuse rapidamente e le linee telefoniche dell'ufficio dello sceriffo Wilcox e del tenente Haut furono intasate per ore dalla stampa di tutto il mondo. Ma era solo un pallone meteorologico Il tumulto durò poco. Dall'ottavo reparto del quartier generale dell'aeronautica quella notte, il generale di brigata Roger Ramey, dopo essersi consultato con il suo meteorologo, il sergente maggiore Irving Newton, telefonò ai giornali locali e dichiarò che il materiale rinvenuto a Roswell non apparteneva a un disco volante: in realtà si trattava dei resti di un pallone meteorologico. Le stecche e le lamiere, spiegò, erano parti di un riflettore che lo rendevano visibile ai radar. Sotto il titolo: "Il generale Ramey smaschera il disco volante di Roswell", il giorno successivo il Roswell Daily Record riportò la smentita e la spiegazione del presunto incidente. Nello stesso numero c'era anche un'intervista al fattore Brazel, il quale, perplesso e imbarazzato da tutto quel trambusto disse: "Se mi capita ancora di trovare una cosa del genere, ce ne vuole prima mi facciano riaprire bocca. E intanto Roswell ritornò alla normalità e dovettero passare tre decenni prima che riprendesse il can-can dell'astronave aliena. Come nacque la leggenda Entra in scena Stanton Friedman, un ex fisico nucleare itinerante che attualmente vive a Brunswick, in Canada. Friedman ci tiene a precisare di essere sempre stato "un ufologo serio, non ambiguo". Nel 1978 a Bacon Rouge (in Louisiana) per un'intervista a un'emittente televisiva, Friedman venne a sapere che Jesse Marcel, ormai da tempo in pensione e abitante nei paraggi, molti anni prima aveva avuto per le mani il relitto di un Ufo. Dopo aver interrogato Marcel (che era rimasto convinto della natura extraterrestre del ritrovato) Friedman rispolverò i vecchi aneddoti su Roswell, ritrovando e intervistando minuziosamente altri testimoni. La sua drammatica conclusione fu che c'era stato un complotto che aveva assunto le dimensioni di un "Watergate cosmico". Friedman diventò la fonte principale del libro The Roswell Incident, scritto nel 1980 a quattro mani dall'autore di Bermuda: il triangolo maledetto, Charles Berlitz, e dall'ufologo William Moore. Con la pubblicazione del libro, il caso Roswell tornò alla ribalta. In The Roswell Incident, Berlitz e Moore fanno un breve cenno a una storia raccontata di seconda mano a Friedman da una coppia che aveva frequentato una delle sue lezioni nel 1972. Costoro affermarono che nel 1947 un loro amico di nome Grady Barnett (detto "Barney"), ora deceduto, aveva raccontato loro di aver trovato il relitto di un disco volante sulla pianura di Sant'Agustin, nel New Mexico, a circa 250 chilometri a ovest della fattoria di Foster. Barnett raccontò ai due amici che prima di essere allontanato dalla polizia militare era riuscito a vedere alcuni piccoli corpi sparsi al suolo. Siccome questa storia era priva di un'evidente connessione con Roswell, Friedman e gli autori di The Roswell Jncident non le diedero molto credito e di conseguenza non divenne famosa. Ciononostante, nell'era degli Ufo, è questa la prima notizia (ma non l'ultima!) del ritrovamento di vittime aliene. In seguito alle continue speculazioni sul caso Roswell, nel 1988 il Centre for Ufo Studies (CUFOS) di Chicago finanziò una ricognizione sul luogo del presunto incidente per reperire i resti e intervistare i "testimoni" ancora in vita. Tre anni dopo l'indagine, i membri più importanti del gruppo - lo scrittore di fantascienza Kevin Randle e l'investigatore del CUFOS Don Schmitt - pubblicarono le loro conclusioni in un libro intitolato Ufo Crash at Roswell. Oltre ad aver trovato un'astronave aliena a Roswell, sostengono gli autori, il governo trovò e nascose le spoglie di alcuni extraterrestri membri dell'equipaggio.
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I resti di un "possibile" alieno! Ma gli occhiali sulla sinistra…
Randle e Schmitt gonfiarono il libro con aneddoti raccontati dai testimoni di Roswell, che già Friedman aveva scovato e intervistato. La testimonianza più intrigante è quella di Glenn Dennis, che nel 1947 aveva 22 anni e lavorava alle pompe funebri. Dennis raccontò che quel luglio la base aeronautica lo contattò per avere informazioni sulla disponibilità di casse da morto di piccola misura e sulle tecniche di imbalsamazione di corpi che erano stati esposti per giorni alle intemperie. Ancora più intrigante è il resoconto di Dennis circa gli strani movimenti che aveva notato all'ospedale militare all'inizio di luglio. In quel periodo disse di avere incontrato un'isterica infermiera della base che gli ordinò di andarsene; in un'altra occasione disse che la stessa infermiera gli aveva confidato, implorandolo di tenere segreta la sua rivelazione, di avere aiutato i medici a effettuare l'autopsia di piccoli corpi dalle sembianze strane. Poco dopo il loro colloquio, la donna, espulsa dalla base, fu trasferita in Inghilterra e in seguito Dennis disse di aver saputo che era morta in un disastro aereo. Dennis, che tuttora abita vicino a Roswell, sostiene che fino al 1990 il padre fu l'unica persona a cui avesse mai raccontato questa strana storia. Il motivo? " Non volevo essere coinvolto in quel pasticcio." L'UFO caduto a Corona Friedman, intanto, stava procedendo verso un'altra direzione. Grazie alla sua conoscenza del fenomeno Ufo, riuscì a diventare consulente di una puntata del 1989 del programma televisivo americano Unsolved Mysteries, dedicata a Roswell e ad altri presunti incidenti di Ufo, compreso quello accaduto nel 1947 sul Monte Rainer. Un telespettatore, il signor Gerald Anderson, chiamò subito al numero di telefono in sovrimpressione, protestando per l'inesattezza della ricostruzione dei fatti. Disse al centralinista che la forma dell'astronave era sbagliata. Ebbene, come faceva a saperlo? Anderson - attualmente abitante a Springfield, nel Montana - spiegò che nel 1947, quando aveva 5 anni, si trasferì nel New Mexico con la famiglia e che durante una passeggiata in cerca di rocce sulla pianura di San Agustin il gruppetto con il quale camminava trovò il relitto dell'astronave. Friedman ne fu estasiato: per lui la testimonianza dello spettatore era la conferma della versione di Grady, che in The Roswell Incident era stata appena accennata. Friedman allora decise di mandare John Carpenter, uno psichiatra di Springfield, a fare dei colloqui ad Anderson. Carpenter, che tra le altre diresse alcune indagini per la sezione locale di MUFON (Mutual Ufo Network) incontrò Anderson per diverse sedute impiegando spesso l'ipnosi nella speranza di aiutarlo a far "riemergere" il ricordo del ritrovamento, che più tardi Anderson descriverà allo Springfield News-Leader: "Andammo tutti.., a vederlo [un grande pezzo argentato]. C'erano tre creature, tre corpi, distesi per terra, all'ombra, sotto quella cosa. Due di loro non si muovevano, il terzo respirava affannosamente, come una persona con le costole fratturate. Ce n'era un quarto [che] sembrava aver prestato soccorso agli altri. e subito dopo, affermò Anderson, arrivarono dei militari che intimidirono la compagnia ordinando loro di dimenticare quello che avevano visto e senza cerimonie accompagnarono i civili fuori dall'area militare." Ebbene, perché Anderson non aveva mai raccontato questa storia prima? Crescendo, spiegò, aveva cancellato il ricordo. "Mi è stato insegnato che non si va dal primo che passa per la strada a dire "Accidenti, sai cos'ho visto?" Con questa nuova prova in mano, nel 1992 Friedman e l'ufologo Don Berline imbastirono il libro Crash at Corona. Ecco le loro conclusioni: nel luglio del 1947 il governo recuperò non uno, bensì due Ufo, sette extraterrestri morti ed uno ancora vivo. La prima astronave, sostengono gli autori, si schiantò nei pressi di Corona dopo una sorta di esplosione a mezz'aria che fece disperdere i rottami sulla fattoria di Foster. Il secondo Ufo, scrivono Friedman e Don Berline, doveva essere per forza quello che vide Anderson. Nel filmato del 1994 intitolato The Truth About the UFO Crash at Roswell, Randle e Schmitt tirarono in ballo come testimoni un altro gruppo di persone. Una di queste era un abitante di Roswell, il signor Frank Kaufman (che nel libro è Steve MacKenzie, pseudonimo scelto perché inizialmente preferì restare nell'anonimato). Disse di aver fatto parte di un contingente militare che aveva il compito di cercare un Ufo che si era schiantato. A 64 chilometri a sud della fattoria di Foster avevano trovato una navetta a forma di fusoliera, con il naso conficcato in un'altura sabbiosa. Kaufman sottolineò di aver visto, attraverso le parti dell'Ufo squarciate, alcuni corpi di piccole dimensioni. Altra testimonianza è quella di Jim Ragsdale, un abitante di Carlsbad ( New Mexico). Nel fine settimana, durante le festività del 4 luglio 1947, campeggiava con un'amica in una località a nord di Roswell e una notte, mentre si scambiavano effusioni amorose, sopra le loro teste videro un oggetto che emetteva dei fasci di luce battersi poco lontano da loro. Andarono a cercare il relitto, raccontò Ragsdale, e trovarono un disco volante schiantato a terra; con una pila riuscirono a notare alcuni piccoli cadaveri. La mattina dopo ritornarono per guardare meglio, ma non appena si accorsero che stava arrivando un convoglio militare dovettero darsela a gambe. Gli scettici indagano Gli investigatori di Roswell, seppure concordi nel ritenere che qualcosa sia accaduto in quell'area, sono tuttavia un gruppetto di rivali litigiosi, in cui persino i collaboratori finiscono per diventare nemici, infierendo e screditandosi l'un l'altro e ostacolandosi le reciproche pubblicazioni di libri. La pecora nera del gruppo di Roswell è Philip Klass, ex caporedattore di Aviation Week, il quale attualmente dirige Skeptic's UFO NewsIetter, un bimestrale scettico che puntualmente smaschera le presunte storie di Ufo e critica le affermazioni straordinarie sui cosiddetti oggetti non identificati. Klass mette in difficoltà i credenti di Roswell, quando fa osservare loro che mentre si perdono in discussioni sulla data dell'incidente - ciò se sia avvenuto il 2 o il 4 luglio - Brazel affermò con totale certezza di aver trovato i resti dell'Ufo il 14 giugno. Klass cita documenti segreti, resi pubblici recentemente dopo il Freedom of Information Act (una legge sulla libertà di informazione), mettendo in evidenza che anche a distanza dall'incidente di Roswell i vertici della sicurezza degli Stati Uniti hanno continuato a cercare le prove oggettive - qualsiasi tipo di prova - dell'esistenza delle astronavi aliene. Ne è la prova, ad esempio, la riunione che l'Air Force Scientific Advisory Board fece il 17 marzo 1948, come ricorda il colonnello Howard McCoy, l'allora capo della sicurezza presso la base aeronautica oggi ribattezzata Wright Patterson (luogo del presunto ritrovamento). Incalza Mc Coy: "Stiamo prendendo in considerazione tutte le notizie sugli Ufo. Non vi dico quanto daremmo perché uno di quegli oggetti cadesse da qualche parte, in modo da capire di cosa si tratta, qualsiasi cosa sia. E secondo Klass, non è il governo americano l'artefice del complotto di Roswell, bensì gli autori di certi libri e i produttori dei programmi televisivi che speculano sull' "incidente di Roswell" per il loro tornaconto economico. Non solo, ma a mano a mano che il dibattito su Roswell diventava sempre più acceso, a Washington si fece pressione affinché il caso venisse risolto. In seguito al continuo baccano del rappresentante del New Mexico, Steven Schiff, che denunciava il "complotto" del governo e il silenzio del Pentagono, nel gennaio 1994 il ministero degli affari generali annunciò che avrebbe dato il via alla ricerca di qualsiasi documento relativo al presunto incidente. La notizia fu riportata nel Washington Post sotto il titolo: "Il ministero degli affari generali indaga su Roswell: i cadaveri dei navigatori dello spazio sarebbero stati fatti scomparire nel 1947". Il Progetto Mogul Stupefatti dalla notizia, all'aeronautica rimasero sulla difensiva. Diedero subito inizio a un'indagine interna, che durò sei mesi. Il mese di luglio 1994 l'aeronautica rilasciò un rapporto. Gli investigatori dell'esercito, coordinati dal colonnello Richard Weaver, intervistarono i testimoni diretti del ritrovamento del relitto alieno che erano ancora in vita, setacciarono gli archivi e condussero una ricerca che li portò a Charles Moore, uno scienziato che nel 1947 lavorava al "Progetto Mogul", allora segreto. Il Progetto Mogul, spiegò Moore, prevedeva il lancio di una catena di palloni che contenevano della strumentazione acustica progettata per intercettare i test nucleari dell'Unione Sovietica. I palloni erano dotati di riflettori laterali per poter essere rilevati dai radar. Gli archivi provavano che una di queste catene di palloni era stata lanciata il 4 giugno ed era stata rilevata fino a circa 30 chilometri dalla fattoria di Foster prima di scomparire dal campo dei radar a metà giugno. Ancora più indicativo, Moore raccontò che i riflettori laterali erano assemblati con liste di balsa rinforzate da un rivestimento di colla. Inoltre, rivelò lo scienziato, la ditta di giocattoli di New York che fabbricò i riflettori aveva rinforzato ulteriormente le giunture esterne con del nastro adesivo che "aveva stampati dei fiori astratti di un colore rosa-violetto" - probabilmente i motivi che il maggiore Marcel aveva interpretato come geroglifici. Infine, il rapporto dell'Aeronautica affermava: "non esiste alcuna registrazione, negli archivi ufficiali di quel periodo [1947], relativa a operazioni militari straordinarie o ad attività di sicurezza, che possano aver portato al primo ritrovamento di materiale e/o individui provenienti da un altro mondo". I risultati dell'indagine del ministero degli affari generali vennero invece rilasciati nel 1995. Le due indagini, condotte indipendentemente, portarono alla stessa conclusione. La cosa forse più irritante per i credenti del tormentone di Roswell fu "Roswell in prospettiva", un articolo pubblicato nella rivista del Fund for Ufo Research (fondo per la ricerca sugli Ufo). Il pezzo descriveva un'indagine di due anni condotta da Karl Pflock, il quale, dopo una carriera trascorsa come impiegato alla CIA e al Pentagono, si licenziò per diventare investigatore e scrittore sugli Ufo a tempo pieno. Pflock, sebbene sia tuttora convinto dell'origine extraterrestre di alcuni Ufo, non mancò di analizzare diligentemente tutte le informazioni su Roswell. Egli stesso contribuì a divulgare le rivelazioni di Charles Moore. Fu Pflock a trovare dei buchi nelle versioni di "testimoni" come Frank Kaufman e Jim Ragsdale. Pflock concluse che "i resti trovati sul campo attorno alla fattoria di Foster erano tutti, o quasi, rottami di un pallone del progetto Mogul". Negli ultimi tempi, un altro "traditore" del gruppetto dei credenti di Roswell è stato Kent Jeffrey, un pilota della Delta Air Lines con la passione per gli Ufo. Jeffrey è meglio conosciuto per la sua "Dichiarazione di Roswell", una petizione fatta per spingere il governo federale a rendere di pubblico dominio tutti i documenti relativi a Roswell. Siccome suo padre aveva conosciuto il colonnello Blanchard del 509° comando artificieri, Jeffrey riuscì a procurarsi un invito per la riunione organizzata dal comando nel 1996. In quell'occasione incontrò i piloti che nel 1947 lavoravano alla base di Roswell, la maggioranza dei quali, appurò, "non avevano saputo nulla del presunto incidente dell'astronave aliena se non anni dopo, quando iniziò tutta quella propaganda". A furia di ascoltare numerose altre fonti che i piloti del 509° gli avevano indicato, Jeffrey si convinse: "In sostanza - dice - il caso Roswell del 1947 si è rivelato essere una pagliacciata, che ha distolto attenzione e mezzi dalla ricerca sul vero fenomeno Ufo". L'ultima indagine Alla fine di giugno di quest'anno (1997), l'Aeronautica ha rilasciato l'esito di una seconda indagine, fatta in seguito alle proteste degli ufologi, delusi dalla prima ricerca del 1994, la quale non aveva fornito spiegazioni in merito alla questione dei cadaveri degli alieni. Ci sembrava ovvio -–spiega il colonnello dell'Aeronautica Richard Weaver - che se non c'era stato nessun Ufo non potevano esserci nemmeno gli alieni". Per gli anni che seguirono il 1947, spiega il recente rapporto, l'Aeronautica condusse degli esperimenti in cui venivano fatti cadere dei pupazzi da palloni posti in alta quota, per poter studiare i risultato dell'impatto. La descrizione che i testimoni di Roswell diedero degli "alieni", nota l'Aeronautica, combacia perfettamente con le caratteristiche dei pupazzi: altezza un metro, un metro e venti, carnagione bluastra, orecchie, capelli, ciglia e arcata sopraciliare assenti. "Molto probabilmente - osserva Weaver - le persone che videro questi pupazzi devono averli scambiati per alieni". Inoltre, conclude, solo dal 1978 si iniziò a parlare di alieni, quando "ai testimoni intervistati si chiedeva di ricordare un evento accaduto trent'anni prima." Weaver, insomma, accusa gli ufologi di aver collegato gli avvistamenti di dischi volanti posteriori al 1947 con l'incidente di Roswell. Nonostante il rapporto dell'Aeronautica e nonostante Pflock e Jeffrey, i credenti di Roswell rimangono irremovibili. Non riescono a distruggere le prove - insiste Friedman - e allora attaccano le persone dicendo che sono stupide, stravaganti, false.., beh, le prove sono schiaccianti, è chiaro che il pianeta Terra è visitato da vita extraterrestre. I milioni di americani che credono che negli Stati Uniti le autorità nascondano la verità su Roswell ed in generale sull'esistenza degli Ufo non cambiano idea neanche di fronte ai fatti. Imperterriti, costoro continueranno a sostenere, secondo l'insegnamento di X-files, che la verità deve ancora venire a galla. Dice Weaver: "Non mi ero reso conto [prima di pubblicare il nostro rapporto] della veemenza dei sostenitori degli Ufo. Dire loro che non c'è stato alcun disco volante a Roswell è come dire che Babbo Natale non esiste". È talmente forte il bisogno di credere, che di sicuro la leggenda di Roswell andrà avanti ancora per molto. Leon Jaroff
Tratto da Time, June 23, 1997. Vol. 149 No. 25
Titolo originale "Did Aliens really Land?"

Traduzione a cura di Romina Bisato
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