La leggenda di Rol

Le facoltà di Rol spaziavano in tutti i campi: vantava il possesso di doti telepatiche, chiaroveggenti e precognitive. Si dilettava nei giochi con le carte e nel prevedere frasi contenute in libri scelti “a caso”; in sua presenza si verificavano episodi di apporti, scrittura automatica, pittura spiritica, psicocinesi... fino ad arrivare alla facoltà, che gli veniva spesso attribuita, della bilocazione

20 giugno 1903: a Torino, in una famiglia altoborghese, nasceva Gustavo Adolfo Rol. Egli non sembrava essere un bambino particolarmente dotato: fu addirittura rimandato in terza ginnasio. Tentò di intraprendere varie strade nella sua vita: dalla carriera giornalistica a quella in banca; prese la laurea in giurisprudenza, in scienze commerciali e in biologia medica. Visse a Marsiglia, Parigi, Londra, Edimburgo. Fu durante il suo soggiorno a Marsiglia, che, stando a quanto egli stesso raccontava, gli capitò di approfondire i suoi non meglio identificati “studi spirituali”, che lo portarono a elaborare una teoria di carattere metafisico – in realtà mai illustrata compiutamente – sull’associazione tra suoni, colori e altri elementi. Tale scoperta, però, lo portò a una crisi esistenziale che lo condusse a ritirarsi per tre mesi in un convento. Nel 1927 scrisse infatti: «Ho scoperto una tremenda legge che lega il colore verde, la quinta musicale ed il calore. Ho perduto la gioia di vivere. La potenza mi fa paura. Non scriverò più nulla!»
Alla fine della seconda guerra mondiale, aprì a Torino un negozio di antiquariato, che diresse per una decina d’anni. Nel frattempo iniziò a eseguire le sue dimostrazioni e già a partire dagli anni ’30 nei circoli aristocratici si diffondeva la sua fama. Trascorse gli ultimi quarant’anni della sua vita incontrando ospiti illustri e offrendo loro serate nelle quali si realizzavano fenomeni all’apparenza paranormali, coltivando l’arte della pittura e commerciando in argenterie e mobili antichi. Era molto riservato e raramente appariva in pubblico, preferendo accogliere gli ospiti nel suo salotto. Tra i frequentatori accertati della sua abitazione vi erano Federico Fellini, Franco Zeffirelli, Cesare Romiti e la famiglia Agnelli. Alcuni aggiungono alla lista anche Benito Mussolini.
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Rol e Fellini all'esposizione di un caricaturista (Franco Bruna) © monicabruna.blogspot.com

Oggi Gustavo Rol può essere definito senza dubbio un uomo che è diventato leggenda: molti dei fenomeni attribuitigli, infatti, sono stati enfatizzati dal correre delle voci, e raramente chi li racconta vi ha assistito personalmente. Di alcuni episodi esistono versioni contrastanti, di altri non si sa con esattezza quando siano avvenuti e come. Questo fa parte del normale processo di ricostruzione dei ricordi nella nostra mente, ma è anche dovuto alle tecniche per pilotare i ricordi tipicamente usate dai prestigiatori, i quali sono ben consci di poter in buona parte “decidere” cosa il pubblico deve ricordare. Le tecniche utilizzate per influenzare i ricordi sono varie e, per chi le conosce, sono facilmente individuabili anche nei resoconti di chi ha assistito alle performance di Rol. In questo modo un semplice gioco di prestigio si trasforma, di racconto in racconto, in un evento incredibile, diventando ben presto un irriproducibile fenomeno paranormale e costruendo così il mito di un uomo leggendario.
Le facoltà di Rol spaziavano in tutti i campi: vantava il possesso di doti telepatiche, chiaroveggenti e precognitive. Si dilettava nei giochi con le carte e nel prevedere frasi contenute in libri scelti “a caso”; in sua presenza si verificavano episodi di apporti, scrittura automatica, pittura spiritica, psicocinesi... fino ad arrivare alla facoltà, che gli veniva spesso attribuita, della bilocazione.
Dal 1986 in poi sono state pubblicate decine di libri sulla sua vita e i suoi poteri, nonché moltissimi articoli in riviste di parapsicologia e quotidiani. Dopo la sua morte, quasi tutti hanno considerato fosse ormai impossibile dare una risposta al dibattito sul suo mistero. Tra gli scettici che hanno maggiormente analizzato la vita e le testimonianze riguardanti Gustavo Rol vi è senza dubbio Mariano Tomatis, il quale ha riportato l’esito della sua indagine in un libro intitolato “ROL Realtà o leggenda?”. Secondo Tomatis, vi sono numerosi indizi che portano a riconsiderare l’autenticità dei fenomeni prodotti da Rol:

  • l’uso delle carte da gioco, mezzo preferito dai prestigiatori, utile anche per “forzare” l’uscita di un numero;
  • l’uso di tecniche tese a sviare l’attenzione (misdirection, forzature...), che a un vero sensitivo non dovrebbero servire, mentre sono indispensabili per un prestigiatore;
  • la presenza di «elementi macroscopicamente sospetti nelle sue esibizioni»;
  • l’uso di numeri tratti dal repertorio classico dei giochi di prestigio, come per esempio i “book test”, o il celebre gioco con le carte “Out Of This World”;
  • il rifiuto di farsi esaminare da chiunque potesse rivelare la presenza di trucchi.


Per verificare che i fenomeni prodotti da Rol fossero davvero paranormali sarebbe stato sufficiente ripeterli di fronte a un gruppo di esperti in grado di riconoscere l’utilizzo di trucchi da prestigiatore ed escludere la possibilità che questi venissero utilizzati per compiere i fenomeni. Ma egli rifiutò sempre tale confronto: le sue dimostrazioni erano riservate agli amici più fidati, e solo chi non poteva smascherarlo era ben accetto. Tra chi sostiene l’autenticità dei suoi poteri, stranamente, non vi è, infatti, neanche un prestigiatore. Ogni volta che qualche scienziato si lamentava perché gli era negato l’accesso alle dimostrazioni, Rol rispondeva che «la scienza non può ancora analizzare lo spirito».
Eppure i controlli proposti dai parapsicologi che insistevano per esaminare le sue facoltà paranormali erano semplicissimi. Essi consistevano nei seguenti quattro punti:

  1. dichiarare che cosa egli si proponeva di far accadere e di far vedere;
  2. consentire una ripresa video da varie posizioni contemporaneamente;
  3. accettare di non toccare il mazzo di carte su cui si sarebbe svolto l’esperimento;
  4. lavorare con mazzi di carte nuovi e forniti dagli sperimentatori.


Rol non traeva profitto dalle sue dimostrazioni. Non chiedeva ricompense in denaro, né cercava pubblicità presso i media. Per molti ciò era, di per sé, la prova che i suoi poteri erano autentici poiché sembra indicare la mancanza di motivazioni che giustifichino un eventuale imbroglio. Non sarebbe tuttavia corretto asserire che Rol non ricavò nulla: la fama venne da sé e gli consentì di frequentare una cerchia molto elitaria di personalità nell’ambito artistico, scientifico, medico, religioso e politico, persone che, all’occorrenza, non mancarono di ricambiare con favori l’onore che avevano avuto di partecipare agli incontri con lui.

Una caratteristica peculiare degli esperimenti di Rol era il significato metaforico che egli attribuiva alle sue dimostrazioni, focalizzando così l’attenzione degli spettatori non sull’effetto in sé, ma su quanto esso significasse dal punto di vista mistico.
Rol si definiva una “grondaia” attraverso la quale Dio si manifestava: egli, infatti, sosteneva che i suoi poteri provenissero da una fonte esterna, e che lui non era altro che uno strumento attraverso cui si manifestavano le forze occulte. Questa sua “estraneità” rispetto alla fonte dei poteri gli permetteva di giustificare l’eventuale fallimento di un esperimento. Prima di ogni esperimento, infatti, egli dichiarava che il suo era solo un tentativo, della cui riuscita non poteva essere certo. Questo gli garantiva una maggiore indulgenza da parte del pubblico. Se la prova era un successo, Rol era il primo a stupirsene e a entusiasmarsi. Durante gli incontri, il pubblico non era semplice spettatore: spesso Rol coinvolgeva i presenti, donando loro, temporaneamente, i suoi poteri, facendo sì che essi stessi fossero artefici di qualche risultato impressionante. Questo processo veniva chiamato “transfert psichico”. I poteri, ovviamente, svanivano non appena gli ospiti tornavano alle proprie abitazioni.

Il personaggio di Rol è senza dubbio enigmatico e complesso, pieno di sfaccettature. Non si può bollare la sua storia come quella di un ciarlatano qualunque, anche se, come abbiamo visto molti elementi indicano chiaramente che i suoi presunti fenomeni erano in realtà prodotti grazie a trucchi. Sul perché abbia trascorso quasi mezzo secolo a costruire una leggenda su di sé possiamo fare solo ipotesi. A me piace pensare che il suo desiderio fosse quello di donare al mondo un po’ di magia.
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