Il piatto dell'Ultima Cena

Davvero il "sacro catino" conservato a Genova è il Santo Graal?

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  • 10-01-2006
  • di Fabio Lottero
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Il Sacro Catino.
Il turista che ha appena terminato la visita all'Acquario di Genova voltando le spalle al mare si ritrova in una piazza in cui dalla parte opposta inizia il centro storico medievale della città. Qualcuno può rimanere spaventato dal dedalo di vicoli (i famosi caruggi), popolati dalla più varia umanità proveniente dagli angoli più svariati del mondo, tanto da ricordare a qualcuno i suk arabi.

Proprio al centro di questa piazza sorge un palazzo sorprendente, con la facciata principale completamente affrescata. Si tratta di Palazzo San Giorgio, ora sede dell'autorità portuale, ma anticamente sede del Banco di San Giorgio, in altre parole la principale banca della Repubblica di Genova. Gli affreschi purtroppo non sono antichi, il tempo e le ingiurie dell'uomo li avevano fatti quasi sparire, ma per le Celebrazioni Colombiane del 1992 furono rifatti, riproducendo le immagini preesistenti. Oltre a un San Giorgio che uccide il drago, simbolo del palazzo tutto, statue dipinte dedicate ai personaggi storici di Genova, tra cui naturalmente Cristoforo Colombo.

Tra gli altri personaggi ce n'è uno in particolare, in armatura medievale proprio a destra del balcone, su cui sono appese le bandiere di Genova, quella italiana e quella dell'Unione Europea, anzi il personaggio è proprio sotto la bandiera europea. Si tratta di Guglielmo Embriaco detto Testa di Maglio (da qui abbiamo forse una traccia del carattere di Guglielmo). La cosa che quasi non si nota è l'oggetto che tiene in mano, infatti, nella mano sinistra regge una specie di piatto, si tratta del cosiddetto Sacro Catino. Racconta Iacopo da Varagine nella Leggenda Aurea come, durante la prima Crociata (XI secolo), i soldati genovesi al comando appunto di Guglielmo Embriaco abbiano partecipato nel 1101 alla presa della città di Cesarea e qui abbiano ritrovato nientemeno che il piatto di smeraldo in cui Gesù Cristo mangiò durante l'Ultima Cena.
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La cattedrale di San Lorenzo.
Il piatto portato da Guglielmo a Genova sarebbe così diventato uno dei tesori più preziosi della città. Oggi è conservato nel tesoro della Cattedrale di San Lorenzo, sita non troppo distante da palazzo San Giorgio. Per raggiungerla, basta costeggiare il retro del palazzo dirigendosi a destra, voltando le spalle al mare e prendendo poi a sinistra per la strada pedonale (Via San Lorenzo appunto) che sale verso la cattedrale e poi raggiunge Palazzo Ducale, antica sede dei Dogi reggitori della Repubblica.

Arrivati nella piazza davanti alla chiesa, che curiosamente è asimmetrica giacché il campanile di sinistra è notevolmente più basso dell'altro, dobbiamo entrare attraverso il portone principale e poi addentrarci nella navata sinistra fino a raggiungere l'ingresso dei locali del Tesoro.

Qui abbiamo una sorpresa: i locali sotterranei sono stati costruiti come delle stanze circolari dette a tholos (vedi la pianta nella pagina successiva), e qui sono conservati oltre al Sacro Catino altri oggetti mirabili, come il piatto di onice che la tradizione afferma sia quello su cui fu posata la testa mozzata di San Giovanni Battista; la suggestione è veramente notevole tra il buio che nasconde le mura e la luce che inonda i reperti.
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La statua dipinta di Guglielmo Embriaco con il Catino in mano.
Torniamo al nostro oggetto: in una delle stanze rotonde, sotto una copertura cilindrica di vetro abbiamo il Catino. Notiamo innanzitutto che è rotto, infatti quando Genova fu conquistata dai Francesi di Napoleone Bonaparte il piatto fu portato a Parigi e, quando nel 1816 fu restituito, ritornò a Genova rotto in 10 pezzi più uno mancante; da allora ha subito diversi restauri, l'ultimo nel 1951.

Il Catino è un vaso esagonale di materiale trasparente di un verde brillante, tanto che all'epoca in cui venne portato a Genova si credette fosse di smeraldo.

Ora è il momento di vedere quali misteri nasconde il Sacro Catino di Genova. Il primo è il più importante: è veramente il piatto dove Gesù Cristo mangiò durante l'Ultima cena?

Se fosse così come afferma Iacopo da Varagine saremmo di fronte nientemeno che al Santo Graal, infatti, Iacopo scrive che secondo "certi Libri Inglesi" il discepolo Nicodemo deposto Gesù dalla Croce avrebbe raccolto il Suo sangue in un vaso di smeraldo, vaso che poi avrebbe portato a Cesarea.

La storia del Santo Graal è uno dei più noti miti europei, nata attorno all'anno Mille forse basata sulla precedente leggenda celtica del calderone che forniva cibo in abbondanza, si è poi sviluppata fino a inglobare la storia di Re Artù e dei suoi cavalieri che dovevano compiere l'impresa di ritrovare appunto la Sacra Reliquia dell'Ultima cena.

Il mito poi coinvolse autori fino ai nostri giorni, basta ricordare il film Indiana Jones e l'ultima crociata di Steven Spielberg.
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La navata di sinistra.
Il nostro Catino come si è detto sarebbe stato ritrovato dai Crociati del contingente genovese durante la Prima Crociata, secondo un testo della seconda metà de XII secolo scritto da Guglielmo arcivescovo di Tiro. I crociati avrebbero trovato in un tempio costruito da Erode il piatto di smeraldo e lo avrebbero comprato a caro prezzo. Secondo altri autori invece i genovesi accettarono il Catino in cambio della loro parte di bottino, comprendente la terza parte della città di Cesarea!

Curioso che Caffaro autore degli Annales e di Liber de liberatione civitatum Orientis, un cavaliere che fece parte della spedizione, non faccia assolutamente menzione del Catino nei suoi scritti.

Col passare dei secoli la documentazione si fa più precisa. Tra i fatti più documentati c'è quello in cui il Cardinale Luca Fieschi ottiene il Catino in pegno del prestito di 9.500 lire da lui fatto al Comune. Questo episodio è degno di nota poiché il Cardinal Fieschi era appena tornato da una missione in Inghilterra, appena qualche anno prima che re Edoardo III istituisse a Windsor una "tavola rotonda" e quindi era stato testimone della rinascita della tradizione del Graal nelle isole britanniche. Il comune nel 1327 riscattò il Catino e stabilì che in avvenire non potesse più essere impegnato né portato fuori dalla sacrestia della Cattedrale.

Da questo momento sono molti gli autori che nominano la reliquia, e addirittura si racconta che Boucicault, governatore francese di Genova nel 1409, ne avesse tentato il furto. Nel 1470 Anselmo Adorno lo descrive con precisione, anche se poi riesce a confonderlo con il piatto nel quale era stata posta la testa del Battista, anch'esso conservato in San Lorenzo.
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La pianta dei locali sotterranei.
Sempre alla fine del Quattrocento si sparse la voce che anche Venezia stesse tentando il furto, e nel 1522 l'esercito di Luigi XII saccheggiò Genova, ma non riuscì a impossessarsi del tesoro della Cattedrale sia per la resistenza dei preti sia perché i Padri del Comune pagarono 1.000 ducati al Capitano che assediava la sacrestia.

Da allora il Catino venne assai poco mostrato in pubblico, e chi lo descrisse dopo cominciò a darne descrizioni discordanti, fino a far nascere il dubbio che per impedirne il furto ne fosse stata realizzata una copia con misure diverse, specie in altezza. Infatti nel 1726 Gaetano di Santa Teresa lo dice alto 8 once genovesi, cioè 16 cm, mentre quello esposto oggi è di soli 9 cm.

Altre descrizioni fatte nei secoli seguenti sono in disaccordo.
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Arriviamo al 1806 quando per ordine di Napoleone Bonaparte il Catino fu sequestrato e portato a Parigi e depositato presso il Cabinet des Antiques della Bibliothèque Imperiale. Qui alcuni accademici lo esaminarono e lo dichiararono un'opera d'arte Bizantina in pasta di vetro, anche se di colore molto particolare, e conclusero che il problema dell'altezza differente fosse solo un errore di Gaetano di Santa Teresa.

Caduto l'Impero francese il 14 Giugno 1816 il Catino venne restituito alla città di Genova, ma rotto in dieci pezzi. Ne mancava uno, si dice sparito durante il viaggio oppure trattenuto in Francia e conservato al Louvre, come afferma l'autore tedesco Suida.

Dopo il ritorno a Genova la reliquia subì un primo restauro nel 1908 e poi quello definitivo del 1951, per poi essere esposto nel museo progettato da Franco Albini, inaugurato nel 1956.

Gli studi seguenti hanno poi posdatato l'opera ritenendola un manufatto Islamico del IX-X secolo.

In conclusione possiamo dire che i misteri riguardanti il Sacro Catino di Genova sono principalmente quattro:

  • Come e da chi venne portato a Genova?
  • Quello che vediamo adesso è l'originale o la copia fatta per impedirne il furto o il saccheggio e se è così, l'originale che fine ha fatto?
  • Come, chi, e perché lo ha rotto?
  • Che fine ha fatto il pezzo mancante?
Purtroppo ormai a questi interrogativi sarà molto difficile dare una risposta, l'unica cosa che rimane certa è che l'oggetto conservato è stato testimone dei secoli di gloria della città di Genova e quindi lo possiamo certamente annoverare tra gli oggetti mirabili che il patrimonio artistico italiano possiede.

Fabio Lottero Informatico presso la Elsag spa di Genova, si interessa alla storia medievale, astrofilo, ha collaborato con il Geological Lunar Research (GLR) group.

Bibliografia:

  • Daniele Calcagno, Il mistero del Sacro Catino, ECIG, Genova.
  • AA. VV., Il Santo Graal, un mito senza tempo da medioevo al Cinema, De Ferrari, Genova.
  • Caterina Marcernaro, Il tesoro della Cattedrale a Genova, Carige, Genova.


Si ringrazia il Dott. Ezio Baglini
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