Quando le statistiche dicono le bugie

  • In Articoli
  • 01-11-2006
  • di Roberto Vacca

Gli Inglesi dicono: "Ci sono le bugie, le dannate bugie e le statistiche". Spesso qualcuno prova a dimostrare le sue ragioni citando statistiche inventate: "La situazione che cito come normale si verifica nel 92,54 per cento dei casi. Quella che citi tu solo nel 7,46 per cento". Diffidate di affermazioni simili! Sono sospette: se fossero davvero noti due decimali esatti, andrebbe almeno riportata con esattezza la fonte (meglio se autorevole).

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Numeri e formule si possono distorcere in tanti modi per imbrogliare le carte. Curioso il caso delle accuse a Radio Vaticana di avere causato un aumento di sei volte rispetto alla media dei casi di leucemia infantile con le onde elettromagnetiche della emittente di Ponte Galeria. (Ricordo che il prof. Umberto Veronesi, uno dei maggiori cancerologi italiani, affermò in un'intervista a Repubblica del 7/4/2001 che le onde elettromagnetiche non causano cancro, né leucemia).

La situazione fu analizzata da Paolo Vecchia, direttore del Settore Radiazioni Non Ionizzanti dell'Istituto Superiore di Sanità (17/3/2001). Data la scarsa popolazione di Cesano, nel raggio di due km da quell'emittente radio secondo l'incidenza media italiana della leucemia infantile, se ne sarebbero dovuti verificare 0,16 casi. In 13 anni se ne verificò uno solo. Conclusione 1 diviso 0,16 fa 6, cioè incidenza 6 volte maggiore. Se non ci fosse stato nessun caso, si concludeva, forse, che nella zona l'incidenza era più bassa del 100 per cento? Per numeri tanto piccoli i calcoli non si fanno così. Le statistiche fatte in modi così ingenui sono ovviamente menzognere.

Le statistiche si usano anche per capire se una variabile dipenda da un'altra o no. Si misurano periodicamente i loro valori e si calcola il coefficiente di correlazione. Questo vale 1 se le due variabili sono proporzionali, zero se sono del tutto indipendenti e -1 se sono inversamente proporzionali. Però, una correlazione alta non implica che una causa l'altra. Possono avere una causa comune (nelle città italiane sia il numero di chiese, sia il numero di omicidi all'anno sono proporzionali alla popolazione).

Il coefficiente di correlazione fra il numero di personal computer e quello di malati di AIDS in Italia fra il 1983 e il 2004 è uguale a 0,99. La cosa è irrilevante. Sono solo due processi di penetrazione casualmente sorti e cresciuti insieme e che ora, insieme, stanno frenando.

Roberto Vacca
Ingegnere e scrittore

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