Vampiri

Esiste una definizione classica di vampiro: si tratterebbe dello spirito di una persona defunta, o delle sue spoglie mortali rianimate dal proprio spirito o da un demone, ritornata tra i vivi per tormentarne l'esistenza, privandoli del loro sangue per alimentare un'esistenza spaventosa. Questo è il vampiro, così come siamo abituati a vederlo nell'arte e nella letteratura. Ad abituarci a questo stereotipo fu senza dubbio il romanzo Dracula dello scrittore irlandese Bram Stoker, scritto nel 1897. Stoker non fu il primo, a parlare di vampiri. In effetti già nel 1819 un giovane medico amico di Lord Byron, John W. Polidori aveva scritto un breve romanzo sull'argomento, e sembra certo che anch'egli, a sua volta, avesse attinto da altri autori precedenti. Comunque sia, la figura del vampiro che veste di nero, si aggira per lande desolate durante le ore notturne e succhia il sangue ai dormienti, diventò subito molto popolare. Esistono naturalmente, come spesso accade, dei risvolti storici, non del tutto attendibili e comprovabili, legati comunque a uomini (per quanto sadici e sanguinari) e non a esseri soprannaturali. Qualcuno ha visto nel vampiro di Stoker la figura quattrocentesca del principe Vlad Tepes (ossia Vlad "l'impalatore", a causa della sua abitudine di impalare i prigionieri e i nemici, solitamente mussulmani, contro la cui avanzata il principe combatteva una strenua e cruenta battaglia) che visse e governò tra la Transilvania e la Slovacchia durante l'avanzata dell'Islam nell'Europa orientale e nei Balcani.
Quali sono, nella letteratura, le caratteristiche che permettono di riconoscere un vampiro? Sicuramente egli si nutre di sangue, che costituisce il suo unico alimento; dorme in una bara dove trascorre le ore diurne uscendone soltanto dopo il tramonto; non sopporta la vista di un crocifisso, l'odore dell'aglio e la luce diretta del sole. Lo specchio non ne riflette l'immagine. E' dotato di una forza tremenda e di uno sguardo ipnotico, può inoltre trasformarsi in altri animali, in particolare in pipistrello, e può essere ucciso soltanto da un paletto di frassino che ne infilzi il cuore o da un colpo di spada che ne stacchi di netto la testa (naturalmente, poiché rifugge dalla luce del sole, lo si può costringere, cosa non facile, a rimanere lontano dalla sua bara dopo l'alba).
Nella realtà, isterismi a parte (quelli non mancano mai) gli unici vampiri esistenti (ed esistiti) sono i pipistrelli fillostomatidi e desmodontidi diffusi nell'America tropicale e nel Messico, pericolosi solo per i poveri animali che subiscono veri e propri salassi da parte di questi chirotteri. Di per sé la quantità di sangue prelevata è poca e quasi innavertibile, ma in realtà essi trasmettono diverse pericolose malattie, per esempio la rabbia degli erbivori, rivelandosi dannosi e temibili quasi quanto i vampiri della letteratura.

Per saperne di piu:

  • Finucane C. Ronald. Fantasmi. Apparizioni e trasfigurazioni culturali. Avverbi. 1997
  • Jones Ernest. Psicoanalisi dell'incubo. Newton Compton. 1978 p. 93-122.
  • Masello Robert. Creature delle tenebre. Armenia. 1997. P. 101-110
  • McNally T. Raymond, Florescu Radu. Alla ricerca di Dracula. Sugar editore. 1973
  • Petoia Erberto. Vampiri e lupi mannari. Newton Compton. 1991.
  • http://www-isd.usc.edu/%7Emelindah/eurovamp/vampeuro.html
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