L’eterna discussione sui cellulari a scuola

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© lithiumcloud/iStock
Lo scorso 19 dicembre, il ministro dell’Istruzione e Merito (secondo la nuova denominazione) Giuseppe Valditara ha inviato a tutte le scuole d’Italia una circolare con oggetto “Indicazioni sull’utilizzo dei telefoni cellulari e analoghi dispositivi elettronici in classe”[1], nella quale, richiamando normative preesistenti, ha sottolineato il divieto di utilizzo in classe di telefoni cellulari, se non per finalità inclusive, didattiche e formative.

La questione non è nuova e periodicamente riaffiora nel dibattito pubblico; in questa rubrica ci eravamo già occupati anche noi dell’argomento, oltre quattro anni fa. Il documento ha comunque suscitato una vasta eco di commenti sui media anche se, di fatto, non aggiunge nulla di nuovo sul piano normativo. La cosa che invece è interessante, ma che è stata sostanzialmente ignorata, è la seguente frase della circolare:

Al riguardo si allega, altresì, la relazione finale dell’indagine conoscitiva della 7ª Commissione Permanente del Senato della Repubblica “sull’impatto del digitale sugli studenti, con particolare riferimento ai processi di apprendimento” (All.1), della XVIII Legislatura: il documento evidenzia gli effetti dannosi derivanti dal perdurante uso di telefoni cellulari, tra cui, perdita di capacità di concentrazione, di memoria, di spirito critico, di adattabilità, di capacità dialettica.

La relazione cui il ministro fa riferimento è stata redatta dalla suddetta Commissione nella seduta del 9 giugno 2021[2], quindi nella precedente legislatura, e porta la firma dell’ex senatore Andrea Cangini. Andrea Cangini è un giornalista. Alle elezioni politiche del 2018 è stato eletto al Senato della Repubblica nelle liste di Forza Italia. In seguito è divenuto capogruppo di Forza Italia nella VII Commissione Istruzione Pubblica e Beni culturali e in tale veste è stato relatore del documento indicato dal ministro Valditara. Il 20 luglio 2022 Cangini ha votato la fiducia al Governo Draghi, in dissenso dal suo partito. Il giorno dopo ha lasciato Forza Italia e il 22 luglio ha aderito ad Azione. Alle elezioni politiche del 25 settembre è stato candidato per il Senato ma non è stato rieletto.

Oltre ad aver firmato la relazione della VII commissione, molto critica contro l’uso dei dispositivi elettronici, Cangini ha intrapreso a livello personale una vera crociata contro dispositivi elettronici, smartphone e videogiochi. Ha pubblicato un libro dal titolo Cocaweb. Una generazione da salvare, che è stato da lui stesso pubblicizzato in una diretta su Rai1 nel marzo 2021. Il titolo si riferisce al fatto che, secondo Cangini, la dipendenza dall’uso di dispositivi elettronici non è diversa da quella nei confronti della cocaina[3]; il concetto è espressamente ribadito anche nel documento della VII Commissione, inviato da Valditara alle scuole italiane. In esso infatti si legge:

[...] Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani. Niente di diverso dalla cocaina. Stesse, identiche, implicazioni chimiche, neurologiche, biologiche e psicologiche.

Possono sicuramente esistere alcuni casi circoscritti di problemi legati all’uso eccessivo di cellulari, ma questo non riguarda solo gli studenti: basta osservare una qualunque seduta parlamentare! Quelle della relazione sono comunque affermazioni piuttosto gratuite e non supportate da evidenze scientifiche. A proposito delle quali, nel documento si legge ancora:

È quanto sostengono, ciascuno dal proprio punto di vista «scientifico», la maggior parte dei neurologi, degli psichiatri, degli psicologi, dei pedagogisti, dei grafologi, degli esponenti delle Forze dell’ordine auditi. Un quadro oggettivamente allarmante, anche perché evidentemente destinato a peggiorare.

Già il riferimento ai grafologi e agli esponenti delle Forze dell’ordine fa nascere qualche dubbio sulla scientificità delle fonti cui il documento si ispira. Inoltre dubitiamo seriamente che la maggior parte del mondo scientifico sia d’accordo con le affermazioni di Cangini: non mancano infatti lavori che mettono seriamente in dubbio l’esistenza di una dipendenza da cellulari[4].

È infine piuttosto singolare che nel documento non vi sia un solo preciso riferimento a qualche studio scientifico: il tutto è esposto in chiave discorsiva, all’insegna del “si dice che” e con una superficialità e una approssimazione sicuramente non degne dell’istituzione che lo ha prodotto.

La letteratura sull’argomento esiste ed è piuttosto vasta. Essa però spesso ha dato origine a interpretazioni contrastanti. Si tratta quindi di un tema la cui complessità e delicatezza contrasta con le apodittiche certezze espresse dal documento della Commissione parlamentare. È sicuramente giusto che chi riveste importanti ruoli istituzionali nel campo dell’istruzione se ne occupi. Sarebbe però auspicabile una maggiore cautela e una minore carica pregiudiziale.

Nel documento parlamentare e nelle iniziative personali di Cangini emerge invece un evidente pregiudizio negativo nei confronti delle nuove tecnologie e dell’uso che i giovani ne farebbero. Considerando, oltretutto, questi ultimi come se fossero del tutto incapaci di scelte responsabili.

Non è la prima volta che questo succede. Anche in passato alcune nuove tecnologie hanno suscitato forti reazioni emotive negative.

Molti magari non se lo ricordano, ma persino un dispositivo che oggi consideriamo quasi banale, la TV a colori, nel nostro paese incontrò notevoli opposizioni, puramente ideologiche. Nacquero persino comitati che ne denunciavano i gravi pericoli per chi li costruiva, per chi li installava e, naturalmente, per gli spettatori. Secondo qualcuno la TV a colori avrebbe rovinato la nostra esistenza. Vi furono addirittura magistrati che aprirono indagini, con relativo sequestro di apparecchi televisivi campione. Il risultato di tutto ciò fu un ritardo di quasi dieci anni rispetto agli altri paesi europei per avere finalmente un regolare servizio di trasmissioni a colori. Qualcosa di simile sta accadendo oggi per la tecnologia 5G per le reti di telefonia cellulare, e si potrebbero citare tanti altri esempi (ricordiamo che Platone fu addirittura un agguerrito critico della scrittura!).

Niente di nuovo sotto il Sole, quindi. È bene vigilare, contrastare ogni forma di dipendenza e preoccuparsi della salute fisica e mentale dei nostri giovani. Come al solito però, bisognerebbe farlo in modo razionale, basandosi sui dati concreti e attendibili, lasciando da parte qualsiasi pregiudizio ideologico e moralistico e soprattutto evitando di cavalcare facili ondate emotive, con la speranza di ottenere altrettanto facili consensi.

Note

4) T. Panova, X. Carbonell, 2018. “Is smartphone addiction really an addiction?”, in Journal of Behavioral Addictions 7 (2)
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