Intervista a Gianni Comoretto

Scienza, ambientalismo ed "elettrosmog"

  • In Articoli
  • 07-01-2001
  • di Emiliano Farinella
Gianni Comoretto lavora come astronomo associato all'Osservatorio Astrofisico di Arcetri, dove sviluppa strumentazione elettronica per l'astronomia, e studia i processi di formazione stellare.
Al lavoro di astronomo affianca l'attivismo sul fronte razionalista, pacifista e nella solidarietà internazionale. Collabora con il CICAP su argomenti che riguardino l'astronomia o le scienze fisiche.
Si occupa da alcuni anni, a livello divulgativo, del problema della pericolosità dei campi elettromagnetici.
Per approfondire i temi trattati in questa intervista un ottimo punto di partenza può essere il sito curato da Gianni Comoretto all'indirizzo http://www.arcetri.astro.it/%7Ecomore/campiem.html




Si può conciliare l'ambientalismo con la scienza?

Direi che un ambientalismo serio non può fare a meno della scienza. Nell'ambientalismo entrano anche considerazioni più politiche, ad esempio quali priorità considerare. Ma senza strumenti di analisi precisi, obiettivi, e scientifici, è impossibile capire e valutare i rischi ambientali.

Che prospettive vedi per l'ambientalismo scientifico?

Mi sembra che oggi la tendenza del mondo ecologista sia quella di costruirsi una specie di "scienza organica alla causa". Si formula una tesi e si ritaglia dall'insieme degli studi i risultati che vi si accordano, ascoltando solo una minoranza degli scienziati che se ne occupano, accusando gli altri di essere asserviti al potere. È una tendenza molto pericolosa, la natura ha le sue leggi, non quelle che noi decidiamo a priori debba avere.

Sui CEM[1]: quali sono gli effetti biologici e sanitari rilevati nelle basse e alte frequenze?

I campi a bassa frequenza inducono correnti nei tessuti. I limiti attuali (100 mTesla) corrispondono a correnti indotte più deboli di quelle presenti normalmente nel nostro corpo. Sono stati fatti innumerevoli studi epidemiologici, per vedere se campi a intensità molto basse (una frazione di mTesla) fossero collegabili a un aumento dei rischio di tumori. A vent'anni dai primi studi possiamo escludere effetti per tutti i tipi di tumori, con l'eccezione della leucemia infantile, per cui esistono risultati contrastanti.
Per le esposizioni ai campi ad alta frequenza abbiamo molti studi di laboratorio, che nel complesso non trovano effetti se non a potenze molto maggiori di quelle consentite dalle normative. L'effetto più importante è un riscaldamento dei tessuti, che può danneggiare soprattutto il cristallino e i testicoli. Si hanno inoltre indizi che campi molto intensi possano favorire lo sviluppo di tumori. I pochi studi epidemiologici condotti bene non mostrano nel loro complesso aumenti di tumori, o altri effetti pericolosi.
Come si deve interpretare l'incertezza dei risultati di questi studi sulla pericolosità dei CEM?
Quando uno studio mostra dieci casi in più di leucemia infantile su 440.000 esposti in 25 anni è molto difficile capire cosa si stia guardando. Si tratta di un debolissimo effetto dei campi, di un puro caso statistico, o un altro fattore di rischio che è maggiore per chi viveva vicino a una linea? Comunque questo significa che, se anche i campi a bassa frequenza facessero male, il massimo numero di casi di leucemia infantile imputabile agli elettrodotti in Italia sarebbe di circa due casi l'anno. Di poche cose abbiamo questo livello di sicurezza. Occorre inoltre sottolineare che nessuno studio può provare che qualcosa sia innocuo, dobbiamo accontentarci di limiti come questi.

A dispetto dei risultati a oggi ottenuti, l'opinione pubblica è già schierata?

L'opinione pubblica si sente ripetere che è provato scientificamente che i campi facciano male, sulla base di interpretazioni distorte di alcuni studi o di opinioni di presunti esperti. Nessuno prende in considerazione l'opinione di chi in questo campo ci lavora davvero. Inoltre sta nascendo un fiorente business di servizi di consulenza, misura, risanamento. Contribuisce a questo un’immagine di scienza viene vista come asservita a poteri forti. Il risultato è che nessuno va a controllare cosa dicano davvero gli studi.
Si dovrà presto legiferare sui CEM. Non lo si può fare contro questa maggioranza, ma la si può assecondare ignorando dati oggettivi?
In un sistema democratico decide la maggioranza, ma questa deve essere informata. Occorre chiarire che non è vero che i dati oggettivi indichino una pericolosità dei campi, e capire quali costi, anche ambientali, le contromisure comportino. Interrare un elettrodotto, oltre che costoso, comporta maggiori sprechi di energia, inquinamento, maggiori rischi per chi ci lavora. È giusto essere prudenti, ma siamo sicuri che per evitare rischi infimi non se ne introduca di maggiori? I costi (si parla di 100.000 miliardi), non comporteranno tagli in settori più importanti, anche per la salute?

Si ringrazia Andrea Ferrero

Note


1) Campi Elettromagnetici

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