Le confessioni di una ex cartomante telefonica

Curiosità

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Per la serie telefonate improbabili, un po' come quelle confessate da una ex cartomante che ha raccontato i dietro le quinte dei call-center in cui lavorano centinaia di presunti veggenti.
Dal sito www.ilreporter.com una donna, ex cartomante telefonica, racconta la sua esperienza. Un modo diretto e schietto per conoscere un ambiente per molti misterioso. «In cosa consiste la cartomanzia telefonica? Bene, fatevelo spiegare dalla sottoscritta che, più per necessità che per passione, l’ha esercitata di mestiere. I call center di cartomanzia non sono troppo diversi da qualsiasi altro call center: stanzoni enormi pieni di “postazioni” con telefoni, uno per ogni impiegato, stile polli da allevamento. Non ci sono computer: lo premetto, perché tante, tantissime volte mi sono sentita porre la domanda “Ma le carte le fate con il computer? C’è un programma apposta?”, no, nessun computer, nessun programma, le carte vengono lette direttamente dal “cartomante”. Non solo, parecchi di loro hanno soltanto un’infarinatura superficiale di cartomanzia, compresa la sottoscritta. Molti lo fanno per necessità – è un settore che non conosce crisi e nel quale trovare lavoro è decisamente semplice – pochi per passione, ancora meno per reali abilità. Al momento del colloquio, nessuno si accerta che il candidato sappia realmente leggere il futuro, anzi, i datori di lavoro sono i primi a non credere nell’arte della divinazione. L’importante è che il candidato sappia parlare, intrattenere, far stare il più a lungo possibile le persone al telefono. Non sta a me giudicare se sia effettivamente possibile o meno prevedere il futuro, ma, se qualcuno veramente ne fosse capace, non starebbe in quello stanzone per pochi, pochissimi euro al giorno. Data, appunto, la facilità nell’ottenere un impiego, in questi call center si trova letteralmente di tutto: dalla cinquantenne licenziata che non riesce a inserirsi in nessun altro settore, al transessuale, alla neolaureata che è lì in attesa di meglio (la sottoscritta), al cantante di pianobar che non riesce a mantenersi di sola musica. Alcuni, assolutamente digiuni di cartomanzia, hanno dovuto sostenere un brevissimo corso di formazione prima dell’inserimento, giusto il tempo di imparare i termini principali. E il lavoro non manca. A chi mi chiede se fossero in tanti a telefonare, rispondo “Non tanti, di più!”. Benché il servizio costi 1,80 euro al minuto (e ogni consulto duri in media una decina di minuti, fate voi il conto), le telefonate sono tantissime, con una media di 30 secondi di tregua tra una telefonata e l’altra: la gente chiama, richiama se cade la linea, anche più e più volte. E la linea cade, perché una legge ha deciso di mettere un limite di durata alle telefonate, per evitare che le persone andassero in rovina. Questa legge, però, non ha tenuto conto dei ‘richiami’, di tutte quelle persone che, appena la chiamata si interrompe, si precipitano a ricomporre il numero per conoscere il loro futuro.
Mi sono resa conto che molte persone (io stessa, prima di cominciare quest’esperienza) hanno numerosi preconcetti sull’utente tipo dei servizi di cartomanzia telefonica. Senza essere sessisti o razzisti, in molti se lo immaginano donna, con un basso livello culturale e residente in zone rurali dell’Italia. La realtà è diversa: non esiste un utente tipo, chiamano persone diversissime tra loro. Non soltanto gente poco istruita, ma anche laureati; donne, ma anche qualche uomo; dalla Sicilia al Trentino-Alto Adige; dai diciotto agli ottant’anni (il servizio è vietato ai minorenni).
Appena il telefono squilla, dobbiamo dire il nostro pseudonimo, mai dare il nome vero, per ragioni di privacy e sicurezza, e il nostro codice personale, un numero che ci identifica e che l’utente dovrà comporre se, in futuro, vorrà parlare ancora con quel determinato cartomante. Subito dopo, ci facciamo dire il nome di chi chiama, la data di nascita (“fondamentale” per l’astrologia), la città da cui chiama e, punto principale, il “problema”, il motivo per cui chiede consulto alle carte. E qui è possibile trovare una vera e propria galleria degli orrori. Quasi tutti chiedono consulto per l’amore, ovviamente, ma quasi nessuno chiama per situazioni “normali” (io lo amo, lui mi ama, cosa vedi nel nostro futuro?). No, sono innumerevoli, per esempio, le storie extraconiugali. Inimmaginabile. Oltre, naturalmente, a situazioni a dir poco sconcertanti. Ecco qualche esempio: “L’ho conosciuto sei anni fa e ci sono andata a letto: poi lui è sparito e non ne ho più saputo niente. Secondo le tue carte torna?” Oppure: “Abbiamo una storia da tre anni, ma lui convive. Continua a dire che la lascia, ma non l’ha mai lasciata, secondo te cosa farà?”. O ancora: “Io la amo, ma lei si comporta in modo strano: se le chiedo di uscire, mi dice di no, se le dico che voglio parlarle, nemmeno risponde, le ho mandato dei fiori e lei me li ha rimandati indietro, per le carte mi ama o devo lasciar perdere?”. Un’ingenuità disarmante. Come è disarmante chi telefona per problemi economici, talvolta anche seri, del tutto incurante di tutti gli euro che sta spendendo in cartomanzia. E sono disarmanti anche le dritte che ci vengono date al momento dell’assunzione: non dire la verità. Anche se le carte fanno presagire una situazione disastrosa (o ce lo dice semplicemente il buon senso, come nei casi precedenti), non dobbiamo togliere la speranza a nessuno.
Per altruismo? In parte (“La persona che ti chiama potrebbe avere problemi mentali e buttarsi dalla finestra se le dici che il marito la tradisce”), ma anche perché “Se tu gli togli la speranza, quello poi non chiama più e noi perdiamo un cliente”. E così, alla donna che non sente l’ex amante da sei anni devo dire che lui tornerà e al corteggiatore respinto che lei è timida, ma presto si sbloccherà. Anzi no, ho deciso di non dirlo più, ho deciso di tornare a guardare gli annunci di lavoro su Internet, perché aveva ragione Collodi: ogni tanto il Grillo Parlante della nostra coscienza va anche ascoltato».
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