La fusione fredda di Arata

Un articolo del Sole 24Ore su una presunta clamorosa scoperta

  • In Articoli
  • 14-10-2008
  • di Camillo Franchini
Il 24 maggio 2008 la giornalista scientifica del Sole 24Ore Ludovica Manusardi Carlesi ha pubblicato un articolo intitolato "Nucleare, la fusione fredda funziona", che ha destato notevole risonanza in un momento in cui si sta decidendo sul nucleare "duro", quello di fissione.
La Manusardi scrive che «il primo esperimento pubblico di Yoshiaki Arata di Condensed Matter Nuclear Science, meglio nota come fusione fredda, è stato un successo». L'esperimento si sarebbe svolto presso l'Università di Osaka in Giappone, dove Arata è professore emerito, «di fronte a un pubblico qualificato», non meglio definito. Se la notizia fosse confermata da altre fonti di informazione, e soprattutto dal portavoce dell'Università di Osaka, sarebbe di notevole rilevanza scientifica. I protagonisti della vicenda e le modalità di presentazione della scoperta inducono però ad alcune riflessioni. In via preliminare si deve osservare che fare coincidere la scienza nucleare dello stato solido con la fusione fredda è una forzatura; la prima esiste; la seconda è una chimera abbandonata da anni dal mondo accademico, dopo i primi controlli avvenuti immediatamente dopo la conferenza stampa di Martin Fleischmann e Stanley Pons del 24 marzo 1989 presso l'Università dello Utah ( vedi S&P 78). In ogni caso sono cose del tutto diverse.
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Il professor Arata dell'Università di Osaka avrebbe realizzato un pubblico esperimento che dimostra il funzionamento della fusione fredda.
Sia Manusardi, sia Arata sono personaggi molto noti nel mondo variegato della fusione fredda. Manusardi è una fedele osservatrice del fenomeno, non neutrale, anzi decisamente partigiana. Il 22 gennaio del 2005 scrisse sul Sole 24Ore un articolo intitolato "Dal Giappone un passo avanti per rendere innocui i residui" [radioattivi]. Nell'articolo si ipotizzava perfino la creazione di un progetto comune italo-giapponese da 25 milioni di euro, gestito in Italia dal dott. Celani dell'INFN di Frascati. L'iniziativa non ebbe seguito per la totale inconsistenza scientifica del metodo proposto di condizionamento dei prodotti di fissione nucleare. L'ideatore Yasuhiro Iwamura della Mitsubishi non riuscì nemmeno a brevettare il processo. Chi scrive presentò una relazione contro il progetto italo-giapponese a Pontignano (Siena) nel maggio 2005, nel corso di un congresso sulla fusione fredda, cui fu invitato in via eccezionale. L'intervento è tuttora reperibile in rete (all'indirizzo www.iscmns.org/siena05/Franchini.pdf ).
Yoshiaki Arata, 85 anni, è professore emerito dell'Università di Osaka. È un personaggio singolare che, a suo dire, si occupava di fusione fredda ancora prima di Fleischmann e Pons, come risulta dal seguente estratto derivato da un suo intervento presso l'ICCF 12 (International Conference on Cold Fusion) del 2005, a Yokohama[1]:
«Questo è un metodo per produrre pressioni estremamente elevate brevettato negli USA; è realizzato per mezzo di deuterio estremamente puro a pressioni estremamente elevate (oltre 10.000 atmosfere) usando un metodo elettrolitico. Cinquant'anni fa, nel 1933, per la prima volta in Giappone noi abbiamo avviato l'esperimento di fusione termonucleare generando alcuni milioni di gradi centigradi con una corrente di alcuni milioni di Ampere, che erano la corrente e la temperatura più elevate di quei tempi. Ma a quei tempi i giapponesi non potevano comperare gas deuterio sul mercato. Noi generavamo gas deuterio con un sistema simile a questo, che costruii io stesso. Questo evento fu descritto in dettaglio in una rivista americana, 21st Century Science and Technology. Ho pensato che questo dispositivo potesse essere usato per la fusione fredda».

Diecimila atmosfere… milioni di gradi centigradi… milioni di ampère… fusione termonucleare nel 1933… generazione di deuterio; a qualcuno può venire il sospetto che Arata dia i numeri, con tutto il rispetto. Il testo un po' incerto (anche nella forma), è decisamente poco credibile.
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L'Università di Osaka dove sarebbe avvenuto l'esperimento.
La presentazione di Arata a Osaka, riportata a memoria da Jed Rothwell, un cultore americano della fusione fredda e traduttore dal Giapponese di un libro di Tadahiko Mizuno sulle reazioni nucleari fredde da idrogeno leggero, è degna del pittoresco personaggio. Rothwell riferisce quanto segue (le citazioni sono virgolettate): «Come fa spesso», Arata comincia con la distribuzione di un opuscolo in giapponese contenente tutti i suoi meriti, le onorificenze, i riconoscimenti di varia natura guadagnati nel corso della sua lunga vita. Poi comincia a parlare: «il suo discorso era difficile da seguire, anche per i giapponesi». «Arata è un genio, anche se, per dirlo educatamente, i suoi discorsi non sono bene organizzati». Il reattore è formato da un contenitore cilindrico di acciaio lungo 20 cm e di 3 cm di diametro. Il fondo del cilindro è occupato da «ossido di zirconio con nanoparticelle di ossido di palladio (ZrO2*Pd)». Il reattore viene liberato dall'aria e successivamente viene immesso deuterio puro da una bombola esterna di 100 atmosfere. «La produzione di calore comincia immediatamente». «La temperatura sale fino a 70 °C». «Un piccolo motore elettrico è collocato accanto alla cella e alimentato con un generatore termoelettrico». Così semplice. Troppo semplice. Arata non informa che il palladio assorbe l'idrogeno/deuterio con una reazione fortemente esotermica. La reazione nucleare che Arata ritiene di avere realizzato può certamente soverchiare la produzione di energia termica da assorbimento, ma Arata avrebbe dovuto accennare a tale energia e metterla in bilancio. Quando si conosceranno i dati dell'esperimento, se mai Arata troverà una rivista dove pubblicarli, si potranno fare due calcoli e definire l'aumento di temperatura che corrisponde all'energia libera negativa che deriva non da una reazione chimica o nucleare, ma dall'assorbimento. Forse su questo punto le informazioni in nostro possesso sono insufficienti. Bisognerebbe disporre di una traduzione fedele della lettura pubblica di Arata.
Il mattino del 26 maggio chi scrive ha chiesto informazioni sull'evento all'Università di Osaka. Finora non ha avuto risposta. Sarebbe opportuno sottoporre a pressione l'Università di Osaka affinché si esprima sull'evento, se mai è avvenuto secondo i termini incondizionatamente elogiativi di Jed. Manusardi e Arata non sono certamente esempi di comportamento prudente, quindi è opportuno esercitare su tutta la vicenda un forte atteggiamento critico.
In un momento di preoccupazione energetica generalizzata, sarebbe opportuno che ognuno, nell'ambito della propria competenza, mantenesse un atteggiamento responsabile e non contribuisse a diffondere notizie di natura tecnico-scientifica prive del necessario scrutinio esercitato dai "peer", i pari in competenza. I lavori scientifici devono essere presentati secondo prassi, non esposti in una conferenza stampa, dove anche un esperto non è in grado di seguire le operazioni nei dettagli. Fleischmann e Pons commisero lo stesso errore e le conseguenze furono per loro disastrose. Dicta manent. Per ora la realizzazione di Arata è solo una notizia del Sole 24Ore esposta con disinvolta sicurezza. Chiediamo tutti informazioni all'Università di Osaka a questo indirizzo, cerchiamo di esercitare un'azione di massa: [email protected] Se Manusardi avrà ragione, avrà fatto lo scoop della sua vita. In ogni caso dovrebbe sentire il dovere professionale di esercitare un follow up su tutta la vicenda. I cittadini hanno il diritto di essere informati anche sugli eventuali sviluppi negativi delle vicende presentate in anteprima con grande evidenza.

Camillo Franchini

1) Ecco il testo originale:
«This is US-patented method of producing ultrahigh pressure; it is realized by extremely pure deuterium with ultra-high pressure (over ten thousand atmopheres) using electrolytic method. 50 years ago, in 1933, for the first time in Japan, we started the thermonuclear fusion experiment by generating several million centigrade degree with a current of several million Ampere, which were the highest current and temperature in the world at that time. But Japanese could not buy deuterium gas in the market place at that time. We generated deuterium gas by the same system of this device, which I made by myself. This event was described in detail in a US magazine, 21st Century Science and Technology. I thought this device could be used for cold fusion, and I named it "DS-cathode"/"DS-cell". You can easily understand relation between this US patent and "DS-cathode" from this figure».
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