La Manusardi scrive che «il primo esperimento pubblico di Yoshiaki Arata di Condensed Matter Nuclear Science, meglio nota come fusione fredda, è stato un successo». L'esperimento si sarebbe svolto presso l'Università di Osaka in Giappone, dove Arata è professore emerito, «di fronte a un pubblico qualificato», non meglio definito. Se la notizia fosse confermata da altre fonti di informazione, e soprattutto dal portavoce dell'Università di Osaka, sarebbe di notevole rilevanza scientifica. I protagonisti della vicenda e le modalità di presentazione della scoperta inducono però ad alcune riflessioni. In via preliminare si deve osservare che fare coincidere la scienza nucleare dello stato solido con la fusione fredda è una forzatura; la prima esiste; la seconda è una chimera abbandonata da anni dal mondo accademico, dopo i primi controlli avvenuti immediatamente dopo la conferenza stampa di Martin Fleischmann e Stanley Pons del 24 marzo 1989 presso l'Università dello Utah ( vedi S&P 78). In ogni caso sono cose del tutto diverse.

Yoshiaki Arata, 85 anni, è professore emerito dell'Università di Osaka. È un personaggio singolare che, a suo dire, si occupava di fusione fredda ancora prima di Fleischmann e Pons, come risulta dal seguente estratto derivato da un suo intervento presso l'ICCF 12 (International Conference on Cold Fusion) del 2005, a Yokohama[1]:
Diecimila atmosfere… milioni di gradi centigradi… milioni di ampère… fusione termonucleare nel 1933… generazione di deuterio; a qualcuno può venire il sospetto che Arata dia i numeri, con tutto il rispetto. Il testo un po' incerto (anche nella forma), è decisamente poco credibile.
La presentazione di Arata a Osaka, riportata a memoria da Jed Rothwell, un cultore americano della fusione fredda e traduttore dal Giapponese di un libro di Tadahiko Mizuno sulle reazioni nucleari fredde da idrogeno leggero, è degna del pittoresco personaggio. Rothwell riferisce quanto segue (le citazioni sono virgolettate): «Come fa spesso», Arata comincia con la distribuzione di un opuscolo in giapponese contenente tutti i suoi meriti, le onorificenze, i riconoscimenti di varia natura guadagnati nel corso della sua lunga vita. Poi comincia a parlare: «il suo discorso era difficile da seguire, anche per i giapponesi». «Arata è un genio, anche se, per dirlo educatamente, i suoi discorsi non sono bene organizzati». Il reattore è formato da un contenitore cilindrico di acciaio lungo 20 cm e di 3 cm di diametro. Il fondo del cilindro è occupato da «ossido di zirconio con nanoparticelle di ossido di palladio (ZrO2*Pd)». Il reattore viene liberato dall'aria e successivamente viene immesso deuterio puro da una bombola esterna di 100 atmosfere. «La produzione di calore comincia immediatamente». «La temperatura sale fino a 70 °C». «Un piccolo motore elettrico è collocato accanto alla cella e alimentato con un generatore termoelettrico». Così semplice. Troppo semplice. Arata non informa che il palladio assorbe l'idrogeno/deuterio con una reazione fortemente esotermica. La reazione nucleare che Arata ritiene di avere realizzato può certamente soverchiare la produzione di energia termica da assorbimento, ma Arata avrebbe dovuto accennare a tale energia e metterla in bilancio. Quando si conosceranno i dati dell'esperimento, se mai Arata troverà una rivista dove pubblicarli, si potranno fare due calcoli e definire l'aumento di temperatura che corrisponde all'energia libera negativa che deriva non da una reazione chimica o nucleare, ma dall'assorbimento. Forse su questo punto le informazioni in nostro possesso sono insufficienti. Bisognerebbe disporre di una traduzione fedele della lettura pubblica di Arata.
Il mattino del 26 maggio chi scrive ha chiesto informazioni sull'evento all'Università di Osaka. Finora non ha avuto risposta. Sarebbe opportuno sottoporre a pressione l'Università di Osaka affinché si esprima sull'evento, se mai è avvenuto secondo i termini incondizionatamente elogiativi di Jed. Manusardi e Arata non sono certamente esempi di comportamento prudente, quindi è opportuno esercitare su tutta la vicenda un forte atteggiamento critico.
In un momento di preoccupazione energetica generalizzata, sarebbe opportuno che ognuno, nell'ambito della propria competenza, mantenesse un atteggiamento responsabile e non contribuisse a diffondere notizie di natura tecnico-scientifica prive del necessario scrutinio esercitato dai "peer", i pari in competenza. I lavori scientifici devono essere presentati secondo prassi, non esposti in una conferenza stampa, dove anche un esperto non è in grado di seguire le operazioni nei dettagli. Fleischmann e Pons commisero lo stesso errore e le conseguenze furono per loro disastrose. Dicta manent. Per ora la realizzazione di Arata è solo una notizia del Sole 24Ore esposta con disinvolta sicurezza. Chiediamo tutti informazioni all'Università di Osaka a questo indirizzo, cerchiamo di esercitare un'azione di massa: [email protected] Se Manusardi avrà ragione, avrà fatto lo scoop della sua vita. In ogni caso dovrebbe sentire il dovere professionale di esercitare un follow up su tutta la vicenda. I cittadini hanno il diritto di essere informati anche sugli eventuali sviluppi negativi delle vicende presentate in anteprima con grande evidenza.
Camillo Franchini