La morte colpirà chi disturberà il sonno del Faraone

Eventi, voci e miti legati alla maledizione di Tutankhamon

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Siamo nel 1922, nella Valle dei Re in Egitto. Un giovane archeologo, Howard Carter, è convinto che ci sia ancora una tomba da scoprire: quella del faraone Tutankhamon, il meno conosciuto fra i faraoni dell'Egitto.

Tutankhamon era morto a soli 19 anni, ucciso dai suoi nemici, e il successore aveva fatto sparire tutte le sue tracce, cancellando letteralmente il suo nome dai documenti ufficiali.

Carter scavò per anni senza trovare nulla. Lord Carnarvon, il suo finanziatore, lo richiamò in Inghilterra per comunicargli che non intendeva più rinnovare il finanziamento per la stagione 1921-22, ma Carter riuscì a strappare ancora una campagna di scavo. Tornato in Egitto, il 4 novembre 1922 scoprì il primo gradino di una scala di accesso alla tomba che si rileverà essere, con sorpresa di tutti, la più ricca e meglio conservata di tutte.

Ma le sorprese sembrano non essere finite…

Tornato a casa, Carter scoprì che un cobra – che nella religione egizia era il dio che avrebbe dovuto difendere la tomba appena profanata – aveva ucciso il suo canarino dorato. Lord Carnarvon morì nell'aprile successivo, a causa dell'infezione scatenata da una puntura di zanzara sulla guancia sinistra che provocò una serie di complicazioni e la morte per polmonite in pochi giorni. Secondo la leggenda, la città del Cairo fu colpita in quel momento da un blackout e in Inghilterra, Susie, il cane di Lord Carnarvon iniziò a ululare e morì nello stesso istante del suo padrone. In molti iniziarono a collegare questi eventi all'apertura della tomba: è l'origine della storia sulla maledizione che uccide. Nel 1929, undici tra le persone coinvolte nella scoperta risultavano scomparse per cause non naturali o per morte prematura; tra di essi, il fratello di Carnarvon, l'assistente di Carter Arthur Mace, il segretario di Carter Richard Betel e suo padre Lord Westbury, l'egittologo, che si suicidò dopo aver scritto: «Non posso più sopportare questi orrori e fatico a vedere cosa potrei fare qui di buono, perciò esco di scena». Nel 1935 le vittime della maledizione del faraone erano 21.

Se fossimo a Voyager adesso una voce fuori campo direbbe: «morti sospette e eventi misteriosi che hanno colpito tutti coloro che hanno osato disturbare il sonno del faraone. Può essere un caso?»

Non siamo a Voyager e quindi proviamo a vedere innanzitutto se questi eventi misteriosi e queste morti sospette si siano verificati davvero.

Nel 2002, il British Medical Journal ha pubblicato lo studio di un ricercatore australiano, Mark Nelson, che ha cercato di misurare scientificamente gli effetti della maledizione (vedi S&P 48). Nelson ha preso in esame gli europei ufficialmente presenti in Egitto in quegli anni (44 in tutto) e li ha separati in due sottogruppi: le 25 persone che sono state "esposte" alla maledizione (perché presenti fisicamente al momento dell'apertura della tomba o dell'apertura del sarcofago o dell'autopsia della mummia del faraone) e le rimanenti 19 che non sono mai state esposte (perché semplici accompagnatori). La scelta di considerare solo il gruppo degli europei è dovuta alle differenti condizioni di vita – all'epoca molto marcate – fra europei ed egiziani.

Per ogni gruppo ha segnato data di nascita, data di morte e periodo intercorso fra l'esposizione e la morte. I risultati non lasciano dubbi: l'età media della morte nel gruppo degli esposti è di 70 anni, mentre quella dei non esposti è di 75, mentre il tempo intercorso fra l'esposizione e la morte è in media di 20 anni per il gruppo degli esposti e 28 per quello dei non esposti, entrambe differenze che da un punto di vista statistico non sono significative.

Secondo gli esperti di Egittologia.net :

«La maledizione di Tutankhamon è in realtà da considerarsi una trovata pubblicitaria dell'epoca, anche in funzione delle pochissime notizie che trapelavano, sia per la lentezza delle operazioni di "svuotamento" della tomba (l'autopsia del faraone risale al 1925, tre anni dopo la scoperta), sia per l'esclusiva mondiale data al Times dallo stesso Lord Carnarvon, che tagliò fuori tutti gli altri quotidiani dell'epoca da ogni informazione, innescando così una violenta campagna denigratoria nei confronti della scoperta.»

Da un punto di vista storico la leggenda ebbe inizio con le parole di una scrittrice, Mari Corelli, che, sentita la notizia della morte del canarino di Carter, mise in guardia sulla possibile maledizione del faraone. Quando, a distanza di poco tempo, Lord Carnarvon morì per l'infezione della zanzara le parole di Mari Corelli vennero riprese dai giornali di tutto il mondo.

Nel giro di poco tempo il mito della maledizione del faraone si era ormai diffuso: ogni evento leggermente fuori dalla norma veniva riportato come effetto diretto della maledizione e molti fatti vennero creati ad arte.

Alcune delle persone contate nella lista dei morti per la maledizione sarebbero state uccise virtualmente dai giornali. Tra queste, George Jay Gould, amico di Carnavor, del quale si dice sia morto di peste bubbonica ventiquattro ore dopo la vista della tomba, anche se in realtà mori a Mentone, in Francia, di polmonite; l'archeologo H.G. Evelyn White che non partecipò all'impresa Tutankhamon, ma semplicemente a una campagna di scavo nel 1909 nella necropoli texana; oppure il già citato segretario di Carter, Richard Betel che in realtà morì sei anni dopo la spedizione. Del resto anche il padre di Carter, che si uccise per il dolore dovuto alla perdita del figlio, fu incluso nell'elenco delle persone colpite dalla maledizione...

Ma la lista degli eventi inventati ad arte, o che potrebbero essere attribuiti a semplice casualità, è molto lunga: la stessa iscrizione che riporta la maledizione sembra essere stata inventata da un giornalista dell'epoca e Carter non ammise mai di averla trovata; è poi vero che il canarino dell'archeologo morì divorato da un serpente, ma in Egitto i serpenti sono molto comuni e chissà quanti canarini muoiono ogni giorno… quanto alla cagnetta di Lord Carnarvon, sulla sua morte i racconti dei vari parenti presenti nel momento del decesso riportano versioni completamente differenti l'una dall'altra (sarebbe morta subito prima, subito dopo, contemporaneamente a lui, ecc).

Ora, come per tutte le leggende, riuscire a trovare una spiegazione per tutto è impossibile, anche se per qualche anno si è pensato che la maledizione potesse avere un reale fondamento scientifico. Nei sarcofagi sono spesso contenuti gas tossici prodotti dalla decomposizione della mummia. Inoltre, dagli studi di microbiologia effettuati sui resti ritrovati nelle tombe si è scoperto che in alcune sono presenti spore di batteri o funghi che possono essere dannose per la salute umana. Lord Carnarvon, che era di salute cagionevole, potrebbe essere stato vittima di questi microorganismi? Gli scienziati sono concordi nel dire che i sintomi si sarebbero dovuti presentare immediatamente o nei giorni successivi all'esposizione, mentre Carnarvon è morto molti mesi dopo. E, riprendendo una battuta dello stesso Carter, uno scienziato recentemente intervistato dal National Geographic ha dichiarato che viste le condizioni igieniche medie dell'Egitto dell'epoca, per Carnarvon «era molto più sicuro stare all'interno della tomba, piuttosto che fuori».
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