I giganteschi scheletri indiani; Il mystero delle mele "dipinte"; I fenomeni non riproducibili; L’oro monoatomico

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  • 01-05-2011
  • A cura di Fara di Maio

I giganteschi scheletri indiani

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©Esopedia
Ho letto ultimamente del ritrovamento di presunti scheletri giganti in India e di altrettante presunte testimonianze di scheletri umani giganti trovati in Sud America. Ho cercato vostre documentazioni su queste notizie che mi sembrano bufale ma invano. Gradirei sapere se qualcuno di voi ha avuto modo di approfondire l'argomento. (Dubito anche della fonte attribuita al National Geographic). Grazie

Antonio

Risponde Fara Di Maio

Il lettore fa bene a dubitare: si tratta di una vera e propria bufala che continua a girare in rete da anni, corredata di informazioni che sembrano alquanto dettagliate e credibili ma in realtà sono costruite di sana pianta.

Di questo argomento si è occupato Paolo Attivissimo, giornalista e noto “sbufalatore” nonché prezioso collaboratore del CICAP, nel proprio sito attivissimo.net.

Della presunta sensazionale notizia esistono in rete diverse versioni, che vedono gli scavi situati di volta in volta in India, in Arabia Saudita o, come scrive Antonio, in Sud America. La notizia è completata da una suggestiva immagine in cui si vede un uomo di statura normale lavorare intorno ad uno scheletro umano enorme.

Per confortare la tesi, si dice inoltre che lo scavo è interdetto a tutti i visitatori tranne che al National Geographic. Questa segretezza spiegherebbe perché non ne è stata data comunicazione al mondo, e anche perché la foto è solo una, e sempre la stessa. Elementi, questi, tipici della bufala e della leggenda metropolitana: diverse collocazioni per uno stesso evento, il coinvolgimento di un importante garante scientifico, il mistero intorno all’avvenimento voluto da oscure forze governative che impongono il silenzio.

Di questa leggenda, a differenza di quanto accade di solito, è nota anche l’origine: un concorso di fotomontaggio a tema indetto dal sito worth1000.com, che ospita artisti della computer graphics desiderosi di mettere alla prova la propria abilità.

L’immagine che accompagna la notizia, firmata IronKite, concorreva nella sezione “Anomalie Archeologiche”, come si può vedere qui: http://www.worth1000.com/entries/18533/giants . Sono interessanti anche i commenti del relativo blog; i primi risalgono a 8 anni fa e contengono solo giudizi estetici sulla realizzazione artistica. Ad un certo momento, all’incirca 4 anni dopo, molti visitatori cominciarono a scrivere complimentandosi con IronKite per aver contribuito a creare -involontariamente, con tutta probabilità- una dell e più belle bufale della rete. Gli ultimi post risalgono a pochi mesi fa.

L’artista ha lavorato con immagini di un vero scavo archeologico di dimensioni gigantesche, condotto nel 2000 dalla Cornell University (http://www.graphics.cornell.edu/outreach/mastodon/aerial-views.html ). Nel corso di questo scavo, situato nei pressi di New York, gli archeologi avevano portato alla luce i resti di un mastodonte. Curiosamente, anche le foto originali sono frutto di una complessa elaborazione digitale che ha unito insieme decine di riprese aeree.

Nel 2007 la notizia dell’esistenza dei giganti è stata ufficialmente smentita dal National Geographic (http://news.nationalgeographic.com/news/2007/12/071214-giant-skeleton.html ) in un lungo e documentato articolo; in quell’anno infatti la burla, che era iniziata nel lontano 2004, conobbe un revival e riprese a rimbalzare in rete, costringendo l’organizzazione a intervenire.

Nell’articolo si cita inoltre il mensile indiano Hindu Voice che nel marzo di quell’anno aveva dato molto risalto al supposto evento senza però controllare le fonti. Il direttore P. Deivamuthu, interpellato dal National Geographic, ammise il proprio errore.

La burla ha avuto molto credito anche perché l’esistenza di un popolo di giganti è menzionata negli scritti sacri di molte religioni: se ne parla nel Corano, nella Bibbia, nei testi indù. Non a caso, l’evento viene localizzato in luoghi a forte connotazione religiosa: l’India, l’Arabia Saudita, il Sud America. La stampa di tali Paesi mette quindi in risalto la presunta scoperta che avvalorerebbe -finalmente con delle prove tangibili e materiali- le affermazioni della fede, mentre la rete fa da cassa di risonanza.

Il mystero delle mele "dipinte"

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Volevo segnalare un fatto che mi piacerebbe venisse analizzato da un esperto. Una coppia mi ha mostrato delle foto di 3 mele che hanno assunto un aspetto anormale. Queste mele erano state acquistate in una cassetta al mercato ed erano sane. Un giorno andando a prenderle dal ripostiglio si sono accorti che di tutte le mele, 3 avevano assunto un aspetto strano.

La buccia era cambiata completamente, assumendo colorazioni con forme strane, hanno così provato a tagliarne una ma la polpa non era guasta ma sanissima. Le hanno mostrate ad un agronomo che però non ha saputo spiegare quale sia la causa di questa variazione d'aspetto. Sono interessati a capire come sia potuto accadere e cosa abbiano avuto queste mele.

Vi sottolineo che le mele, sotto i segni, erano sane.

Davide Rigon

Risponde Massimo Polidoro

Devo dire che a prima vista mi è sembrata una qualche forma di infezione da frutta, ma non essendo un agronomo non potevo esserne sicuro.

Così, ho chiesto un parere al Settore Fitosanitario dell'Assessorato Agricoltura della Regione Piemonte. La risposta è stata illuminante: «Con ogni probabilità si tratta di una fisiopatia che va sotto il nome di "riscaldo" dovuta a stress termici (frigoconservazione).

In passato era prassi comune per coloro che conservano le mele in cella frigorifera fare un trattamento preventivo con prodotti specifici proprio per evitare il problema. Probabilmente chi ha conservato queste mele non ha operato in questo modo. In ogni caso chi le consumasse non corre pericoli. Anzi...»

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Insieme al parere degli esperti, era allegata anche una pagina tratta da un testo (Pierre Bondoux, "Maladies de conservation des fruits a pepins pommes et poires", INRA Editions, 1992) dove, alla figura 175, si vedono sintomi del tutto analoghi. E con questa fotografia, dove è evidente che le mele sono pressoché identiche a quelle della fotografia inviata dal lettore, direi che il "mistero" è risolto: niente alterazioni "paranormali" o misteriosi "segni" di chissà quale entità.

Solo una malattia dovuta alle condizioni di conservazione del frutto. Ma sarebbe comunque interessante se chi ci legge segnalasse eventuali altri casi di strani comportamenti del cibo. Potrebbe uscirne una bella rassegna di anomalie...

La scienza e i fenomeni non riproducibili

Premetto di essere una persona con una laurea in fisica e specializzazione in fisica medica, quindi non certo una persona aliena al metodo scientifico o un credulone (ho fatto ricerca sperimentale per 4 anni nel campo della neurofisiologia). Premetto anche di essere convinto che l’attività del CICAP sia meritoria.

Sono però perplesso su alcuni aspetti del CICAP che mi sembra liquidi con semplicità sia alcuni fenomeni così detti "paranormali" che il fenomeno ufo. Più specificamente mi sembra criticabile il fare un unico "calderone" su argomenti molto diversi "maghi, fattucchiere,..." da un lato e questioni come la sopravvivenza della mente (in qualche forma) dopo la morte, la possibilità di canali comunicativi extrasensoriali, apparizioni...

Accostare il primo insieme al secondo vuol dire liquidare come un "illusione" o un "imbroglio" un insieme di fatti che sono nell’esperienza di vita di molte persone sin dagli albori dell’umanità.

Qualcuno potrebbe invocare il metodo Galileiano, la riproducibilità scientifica,... ma un vero uomo di scienza sa una cosa prima di tutto e cioè che nella scienza intesa come studio e analisi della realtà (e possibilmente sua predicibilità) è facile dire ciò che è "possibile” ma è impossibile dire ciò che è "impossibile" o "irreale" e tutte le volte che qualcuno nella storia l’ha fatto ha preso una cantonata.

Infine non tutti i fenomeni sono galileianamente riproducibili, ce ne sono tanti anche nella scienza che conosciamo (p. es. medicina, meccanica quantistica...). Affermare che un fenomeno non riproducibile è automaticamente irreale è assurdo. Persino l’astronomia sarebbe qualcosa di irreale in base a questo criterio in quanto non è possibile produrre a comando un evento astronomico, ma se un ricercatore scoprisse su un antico manoscritto cinese la descrizione di un evento astronomico nessuno avrebbe difficoltà a credergli e persino a pubblicarlo.

Sul fenomeno ufo inteso come presenza di veicoli extraterrestri nel nostro sistema solare, più volte ho sentito interpellare astronomi come Margherita Hack che dicevano: «siamo convinti che ci siano altre civiltà nell’universo, ma è impossibile venire in contatto fisicamente sia a causa delle enormi distanze e sia perché non è possibile superare la velocità della luce». Ora, restando nella fisica come la conosciamo oggi, è la stessa relatività che dice che il viaggio interstellare è possibile e questo perché avvicinandoci alla velocità della luce si contrae anche il tempo, per cui la possibilità che gli ufo siano navi aliene è solo di natura tecnologica e non scientifica né tantomeno paranormale.

Qualcuno può obiettare che ci vorrebbero quantità di energia di cui oggi non disponiamo, ma la questione non è se oggi gli USA possono inviare un astronave verso alfa centaturi, ma se una civiltà più avanzata di noi (diciamo 500-1000 anni di progresso) può essere capace di un’impresa simile. Un’altra osservazione da fare agli "scettici a tutti i costi" è questa: supponiamo anche che viaggino a metà della velocità della luce (la contrazione relativistica è trascurabile) il viaggio durerebbe una decina di anni, ora dieci anni sono tanti o sono pochi? Tutto dipenderebbe da quanto vivono questi esseri, che potrebbero essere più longevi di noi sia per motivi biologici che a causa delle loro conoscenze mediche.

Non avendo nessun elemento in proposito è assurdo sentire uno scienziato dire che «a causa delle distanze è improbabile venire a contatto». In più esistono avvistamenti credibilissimi da parte di piloti e astronauti e oggi stiamo assistendo all'apertura degli archivi di vari Paesi da cui emerge il fenomeno ufo come reale e come inspiegabile in base alla attività umana. Vorrei capire perché se un astronomo di 400 anni fa descrive l’esplosione di una stella viene creduto senza problemi, ma non accade lo stesso se c’è un astronauta dell’Apollo che riferisce di essere stato seguito da un oggetto artificiale non convenzionale. Infatti in questo secondo caso si direbbe che l’ex astronauta fa uso di alcol o è alla ricerca di soldi.

Francesco Marcocci

Risponde Andrea Ferrero

Gentile dottor Marcocci,

la sua lunga lettera, che abbiamo dovuto tagliare per motivi di spazio, pone molteplici spunti e mi è impossibile rispondere nel dettaglio, devo limitarmi ad alcune considerazioni generali.

Se il CICAP mette “nello stesso calderone” affermazioni molto diverse è perché le prende in considerazione esclusivamente per ciò che le accomuna: sono incompatibili con le attuali conoscenze scientifiche, se fossero confermate rappresenterebbero una rivoluzione. Non per questo sosteniamo che siano a priori impossibili o denigriamo i loro sostenitori. Diciamo semplicemente che spetta a questi ultimi l’onere di dimostrare le loro tesi, se desiderano che vengano accolte dal mondo scientifico, e richiediamo che tali affermazioni superino lo stesso livello di verifica sperimentale che viene richiesto a qualsiasi affermazione scientifica.

Un punto interessante è la riproducibilità: è vero che molti fenomeni studiati dalla scienza non sono riproducibili (non tanto quelli studiati dalla medicina o dalla meccanica quantistica, che sono tecnicamente complessi ma in linea di principio riproducibili, quanto quelli studiati dalla cosmologia, dall’archeologia o dalla geologia). In questi casi è comunque possibile mettere alla prova scientificamente le teorie e valutare quali descrivono meglio i fatti osservati: mi permetto in proposito di rinviarla alla mia rubrica pubblicata sul numero 4 di Query. Non si tratta certo di ridursi alle sole testimonianze, che hanno valore di indizio ma non di prova scientifica.

Per quanto riguarda gli UFO, in base alle conoscenze attuali è ragionevolmente poco probabile che civiltà extraterrestri si mettano in contatto con noi, non solo per ostacoli fisici o tecnologici, ma anche perché la civiltà umana rappresenta una minuscola frazione dell’universo sia su scala spaziale sia su scala temporale. Il vero problema è che non esistono prove certe che il contatto sia avvenuto e non c’è motivo di congetturare come potrebbe avvenire un fenomeno finché non si è accertato che il fenomeno esista davvero. Come lei saprà, esistono studi scientifici come il progetto SETI che si prefiggono proprio di accertare l’esistenza di eventuali civiltà extraterrestri. Se un giorno le testimonianze saranno confermate da dati oggettivi, si apriranno nuove frontiere per la scienza e saremo ben lieti di prenderne atto.

L’impossibile oro monoatomico

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©David Ternier il giovane
Vi indico un sito (http://www.herboplanet.eu/alchimia_articolo.asp?id=38 ) in cui si dice che l’oro monoatomico è stato scoperto di recente, vorrei sapere se è vero o no.

Paolo Pianorsi

Risponde Marco Morocutti

L’oro monoatomico non è una scoperta recente, ma non è neppure qualcosa che è stato scoperto nel passato. Cosa voglio dire? Forse è una brutta notizia, ma è meglio mettere subito le cose in chiaro: questa magica sostanza, dotata di straordinarie proprietà, semplicemente non esiste.

È difficile crederlo, ma ancora oggi - nell’era di Internet e dei viaggi spaziali - c’è chi interpreta la natura del mondo rifacendosi ad antiche e oscure discipline alchemiche. Sì, sto proprio parlando di alchimia: la dottrina che ritiene possibile trasmutare gli elementi chimici, ed in particolare i metalli, eseguendo semplici manipolazioni fisico-chimiche.

Ci sono in realtà dei luoghi quasi magici, come i laboratori di fisica nucleare, dove queste cose si fanno per davvero. Ma per riuscirci devono usare macchine straordinarie, chiamate acceleratori di particelle, con le quali si riescono a colpire i piccolissimi nuclei degli atomi con altrettanto piccolissimi “proiettili”. Non è cosa da poco: per intenderci, stiamo parlando di prendere dei protoni, cioè qualcosa che è grande più o meno un decimo di milionesimo di milionesimo di centimetro, lanciarli quasi alla velocità della luce e mandarli a sbattere contro bersagli che sono solo appena un po’ più grandi. E fare centro.

Dal canto loro, gli alchimisti dicono che sia possibile fare la stessa cosa usando oggetti che potrebbero trovarsi anche nella vostra cucina: solventi, fuoco, provette e alambicchi. Chissà, magari hanno ragione, ma è evidente che per convincere il resto del mondo dovrebbero portare prove ed argomenti davvero molto, ma molto convincenti.

L’espressione stessa, oro monoatomico, suscita immediatamente delle perplessità dal momento che nessun solido è monoatomico: tutti i solidi sono composti da molecole, ossia piccoli aggregati di atomi, oppure da cristalli. Esistono solo sei sostanze che sono davvero “monoatomiche”, ma si tratta di gas. Si chiamano “gas nobili” perché i loro atomi non sono propensi a legarsi con altri atomi e se ne stanno sempre da soli.

Nel sito citato dal lettore si legge poi che questa sostanza possiede proprietà antigravitazionali: si sostiene che una scatola piena della magica polvere bianca pesi meno di una scatola vuota. A parte il fatto che questo succederebbe anche se la scatola fosse piena di elio, il gas dei palloncini, non esiste nulla al mondo che mostri davvero un comportamento antigravitazionale. E nessuna delle leggi di natura a noi note consente a qualsivoglia sostanza, sacra o profana, terrestre o extraterrestre, di opporsi alla forza di gravità.

Ancora: l’oro monoatomico sarebbe superconduttore, capace di “piegare lo spazio-tempo” e di creare un “vortice di luce che sta ruotando a spirale ad una velocità terribile con zero quantità di moto, un’onda di particelle nulle”. Non ha senso confutare una per una né queste né altre simili affermazioni dal momento che semplicemente non significano nulla. È chiaro che l’unico scopo qui è quello di affascinare il lettore alla ricerca che è alla ricerca di soluzioni ad un proprio problema, o che è solo curioso della natura e delle sue leggi, ma non ha avuto la fortuna di incontrare buoni insegnanti né di fare buone letture.

Chi spaccia per vere le affermazioni che abbiamo visto, spesso è mosso da un interesse commerciale. Aziende che vendono preparati erboristici, guru della guarigione facile e senza farmaci, profeti di una nuova scienza che verrà... e che nell’attesa vendono libri, corsi e conferenze, e non sempre a prezzi popolari.

Forse è solo una questione di soldi. Non sarebbe certo la prima volta, e credo che non sarà l’ultima.
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