Veggenti e polizia: una storia di fallimenti

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©Besoindesavoir.com
In alcuni paesi accade che talvolta la polizia si rivolga a dei veggenti, su pressione delle famiglie, per riuscire a risolvere casi complessi.

Coloro che hanno studiato abbondantemente i casi in cui questo è avvenuto, però, affermano che tali chiaroveggenti non sono mai stati di aiuto alla polizia. Ad esempio, il dottor Filippus Brink, un alto funzionario della polizia olandese, pubblicò sull'International Criminal Police Review un voluminoso rapporto sull'argomento, intitolato De waarke van de paragnosie in het Shrafprocesrecht, in cui sostiene che l'utilizzo di questi veggenti da parte della polizia non soltanto non è utile, ma può portare a conseguenze negative, provocando ritardi nelle indagini o errori giudiziari. A prova di ciò, egli cita numerosi casi in cui le dichiarazioni dei sensitivi hanno indotto la polizia a commettere sbagli.

Uno dei più famosi sensitivi del secolo scorso è stato l'olandese Gerard Croiset (1909-1980): la sua carriera durò circa quarantacinque anni, durante i quali pare abbia risolto centinaia di casi criminali e ritrovato centinaia di oggetti o persone scomparse, il tutto solo grazie ai suoi poteri paranormali. Tali casi sono stati raccontati nella sua biografia, scritta dal giornalista Harrison Pollack e validati “scientificamente” dal parapsicologo Wilhelm H. C. Tenhaeff.

Il modo di operare di Croiset era il seguente: quando una famiglia si rivolgeva a lui per ritrovare qualcuno che era scomparso o era stato rapito, egli voleva sapere solo poche informazioni, generalmente comunicate per telefono, in modo, diceva, da non essere influenzato.

Un caso esemplare di indagini fuorviate dalle sue indicazioni si verificò nel 1966, quando Croiset fu contattato per ritrovare tre bambini che erano scomparsi ad Adelaide. Secondo lui i piccoli erano stati sepolti sotto un magazzino di recente costruzione. I familiari, confidando nelle sue visioni, raccolsero 40˙000 dollari australiani per pagare le spese di demolizione del magazzino: gli scavi proseguirono fino a tre metri e mezzo sotto terra, senza trovar nulla. Croiset, nonostante fosse ormai chiaro che non c'era nulla lì sotto, insistette affinché gli scavi proseguissero per un altro metro, ma non si trovò comunque niente.

In un altro caso, Croiset disse che un uomo scomparso da Rossum, in Olanda, era vivo, stava bene e viveva in Germania: poco dopo il suo corpo fu ritrovato in un canale.

Gli esempi del genere, in cui le visioni del veggente si sono poi rivelate completamente sbagliate, sono innumerevoli: se infatti si va a confrontare la realtà dei fatti con ciò che è stato raccontato nella biografia scritta da Pollack, si nota che tutti gli indizi errati forniti da Croiset non sono affatto citati, mentre grande risalto è dato ai suoi successi, che sono però quasi sempre inventati di sana pianta.

Ma perché, allora, persiste la fama di questi veggenti detective e si parla tanto dei loro successi? Il fatto è che mai nessuno si prende la briga di esaminarli veramente in condizioni di controllo e i racconti che circolano sulle loro “chiaroveggenze” si riferiscono solo ai casi in cui hanno avuto successo.

Lo sceneggiato televisivo italiano ESP, prodotto nel 1973 dalla RAI, con l'attore Paolo Stoppa che interpretava il ruolo di Croiset, contribuì a costruire l'immagine di un veggente infallibile, al punto che, quando nel 1978 ci fu il rapimento di Aldo Moro, il Commissario Augusto Belisario, dell'Ucigos, si recò due volte in Olanda per chiedere il suo aiuto nella ricerca del nascondiglio di Moro. In questo caso il veggente si rifiutò di dare risposte precise con la motivazione che «non si può forzare il destino», e, sebbene abbia dato una serie di informazioni e dettagli, non garantì di «riuscire a trovare Moro vivo o morto». Le informazioni fornite si rivelarono tutte sbagliate.

L'olandese Ph.B. Otterwanger condusse un esperimento per conto del giornale De Gooi en Eemlander: si rivolse a numerosi veggenti, tra cui Croiset, dicendo che suo figlio era scomparso e chiedendo aiuto per ritrovarlo. Essi diedero risposte del tutto diverse tra loro e prive di ogni fondamento, mentre in realtà il bambino era a casa e non era affatto scomparso!

Non bisogna inoltre dimenticare che molto spesso per indovinare la risposta giusta è sufficiente un po' di buon senso. Se, ad esempio, un veggente viene interrogato sulla sorte di un bambino che è scomparso vicino a un canale, è evidente che ha alte probabilità di avvicinarsi alla verità sostenendo che il bimbo è annegato. Otterwanger interpellò molti veggenti (tra cui Croiset) per riuscire a ritrovare il corpo di un bambino che era scomparso presso il canale Singel, ad Amsterdam. Come prevedibile, molti dissero che era annegato, altri che era stato seviziato, ma nessuno si accorse che il bambino era lì a pochi passi, chiuso in un cassone dove si era rintanato per gioco e dal quale non era più stato capace di uscire.

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Lago di Como. ©Francois Trazzi
Ancora oggi, ogni tanto, i media tornano a parlare di veggenti detective. Un caso recente, a cui è stata data ampia risonanza, risale al 2005, quando le pagine dei giornali hanno dato spazio alla sensitiva Maria Rosa Busi, grazie alla quale è stato ritrovato nel lago di Como il cadavere della giovane Chiara Bariffi, scomparsa tre anni prima. Il giorno del ritrovamento i giornali titolarono: “La medium ai sub: “È laggiù” e fa ritrovare il corpo nel lago” (Repubblica, 12 settembre 2005), “Medium trova nel lago ragazza scomparsa” (Corriere della Sera, 13 settembre 2005).

La ragazza era scomparsa una notte e poteva essere andata ovunque, «a Venezia o sparita con qualcuno» diceva la madre. Disperati, i genitori si erano rivolti alla medium, la quale affermò di aver sentito, grazie ad una facoltà da lei chiamata “chiaroudenza”, che la giovane era morta ed era finita nel lago.

Le ipotesi dei carabinieri subito dopo la scomparsa in realtà non erano state molto vaghe: la ragazza, infatti, andava con il suo fuoristrada da Dervio, distante quattro chilometri di lungolago, a Bellano nel cuore della notte. L’ipotesi seguita dalle forze dell’ordine come più probabile era proprio che l’auto e la ragazza fossero finite nel lago, forse perché la giovane voleva suicidarsi poiché attraversava un periodo di intense difficoltà, o per un incidente, dato che quella notte infuriava una tempesta così intensa da provocare frane sulle alture circostanti. Il punto del lago individuato dalla Busi era lo stesso che era stato ipotizzato fin dall'inizio dai carabinieri: una curva nota per la sua pericolosità, dove erano già accaduti numerosi incidenti.

Le prime indagini in quella zona, però, non si erano potute spingere fino in profondità, per mancanza di mezzi. La sensitiva non ha saputo rivelare come fosse morta la giovane. Alla domanda: «Chiara non le ha rivelato come è morta?», la risposta era stata: «Segreto professionale». L'anno successivo la medium fu interpellata a proposito del piccolo Tommaso Onofri, un bambino rapito a Parma. Un mese dopo, la medium disse di aver "sentito" che il piccolo era ancora vivo, mentre in realtà era stato ucciso subito dopo il rapimento.

Coloro che approfittano del dolore delle famiglie di persone scomparse, sostenendo di poter fornire in modo paranormale informazioni alla polizia, dovrebbero rendersi conto della pericolosità di ciò che fanno: a tal proposito è significativo ciò che accadde a Gerard Croiset Jr., figlio del Croiset di cui si è parlato nella prima parte di questo articolo. Egli tentò di seguire le orme paterne e fu consultato a proposito di un aeroplano precipitato sulle Ande. Nell'incidente alcuni passeggeri si erano salvati e trovare al più presto il luogo dell'impatto era fondamentale. Le informazioni sbagliate fornite da Croiset Jr. ai soccorritori non fecero che ritardare gli aiuti e i genitori di uno dei ragazzi dispersi accusarono il veggente di aver messo tutti su una falsa pista in un momento in cui continuare le ricerche nella direzione seguita inizialmente dai soccorritori avrebbe potuto salvare la vita del loro figlio.
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