L'enigma di Zodiac

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Tra il 1968 e il 1969, un killer tuttora sconociuto terrorizzò la California © Kesu01/iStock
L’11 dicembre 2020 è stata annunciata la decifrazione di uno dei messaggi che nel 1969 il serial killer noto come Zodiac inviò ad un giornale di San Francisco. Anche se la lettera non sembra contenere informazioni utili per identificarlo, la sua identità forse non è più così tanto misteriosa…

Ma chi era veramente Zodiac? Alla fine degli anni Sessanta, la California del nord fu preda degli omicidi brutali di un serial killer che, in alcune lettere spedite ai giornali e alle forze dell’ordine, si firmava Zodiac e che in Italia divenne noto anche come il “Killer dello Zodiaco”.

Le vittime accertate furono sette, anche se Zodiac sosteneva di avere ucciso 37 persone. Nei suoi messaggi alla stampa era solito mandare lettere e cifrari complessi: se in genere gli assassini si nascondono dalle luci della ribalta, Zodiac agiva in maniera opposta, schernendo le autorità con codici indecifrabili.

Ed è per questo che la sua storia ha ispirato numerosi film – tra cui il primo della serie dell’Ispettore Callaghan con Clint Eastwood, Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo, del 1971, e Zodiac di David Fincher, del 2007 – molti libri e anche tanti investigatori che negli anni hanno studiato attentamente il caso, nel tentativo di smascherare il serial killer.

La vicenda inizia la sera del 20 dicembre del 1968 quando una coppia di ragazzi parcheggia la propria auto in una strada isolata a Benicia, una cittadina sulla costa nord occidentale della California, non molto distante da San Francisco. I ragazzi avevano cenato insieme al ristorante e poi si erano appartati poco dopo le 23 quando un’altra auto si accostò alla loro. Un testimone che vide le due auto affiancate dichiarò poi di aver udito uno sparo ma pensò di essersi sbagliato perché aveva la radio accesa.

Quella stessa sera una donna che viveva nella zona trovò l’auto e i due corpi stesi a terra: l’assassino aveva sparato un colpo alla testa del ragazzo e cinque colpi alla schiena della ragazza che tentava di fuggire. Il killer aveva usato una calibro 22 e aveva lasciato alcune impronte di scarpe. Ma a parte questo, non fu trovato altro e le indagini non portarono a nulla.

Lo stesso anno, il 21 agosto, ma in Italia, a Signa, vicino a Firenze, un’altra coppia veniva assassinata nello stesso identico modo: era il primo delitto attribuito al mostro di Firenze. È una coincidenza inquietante, certo, ma è solo una coincidenza. Nonostante alcuni abbiano voluto vedere una continuità tra i delitti di Zodiac e quelli del mostro, non ci sono prove di alcun tipo che leghino realmente i due casi e, dunque, non proseguiremo oltre su questa strada.

Torniamo quindi in California.

Sette mesi dopo, il 4 luglio 1969, verso la mezzanotte, ancora in un parcheggio, stavolta quello del Blue Rock Springs Golf Course di Vallejo, a soli sei chilometri da dove era avvenuto il precedente delitto, viene brutalmente aggredita un’altra coppia di ragazzi.

Un uomo che regge una torcia elettrica si avvicina ai finestrini della loro auto, punta la luce negli occhi dei giovani e comincia a sparare cinque colpi con una Luger da 9 millimetri. La ragazza muore all’istante mentre il ragazzo, nonostante fosse stato colpito al torace, al collo e al volto, riesce incredibilmente a salvarsi, riuscendo a descrivere l’assassino come un uomo bianco, alto circa un metro e settantatre, sulla trentina, tarchiato, con i capelli castani corti e ricci. Quaranta minuti dopo l’aggressione, con una telefonata alla polizia di Vallejo, una voce anonima si attribuisce questo crimine e quello di dicembre dell’anno precedente.

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La lettera inviata dal killer al San Francisco Chronicle l'8 novembre 1969 © Wikimedia Commons
Il 1° agosto 1969, tre quotidiani della zona di San Francisco – il Times Herald, l’Examiner e il Chronicle – ricevono altrettante lettere quasi identiche in cui il killer, oltre a rivendicare la responsabilità degli omicidi, allega a ognuna un pezzo di un crittogramma. L’autore delle missive pretendeva la pubblicazione dei testi in prima pagina, minacciando in caso contrario di fare una strage. Specificava inoltre che il codice cifrato nascondeva anche la sua identità. Pochi giorni dopo la redazione dell’Examiner di San Francisco riceve una seconda lettera: «Caro direttore, qui è Zodiac che parla», fornendo per la prima volta un nome con cui identificarlo.

In essa il killer racconta nuovamente con accuratezza la dinamica dei due delitti, per dimostrare che l’assassino è proprio lui, e ribadisce che se il codice che aveva mandato fosse stato risolto, la polizia avrebbe scoperto la sua identità. Ma non era vero…

Il giorno dopo una coppia di Salinas, appassionata di enigmistica, riesce a decifrare l’intero crittogramma. La soluzione è una ripugnante dichiarazione: «Mi piace uccidere le persone perché è molto divertente è più divertente di uccidere animali selvaggi nella foresta perché l'uomo è l'animale più pericooso», per poi aggiungere che uccideva quelle persone perché, nell’aldilà, sarebbero diventate sue schiave. Ma, per l’appunto, non c’era nessun nome!

Il 27 settembre 1969 due studenti che erano andati a fare un picnic nei pressi del lago Berryessa, su una piccola isola nei pressi di Twin Oak Ridge, vengono aggrediti da un tizio mascherato, con un cappuccio nero e lo spazio degli occhi coperto da occhiali scuri, sul petto un simbolo bianco, un cerchio attraversato da una croce, lo stesso usato per firmare le lettere di Zodiac. Impugna una pistola Hartnell calibro 45, dice di essere fuggito dalla prigione di Deer Lodge e di aver bisogno dell’auto e di soldi per fuggire in Messico.

Dopo aver ottenuto quel che voleva, avendoli forse convinti che si trattava solo di una rapina, il misterioso personaggio lega la coppia e comincia a pugnalare entrambi. Quindi si dirige verso l’auto e sullo sportello scrive con gesso nero «Vallejo 12-20-68, 7-4-69, Sept 27-69-6:30» cioè le date dei tre delitti, e accanto all’ultima, quella di quel giorno, aggiunge «con il coltello».

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Le scritte trovate sulla portiera dell'auto di Bryan Hartnell © Wikimedia Commons


Nel frattempo, circa un’ora dopo, lo sceriffo della contea di Napa riceve la telefonata dell’assassino che si attribuisce ancora una volta il duplice delitto. La Polizia rintraccia la cabina telefonica da dove è partita la chiamata, rilevando alcune impronte digitali, la cui unica utilità sarà quella di scagionare dal delitto un criminale seriale associato erroneamente.

Non è ancora finita.

Due settimane dopo la polizia trova un tassista morto nella sua auto: qualcuno gli ha sparato in testa con una pistola calibro 9. Tre ragazzini scorgono l’assassino dalle finestre della loro casa, che si trova sull’altro lato della strada, e ne forniscono una generica descrizione: un maschio bianco, tra i venticinque e i trent’anni, con i capelli scuri e vestito di nero, che vedono uscire dal taxi e pulire l’auto prima di allontanarsi. Chiamano la polizia che arriva dopo qualche minuto. Un agente incrocia un uomo che si allontana e sparisce sul retro di una casa, ma siccome la comunicazione via radio che aveva ricevuto diceva erroneamente di cercare un uomo dalla pelle scura, lo lascia proseguire. Tre giorni dopo Zodiac spedisce alla redazione del San Francisco Chronicle, oltre alla solita lettera firmata con croce e cerchio, un pezzo della camicia sporca di sangue del tassista come prova lampante dell’omicidio. Nella missiva non solo deride i poliziotti che gli sono passati accanto senza capire che era lui, ma insinua che potrebbe far saltare in aria uno scuolabus.

Questo è l’ultimo delitto attribuito ufficialmente a Zodiac. Da quel momento in poi l’assassino sembra limitarsi a spedire lettere e codici cifrati, ma, benché ci siano altri omicidi che potrebbe avere compiuto nel passato, c’è un solo altro episodio che di solito gli viene attribuito.

La sera del 22 marzo 1970, Zodiac riesce a fermare un’auto guidata da una donna che ha a bordo la sua bambina di dieci mesi, con la scusa che la ruota posteriore si sta per staccare. Lei accetta di farsela stringere e poi riparte. Ma quasi subito, la ruota si stacca ed è costretta a rifermarsi. L’uomo si offre allora di accompagnare la donna e sua figlia alla prima stazione di servizio. Invece, nonostante ne incontri diverse lungo la strada, tira dritto per circa 90 minuti non fornendo nessuna spiegazione. Tuttavia, quando è costretto a fermarsi a un incrocio, la donna apre la portiera e scappa fuori portando con sé la bambina. Si nasconde in un campo, l’uomo inizia a cercarla, promettendole di non farle del male, ma non riuscendo a trovarla, alla fine si arrende e se ne va. Quando la donna raggiungerà finalmente una stazione di polizia, notando l’identikit realizzato sulla base dei diversi avvistamenti di Zodiac, sosterrà che poteva essere proprio lui l’aggressore.

Dopo il 1974 Zodiac scompare. Negli ultimi 50 anni il caso non è mai stato chiuso, la polizia ha indagato su centinaia di sospetti, senza però individuarne mai uno sicuro e i test del DNA condotti sulle lettere non hanno portato a nessuna identificazione.

Nel 2009, una donna, Deborah Perez, dichiarò di avere scoperto che suo padre era Zodiac e disse di averlo anche accompagnato nel corso di due omicidi. Sosteneva che gli occhiali di suo padre erano stati rubati al tassista ucciso e, inoltre, nelle foto d’epoca l’uomo assomiglia a quello dell’identikit. Tuttavia, la donna si rivelò ben presto una cacciatrice di notorietà, confermandolo poco tempo dopo con l’annuncio di essere anche la figlia illegittima del presidente Kennedy.

Il messaggio in codice decifrato nel dicembre del 2020 da un trio di appassionati (un webdesigner statunitense, un matematico australiano e un magazziniere belga) che si sono ritrovati su YouTube, e la cui trascrizione è stata confermata dall’FBI, dice: «Spero che vi stiate divertendo molto a provare a prendermi..» e aggiunge: «Non ho paura della camera a gas perché mi manderà al più presto in paradiso perché ora ho abbastanza schiavi che lavorano per me.»

Il fatto che la lettera sia stata decifrata rappresenta un piccolo passo avanti, ma il messaggio non sembra contenere informazioni utili a identificare il serial killer. E restano comunque altri due suoi messaggi cifrati ancora da interpretare.

Fox News ha recentemente ripreso la rivelazione di un gruppo di specialisti composto da 40 ex investigatori, giornalisti e membri dell'intelligence militare, chiamati Case Breakers, che avrebbe scoperto l’identità di Zodiac identificandolo con Gary Francis Poste, un ex veterano dell'aereonautica statunitense. Ma il maggior esperto al mondo del caso dice che è «una bufala»: secondo Tom Voigt, che gestisce il sito ZodiacKiller.com e ha scritto Zodiac Killer: Just the Facts, la notizia dell’identificazione è «completamente falsa».

Pertanto l’enigma di Zodiac rimane tuttora insoluto. In teoria, se all’epoca degli omicidi del 1969 aveva davvero tra i venti e i trent’anni, potrebbe essere ancora vivo. E, magari, potrebbe confessare in punto di morte. Ma è una possibilità molto remota…
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