La spada nella roccia esiste. Ma non è di Re Artù

Una spada del XII secolo, conficcata in una roccia e identica a quella leggendaria che il giovane Artù avrebbe estratto diventando re, esiste veramente. E' quella di San Galgano, e si trova nella Rotonda di Montesiepi, presso Chiusdino (Siena), accanto ai resti di una stupenda e più famosa abbazia cistercense, ora senza tetto e con un verde pavimento di erba: un luogo incantato, quasi un pezzo di Bretagna magicamente trasportato in Toscana.

Il giovane Galgano Guidotti da Chiusdino si fece cavaliere dopo che San Michele gli era apparso in sogno; in seguito a una seconda visione, si fece eremita in una capanna a pochi chilometri dal suo paese natale. Qui, in segno di rinuncia alla violenza, Galgano conficcò la spada nel terreno - con gesto simmetrico e opposto a quello arturiano - adorandola come croce. Dopo nemmeno un anno, e alcuni miracoli, morì di stenti nel 1181. In seguito a quello che fu forse il primo processo di canonizzazione della storia (1185), i monaci Cistercensi edificarono la Rotonda della Spada nel luogo della capanna dell'eremita, ed eressero dal 1218 la vicina Abbazia.
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Il collegamento tra Galgano e ciclo epico arturiano, che si diffondeva in Europa esattamente in quegli anni, è forse più diretto di quanto si possa pensare. Nella valle accanto a Galgano e in epoca contemporanea visse l'eremita Guglielmo di Malavalle, che secondo la tradizione era stato Guglielmo IX di Aquitania. Il conte aveva ospitato a corte i trovatori, ed era a propria volta un fine poeta. Non è incongruo, quindi, che abbia portato in Toscana la leggenda della spada nella roccia, poi ripresa e sfruttata dai monaci cistercensi, custodi della leggenda e del mito del santo. Nel tentativo di acquisire conoscenze più sicure sulla vita di Galgano, ha avuto inizio quest'anno una complessa serie di indagini scientifiche, condotte da ricercatori delle Università di Pavia, Padova, Siena, Milano, e presso laboratori americani. Si è fatta una prospezione archeologica con uno speciale radar in grado di visualizzare strutture sotterranee, alla ricerca di muri, cavità, tombe e tracce di luoghi di culto precedenti sotto la Rotonda della Spada. Con la tecnica della termoluminescenza (che permette di datare materiali quali mattoni e terracotte) si stanno analizzando il nucleo originario della Rotonda e le varie parti aggiunte ad essa nei secoli, per confermare le datazioni finora attribuite loro. Una piccola scatola di piombo, forse del XVII secolo, ritrovata in passato accanto alla Spada, è stata esaminata, e alcuni pezzi di legno in essa contenuti sono stati sottoposti a radiodatatazione col metodo del Carbonio-14, così come lo sono stati due arti umani mummificati, conservati nell'adiacente cappella affrescata dal Lorenzetti. L'unica reliquia databile del corpo di San Galgano sarebbe il cranio, esposto nella chiesa di Chiusdino, che non è, però, attualmente concesso per analisi. Non si sa dove sia stato disperso il corpo, del quale si dice genericamente che fu sepolto "accanto alla spada".

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Pur essendo assai difficile una datazione della Spada volta a escludere con certezza una sua sostituzione nel corso dei secoli, essa è stilisticamente coerente con quelle risalenti al XII secolo, e di essa esiste una tradizione iconografica e di culto ininterrotta dalle origini ad oggi. Ancora ai primi del Novecento la Spada poteva essere completamente estratta. In seguito fu bloccata con piombo fuso e in due occasioni (negli Anni Sessanta e all'inizio degli Anni Novanta) fu perfino spezzata in tentativi di estrazione da parte di vandali. Nel corso della recente ispezione al manufatto, nel maggio scorso è stato estratto il primo troncone, fino al punto di rottura. La composizione e l'analisi metallografica della lama potrebbero ora fornire indicazioni circa la sua provenienza geografica. I primi risultati di queste indagini scientifiche e di altre, storiche e agiografiche, verranno comunicati in occasione di un Convegno di studi galganiani che si terrà in più comuni della via Massetana, dal 12 al 21 settembre 2001, con il patrocinio di vari enti, tra cui la Sovrintendenza Archeologica e la Regione Toscana.

Luigi Garlaschelli

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