Decifrato il “codice del vestito di seta”

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  • 30-03-2024
  • di Lia Confossi
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Uno dei due biglietti con il “codice” © Sara Rivers Cofield/University of Manitoba
Nel 2013, Sara Rivers Cofield, archeologa presso il Maryland Archaeological Conservation Laboratory e collezionista di abiti antichi, acquistò per 100 dollari un vestito di seta vittoriano in un negozio di antiquariato del Maine. Rivoltando la gonna, scoprì una tasca nascosta che conteneva due foglietti accartocciati con una serie di parole scritte a mano. Si trattava di 23 righe di vocaboli apparentemente prive di senso; una, per esempio, era: “Calgary Cuba Unguard confute Duck Fagan Egypt” (Calgary Cuba incustodito confutare anatra Fagan Egitto). Sara Rivers Cofield pensò subito a un codice, e ne parlò sul suo blog online.

Per anni le ipotesi su quello che è stato chiamato Silk Dress Code - il codice del vestito di seta - sono fioccate. Era il messaggio di una spia? C’era dietro una storia di gioco d’azzardo illegale? O si trattava forse di una lettera d’amore cifrata? Il “codice” era stato addirittura inserito nella lista dei 50 più importanti messaggi crittografati non decifrati, ma a dieci anni dalla sua scoperta il mistero è stato risolto. E la soluzione si è rivelata un po’ più prosaica di quanto molti avessero immaginato.

Wayne Chan, analista informatico dell’Università di Manitoba, in Canada, è riuscito a capire il significato del messaggio e ha pubblicato le sue conclusioni sulla rivista Cryptologia[1]. Il messaggio era una sorta di “codice telegrafico” utilizzato dall’esercito e dal Servizio meteorologico degli Stati Uniti nel XIX secolo. All’epoca esisteva una rete di stazioni meteo che ogni giorno trasmettevano informazioni relative a pressione, temperatura, velocità del vento, eccetera. Le rilevazioni locali convergevano poi a Washington D.C., negli uffici dell’US Weather Bureau e del War Department. La nota criptata potrebbe provenire da lì.

Per la trasmissione delle informazioni meteorologiche, infatti, si ricorreva a un trucco: poiché il costo dei telegrammi dipendeva dal numero di parole usate, i dati venivano accorpati in codici che potevano veicolare diverse informazioni insieme. Un esempio di messaggio poteva essere questo: “Memphis Dundee Kernel One Nile Bigot Tide”. La prima parola indicava la stazione di rilevamento, nella città di Memphis. La seconda andava suddivisa in due sillabe, “Dun/dee”, corrispondenti rispettivamente alla pressione e alla temperatura, secondo tabelle fissate. La successiva parola in elenco, “Kernel”, serviva a trasmettere l’ora della rilevazione e il punto di rugiada. “One” e “Nile” indicavano la direzione del vento e le precipitazioni (assenti, leggere, abbondanti, e così via); “Bigot” indicava la velocità del vento e la temperatura massima, mentre “Tide” il livello dei fiumi. Servendosi di un volume di codici telegrafici trovato sul Web e dei dati meteorologici degli Stati Uniti e del Canada, Chan è riuscito a scoprire anche la data in cui è più probabile che sia stato scritto il biglietto: il 27 maggio 1888.

Rimane invece il mistero sull’identità della proprietaria del vestito. L’unico indizio sembra essere un’etichetta con la parola “Bennett” cucita nel corpetto: era il nome della donna che aveva scritto la nota? Finora non è stato possibile capirlo, ma si sa che presso la sala telegrafica del War Department non c’erano operatori di sesso femminile. Diverse donne però lavoravano lì come copiste, dattilografe o impiegate amministrative, quindi i biglietti potrebbero essere stati messi distrattamente in tasca da una di loro.

Dal momento che i messaggi telegrafici relativi al meteo erano tanti, di solito venivano buttati via una volta decifrati. È raro che fossero archiviati, quindi ben pochi sono arrivati fino a noi. Per questa ragione, secondo Chan, il biglietto rappresenta un documento inestimabile, che racconta un lato dimenticato della storia della meteorologia.

Note

1) Wayne C., 2023. “Breaking the Silk Dress cryptogram”, in Cryptologia

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