Requiem per l’effetto Mozart

Bufale con l’Ipod

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©Sarahprincess
Bellissimo il Cilento. E che mozzarella! Sono andato con una delle mie bambine a visitare una fattoria modello. Un’entusiasta zootecnica ci illustrava la vita serena delle loro bufale: «Qui è tutto come in natura, vedete le bufale possono strusciarsi contro finti tronchi d’albero, sguazzare nelle pozzanghere, decidere loro stesse quando è il momento di essere munte; e poi vengono nutrite con prodotti non contraffatti e curate con prodotti naturali, proprio come se fossero libere. Inoltre, per accrescere la loro serenità, e di conseguenza la produzione di latte, dagli altoparlanti viene diffusa musica di Mozart.» Raramente però in natura si vedono bufale libere e mansuete con i loro Ipod nelle orecchie che ascoltano musica; e non musica qualunque, bensì Mozart.

Una zootecnica colta e professionale, fiera dei prodotti della sua fattoria modello, crede che Mozart migliori la quotidianità delle bufale, e di conseguenza la qualità delle mozzarella. Non è un caso isolato.

Meno rughe con Mozart?


Una collega psicologa mi ha confessato di aver speso oltre 500 Euro per una Crème anti-rughe. Ma non una crema qualsiasi, una crema miracolosa: la Créme de la Mer.

Cos'ha di speciale questa crema, i cui ingredienti sono identici a tante altre creme? La fermentazione!

Parola di moda, come sanno coloro che affrontano il tedio di essere mangiucchiati da fastidiosi pesciolini per la loro pedicure: questi pesciolini hanno sulla loro boccuccia “sostanze che fermentano”, da cui (ovviamente) il benessere. Ma la supposta fermentazione della crema a peso d’oro, non è la solita poichè la crema è esposta ad un trattamento “sonografico” che ne migliora la qualità. Avete inteso bene, si fa ascolare della musichetta alla crema, e questo la rende tremendamente più efficace delle concorrenti. Certo, trials a doppio cieco aiuterebbero a convincere gli scettici, ma per ora questi mancano, e ci teniamo la pubblicità, quella sì efficacissima.

Bufale e “bufale”


Recentemente, ad un convegno medico mi è capitato di parlare con un fisiatra che sosteneva di voler introdurre la musica di Mozart per migliorare le prestazioni dei suoi pazienti. Ma come: "Ma come secondo quali evidenze? Non ha mai sentito parlare dell'effetto Mozart?". Ecco il punto.

Non ci sono dati seri che sostengano l’esistenza di un effetto positivo e duraturo sul sistema cognitivo di bambini o adulti, sani o malati, derivante dall’ascolto di musica di Mozart.

Eppure, siccome ne abbiamo sentito parlare, allora dev’essere vero, proprio come la pubblicità del detersivo che lava più bianco. La differenza fra riviste che si sfogliano dal parrucchiere e letteratura scientifica è evidentemente più sfumata di quanto si potrebbe auspicare, anche tra professionisti della salute.

L’effetto Mozart


Il sogno di migliorare le nostre prestazioni senza fatica, senza studiare, solo ascoltando piacevole musica classica, trova terreno fertile. Ma com’è nata questa credenza?

Circa vent’anni fa, Gordon Shaw, neurobiologo, e Frances Raucher, psicologa, entrambi ricercatori all’università di California, hanno pubblicato una lettera sulla rivista scientifica Nature sostenendo che ascoltare musica di Mozart per 10 minuti migliorava le prestazioni di alcuni studenti universitari ad un test d’intelligenza visuo-spaziale, che richiedeva di prevedere la forma di pezzi di carta piegati secondo linee prestabilite. Questo miglioramento si vericava immediatamente e allo stesso test.

La furbizia imprenditoriale di alcuni, primi fra tutti Don Campbell, abile a sfruttare il fortunato termine “effetto Mozart”, trasformò questa osservazione, in sé probabilmente interessante, in un mercato di massa, chiaramente non basato su prove scientifiche. Sentite cosa dice dell’Effetto Mozart, lo stesso “scopritore”, il Dr. Shaw nella prefazione del suo libro, intitolato Keeping Mozart in mind: «Si noti per favore, che né io, né la mia collega Frances Rauscher abbiamo fatto simili affermazioni, o vogliamo sostenerle».

Niente da fare. L’onda lunga originata dalla speranza di affrontare problemi complessi, come l’apprendimento, il miglioramento delle nostre facoltà intellettive, le nostre abilità creative e d’immaginazione, in maniera semplicistica si è oramai diffusa a macchia d’olio. Gli stati nordamericani di Tennessee e Georgia distribuiscono cassette di musica classica in omaggio ai genitori di tutti i neonati, oltre centomila all’anno. In Florida tutti gli asili di stato sono tenuti per legge a suonare 30 minuti di musica classica al giorno, per aiutare i bimbi nel loro difficile percorso di apprendimento.

La biblioteca dello Hudson Valley Community College a New York si è dotata di un’area in cui si suona Mozart per facilitare lo studio e la lettura. Ma questi sono solo esempi. Ci sono oltre 250 mila siti web che citano “Effetto Mozart” nel testo. Amazon ha in catalogo oltre 40 libri che spiegano come approfittare dell’efficacia dell’Effetto Mozart. Molti con allegata cassetta. Perfino scienziati seri come Gordon Shaw si sono fatti distrarre dal demone del profitto, e così egli, pur negando di aver mai sostenuto alcun effetto sull’intelligenza, ha fondato la sua azienda, la S.T.A.R. (acronimo per Spatial Temporal Animation Reasoning) che si prefigge, a scopo di lucro, di esercitare la mente con l’aiuto di un pinguino animato.

Quest’industria, fondata sul nostro desiderio di trovare scorciatoie ed alternative allo studio e alla fatica e rimedi facili ai nostri problemi medici, è sostenuta da giornalisti acritici, parenti smaniosi, governanti scientificamente incolti. È diventata una vera e propria disciplina alternativa con parecchi aficionados. Mozart viene ora proposto perfino come cura per la demenza di Alzheimer. Poco importa che nell’unico studio pubblicato, l’unica variabile risultata significativa fosse l’aumentato desiderio soggettivo dei pazienti affetti da demenza di mangiare budino al cioccolato.

Meglio di niente.

Effetto “U2”


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©Maetimmae
In un primo tempo sembrò che questo cosiddetto Effetto Mozart fosse specifico, dato che tutti gli studi che seguirono il primo, quello di Shaw e colleghi, utilizzarono la stessa Sonata per due pianoforti K448. Rapidamente però risultò che altre musiche di Mozart, o anche di altri compositori producevano lo stesso, transitorio, effetto sulla prestazione ad alcuni test cognitivi.

L’assenza di specificità è stato uno dei primi argomenti usati dai detrattori dell’Effetto Mozart, per obiettare sulla sua reale efficacia. Fra i tanti tentativi falliti di riprodurre l’effetto Mozart, c’è anche il nostro. Abbiamo usato lo stesso paradigma di Shaw, cioè abbiamo sottoposto studenti universitari ad un test d’intelligenza, e poi li abbiamo suddivisi in tre gruppi: ad un gruppo abbiamo fatto ascoltare la Sonata per Due Pianoforti K448 di Mozart, un altro gruppo stava in silenzio, il terzo ascoltava una monotona musica minimalista, composta da Philip Glass. Abbiamo ritestato i partecipanti con il test d’intelligenza dieci minuti dopo, e non abbiamo riscontrato alcuna differenza tra i tre gruppi, cioè nessun Effetto Mozart. Tutti i partecipanti però hanno mostrato un leggero effetto pratica, cioè la seconda volta che i partecipanti all’esperimento venivano esposti al test d’intelligenza facevano un po’ meglio della prima volta, indipendentemente dalla musica che avevano nel frattempo ascoltato. Abbiamo scherzosamente battezzato questa osservazione “Effetto U2”.

L’Effetto Mozart non è riproducibile. Christofer Chabris, psicologo di Harvard, ha analizzato l’insieme dei dati di 16 studi (714 partecipanti) disponibili che hanno paragonato gli effetti di 10 minuti di musica di Mozart sulle prestazioni a test d’intelligenza con gli effetti di stare in silenzio e rilassati per 10 minuti. Chabris ha dimostrato che non risulta alcun Effetto Mozart. Le sue conclusioni sono piuttosto ironiche: «Siamo liberi di goderci la musica classica, anche se non ci fa diventare più intelligenti.» Perfino i più strenui sostenitori delle meraviglie dell’Effetto Mozart, hanno quindi dovuto ammettere che non c’è verso di trasformare somari in geni con qualche CD. Ma oramai si erano affezionati al mercato.

L’effetto, affermano ora, non è tanto di sviluppare l’intelligenza, ma di migliorare le capacità di immaginazione, sostenendo per esempio di aver dimostrato che topolini esposti alla musica di Mozart in utero, si dimostrano più abili dei loro compagni a trovare un’uscita in un labirinto: voilà l’Effetto Mozart (visuo-spaziale) perfino nei roditori, non noti per il loro orecchio musicale.

L’effetto Mozart esiste, come esiste lo Snark


«Posto perfetto per lo Snark!
È la seconda volta che lo dico,
e dovrebbe essere sufficiente
ad infondere coraggio alla ciurma.
Posto perfetto per lo Snark! E così l’ho detto tre volte:
Quando una cosa viene detta tre volte, allora è vera»

Lo Snark è una creatura immaginaria che dobbiamo alla fertile fantasia di Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie. Un improbabile equipaggio al seguito di un Capitano senza scrupoli è alla ricerca di questo mostro inafferrabile e sta perdendo fiducia nell’esistenza dello Snark, quando il Capitano fa notare che lui stesso ne ha confermato l’esistenza in tre diverse occasioni, e quindi, siccome ciò che viene affermato tre volte è vero, lo Snark esiste.

Le casse di risonanza per l’effetto della musica di Mozart sulla nostra salute e sul nostro benessere sono andate acriticamente proliferando: sul tema si organizzano conferenze che ne promuovono gli aspetti benefici (Mozart & Science) e si leggono articoli che ne magificano i risultati sociali (Per sconfiggere il crimine basta ascoltare Mozart). Recentemente la stampa (per esempio La Repubblica: Mozart rilassa e fa crescere i neonati) si è occupata di un nuovo fenomeno generato dalla musica di Mozart.

Sulla rivista americana Pedriatrics, un gruppo di ricercatori israeliani (Lubetzky e coll., 2010) hanno sostenuto che l’esposizione alla musica di Mozart per una mezz’oretta riduceva considerevolmente il costo metabolico a riposo di neonati prematuri. Noi abbiamo rifatto i conti, usando i loro dati, e abbiamo dimostrato che gli autori avevano sbagliato analisi (Gray e Della Sala, 2010). Troppo tardi, oramai la storia che Mozart salvava bimbi pretermine aveva fatto il giro del mondo ed è così assodato che Mozart “fa crescere i neonati”.

Conclusioni


L’Effetto Mozart è un buon esempio di come un esperimento scientifico mai replicato, che non dimostrava alcun risultato mirabolante, sia diventato dato acquisito, conoscenza universale, accettata acriticamente anche da scienziati e medici, grazie alla semplicità del messaggio. È una storia interessante perché ci dimostra come i dati non importino (quasi) a nessuno, meglio affidarsi al senso comune, si sa che la musica provoca emozioni, perché mai non dovrebbe agire sull’intelligenza?

C’è comunque una conseguenza positiva derivante dalla storia dell’effetto Mozart: più persone sono state esposte alla musica classica. Non intendo d’altro canto negare l’interrelazione possibile tra la musica e il nostro cervello, né che le emozioni suscitate dalla musica si rivelino in un corrispettivo neuronale. L’effetto permanente sull’intelligenza o su altri parametri cognitivi o addirittura biologici non è però mai stato convincentemente dimostrato e rimane nell’ambito delle opinioni. Ricordiamo Ippocrate: “Esistono in realtà due cose, scienza e opinione, la prima rivela conoscenza, la seconda ignoranza”.

Per chi volesse approfondire
  • Bruer J.T. The Myth of the First Three Years. Free Press, 1999.
  • Gray C. & Della Sala S. The Mozart effect: it’s time to face the music! In Della Sala S. (Ed.) Tall Tales About the Mind and Brain. New York: Oxford University Press, 2007, pp. 148-157
  • Gray C & Della Sala S. The “U2” effect. Pediatrics e-letters, 27 Agosto 2010: http://pediatrics.aappublications.org/cgi/eletters/125/1/e24
  • Lubetzky R., Mimouni F.B., Dollberg S., et al. Effect of Music by Mozart on Energy Expenditure in Growing Preterm Infants. Pediatrics 2010;125: e24-e28
  • Rauscher F. H., Shaw G. L., & Ky K. N. Music and spatial task performance. Nature, 1993, 365: 611.

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