L'intelligenza del fagiolo

Una delle regole auree del pensiero scettico (e in generale di quello scientifico), come ben sanno i lettori di Query, è la seguente: «Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie»[1].

A questa fondamentale regola si sono ispirati le studentesse e gli studenti della classe 4A (indirizzo viticoltura ed enologia) dell’Istituto tecnico agrario “Federigo Enriques” di Castelfiorentino (FI). Nell’ambito del corso di produzione vegetale/coltivazioni erbacee tenuto dal professor Francesco Marino, agronomo, si sono un giorno imbattuti in un curioso video reperibile su Youtube[2]. Nel video appare Stefano Mancuso – professore ordinario di arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso l’Università di Firenze, autore di numerosi libri divulgativi e assiduo ospite di popolari trasmissioni televisive – che illustra un singolare esperimento da lui realizzato. Il professor Mancuso mostra un filmato in cui una pianta di fagiolo viene posta vicino a un sostegno verticale da laboratorio. Nel suo commento il docente afferma: «Questo fagiolo sa che c’è un supporto sulla destra e cerca di raggiungerlo». Nel video (accelerato) si vede la pianta che compie ripetuti movimenti nell’aria per cercare di raggiungere il supporto con i suoi viticci. Mancuso rimarca, rivolto all’uditorio: «Lo vedete che questo fagiolo sa dove è il supporto. Sa vuol dire che lo sa. Non gliel’ho detto io (se glielo avessi detto, sarebbe ancora più grossa come scoperta).»

Alla fine il viticcio del fagiolo raggiunge l’obiettivo e, come commenta il docente, i suoi movimenti diventano più rilassati. Mancuso sottolinea inoltre che chiunque può replicare i suoi esperimenti che, a suo dire, dimostrano che le piante sanno perfettamente dove sia il supporto. Dopo qualche movimento esplorativo, individuano la posizione del supporto e «ci si dirigono come dei fulmini».

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Fig. 1: le piantine di fagiolo si sviluppano casualmente in tutte le direzioni, anche in quella opposta al sostegno.
Il professore chiede poi retoricamente al pubblico: «Sapete come si chiama questa cosa qui? Questa cosa qui si chiama consapevolezza. [...] Oppure ci sarebbe un altro termine ancora più complesso in italiano: coscienza! Coscienza significa essere coscienti della propria posizione nello spazio che ci circonda.» E aggiunge che le piante, al pari di noi, «Dormono, e quando dormono non sono in grado di sentire gli stimoli e sono sensibili agli stessi anestetici cui è sensibile l’uomo. Se voi date del cloroformio o dell’etere a una pianta, la pianta si addormenta, perde i sensi, è incosciente».

Il professor Mancuso ammette che il suo video è stato molto contestato. Racconta che, quando lo mostrò a un congresso, un suo famoso collega intervenne obiettando come fosse ben risaputo da tutti che i fagioli tendono sempre verso destra nei loro movimenti, indipendentemente dalla posizione del supporto.

A questo punto, il docente proietta un secondo video per smentire l’affermazione del collega. Il video mostra un secondo esperimento in cui il supporto è stato posto in mezzo a due piante di fagiolo. Secondo il docente, i due fagioli dapprima esplorano l’ambiente oscillando. Nel momento in cui entrambi percepiscono la presenza del supporto, iniziano a convergere verso di esso, entrando in competizione. Nel momento in cui uno dei due raggiunge il supporto, l’altro cambia direzione. Questo perché, secondo Stefano Mancuso, «ha percepito, non solo che c’è il palo, ma ha percepito che l’altro fagiolo l’ha raggiunto e quindi cerca un’alternativa.» Resosi poi conto che non ci sono altri supporti nelle vicinanze, il fagiolo sconfitto si abbandona, cessando ogni movimento, consapevole di non poter raggiungere alcun risultato e risparmiando in tal modo energia.

Rispondendo a una domanda del pubblico, Mancuso afferma che su cento esperimenti, 90 volte i fagioli si comportano come descritto. Solo rarissimamente le due piante si aggrappano tutte e due al palo. In questi casi, specifica, «vale la questione: siamo parenti o non siamo parenti? Se non siamo parenti uno dei due muore.» Il docente lascia in tal modo intendere che i fagioli siano anche in grado di riconoscere i loro parenti e che, essendo le piante «incredibilmente territoriali», condividano il loro spazio solamente tra familiari.

Che dire? Le affermazioni di Stefano Mancuso, che attribuiscono coscienza, consapevolezza e intelligenza ai fagioli, sono senza ombra di dubbio straordinarie. A suo dire chiunque può replicare i suoi esperimenti e i ragazzi del “Federigo Enriques” non se lo sono fatti ripetere due volte.

Sotto la guida del professor Marino hanno allestito nel loro laboratorio le stesse condizioni sperimentali usate da Mancuso. Utilizzando vasetti e capsule di Petri hanno fatto nascere le piantine di fagiolo (varietà Supermarconi). Quando le piante hanno raggiunto una certa altezza sono state messe vicine a sostegni di diversi materiali: legno, acciaio e plastica. Purtroppo, i risultati non hanno confermato le strabilianti affermazioni di Stefano Mancuso. Le piantine si sono diramate in tutte le direzioni in maniera del tutto casuale. In certi casi si sono addirittura allungate in direzione opposta rispetto al sostegno.

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Fig. 2: I ragazzi della classe 4 A con le loro piantine.
Quali conclusioni trarre? I fagioli usati dai ragazzi sono forse meno intelligenti di quelli del professor Mancuso? È stato fatto qualche errore nella procedura sperimentale? Mancuso ha preso un solenne abbaglio?

È sicuramente presto per dare risposte definitive. I ragazzi dell’“Enriques” sono infatti perfettamente consapevoli che il loro è stato semplicemente un esperimento preliminare che deve essere perfezionato. E hanno intenzione di farlo, cercando anche di riprendere il tutto con una videocamera in tecnica time-lapse, esattamente come ha fatto il docente fiorentino. Se ci saranno risultati significativi non mancheremo di tenere informati i lettori di Query.

Per ora comunque una cosa è certa. Quella proposta dal professor Marino ai suoi studenti, oltre a essere stata una piacevole esercitazione di produzione vegetale/coltivazioni erbacee, è stata una fondamentale lezione di educazione al senso critico e al metodo scientifico. Nella scienza infatti ogni affermazione deve essere riproducibile. Anche se viene pronunciata da un illustre cattedratico qual è il professor Mancuso, qualsiasi affermazione non deve mai essere accettata acriticamente e in base al principio di autorità. La storia della scienza è piena di episodi in cui convinzioni ritenute vere da tempo e sostenute da autorevoli scienziati sono poi cadute miseramente di fronte a nuove evidenze.

Come nella fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore di Hans Christian Andersen sarebbe bello che, ancora una volta, fossero proprio dei ragazzi a gridare, con la loro innocenza, «Il Re è nudo!.»

Note

1) La frase originale, formulata dal sociologo americano Marcello Truzzi (1935-2003) è la seguente: “E quando queste affermazioni sono straordinarie tanto da essere rivoluzionarie nelle implicazioni che hanno rispetto alle attuali leggi scientifiche generali e verificate, dobbiamo richiedere prove straordinarie” (Editoriale di The Zetetic 1, (1), autunno/inverno 1976, p. 4)

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